MARESCALCHI, Luigi
– Nacque a Bologna il 1° febbr. 1745; non sono noti i nomi dei genitori. Nella città natale studiò musica con padre G.B. Martini. Probabilmente in seguito alla rappresentazione della sua prima opera, il dramma giocoso Il proseguimento del Chiarlone (libretto di G. Fiorini), andata in scena a Madrid nel 1765, due anni più tardi gli fu conferito l’incarico di organizzare la compagnia dell’opera italiana «de los Sitios reales», voluta dal conte Pedro Pablo Aranda e destinata ad accompagnare il re nei suoi spostamenti. Sebbene la compagnia, formata esclusivamente da cantanti provenienti dall’Italia, avesse un repertorio di titoli perlopiù noti e già rappresentati in teatri italiani ed europei, prevalentemente su libretti di C. Goldoni, nondimeno il ruolo affidato al M. – di fatto «primo fondatore delle opere buffe» (Stiffoni, p. 22) a Madrid, come avrebbe ricordato orgogliosamente molti anni più tardi – è un’importante testimonianza del sistema di patronage di cui godevano i musicisti italiani in Spagna nell’ambito del processo di consolidamento dell’opera italiana.
Nel 1768 il M., ancora impegnato nell’attività di impresario, conobbe L. Boccherini (all’epoca al servizio di Luigi di Borbone, infante di Spagna), al quale fu legato da rapporti professionali e di amicizia (Coli; Girardi, 1995-96, p. 488). Forse proprio alla mediazione di Boccherini, imparentato con il ballerino e coreografo O. Viganò, attivo a Venezia già nel 1766, si devono la successiva attività veneziana del M. nel corso degli anni Settanta e, in particolare, la sua importante produzione di musica per balli. Nel teatro S. Samuele il M. fece rappresentare la sua seconda opera, Il tutore ingannato, nel carnevale 1774: ma già all’inizio del 1773 egli aveva avviato a Venezia una fortunata attività editoriale, dapprima in proprio e successivamente – non più tardi del luglio 1773 – in società con il violinista e compositore veneziano Carlo Canobbio, all’epoca primo violino nello stesso teatro S. Samuele.
Fra il 1773 e il 1775 l’impresa gestita dal M. e da Canobbio – che diede un rilevante contributo alla ripresa dell’editoria musicale veneziana nella seconda metà del Settecento – produsse con tecnica calcografica 71 edizioni (67 di esse figurano nell’ultimo catalogo diffuso dai due editori, mentre 4 sono sconosciute), prevalentemente in 4° oblungo, che comprendevano brani sia vocali (36) sia strumentali (31) dei principali autori coevi. Dei brani operistici, alcuni dei quali in partitura, venivano non di rado fornite le parti orchestrali: essi erano tratti da opere rappresentate in quegli anni soprattutto nei teatri veneziani di S. Moisè, S. Benedetto e S. Samuele, ma anche a Padova, Modena, Milano, Napoli, Firenze e Monaco. La musica strumentale comprendeva sonate per cembalo, sinfonie operistiche, balletti, duetti, trii e quartetti.
Il M. e Canobbio si servirono, sia per la quasi totalità delle incisioni musicali sia per la vendita delle loro edizioni, della bottega di Innocente Alessandri e Pietro Scattaglia, sita sul ponte di Rialto: in alcuni casi Alessandri e Scattaglia furono anche responsabili della stampa. La diffusione delle edizioni della ditta Marescalchi e Canobbio era stata evidentemente concepita fin dal principio su ampia scala, come dimostrano gli avvisi apparsi nella stampa periodica di città italiane (come Firenze) e straniere (come Vienna, dove alcune edizioni, perlopiù di genere strumentale, erano in vendita fin dal 1773). Oltre alla menzionata pubblicazione in partitura di non pochi estratti operistici, eventi caratterizzanti l’attività editoriale del M. e del socio Canobbio nel corso del triennio veneziano furono la stampa – avvenuta nel 1773 e affatto insolita nell’Italia di quegli anni – di un balletto, La partenza d’Enea ossia Didone abbandonata, composto e coreografato da G. Angiolini e da lui ripreso in quello stesso anno al teatro S. Benedetto, e quella, non meno rara e singolare per l’epoca, di un’intera opera teatrale, Il Rinaldo di A. Tozzi, la cui partitura in 8° vide la luce nel 1775, anno in cui l’opera era andata in scena a Venezia al teatro Vendramin di S. Salvatore per la fiera dell’Ascensione.
Anche la produzione strumentale dei due editori, sebbene destinata in primo luogo ai dilettanti e agli appartenenti alle accademie musicali della città, riflette scelte che appaiono in linea con le principali tendenze musicali europee; essa comprendeva musiche sinfoniche di compositori di area tedesca, brani cembalistici di autori italiani (fra cui G.M. Rutini) e composizioni cameristiche di autori quali G. Pugnani, Boccherini e F.J. Haydn (un minuetto del quale, apparso nel 1773, fu il primo brano di questo compositore stampato in Italia).
Sembra che nel 1775, anno in cui cessarono le pubblicazioni della ditta Marescalchi e Canobbio, il M. si recasse a Lisbona – forse in occasione della ripresa della sua opera Il tutore ingannato – e in quella città, dove probabilmente cercò senza successo di impiantare una propria attività editoriale, agisse da intermediario fra la casa editrice Reycend (che curava tra l’altro gli interessi di Alessandri e Scattaglia) e gli editori musicali veneziani (cfr. Girardi, 1995-96, p. 496). Negli anni successivi il M. si dedicò quasi esclusivamente all’attività compositiva, facendo rappresentare tre opere, Alessandro nelle Indie (Venezia, S. Benedetto, 1778), I disertori felici (Piacenza, teatro Ducale, 1784) e Andromeda e Perseo (Roma, Argentina, 1784), ma soprattutto componendo le musiche di oltre trenta balli, per la maggior parte su coreografie di Viganò e andati in scena fra gli atti di opere eseguite nei teatri di Venezia (S. Samuele e S. Moisè) e di Roma (Argentina e delle Dame), molti dei quali sono estesi balletti pantomimici. Fra questi balli, particolare successo incontrò il Meleagro (Firenze, teatro degli Intrepidi, 1779), definito nel libretto della ripresa veneziana del 1789 come «ballo tragico, che ha sommamente piaciuto nei teatri d’Italia» (Girardi, 1987, p. 97).
Alla rappresentazione fiorentina è legato uno dei rari giudizi coevi sul M. compositore e sulle sue qualità umane, dovuto a un corrispondente dall’Italia del Magazin der Musik, diretto da C.F. Cramer. La musica del ballo, secondo il corrispondente tedesco, era eccellente e rivelava l’ottima conoscenza del contrappunto da parte del M., del quale veniva ricordata la provenienza dalla rinomata scuola di padre Martini. Nell’opinione del corrispondente, che aveva conosciuto il M. di persona, questi era un uomo di aperture internazionali, che aveva viaggiato molto ed era di costumi raffinati (Magazin der Musik, I [1783], p. 166).
Nel 1785 il M. si trasferì a Napoli e, ottenuta dal re Ferdinando IV una privativa decennale, successivamente rinnovata, per poter stampare musica, vi avviò in collaborazione con il fratello Francesco una florida attività editoriale. La sua ditta, denominata «Calcografia filarmonica», ebbe sede almeno fino al 1789 in via Chiaia, accanto alla chiesa di S. Orsola, e più tardi in vicolo delle Campane n. 32, nel palazzo Nuovo presso il largo del Castello.
Nel corso della sua attività, proseguita fino al 1799, la ditta pubblicò oltre un centinaio di edizioni, con una rendita annuale che arrivò a toccare – secondo quanto affermato dal M. stesso – 2000 zecchini. Una porzione rilevante della produzione era costituita da estratti operistici, tratti in particolare da opere rappresentate nei teatri di S. Carlo e del Fondo, dati alle stampe poco tempo dopo la prima esecuzione. Gli estratti, solitamente pubblicati in partitura orchestrale, ma talora accompagnati da una riduzione pianistica, provengono da opere di autori quali D. Cimarosa, P.A. Guglielmi, G. Paisiello, G. Sarti, F. Paër. Il M. ristampò inoltre, in brani separati, la maggior parte del Giulio Sabino di Sarti riprendendo la prima edizione viennese del 1782, nonché la partitura de La pietà d’amore di G. Millico, utilizzando le stesse lastre dell’edizione napoletana del 1782.
In rari casi, tuttavia, riuscì a pubblicare gli estratti prima che l’opera andasse in scena, come avvenne, nel 1786, per l’Olimpiade di Paisiello: tale episodio, insieme con altri avvenuti in seguito che rendono parimenti testimonianza della spregiudicatezza del M. nelle sue attività professionali, indusse nel 1796 lo sdegnato Paisiello a redigere un memoriale che costituisce un interessante documento della crescente consapevolezza, da parte degli autori, della necessità di tutelare i propri diritti a fronte dell’espansione del mercato musicale. Va ricordato, peraltro, che la presunta pubblicazione, da parte del M., di alcune composizioni proprie sotto il nome di Boccherini – che rappresenterebbe un ulteriore esempio della sua scarsa correttezza come editore – è stata smentita.
Per la vendita, il M. si servì inizialmente dei librai Antonio Hermil e Giuseppe Maria Porcelli, presso il cui negozio era disponibile anche il catalogo delle edizioni; in seguito, tuttavia, aprì una propria bottega, nella quale, oltre alla musica, si vendevano e si noleggiavano strumenti, e istituì – sul modello tedesco – una biblioteca per il prestito musicale.
Durante il primo periodo dell’attività napoletana dovette costantemente fronteggiare l’avversione dei locali copisti, che si vedevano fortemente danneggiati dal privilegio accordato al M. – e da lui mantenuto nonostante le loro proteste – di stampare liberamente estratti da opere andate in scena nei teatri napoletani. Il M. stesso avviò successivamente una fortunata copisteria e, dal 1794 al 1798, riuscì persino a farsi assumere dall’impresario Andrea Di Benedetti come copista del teatro S. Carlo. In questa veste fu protagonista di un’ulteriore controversia con Paisiello, dovuta al tentativo di quest’ultimo di impedire al M. di vendere le copie di un’opera da lui composta, probabilmente L’Andromaca, rappresentata nel 1797.
I cospicui guadagni provenienti dalla vendita di copie manoscritte indussero verosimilmente il M. ad anteporre questa attività a quella editoriale: la produzione a stampa, difatti, subì un decremento a partire dal 1793 circa. Nel periodo napoletano il M. continuò, sia pure in minor misura, a comporre musica per balli teatrali, almeno tre dei quali – fra cui il ballo pantomimico di G. Ronzi Le nozze di Peleo e Teti – andarono in scena, fra il 1781 e il 1797, al teatro S. Carlo. A questa istituzione egli risulta inoltre legato in attività organizzative, quali la riforma dell’orchestra.
Nella sua produzione editoriale napoletana, accanto alla musica operistica, alle composizioni di musica vocale da camera e alle opere didattiche (fra le quali figura la ristampa dell’Arte dell’arco di G. Tartini), un ruolo rilevante è assunto dalla musica strumentale: essa comprende, insieme con i molti lavori di compositori napoletani coevi, numerose opere di I.J. Pleyel, di Haydn (tra le altre, la sinfonia in la maggiore Hob. I, 21, apparsa entro il 1786), e una duplice edizione del duetto per violino e viola (K 423) di W.A. Mozart, del quale, oltre alla versione originale, veniva fornita anche una trascrizione per due violini; essendo apparsa entro il 1795, essa costituisce probabilmente il primo lavoro di Mozart edito in Italia.
Sebbene tali pubblicazioni testimonino l’ampiezza d’orizzonti del M., egli faceva evidentemente affidamento, nelle scelte editoriali, sull’interesse dell’ambiente napoletano per compositori quali Haydn, Pleyel e lo stesso Mozart, verosimilmente dovuto alla presenza di una nutrita colonia di stranieri con interessi musicali, in particolare il consigliere della legazione austriaca, Norbert Hadrava, che si era tra l’altro adoperato affinché Haydn ricevesse da Ferdinando IV, nel 1786, la commissione per una serie di concerti e aveva promosso l’esecuzione dei quartetti di Mozart dedicati a Haydn.
Nel giugno 1799, in seguito agli eventi rivoluzionari, la casa e la stamperia del M., che si era schierato in favore della Repubblica napoletana, furono distrutte dai manifestanti, forse istigati dai copisti che da tempo nutrivano rancore nei suoi confronti. Il M. fu arrestato, imprigionato e mandato in esilio. Si trasferì a Marsiglia, dove prese dimora al 5 della rue Rouge, abitandovi fino al 1807 con il figlio Ettore.
Di questo periodo è rimasta un’interessante testimonianza costituita da una lettera inviata il 13 ag. 1807 all’editore tedesco Ambrosius Kühnel (cit. in Aversano, 1999, p. 121). Rispondendo all’invito di Kühnel che gli chiedeva di mettersi in contatto con lui, il M. dichiarava di aver preso visione delle condizioni di vendita e lo informava sui tipi di sconto e di pagamento da lui praticati nel corso dell’attività editoriale a Venezia, a Napoli e a Parigi: in quest’ultima città, secondo quanto da lui affermato, aveva lavorato per quattro anni come editore (presumibilmente negli anni dell’esilio), raggiungendo un volume di affari stimato intorno ai 30.000 franchi.
Probabilmente già nel 1806 il M. aveva chiesto un sussidio per rientrare a Napoli; negli anni dell’esilio si adoperò per rifondare la sua impresa partenopea e per organizzare una rete di punti vendita di musica propria e di altri editori, che comprendeva città italiane (Milano, Genova, Venezia, Livorno) e straniere (Barcellona, Marsiglia). Nel 1808, durante il viaggio di ritorno a Napoli, fu costretto a sostare per diversi mesi a Genova sia a causa di una malattia alle gambe sia per attendere il rientro in sede del suo collaboratore genovese Giacomo Werder, con cui doveva regolare una questione di affari. Nel gennaio del 1809 si recò a Milano, forse per avviare rapporti commerciali con l’editore G. Ricordi. Giunse a Napoli prima della nuova apertura della sua ditta, avvenuta probabilmente nel febbraio 1809. Nonostante il sostegno finanziario dei banchieri napoletani Cutler e Heigelin (cfr. Aversano, 2000, p. 221) e la protezione del ministro delle Relazioni estere del Regno d’Italia Ferdinando Marescalchi, suo lontano parente, che lo aveva raccomandato al re di Napoli Gioacchino Murat, l’impresa dovette andare incontro a difficoltà inattese: non vi sono infatti concrete testimonianze di un’effettiva ripresa dell’attività editoriale, e sembra che il M. abbandonasse il progetto nello stesso anno. Nella stagione di carnevale del 1810 svolse attività d’impresario presso il teatro di Reggio Emilia.
Il M. morì dopo il 1810, probabilmente a Marsiglia nel 1812 (The New Grove Dictionary).
Oltre alle opere teatrali e ai numerosi balli (per l’elenco completo cfr. The New Grove Dict., p. 846), il M. compose brani strumentali – fra i quali va ricordata una sinfonia in re minore – comprendenti trii, duetti, minuetti, contraddanze. Diede inoltre un importante contributo allo sviluppo della nuova tecnica strumentale pianistica pubblicando a Napoli, prima del 1799, le Scale semplici e doppie per piano-forte in tutti i tuoni maggiori e minori… (nuova ed., Milano 1819).
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