MADONIS (Maddonnis, Madoni), Luigi
Figlio di Giovanni, nacque a Venezia attorno al 1690 in una famiglia di musicisti in cui figurano anche il fratellastro Antonio (Venezia, prima del 1690 - San Pietroburgo 1746), figlio dello stesso padre, e Giuseppe, il cui grado di parentela non è stato ancora chiarito, attivo a Venezia alla fine del Settecento come membro della Cappella Marciana.
A questo proposito va sottolineato come diversi lessici confondano le vite del M. con quelle di Giuseppe e di Antonio, creando non pochi equivoci. Alla famiglia appartengono inoltre Giovan Antonio e Giovan Battista, anch'essi attivi nella città lagunare come musicisti alla fine del secolo XVIII.
Secondo la tradizione il M. era stato allievo di A. Vivaldi all'ospedale della Pietà a Venezia. A partire dal 1725 fu membro della compagnia itinerante di A.M. Petruzzi in qualità di violino di spalla. Tale esperienza, che lo portò in giro per l'Europa centrale, fu interrotta per le difficoltà economiche del gruppo, che portarono al temporaneo scioglimento dello stesso.
Fu probabilmente il M. il violinista ascoltato nel 1726 a Venezia da J.J. Quantz, che lo elogiò insieme con Vivaldi e G. Sammartini: "Von Instrumentisten fand ich außer dem Vivaldi und Madonis, Violinisten, und dem Hoboisten San Martino aus Mailand, eben nicht viel besonders in Venedig" (p. 232). È possibile che, come sostiene A. Zórawska-Wittkowska (Die Musik in Geschichte und Gegenwart, 2004, col. 785), in quei tempi egli facesse parte dell'orchestra del teatro S. Angelo di Venezia, diretta da Vivaldi.
È invece erronea la supposizione secondo cui avrebbe fatto nuovamente parte della compagnia di Petruzzi, con cui, tra il 1727 e il 1733, suonò invece Antonio Madonis, marito di Gerolama Valsecchi, una fra le cantanti stabili dell'ensemble.
Il M. effettuò la sua prima esperienza internazionale di rilievo a Parigi il 1 maggio 1729 al Concert spirituel, la rassegna concertistica presso la quale suonò anche l'anno successivo (agosto 1730), bissando il successo. In quello stesso periodo si trasferì a Parigi, entrando al servizio dell'ambasciata della Serenissima. Anche questo rapporto, comunque, non durò a lungo visto che, dopo aver pubblicato le sue XII sonates à violon seul avec la basse (Paris 1731) dedicate all'abate H.-C. Arnauld de Pomponne, fece ritorno in patria l'anno seguente.
Nel 1733, in veste di violino di spalla della compagnia di A. Sacco, venne chiamato alla corte della zarina Anna Ivanovna a San Pietroburgo, dove egli giunse insieme con la cognata e il fratellastro Antonio. Dall'unione di quest'ultimo con la Valsecchi nacque Marianna, che sposerà il violoncellista Giuseppe Dall'Oglio, apprezzato virtuoso. Per il suo incarico di violino di spalla dell'orchestra di corte, il M. ricevette un compenso di 1050 rubli all'anno, portato poi fino a 1550 rubli, mentre al fratellastro ne spettarono 500.
Nel 1738 il M. pubblicò a San Pietroburgo le sue XII symphonies per violino e basso, dedicate alla zarina Anna, tra le poche raccolte dell'epoca a essere stampate in Russia. Tra il 1737 e il 1739 ottenne un congedo per recarsi a Venezia, ove si esibì come solista. Nell'autunno 1740 fece ritorno in Russia per entrare alle dipendenze della corte dello zar, il neonato Ivan VI. In quell'anno sposò Natalia Petrovna, una cantante georgiana implicata nella congiura che nel 1741 portò al trono Elisabetta Petrovna. Proprio per l'incoronazione di quest'ultima, il M. compose alcune arie sostitutive per La clemenza di Tito di J.A. Hasse, rappresentata a Mosca il 29 maggio 1742, e i balletti-intermezzi La joie des nations e La pomme d'or, allestiti in quell'occasione, sebbene vi sia anche chi ritiene che essi siano stati scritti da D. Dall'Oglio (cfr. Seaman). Il M. - che, nel 1746, subì la perdita del fratellastro Antonio e, nel 1755, restò vedovo - rimase a servizio della corte russa sino al 1762 e, dopo aver lasciato il suo incarico forse anche per un'incipiente malattia di mente (cfr. Zanetti), fu sostituito da Peri e da D. Dall'Oglio. Ricevette regolarmente il suo salario sino al 1767; dopodiché percepì una pensione di 1200 rubli annui fino alla morte, avvenuta a San Pietroburgo intorno al 1770.
Come conferma la testimonianza di Quantz, il M. venne reputato un grande virtuoso. Purtroppo, della sua produzione sono note le poche opere tramandate sino ai nostri giorni, ma è probabile che egli ne abbia scritte altre. Particolarmente interessanti le sinfonie, che sollevano anche problemi interpretativi: pur definendo, infatti, i singoli brani "sonata", il M. suggerisce nella prefazione un'esecuzione a tutta orchestra. Un altro elemento interessante è la larga presenza di idiomi musicali russi che, ispirati ad andamenti di danza tradizionali, si innestano sull'ossatura formale della sonata italiana da camera. Secondo la tradizione il M. avrebbe basato due sonate su altrettante melodie ucraine (Moser, p. 275).
L'interesse per la musica vocale è invece attestato esclusivamente dalle arie di sostituzione per La clemenza di Tito di Hasse. Non è noto se Antonio sia stato attivo come compositore, anche se è probabile che abbia seguito soltanto la carriera di violinista e, all'occorrenza, di cornista, senza aver però mai raggiunto i traguardi del più noto fratello.
Fonti e Bibl.: J. Mattheson, Der musikalische Patriot, Hamburg 1728, p. 346; Id., Grundlage einer Ehrenpforte, Hamburg 1740, p. 171; J.J. Quantz, Lebenslauf von ihm selbst entworfen, in Fr.W. Marpurg, Historisch-kritische Beyträge zur Aufnahme der Musik, Berlin 1755, p. 232; J. von Stählin, Nachrichten von der Tanzkunst und Balle[t]ten in Russland, Riga-Leipzig 1770, pp. 83, 100 (s.v. Madonis, Giuseppe, recte: Luigi); A. Choron - Fr.-J. Fayolle, Dictionnaire historique des musiciens artistes et amateurs, morts ou vivants, I-II, Paris 1810-11, II, p. 2 (s.v. Madonis, Giuseppe, recte: Luigi); S. Ciampi, Notizie di medici, maestri di musica e cantori con Appendice degli artisti italiani in Russia, Lucca 1830, p. 61; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, I-II, Venezia 1854-55, II, pp. 64, 66 s.; R.A. Moser, Violinistes-compositeurs italiens en Russie au XVIIIe siècle: L. M., in Riv. musicale italiana, XLV (1941), pp. 264-280; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, I-III, Busto Arsizio 1978, II, p. 1008; G. Seaman, La nascita dell'opera russa, in The New Oxford History of music, VIII, L'età dell'Illuminismo (1745-1790) (1973), a cura di E. Wellesz - F. Sternfeld, Milano 1991, p. 303; R. Strohm, Italian operisti North of the Alps (c. 1700 - c. 1750), in The eighteenth-century diaspora of Italian music and musicians, Turnhout 2001, pp. 29 s. n.; M. Ritzarev (Rytsareva) - A. Porfirieva, The Italian diaspora in eighteenth-century Russia, ibid., p. 214; R. Mellace, J.A. Hasse, Palermo 2004, p. 170; F.-J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, V, pp. 395 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 6 (s.v. Madoni, Giovanni, recte: Luigi); Die Musik in Geschichte und Gegenwart, VIII, coll. 1414-1416; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 566; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 538 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XI (2004), Personenteil, coll. 785 s.