Malerba, Luigi
Pseudonimo di Luigi Bonardi, scrittore e sceneggiatore, nato a Berceto (Parma) l'11 novembre 1927. Il grottesco, la propensione per una fantasia a volte straniante e a volte picaresca, l'adesione a un realismo concreto ma che si arricchisce di un intenso timbro surreale, rappresentano la cifra caratteristica del suo lavoro per il cinema e hanno permesso a M. di lavorare su sceneggiature robuste e di grande duttilità.
Trasferitosi presto a Roma, ha lavorato molto per il cinema e la televisione, muovendosi con disinvoltura tra stili e generi diversi. Se nella sua attività di narratore (La scoperta dell'alfabeto, 1963; Il serpente, 1966; Salto mortale, 1968; Fuoco greco, 1990; Le maschere, 1995; La superficie di Eliane, 2001) M. ha cercato soprattutto l'intelaiatura di un 'paesaggio' reale, ironico e insieme onirico, nel suo ruolo di sceneggiatore ha fornito testi di sicura narrazione, con una impostazione da racconto morale aperto, talvolta, a veri e propri elementi simbolici. In La spiaggia (1954, regia e soggetto di Alberto Lattuada), M. esalta una certa simpatia per gli emarginati contro le convenzioni borghesi. Anche la struttura della sceneggiatura cerca di dare dinamicità a una storia di realismo classico: la frammentazione dello schema narrativo entra coerentemente nel cosiddetto divisionismo della regia di Lattuada. Lo scatenato (1967) di Franco Indovina è una vera e propria 'commedia intellettuale'. L'idea è quella di descrivere, tra il parossismo e una crudele ironia, il corso di una perfida ossessione (un attore, Vittorio Gassman, violento e insicuro, si sente tanto perseguitato dagli animali da finire, vittima e carnefice, in uno zoo). La sceneggiatura di M. a volte deborda fra segni e simboli, ma sa adattarsi con vigore a una storia a tesi. Anche Il vero e il falso (1972) di Eriprando Visconti è un film a tesi, questa volta sui misfatti e gli errori della giustizia. Ma il lavoro cinematografico di M. si è mosso anche su prospettive più ampie. A parte La prossima volta il fuoco (1993) di Fabio Carpi (la cui sceneggiatura appare votata all'investigazione dell'inconscio), il film Sono stato io! (1973) di Lattuada parte da una sceneggiatura che si rivela un buon canovaccio di commedia all'italiana, nel più classico sottile equilibrio tra amara comicità e tragedia.