LUGIATO, Luigi
Nacque a Legnago, nel Veronese, il 3 febbr. 1879, da Ernesto, notaio, e Emilia Barcelli. Studiò medicina e chirurgia presso l'Università di Padova. Durante il corso fu allievo interno nella clinica psichiatrica diretta da E. Belmondo, lo studioso che si era distinto nei progetti di riforma dell'assistenza psichiatrica in provincia di Venezia.
Laureatosi brillantemente il 6 luglio 1903, dopo pochi mesi iniziò a lavorare nell'ospedale psichiatrico di Reggio nell'Emilia diretto da A. Tamburini. Nel 1904 tornò a Padova per entrare come aiuto nella clinica di Belmondo; divenne poi medico primario nel locale manicomio, inaugurato nel 1907 e affidato alla direzione dello stesso Belmondo. Distintosi per capacità clinica e organizzativa, nel marzo 1909 il L. superò il concorso per la direzione del nuovo ospedale psichiatrico di Sondrio, allora ancora in allestimento e inaugurato nel dicembre di quell'anno. Trasferito nel 1912 alla direzione del manicomio di Macerata, il 15 genn. 1915 conseguì l'abilitazione alla libera docenza in clinica delle malattie mentali presso l'Università di Roma.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale il L. fu richiamato alle armi: inviato nel primo anno in zona di operazioni, fu poi destinato a dirigere il servizio psichiatrico presso il comando dell'XI corpo di armata nell'ospedale militare di Bari dal luglio 1916 al marzo 1919. Congedato dall'esercito con il grado di tenente colonnello e fregiato della croce di guerra, tornò a dirigere per pochi mesi il manicomio di Macerata: nel settembre 1920, infatti, fu nominato direttore dell'ospedale psichiatrico di Bergamo, ove rimase per 10 anni.
Dotato di profonda preparazione scientifica e di vasta esperienza, ottimo conoscitore delle tecniche di direzione manicomiale, aveva ormai raggiunto una piena maturità professionale. Era già noto per le sue pubblicazioni scientifiche: gli studi sul lavoro muscolare (Studi sperimentali sulla forma del sollevamento ergografico, in Riv. di patologia nervosa e mentale, VIII [1903], pp. 385-396, 529-544; Il tempo di contrazione muscolare latente studiato coll'ergografo nell'uomo, ibid., IX [1904], pp. 1-13) e sulle degenerazioni secondarie sperimentali (Degenerazioni secondarie sperimentali (da strappo dello sciatico) studiate col metodo di Donaggio per le degenerazioni, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XXX [1904], pp. 135-142, 826-864); quelli comparativi sull'azione del veronal e dell'isopral (Studio comparativo sull'azione del veronal e dell'isopral, in Giorn. di psichiatria clinica e tecnica manicomiale, XXXIII [1905], pp. 329-367); la proposta di un tomografo per lo studio del tremore (Un nuovo tomografo analizzatore degli elementi costitutivi e delle varie direzioni dei movimenti nel tremore, in Riv. di patologia nervosa e mentale, XIV [1909], pp. 204-216); la metodica di studio istologico delle degenerazioni (Il metodo di Besta per la guaina mielinica nelle degenerazioni secondarie, in Riv. italiana di neuropatologia, psichiatria ed elettroterapia, VI [1913], pp. 193-210). Esponente di una psichiatria non avulsa dagli insegnamenti neuropatologici, aveva condotto ricerche su vari aspetti somatici in alcune patologie psichiatriche (La pressione sanguigna nei malati di mente, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XXXII [1906], pp. 225-257, 737-775, in collaborazione con B. Channessian; Studio sulla morfologia dei dementi precoci, in Il Morgagni, XLIV [1907], pp. 1-3; Glicosuria e levulosuria alimentare in alcune forme di malattia mentale (epilessia, psicosi pellagrosa, paralisi progressiva, demenza precoce), in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XXXIII [1907], pp. 820-843; La funzione circolatoria nei dementi precoci; sui rapporti tra lo sviluppo dell'apparato cardiovascolare e la capacità funzionale cardiaca, ibid., XXXVII [1911], pp. 631-650, in collaborazione con G.B. Lavizzari). Tra le altre sue pubblicazioni si ricordano: Il manicomio della provincia di Utopia. Appunti di tecnica manicomiale, Sondrio 1911; l'ampio saggio La cura antisifilitica nella paralisi progressiva, Macerata 1914; Il dopo-guerra e la statizzazione dei manicomi, in Quaderni di psichiatria, V (1918), pp. 221-229. Una buona notorietà, anche al di fuori dell'ambiente strettamente specialistico, gli aveva procurato l'opera I disturbi mentali. Patologia speciale ed anomalie dello spirito, Milano 1922, una sorta di panoramica su tutti i maggiori capitoli della nosografia neuropsichiatrica dell'epoca e sui problemi antropologici e criminologici.
Vincitore del concorso per la direzione degli Istituti psichiatrici provinciali di Milano, nel maggio 1931, succedendo a G. Antonini, assunse la direzione di uno dei più grandi istituti manicomiali, l'ospedale di Mombello, e due anni più tardi fu definitivamente confermato nel ruolo. Legò allora il suo nome alla crescita e al rinnovamento della grande struttura, cooperando anche alla riorganizzazione del complesso edilizio, secondo le tradizionali direttive della psichiatria istituzionale: già nel 1931, facendo seguito al progetto di Antonini, si adoperò per realizzare un reparto destinato ad accogliere i fanciulli, prima distribuiti in diverse sezioni, dando vita nel 1932 alla sezione di neuropsichiatria infantile; nel luglio 1931, d'intesa con C. Besta, direttore della clinica delle malattie nervose e mentali dell'Università di Milano, istituì la clinica psichiatrica universitaria, articolata in due piccoli reparti per uomini e donne, affidati alla direzione universitaria; introdusse in ospedale i nuovi trattamenti biologici e le tecniche di shock; nel 1934 organizzò il reparto chirurgico; allestì un salone teatro e avviò una attività cinematografica.
Una cura particolare dedicò alla istituzione di un grande quartiere del lavoro, con aziende agricole e diversi padiglioni industriali, per i trattamenti ergoterapici: tra il 1932 e il 1934 furono completati cinque fabbricati destinati alle diverse attività manifatturiere, dalla tipografia alla falegnameria, alle lavorazioni di calzoleria e alla confezione di stuoie. In ricordo del suo personale impegno, nel 1950 questo settore fu intitolato al suo nome. Il L. curò anche la struttura dei dispensari esterni, realizzati come centri di prevenzione, profilassi e igiene mentale, ma organizzati soprattutto per la distribuzione dei presidi farmacologici.
Il crescente affollamento della struttura ospedaliera, che non era possibile ampliare oltre misura, rendeva indispensabile reperire sedi esterne in funzione di succursali di ricovero: il primo decentramento fu effettuato nel 1935, col ricovero di alcuni pazienti in vecchi stabili siti a Parabiago, acquistati nel 1932, che nel 1942 sarebbero divenuti la sezione ospedaliera provinciale di Parabiago; nel 1939 nacque la succursale della casa di salute S. Ambrogio a Cernusco sul Naviglio. Nel 1939, intanto, fu approvato il nuovo regolamento speciale degli istituti psichiatrici provinciali.
Esponente autorevole di quell'indirizzo della psichiatria organicista sostenitrice delle organizzazioni istituzionali, ma destinata nei decenni successivi a essere messa profondamente in crisi nelle sue strutture di ricovero con tutto l'apparato teorico che le sosteneva, il L. tramite la Lega d'igiene mentale si interessò al patronato per i malati di mente e dal 1936 al 1944 fu membro dell'opera pia Commissione permanente per la pellagra.
Il L. coltivò anche interessi umanistici e, in uno studio dei rapporti della psicologia con l'arte, vagliò, al lume dei suoi orientamenti antropologico-positivisti, alcune note opere letterarie nella raccolta "Pazzi squilibrati e delinquenti nelle opere dei letterati", che pubblicò in vari volumetti con l'iniziale prefazione di E. Morselli: G. Shakespeare e le sue "Masterpieces", Bergamo 1926; E. Zola. La famiglia di Rougon-Macquart, ibid. 1927; I promessi sposi (parentesi manzoniana), ibid. 1930; G. D'Annunzio e le sue opere (romanzo e teatro), ibid. 1930; I personaggi de "La Divina Commedia" visti da un alienista, I, L'Inferno e il Purgatorio; II, Il Paradiso, Roma 1932; I personaggi delle tragedie greche visti da un alienista: Eschilo, Sofocle, Euripide, Bergamo 1935.
Raggiunti nel febbraio 1945 i limiti di età, fu collocato a riposo, ma in concomitanza con la Liberazione dell'Alta Italia, dal 25 aprile al luglio 1945 gli fu affidata la direzione degli istituti psichiatrici provinciali. In seguito il L. fu incaricato dell'ispezione e della sorveglianza dei malati ospitati, a carico della Provincia, negli istituti di cura di San Colombano al Lambro, di Cernusco sul Naviglio, di Codogno, di Cesano Boscone, incarico che mantenne fino alla morte.
Il L. morì a Milano il 14 febbr. 1950.
Fonti e Bibl.: E. Cazzani, Luci ed ombre nell'ospedale psichiatrico provinciale di Milano, Varese 1952, pp. 278-301; G.F. Garavaglia - N. Garavaglia, Un secolo di assistenza psichiatrica nella provincia di Milano, Milano 1965, ad indicem.