MESSEDAGLIA, Luigi
– Nacque a Verona il 9 dic. 1874 da Paolo, primario chirurgo e oculista dell’ospedale scaligero, fratello dell’insigne economista e uomo politico Angelo, e da Pia Canestrari.
Dopo aver concluso gli studi liceali, durante i quali aveva maturato una viva attrazione per gli studi umanistici e storico-letterari, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Padova e il 16 luglio 1898 vi conseguì la laurea con il massimo dei voti e la lode. Entrato subito come assistente nell’istituto di clinica medica di A. De Giovanni, il fondatore della dottrina neocostituzionalista italiana, mise presto in evidenza brillanti doti di studioso, che ne favorirono un rapido avvio alla carriera universitaria: nominato primo aiuto nel 1906, conseguita nel 1907 la libera docenza in patologia speciale medica e l’anno successivo quella in clinica medica generale, fu incaricato dell’insegnamento di microscopia clinica nel 1908 e di semeiotica medica nel 1909.
Dedicatosi alla ricerca clinico-scientifica sotto la guida di De Giovanni, condusse in questo periodo numerosi studi di clinica medica, in particolare riguardanti i grandi temi di ricerca prediletti dal maestro, quali i rapporti tra morfologia e abito costituzionale e l’influenza dei fattori ambientali sull’organismo, e la patologia da vermi intestinali. Pubblicò vari lavori, tra i quali si ricordano: Risultati della cura della scrofolosi addominale con il metodo De Giovanni, in Atti del Congresso contro la tubercolosi … 1900, Napoli 1901, pp. 489-502; Dei rapporti fra alcune misure esterne del corpo umano e lo sviluppo di alcuni visceri dell’addome. Nota preventiva, in Riv. veneta di scienze mediche, XVIII (1901), pp. 509-519, 561-566; XIX (1902), pp. 21-39 (in collab. con A. Vainanidis); Le resistenze dei globuli rossi alle soluzioni cloro-sodiche ipertoniche; confronto con le resistenze alle soluzioni ipotoniche, in Lavori dell’Ist. di clinica medica di Padova, I, Studi fisico-chimici sul sangue, Padova 1903, pp. 143-163 (in collab. con D. Gallani); Misure esterne del corpo umano, sviluppo viscerale e quadri morbosi. Contributo anatomico alla studio dell’individualità, ibid., II, Studi di morfologia clinica, Milano 1905, pp. 45-145; Tricocefalo e febbre tifoide. Ricerche ed osservazioni, ibid., III, Studi di elmintologia, ibid. 1907, pp. 97-140 (in collab. con M. Carletti); Note sulla diffusione dei vermi intestinali e sulla loro importanza clinica, ibid., pp. 327-387; Delle forme cliniche dell’anchilostomiasi, in Il Ramazzini, II (1908), pp. 342-361. Di particolare interesse furono le sue osservazioni sulla cirrosi epatica, illustrate nella monografia Forme cliniche della cirrosi epatica e pronostico relativo (Padova 1906; in ed. riveduta e ampliata, ibid. 1908, col titolo Studi clinici sulla cirrosi epatica); e quelle pionieristiche sull’acromegalia, che descrisse in Acromegalia e gigantismo viscerale, in Il Morgagni, L (1908), pp. 261-286 (in collab. con P. Tasca), e nell’ampia ed esauriente trattazione Studi sull’acromegalia, in Lavori dell’Ist. di clinica medica di Padova, IV, Nuovi studi di morfologia clinica, Milano 1909, pp. 1-330 (pubbl. anche in veste monografica, Padova 1908).
Nel 1909 il M., che nel frattempo aveva cominciato a interessarsi della situazione socio-economica della regione, fu eletto deputato per il partito liberale nel collegio di Verona: iniziò la sua attività di parlamentare occupandosi dei problemi dell’agricoltura e caldeggiando i provvedimenti di medicina sociale volti alla lotta contro la tubercolosi, la pellagra e le malattie professionali. Nel 1913, sfavorito dal «patto Gentiloni» non fu rieletto e dal 1915, da «interventista intervenuto», partecipò al conflitto come ufficiale medico.
L’ingresso in politica aveva segnato l’inizio del progressivo allontanamento del M. dal maestro, la cui decisa disapprovazione gli era più che manifesta, e dalla clinica, che abbandonò definitivamente alla fine delle ostilità. Dedicatosi a ricerche erudite e allo studio delle questioni di amministrazione pubblica e di promozione della cultura, fu presidente del Consiglio provinciale di Verona dal 1923 al suo scioglimento, nel 1927, quindi presidente dell’Amministrazione straordinaria provinciale (1927-29) e preside fino al 1934, quando decadde a seguito delle norme sui celibi: indirizzò la sua attività allo sforzo di equilibrare il bilancio, alla promozione di molteplici iniziative di prevenzione e assistenza sanitaria di competenza provinciale, all’incentivazione dei lavori della strada Gardesana orientale. Frattanto era tornato alla Camera nel 1924 con il «listone» quale rappresentante dei liberali e, infine, nel 1929 era stato nominato senatore. Liberale moderato e monarchico, si era avvicinato progressivamente al fascismo: allontanatosi dal partito dopo la proclamazione delle leggi razziali, nel 1943, per aver manifestato sentimenti di «pernicioso filosemitismo», gli fu ritirata la tessera e gli vennero revocati gli incarichi personali. Reintegrato durante il governo Badoglio e del tutto riabilitato nel dopoguerra, conservò il suo posto in Senato. Si ritirò tuttavia in solitudine nella sua villa di Arbizzano di Valpolicella, presso Verona.
Pubblicò ancora alcuni studi medico-scientifici, soprattutto sulla patologia del lavoro e sulle malattie del proletariato rurale veneto, che ne misero in evidenza il crescente interesse per la medicina sociale: tra questi spiccano le osservazioni sulla pellagra, che, in contrasto con la teoria lombrosiana dell’intossicazione provocata da mais avariato, interpretava come una patologia da carenza, in linea quindi con la tesi sostenuta da L. Lussana (Agricoltura e alimentazione dei contadini. Storie vecchie e fatti nuovi, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXXV [1925-26], 1, pp. 143-213; L’alimentazione dei contadini e la pellagra nel Veronese secondo i risultati di una recente inchiesta, in Atti e memorie della Acc. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 5, [1930], VII, pp. 1-55.
L’allontanamento dalla medicina clinica e la contemporanea possibilità di accedere liberamente alla ricca biblioteca della Camera, oltre al contatto con eminenti figure della cultura italiana come B. Croce e F. Nicolini, favorì il riemergere dei suoi mai sopiti interessi storico-letterari, in modo particolare per la storia della medicina: notevoli furono gli studi dedicati a L.C. Farini, che aveva attratto il suo interesse quale figura di primo piano nella valorizzazione della medicina preventiva e della sanità pubblica (L.C. Farini medico nel suo carteggio e la medicina italiana dei suoi tempi, ibid., s. 4, XII [1912], pp. 307-398; Uno scritto inedito di L.C. Farini sulla pellagra, in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere e arti, LXXIV [1914-15], 2, pp. 1339-1386; La giovinezza di un dittatore, Milano 1914), a G.B. Morgagni e D. Cotugno (L’«Iter Italicum Patavinum» di D. Cotugno. G.B. Morgagni e l’Università di Padova nel 1765. Studi, ibid., LXXIII [1913-14], 2, pp. 1691-1803); nel 1927 pubblicò a Piacenza un ponderoso studio su Il mais e la vita rurale italiana. Saggio di storia agraria, compendio di accurate ricerche di archivio e analisi del territorio mirate al confronto tra storia dell’agricoltura e della sanità.
Il M. dedicò vari studi anche ai rappresentanti più illustri della sua famiglia: al viaggiatore e cartografo Giacomo Bartolomeo Messedaglia (Bibliografia di G.B. Messedaglia: soldato, viaggiatore e cartografo, in Atti e memorie della Acc. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 5, XII [1934], pp. 117-144; Uomini d’Africa: Messedaglia bey e gli altri collaboratori italiani di Gordon pascia, Bologna 1935) e allo zio Angelo (A. Messedaglia, Delle irrigazioni della Spagna meridionale. Introduzione e note del M., in Atti e memorie della Acc. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 5, XII [1934], pp. 1-73; Bibliografia degli scritti di A. Messedaglia, Bari 1951; curò inoltre la ristampa del saggio di Angelo, Della scienza dell’età nostra, Verona 1954). Importanti furono le memorie che, tra il 1919 e il 1955, dedicò alle Maccheronee di T. Folengo, contenenti delucidazioni e precisazioni su scrittori italiani e preziosa fonte storica, raccolte e pubblicate dopo la sua morte da Eugenio e Myriam Billanovich: Vita e costume della Rinascenza in Merlin Cocai (I-II, Padova 1973). Raccolse l’intera sua produzione scientifica e letteraria nei due saggi Bibliografia degli scritti, riguardanti rispettivamente i periodi 1899-1935 e 1935-53 (rispettivamente: Verona 1935, ibid. 1953).
Il M. appartenne a varie accademie e società scientifiche: membro dal 1909 dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, alla cui attività dette un vigoroso impulso con particolare attenzione alla cultura del territorio, ne fu segretario nel 1922 e presidente dal 1923 al 1927 e dal 1932 al 1947, quando i dissapori generatisi nel dopoguerra lo indussero a dimettersi; socio dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti dal 1912, ne fu presidente dal 1934 al 1945, con una sospensione nel 1943 in coincidenza con i suoi screzi con il fascismo.
È interessante notare che durante la sua presidenza l’Istituto veneto fu l’unica istituzione accademica italiana dalla quale, dopo il 1938, non fu espulso B. Croce.
Attivo e operoso fino agli ultimi suoi giorni, il M. morì ad Arbizzano di Valpolicella il 7 febbr. 1956.
Fonti e Bibl.: Necr., in Giorn. storico della letteratura italiana, CXXXIII (1956), pp. 484-486; E. Meneghetti, Commemorazione del membro effettivo prof. L. M., in Atti dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, CXV (1957-58), pp. 36-46; R. Cessi, L. M., in Arch. veneto, LXII (1958), p. 150; P. Simoni, L. M., in Taucias Gareida, II (1974), pp. 26-28; L. Bonuzzi, Cultura sanitaria e promozione umana nell’opera di L. M., in Atti e memorie della Acc. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, CLXXII (1995-96), pp. 285-301; Carteggio Croce-Messedaglia, a cura di C. De Frede, Bologna 1999; L. M. medico ed umanista. A 125 anni dalla nascita, a cura di L. Bonuzzi, Verona 1999; L. M. tra cultura e impegno politico e civile nel Novecento veneto. Atti del Convegno… 1999, a cura di L. Rocca, Verona 2003; L. Bonuzzi, Diz. biografico dei Veronesi, Verona 2006, pp. 552-554.
L. Bonuzzi