MARTINORI, Luigi
– Nacque a Roma nel 1828, quinto di sette figli, da Giacomo e Carolina Pittarelli. Dei fratelli, Fortunato, Pietro e Domenico svolsero, come il padre Giacomo, il mestiere di scalpellino lavorando nei maggiori cantieri pubblici e privati della Roma papale e postunitaria a partire da quello della ricostruzione della basilica di S. Paolo fuori le Mura. Il M. non fu mai coinvolto nell’impresa familiare. Dapprima si dedicò alla pittura e solo successivamente, dopo l’Unità d’Italia, all’architettura. Nel 1842 risulta iscritto ai corsi di pittura dell’Accademia di S. Luca, e proseguì con certezza i suoi studi sino al 1853, partecipando ai concorsi del 1851 e del 1853 (Cardano).
Le prime notizie della sua attività risalgono al 1862 quando realizzò la lunetta della Risurrezione del Redentore, elogiata da T. Minardi, nella prima arcata del quadriportico del cimitero del Verano appena costruito, che era stata concessa alla famiglia Cartoni.
Distrutta nel corso del bombardamento statunitense del 19 luglio 1943 e sostituita da un affresco realizzato dopo la ricostruzione del manufatto, avvenuta nel 1946, di essa rimangono solo due fotografie in bianco e nero risalenti al restauro compiuto nel 1941.
Intorno al 1860 il M. si sposò con Maria Salvi, dalla quale ebbe quattro figli, dei quali solo uno, Rodolfo, raggiunse l’età adulta. In questi stessi anni risulta avere uno studio al n. 5 di via Margutta.
Durante i lavori di restauro della chiesa di S. Nicola in Carcere, iniziati nel 1847 e condotti a termine dopo circa un ventennio sotto la direzione di G. Servi, con altri pittori il M. fu invitato a presentare un bozzetto per la realizzazione di una parte del ciclo decorativo della navata principale, progettato in quattordici riquadri ciascuno a cura di un artista diverso. A causa della mancanza di fondi il progetto non fu realizzato; ma nel 1865 furono commissionate al M. le decorazioni della nuova cappella che custodisce l’immagine della Vergine di Guadalupe. Qui egli eseguì quattro Profeti all’interno dei pennacchi della cupola, oggi di difficile lettura a causa dei gravi danni causati dall’umidità, gli Angeli nei lacunari e l’Annunciazione e l’Incoronazione, nella lunetta della controfacciata, oggi molto ridipinti, firmati «L.M.» (Catalano).
Di poco successiva è l’esecuzione dell’intero ciclo decorativo, inizialmente previsto più ampio con scene del Nuovo e dell’Antico Testamento, nell’oratorio dell’Arciconfraternita del Ss. Sacramento o Angelo custode realizzato, tra il 7 marzo 1866 e l’8 marzo 1867, nell’ambito del restauro condotto da Tito Armellini.
Il M. eseguì ovati con i quattro Evangelisti e la decorazione della volta con gli Stemmi di Pio IX e del cardinale Costantino Patrizi, protettore dell’Arciconfraternita. Nella cappella di destra realizzò, inoltre, un ovato con S. Luca e un quadro a olio raffigurante S. Giovanni Evangelista.
Nella guida di Roma redatta da A. Pellegrini nel 1869, quindi coeva all’opera del M., gli vengono attribuiti anche alcuni interventi in cicli di affreschi: nell’oratorio di S. Maria del Suffragio in via Giulia episodi dell’Antico Testamento e, nella chiesa della Natività dell’Arciconfraternita degli Agonizzanti in piazza di Pasquino, il Coro degli angeli sopra l’arco del presbiterio e gli affreschi nelle specchiature della volta con S. Giuseppe e quattro Profeti. Tali attribuzioni sono in realtà prive di supporto documentario o critico.
Dopo la proclamazione di Roma a capitale del nuovo Stato unitario il M. si volse esclusivamente all’architettura e come prima opera, almeno per quanto fino a oggi è noto, realizzò le facciate esterne del primo ministero di Roma capitale, ovvero del ministero delle Finanze, progettato per quanto riguarda gli aspetti strutturali dall’ingegnere R. Canevari. In questo cantiere lavorò tra il 1871 e il 1875 realizzando, su richiesta e indicazioni dello stesso Canevari, anche il progetto dei fregi decorativi previsti alla sommità dei prospetti principali, ma realizzati, dopo un concorso pubblico, da altri.
Come in pittura, anche in architettura il suo riferimento principale è da ricercarsi nelle forme cinquecentesche che ripropose in tutte le sue opere successive in modi più o meno aulici: nel palazzo d’abitazione al n. 49 di via Palestro, progettato per il conte T. Filippani Ronconi (1884); nell’edificio per abitazione e deposito del marmo progettato per suo fratello Domenico in via Vicenza (1884); e in un palazzo d’abitazione in via XX Settembre (oggi difficilmente identificabile) del 1885.
Intorno alla metà degli anni Settanta risulta essere socio del Collegio degli ingegneri e architetti in Roma dal quale fu incaricato, nel 1878, insieme con altri, dello studio preliminare per l’individuazione della collocazione del monumento a Vittorio Emanuele II, redigendo e presentando al Collegio la Relazione della Commissione pel monumento nazionale alla gloriosa memoria del re Vittorio Emanuele II, pubblicata negli Atti del Collegio (II [1878], p. 3).
Su questo argomento e sul problema generale dei concorsi di architettura fu pubblicata nel giornale L’Avvenire d’Italia (21 genn. 1880), con il titolo Concorso mondiale pel monumento a Vittorio Emanuele, una lettera aperta a sua firma che suscitò un discreto dibattito tra gli addetti ai lavori dell’epoca.
Partecipò anch’egli al primo grado del concorso per la sistemazione del manufatto nella piazza dell’Esedra, con un progetto che prevedeva la realizzazione di due ali porticate e un monumento equestre al centro. Di questo progetto curò egli stesso la pubblicazione in un libretto intitolato: Concorso pel monumento nazionale da erigersi in Roma a Vittorio Emanuele II. Cenno descrittivo del progetto ideato ed eseguito in modello dall’architetto pittore romano cav. Luigi Martinori, Roma 1881.
Tra il 1885 e il 1890 risiedette a Napoli, muovendosi da Roma probabilmente al seguito di una delle imprese di costruzioni impegnata nella ristrutturazione della città partenopea dopo la «legge per Napoli» del 1885. Tornato a Roma lavorò come progettista per la ditta di costruzioni Martinori - Della Bitta (di proprietà del fratello Domenico) e progettò il grande edificio su via Adriana (oggi piazza Adriana) e piazza Cavour.
Il M. morì a Roma l’11 ag. 1895.
Gran parte dei suoi disegni, architettonici e decorativi, poco prima della morte è stata donata al Collegio degli ingegneri e architetti in Roma.
Fonti e Bibl.: A. Pellegrini, Itinerario o guida monumentale di Roma antica e moderna e suoi dintorni, Roma 1869, pp. 438, 485, 542; Atti del Collegio degli ingegneri e architetti in Roma, IV (1880), pp. 10-17, 50-52; V (1881), pp. 148 s.; VI (1882), pp. 23-25; P. Quaglia, Cento schizzi intorno ai progetti pel monumento da erigersi in Roma a Vittorio Emanuele, Roma 1882, p. 77, tavv. 50, 53; Annali della Soc. degli ingegneri e architetti italiani, X (1895), p. 47; E. Polla, Il palazzo delle Finanze di Roma capitale, Roma 1979, pp. 43, 49 s., 52, 65-71, 102 n. 21; Il palazzo delle Finanze e del Tesoro, a cura di F. Borsi, Roma 1989, pp. 83, 87, 102-107, 190; C. Bon Valsassina, La pittura a Roma nella seconda metà dell’Ottocento, in La pittura in Italia. L’Ottocento, I, Milano 1991, p. 441; A. Catalano, in Roma Sacra. Guida alle chiese della città eterna, V (1999), 15, p. 28; M. Capalbi, I Martinori da scalpellini a imprenditori, in S. Ciranna, I Martinori. Scalpellini, inventori, imprenditori dalla città dei papi a Roma capitale, Roma 2007, pp. 169-224; N. Cardano, L. M. pittore, ibid., pp. 315-324.