UGOLINI, Luigi Maria
– Nacque a Bertinoro, sull’Appennino romagnolo fra Forlì e Cesena, l’8 settembre 1895, primogenito di Giuseppe e di Eurosia Fabbri, che ebbero altri tre figli: Eustella, Riniero e Clarice Maria. Non arrivò mai al matrimonio, ma vi fu prossimo negli ultimi anni di vita, con la nobildonna fiorentina marchesa Augusta Incontri.
La famiglia era di condizioni modeste (il padre svolgeva l’attività di orologiaio), come dimostrano anche le ripetute richieste di esenzione dalle tasse per condizioni disagiate avanzate e accolte nel corso degli studi universitari. Dopo l’educazione elementare nella scuola del paese d’origine, svolse gli studi ginnasiali e liceali dapprima a Faenza (liceo-ginnasio Torricelli, 1909-11), poi nel liceo Vincenzo Monti di Cesena, dove ottenne il diploma il 30 ottobre 1914. Nello stesso anno si iscrisse all’Università di Bologna, presso la facoltà di lettere e filosofia.
Arruolato nel 1915 come soldato semplice nel 58° reggimento fanteria, il 1° ottobre 1917 ottenne il grado di sottotenente nel battaglione Monte Rosa del 4° reggimento alpini. Partecipò ai sanguinosi scontri sul Grappa e nel mese di novembre fu gravemente ferito e subì la perdita di un rene, che lo costrinse a una lunga degenza ospedaliera, con esonero dal servizio per due anni. Gli fu concessa la medaglia di bronzo al valor militare e, dichiarato mutilato di guerra, ebbe una modesta pensione dal 1924.
Il percorso universitario fu lungo e travagliato. Il 23 novembre 1918, durante il congedo da militare, chiese il passaggio alla facoltà di agraria, subito ritirato per il rientro a lettere, dove si laureò il 1° febbraio 1921, con una tesi di preistoria sulla fonte sacra neolitica della Panighina, presso Bertinoro, relatore Gherardo Ghirardini, venuto tuttavia a mancare nel giugno del 1920. Per questa ragione la tesi fu discussa con il successore, Pericle Ducati. In questi stessi anni di preparazione della tesi, Ugolini iniziò a stringere rapporti di ricerca e di amicizia con Giulio Quirino Giglioli, personalità in rapida ascesa accademica nell’ambiente romano, assai influente e sempre più legato al regime affermatosi in Italia dal 1922.
Fondamentali per la crescita culturale e la personale affermazione di Ugolini furono gli anni fra il 1922 e il 1924, quando frequentò la R. Scuola archeologica di Roma, avendo la possibilità di compiere esperienze fondamentali, come la partecipazione agli scavi di Giacomo Boni al Palatino e al Foro Romano, e di studiare materiali provenienti dalle capanne protostoriche e dal Lapis Niger. La sensibilità stratigrafica, poi riscontrabile nelle ricerche direttamente condotte da Ugolini, si andò formando certamente anche grazie a queste esperienze, nonché attraverso la partecipazione agli scavi di Antonio Taramelli in Sardegna (1921) e di Paolo Orsi in Sicilia (1922).
Fra la primavera del 1924 e il 1925 Ugolini fu inviato in Albania per due viaggi esplorativi, su iniziativa del direttore delle Missioni archeologiche in Levante Roberto Paribeni e del ministero degli Esteri. Esplicito fu lo scopo anche politico delle missioni: cercare di contrastare la presenza francese, stabilita grazie a un accordo per eseguire alcuni scavi ad Apollonia e Durazzo, e curare gli interessi, anche economici, dell’Italia nei Balcani. Nel luglio del 1924 Ugolini inviò un primo rapporto al ministero sui risultati dei suoi viaggi in Albania, molto positivo e ricco di informazioni.
Durante questi viaggi, e le fruttuose esplorazioni che ne derivarono, Ugolini fu colpito da quanto si osservava della città di Phoinike (Fenice), nel Sud dell’Albania, menzionata da Polibio come città meglio fortificata e prospera dell’Epiro, di cui fu capitale federale, tanto da cercare di intraprendervi subito scavi (settembre-dicembre 1925), ma senza successo per difficoltà amministrative.
Nel 1924 fu pubblicata la sua tesi di laurea (La Panighina fonte sacra preistorica, in Atti dell’Accademia dei Lincei, Monumenti antichi, XXIX, pp. 493-656). A questo stesso anno appartengono le prime visite a due località ch’ebbero in seguito – soprattutto la seconda – grande importanza nell’attività di Ugolini: Pantelleria e Malta. L’anno successivo (1925), iscritto alla Scuola archeologica italiana di Atene, poté compiere altre esperienze importanti con due fra i massimi archeologi italiani del tempo: Alessandro Della Seta, direttore della Scuola, negli scavi di Tinos, e Federico Halbherr per quanto riguarda le attività a Creta.
Nel 1926 e 1927 Ugolini realizzò il proposito di eseguire scavi a Phoinike, soprattutto grazie a una convenzione e a un accordo politico sottoscritti nell’aprile e nell’ottobre del 1926. Tra l’estate e l’autunno di quei due anni Ugolini condusse, quasi in solitudine, le ricerche sull’impervia collina, solo nel secondo anno accompagnato da colui che divenne poi il suo più stretto collaboratore, come topografo della Missione, l’ingegnere bolognese Dario Roversi Monaco.
Nei rapporti inviati al ministero degli Esteri (sempre il suo principale interlocutore) Ugolini vantò scoperte importanti a Phoinike, mostrando una spiccata propensione all’indagine stratigrafica e una considerazione non selettiva dei monumenti antichi, senza privilegiare fasi e momenti storici, come sovente avveniva nel campo dell’archeologia classica di quel tempo. Lo scrupolo e la profonda cura dei dettagli caratterizzarono subito il suo metodo di scavo e documentazione. Fu anche un ottimo fotografo, come attestano le molte centinaia di lastre scattate di persona e conservate principalmente nell’Archivio dell’Istituto archeologico di Tirana.
Nel primo anno di scavi in Albania (1926) Ugolini ottenne, grazie all’interessamento di Halbherr, anche una borsa ministeriale che gli permise di allargare contatti ed esperienze, con soggiorni di qualche mese in Germania e in alcune capitali della cultura europea. In particolare poté confrontarsi con gli specialisti tedeschi in materia di preistoria, di cui ebbe scarsissima stima, soprattutto per le loro teorie sulla diffusione della cultura degli Arii in Italia. Il resoconto dei suoi viaggi in Albania apparve nel 1927, con vigoroso sostegno dello stesso Benito Mussolini, che volle una pubblicazione di pregio, adeguata al prestigio cui l’Italia mirava nel Paese (Albania antica, I, Ricerche archeologiche, Roma-Milano).
Dal 1928 e fino alla sua morte la Missione archeologica italiana in Albania diretta da Ugolini spostò il centro delle attività da Phoinike alla vicina Butrinto, importante colonia cesariano-augustea ricordata anche nell’Eneide virgiliana e dunque particolarmente promettente non solo di clamorose scoperte (il sito non era mai stato indagato in precedenza), ma di utili connessioni con i temi imperiali della propaganda di regime.
Nel frattempo pubblicò un agile resoconto delle ricerche italiane in Albania (L’Albania antica nelle ricerche archeologiche italiane, Roma 1929), di carattere divulgativo, anche in ottemperanza alle direttive diramate dallo stesso Mussolini, che premeva per una larga diffusione delle notizie sulle attività condotte in Albania.
In quello stesso anno il tentativo, sostenuto da Dino Grandi, sottosegretario agli Esteri, di assegnare a Ugolini (privo di una sistemazione stabile) un posto di ispettore alle Antichità e Belle Arti, senza concorso, per meriti acquisiti, naufragò per l’opposizione di Roberto Paribeni, che iniziò a ostacolare l’ascesa del giovane bertinorese. L’operazione andò in porto soltanto due anni dopo, nel 1931, quando un decreto, voluto con decisione da Mussolini e ancora da Grandi (nel frattempo divenuto ministro degli Esteri), portò alla nomina senza concorso di Ugolini a ispettore dei Monumenti, Musei, Gallerie e Scavi di Antichità.
Gli otto anni di scavi a Butrinto diedero risultati clamorosi, offrendo a Ugolini grande notorietà: il ritrovamento di un vasto santuario di Asklepios, come oggi sappiamo, con un teatro ricco di iscrizioni greche e numerose sculture; basiliche paleocristiane; un importante battistero del VI secolo a pianta centrale e molto altro. Immediatamente Ugolini pubblicò notizie e materiali degli scavi di Butrinto, in diversi contributi anche nella stampa periodica internazionale oltreché su quella specialistica: La dea di Butrinto, in Bollettino d’arte, VI (1928), pp. 258-278.
Fra il 1930 e il 1935 Ugolini compì molte visite di studio a Malta, per un sostegno deciso all’italianità dell’isola e al partito nazionalista. Questo e la promozione delle proprie ricerche caratterizzarono le molte conferenze dedicate al suo lavoro, tenute nel Nord Europa.
Nel 1931 si candidò anche alla direzione del Museo di Alessandria d’Egitto, tenuta per tradizione da un italiano (in quel momento, il dimissionario Evaristo Breccia), ma l’operazione non si concluse positivamente.
Nel 1932 videro la luce un nuovo, importante volume (Albania antica, II, L’acropoli di Fenice, Roma-Milano) e un contributo su una scultura rinvenuta a Butrinto (L’Agrippa di Butrinto, Roma). Le ricerche a Malta portarono a nuove considerazioni, con la maturazione dell’ipotesi di un’origine africana della civiltà preistorica maltese.
Contemporaneamente agli studi sulla preistoria di Malta, Ugolini intensificò un vasto programma di pubblicazioni sulle ricerche in Albania, in particolare a Butrinto (Un importante teatro classico trovato a Butrinto (Albania), in Japigia, IV (1933), pp. 414-429; Scoperte a Butrinto (Albania) (1932-1933), in Revue archéologique, 1933, n. 2, juillet-décembre, pp. 220-226), lavori che ne accrebbero la notorietà internazionale. Poco dopo gli studi maltesi di Ugolini furono affidati a una pubblicazione (Malta. Origini della civiltà mediterranea, Roma 1934) che ebbe una vasta eco nel mondo archeologico, soprattutto anglosassone, perché sosteneva un’origine delle civiltà preistoriche mediterranee proprio dall’isola (ex medio lux), in contrasto con le teorie ‘nordiche’ connesse all’espansione degli Arii.
Nel 1934 ottenne la libera docenza in paletnologia all’Università di Roma. Da allora fino alla morte, diede alle stampe numerose pubblicazioni sugli scavi di Butrinto, che ne diffusero e ne accrebbero la fama.
In particolare: sul battistero (Il battistero di Butrinto, in Rivista di archeologia cristiana, XI (1934), 3-4, pp. 263-283); ancora sul teatro (Il teatro di Butrinto, in Rendiconti della Pontificia Accademia romana di archeologia, XI (1935), pp. 81-94); sulle sculture (La «Grande Ercolanese» di Butrinto, in Bollettino d’arte, s. 3, XXIX (1935), 2, pp. 68-82). Ma anche un significativo articolo sulla città illirica di Amantia (L’acropoli di Amantia, in Atti dell’Accademia dei Lincei, Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, s. 6, XI (1935), pp. 10-41), a conferma degli interessi assai vasti, legati anche alla cultura illirica, un tema molto sentito in Albania, e ai rapporti città-territorio in Epiro, come dimostrano i numerosi scritti inediti suoi o di componenti della Missione conservati nell’archivio del Museo della civiltà romana di Roma.
Nell’ultimo anno di vita fu ancora impegnato a dare concretezza alla propria posizione di funzionario del ministero dell’Educazione, con la raccolta di documenti per un posto di direttore nelle Antichità e Belle Arti. La carriera di funzionario di Ugolini non fu dunque né rapida né facile e, a far tempo dai primi anni Trenta, i suoi rapporti con Mussolini (che rifiutò un’udienza da lui richiesta nel 1933) e con il regime sembrarono affievolirsi.
Morì a Bologna il 4 ottobre 1936.
Postumi furono pubblicati alcuni volumi, già predisposti per la stampa: Butrinto. Il mito di Enea. Gli scavi, Roma 1937 (rist. anast., Tirana 1999); Albania antica, III, L’acropoli di Butrinto, Roma 1942; tuttavia, solo nel 2003 ha visto la luce il rapporto sul teatro di Butrinto: The theatre at Butrint. Luigi Maria Ugolini’s excavations at Butrint 1928-1932 (quarto volume di Albania antica), a cura di O. Gilkes, Oxford-Northampton, pp. 75-106.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio storico dell’Università, f. Luigi Ugolini (A.1387); Roma, Archivio storico del ministero degli Esteri, Affari politici, Albania 1924, 1926-1936; Museo della civiltà romana, Archivio della missione; Archivio storico del Museo nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini, fondo Ugolini (ricerche a Malta); per vicende biografiche di carattere personale, Archivio Giglioli (famiglia Giglioli; cfr. Pessina, 2014); Tirana, Istituto archeologico (oltre 1400 lastre fotografiche).
G.Q. Giglioli, L.M. U., Roma 1937; D. Mustilli, L’opera di L.M. U., in Rivista d’Albania, II (1941), 1, pp. 34-44; L. Laurenzi, L.M. U., in Studi romagnoli, XV (1964) [ma 1966], pp. 125-127; L’archeologo scopre la storia. L.M. U. (1895-1936). Giornata internazionale di studi..., Bertinoro 1996; S. De Maria, Scavi e ricerche a Phoinike: da L.M. U. agli anni Novanta del Novecento, in Phoinike, I, Rapporto preliminare sulla campagna di scavi e ricerche 2000, a cura di S. De Maria - Sh. Gjongecaj, Firenze 2002, pp. 19-26; Id., Léon Rey, L. U. e le origini dell’archeologia albanese, in Iliria, XXXI (2003-2004), pp. 83-94; O. Gilkes, L.M. U. and the Italian archaeological mission to Albania, in The theatre at Butrint..., cit., pp. 3-21; A. Pessina - N.C. Vella, Un archeologo italiano a Malta: L.M. U. (catal.), Malta 2005; A. Pessina, L’archeologia politica di L.M. U., in Ricerche archeologiche in Albania, Incontro di studi, Cavallino-Lecce... 2011, a cura di G. Tagliamonte, Roma 2014, pp. 19-43; A. Pessina - N.C. Vella, Archeologia e fascismo negli archivi di L.M. U., in Atti della XLVI Riunione scientifica dell’Istituto italiano di preistoria e protostoria, Roma... 2011, Firenze 2014, pp. 395-404; S. De Maria, Gli archeologi italiani e l’Albania (1880-1944), in Antiche città e paesaggi d’Albania (catal.), a cura di G. Lepore, Bari 2016, pp. 17-57; Id., Dal mito di Enea alla politica nei Balcani: la missione archeologica italiana in Albania, 1924-1943, in Caro nemico. Soldati pistoiesi e toscani nella resistenza in Albania e Montenegro 1943-1945, Atti delle Giornate di studi, Pistoia... 2014, 2015, 2017, a cura di L. Tosi, Pisa 2018, pp. 251-275.