MALERBA, Luigi
Scrittore e critico letterario, nato a Berceto (Parma) l'11 novembre 1927. Compiuti gli studi al liceo Romagnosi di Parma e laureatosi in legge, nel 1950 si trasferì a Roma, dove cominciò a collaborare a numerose sceneggiature di film, fra cui Il cappotto, La lupa, La spiaggia, Amore in città. Nel 1953 scrisse e diresse, in collaborazione con A. Marchi, il film storico d'impianto neorealistico Donne e soldati, ambientato nella Parma del Quattrocento e parlato in dialetto. Nel 1963 − lo stesso anno in cui M. aderisce al Gruppo '63, la più nota delle avanguardie letterarie del dopoguerra − esce il suo primo volume di racconti, La scoperta dell'alfabeto.
Il tema del libro, come anche di quelli immediatamente successivi, dal Serpente (1966, premio Selezione Campiello) a Salto mortale (1968, premio Sila 1969 e Prix Médicis 1970) fino a Il protagonista (1973), è il rapporto problematico fra l'universo delle parole e quello delle cose: tema particolarmente caro agli scrittori allora in odore d'avanguardia, tutelato da numi letterari come E. Jonesco, J.L. Borges e soprattutto S. Beckett; M. si muove, in questa fase, sempre ai limiti dell'intellettualismo, anche se nei momenti migliori, soprattutto nel Serpente, sa orchestrare dati culturali e flussi umorali, sanguigni, con risultati di originale efficacia.
Tra il 1969 e il 1974 esce una serie di storie, scritte in collaborazione con T. Guerra: il ciclo di Millemosche, una lettura ''alternativa'' della realtà proposta a un pubblico di adolescenti, coacervo non sempre persuasivo di avventure, di variazioni sul tema della fame, molto spesso risolte in puri pastiches linguistici. In tono minore risultano anche le scorribande narratologiche di Mozziconi (1975) e Storiette (1977) o le sperimentazioni linguistiche in cornice medievale di Il pataffio (1978); meglio realizzate appaiono le riesumazioni lessicali di Le parole abbandonate (1977), i racconti di Dopo il pescecane (1979), Le galline pensierose (1980) e Storiette tascabili (1984), il Diario di un sognatore (1981) e il reportage Cina Cina (1985). Nel 1986 M. pubblica un romanzo di grande impegno, Il pianeta azzurro (che otterrà il premio Mondello), sorta di summa- un po' pletorica ma orchestrata con sapienza e ironia − della propria ''maniera'': grottesco articolato sull'insolita struttura ''gialla'' di un delitto non eseguito, ma solo progettato e assaporato. I due romanzi più recenti, Il fuoco greco (1990; premio Flaiano) e Le pietre volanti (1992; premio Campiello), sono opere con le quali l'autore sembra volersi congedare dalla vena sperimentalistica degli anni Sessanta, puntando a un maggior consenso di pubblico.
M. è anche autore teatrale: ricordiamo i due atti unici Qualcosa di grave (1963) e Babele (1965), incentrati anch'essi, come le opere narrative contemporanee, sul problema del rapporto fra parola e parola e fra parola e cosa.
Bibl.: W. Pedullà, L. Malerba, in AA.VV., Letteratura italiana. I contemporanei, vi, Milano 1974, pp. 1835-54; P. Mauri, L. Malerba, Firenze 1977; G. Amoroso, L. Malerba, in AA.VV., La realtà e il sogno. Narratori italiani del Novecento, a cura di G. Mariani e M. Petrucciani, i, Roma 1987, pp. 351-62; G. Pampaloni, Modelli ed esperienze della prosa contemporanea, in AA.VV., Il Novecento, ii, Milano 1987, pp. 618-20; A. La Torre, La magia della scrittura. Moravia, Malerba, Sanguineti, Roma 1987; M.L. Ballerini, Malerba e la topografia del vuoto, Chieti 1988; F. Muzzioli, Malerba. La materialità dell'immaginazione, Roma 1988.