METAXÀ, Luigi.
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acque a Roma nel 1778 da Demetrio, dei conti di Cefalonia – professore di diritto nell’Accademia ecclesiastica, avvocato ed eminente personalità nell’ambiente giuridico romano sotto Clemente XIV e Pio VI –, e da Maria Ray.
Dopo aver ricevuto una eccellente istruzione presso il collegio Nazareno di Roma, il M. iniziò gli studi universitari nel Pontificio Romano Archiginnasio, volgendosi alle discipline giuridiche per seguire la professione paterna. Gli studi vennero però bruscamente interrotti quando, nel febbraio 1798, fu proclamata la Repubblica Romana. La famiglia riparò allora a Cefalonia, e alcuni biografi supposero poi che egli la seguisse (Fantonetti, p. 465; Bufalini; Ranghiasei Brancaleoni). Il M., invece, rimase a Roma, aderì fin dapprincipio alla Repubblica e, malgrado l’ancor giovane età, fu subito nominato segretario del Senato: recano la sua firma i verbali delle 52 sedute, dal 30 ventoso anno VI al 17 messifero anno VII (20 marzo 1798 - 5 luglio 1799: cfr. Processo verbale. Repubblica Romana, Senato, I-II, Roma 1798-99). Il M. firmò inoltre una Lettera del cittadino Metaxà, redattore del Senato (registrata in Giuntella, p. 74) e fu cooptato nell’Istituto nazionale della Repubblica (Formica, p. 154). Tuttavia il ruolo non direttamente politico e l’essersi estraniato dalle vicende pubbliche di Roma negli anni successivi occultarono in parte questa prima fase della sua vita, e la storiografia sulla Repubblica ha considerato la sua figura solo marginalmente.
Dopo la restaurazione a Roma, col nuovo pontefice Pio VII, apparentemente senza subire conseguenze, il M. riprese gli studi universitari con interessi però diversi da quelli giuridici già intrapresi: si iscrisse, infatti, nella facoltà medica, concludendo rapidamente il suo curriculum e divenendo assistente medico nell’arciospedale di S. Spirito.
Nel 1802 venne letta alla Accademia dei Lincei una sua memoria che faceva rilevare la necessità di introdurre la medicina veterinaria nell’ordinamento universitario dello Stato pontificio, con l’istituzione di una cattedra nell’Archiginnasio romano. Tale intuizione legò fortemente il suo nome alla veterinaria, disciplina di cui il M. fu tra i primi docenti a Roma. La proposta fu accolta con interesse dal mondo scientifico e dallo stesso governo, che lo abilitò a compiere studi veterinari a Parigi in vista dell’istituzione di una cattedra ad hoc. Il M. però non approfittò dell’occasione, adducendo motivi familiari; nel 1803, infatti, nasceva il suo figlio primogenito, Telemaco. Così, quando col breve Inter multiplices curas (4 febbr. 1806) Pio VII istituì la cattedra di veterinaria, fu chiamato a ricoprirla il medico Giuseppe Oddi, che aveva frequentato prestigiose scuole straniere.
Durante il periodo di dominazione napoleonica, dal 1808 al 1815, il M. fu affiancato a Oddi nella scuola di veterinaria dell’Archiginnasio; nel 1810 divenne professore aggiunto, mentre l’anno successivo fu istituita per lui la cattedra di anatomia e medicina comparativa (Arch. di Stato di Roma, Congregazione degli Studi, b. 146, f. 901, A-1).
L’anatomia comparata si intendeva in quell’epoca prevalentemente dedicata agli animali di interesse veterinario, ma la propensione scientifica del M. era assai più vasta, includendo l’intero mondo animale. Con il ritorno a Roma di Pio VII, ebbe inizio la riorganizzazione dell’Archiginnasio; nel 1817 accanto alla veterinaria fu istituita una cattedra di zoologia, affidata al M., che si trovò a essere titolare dei due insegnamenti di zoologia e di anatomia comparativa. Questa riforma, col nome di «Metodo Generale», dava ai «gabinetti scientifici» pari dignità rispetto a quelli giuridici e teologici. La riforma degli studi nell’Archiginnasio romano si concretò, tuttavia, solo con la promulgazione da parte del nuovo pontefice, Leone XII, della costituzione Quod Divina Sapientia omnes docet (28 ag. 1824). Il M. si trovò allora a gestire due cattedre e i due musei scientifici di zoologia e anatomia comparata (talora ricordato come di anatomia veterinaria), condizione che gli valse grande prestigio accademico: profittando di questo, elaborò un dettagliato piano di organizzazione dello Stabilimento veterinario che nel 1824 si inaugurò nella nuova sede, da lui intelligentemente individuata, fuori della porta del Popolo, nella villa di papa Giulio III.
La scuola di veterinaria nella nuova sede decentrata ebbe vita breve; Pio VIII, temendo che il collegio veterinario, lontano da un controllo urbano, divenisse covo di carbonari e fucina di idee liberali, lo soppresse e trasferì la veterinaria nella sede dell’Archiginnasio a S. Ivo. Con nota della segreteria di Stato del novembre del 1829 furono licenziati sia i professori della veterinaria, sia il personale dello Stabilimento della villa di papa Giulio. Dall’epurazione si salvarono, trasferiti in S. Ivo, il M. e N. De Angelis, titolare di mascalcia e chirurgia veterinaria.
Il M. si dedicò allora appassionatamente alla cura dei due musei, dei quali, a buon diritto, viene considerato il fondatore. Già a partire dal 1815 sono frequenti i documenti d’archivio, sovente a firma dello stesso M., in cui si fa menzione di essi, sia per quanto riguarda il personale e l’organizzazione in generale, sia per l’acquisto, donazione e preparazione di materiali (Arch. di Stato di Roma, Congregazione degli Studi, b. 146, ff. 902, 904). Un primo Catalogus Musei zoologici Archigymnasii Romanae Sapientiae, Linnaeano ordine descripti fu redatto nel 1829 (Ibid., Università di Roma, b. 1078, doc. 1).
Il Systema naturae linneano era osservato dal M. così meticolosamente che, richiesto su quali fossero i trattati da lui seguiti e indicati per lo studio agli studenti, in una lettera del 3 febbr. 1837 al cardinale L. Altieri rispose che per la zoologia il riferimento era la decimaterza edizione del Systema naturae, «aggiungendovi dal 1776 in poi quel di più che si conosce». Per l’anatomia comparata il M. indicò «l’insigne opera del Cuvier, che ha per titolo Lezioni di anatomia comparativa» (Ibid., Congregazione degli Studi, b. 147, f. 919, doc. 12). Il M. aggiunse che sull’opera di G. Cuvier stava elaborando un trattato elementare a uso degli studenti. Il suo atteggiamento filosofico in ambito zoologico fu dunque collocato nel fissismo creazionista linneano e in una posizione contraria al trasformismo lamarckiano, secondo le linee tracciate da Cuvier.
Di questa sua zoologia linneana è un buon esempio la Monografia dei serpenti di Roma e suoi contorni (Roma 1823), per molti versi accurata, come a riguardo dell’anatomia, della riproduzione, dell’effetto dei veleni e dei parassiti, identificati con precisione. La determinazione delle specie è sempre assai accurata e aggiornata, includendo il nome dell’autore della specie e quello vernacolare in uso nelle campagne di Roma. Per il genere Vipera identifica persino le sottospecie, come la V. redi (Laurentii, 1768) e la V. chersei (Flemming, 1822), entrambe oggi considerate sottospecie di V. aspis; propone una nuova entità specifica, Vipera riccioli, che illustra nei caratteri distintivi in una tavola, che non ha trovato, però, riconoscimento nella moderna sistematica.
Sempre in ambito puramente zoologico si pone un’opera scritta con l’allievo S. Rolli, Osservazioni naturali intorno alle cavallette nocive della campagna romana (ibid. 1825). Anche in tal caso vengono identificate quattro specie di locuste ritenute nocive all’agricoltura, delle quali è descritto il ciclo biologico e sono dati i caratteri morfologici – minuziosamente dettagliati in una tavola a colori – per la loro identificazione sistematica.
Nell’ambiente della zoologia contemporanea il M. fu noto e apprezzato, tanto che Stefano Delle Chiaie, professore a Napoli, gli dedicò una specie di Gasteropode del genere Murex, M. metaxae (oggi Mataxia metaxae). Tuttavia attenzione maggiore fu rivolta dai contemporanei agli scritti di carattere medico-veterinario.
Fra questi si contano: Delle malattie contagiose ed epizootiche degli animali domestici (I-II, ibid. 1816-17) e L’antrace, i contagi, le intermittenti; lettere al cav. prof. Baroni (ibid. 1857). Non si dimentichi che di «contagio» si era iniziato a ridiscutere, in termini scientifici moderni, solo all’inizio del XIX secolo, con le osservazioni di A. Bassi e Fr.G.J. Henle; il M. si inserì, dunque, tra i primi in questo dibattito.
Di minore spicco, ma importanti per delineare la personalità scientifica del M., attento anche a problemi applicativi e pratici della veterinaria, sono altri contributi: Voto zoojatrico-legale intorno ad una epizoozia di pecore (ibid. 1823); Regolamenti di Sanità… nello stabilimento di mattazione in Roma (ibid. 1836); Del ciamorro de’ cavalli comunicabile all’uomo (ibid. 1839); Cenni sulle febbri petecchiale e migliare (ibid. 1840); Delle afte bovine epizootiche (ibid. 1842).
Il M., che tenne anche corsi di medicina legale all’Archiginnasio, morì a Roma il 24 nov. 1842.
Il figlio primogenito Telemaco, nato a Roma nel 1803, studiò medicina a Pisa, sotto la guida dello zoologo Paolo Savi. Dopo la laurea tornò a Roma dove lavorò con G. Ponzi – allievo e collaboratore del padre come professore aggiunto alla cattedra di zoologia – nei musei di zoologia e di anatomia comparata in qualità di preparatore (ruolo che nei musei dell’epoca non era puramente esecutivo e tecnico, bensì vicino a quello degli attuali «conservatori»). Telemaco incrementò le collezioni museali con apprezzate preparazioni e ideò una originale esposizione degli animali naturalizzati con fondali dipinti, che precorsero i diorami in uso nei musei di oggidì (egli ricordò questi anni nelle Memorie zoologico-mediche, Roma 1833). Alla morte del padre, venne nominato a titolo provvisorio professore di zoologia, mentre Ponzi fu eletto alla cattedra di anatomia comparata. I suoi scritti muovono essenzialmente da una revisione e aggiornamento dell’opera del padre, realizzata in vari opuscoli, tra i quali assume un certo interesse e originalità uno studio Sui principali morbi che dalle paludi derivano agli uomini e agli animali (ibid. 1843).
Telemaco morì a Roma il 22 genn. 1851.
Fonti e Bibl.: Necr., in Nuovi Annali di scienze naturali, VIII (1843), pp. 464-469 (G.M. Fantonetti); e in Giorn. arcadico di scienze, lettere ed arti, XCIII (1844), pp. 288 s.; Arch. di Stato di Roma, Congregazione degli Studi (1763/1815-1870), bb. 146, ff. 901, A-1, 902, 904; 147, f. 919, doc. 12; Università di Roma, bb. 1078, doc. 1; 309, f. 218; B. Bufalini, Elogio del chiar.mo prof. L. M. scritto… per l’Accademia Volsca di Velletri, s.l. 1843; G. Ranghiasei Brancaleoni, Biografia del prof. L. M., Roma 1855; N. Spano, L’Università di Roma, Roma 1935, pp. 72 s., 119; V.E. Giuntella, Bibliografia della Repubblica Romana (1798-1799), Roma 1957; A. Vigna Taglianti, Storia dell’entomologia romana, in Atti del XII Congresso nazionale italiano di entomologia… 1980, Roma 1983, pp. 11 s., 18; E. Capanna, Museo di anatomia comparata, in I musei dell’Università «La Sapienza», a cura di M. Barbanera - I. Venafro, Roma 1993, p. 109; M. Formica, Sudditi ribelli. Fedeltà e infedeltà politiche nella Roma di fine Settecento, Roma 2004, p. 154; M.A. Castaldi, Veterinaria all’Università «La Sapienza» di Roma: utopia di un’offerta didattica, in Riv. della scuola superiore dell’economia e delle finanze, II (2005), pp. 59-73; Nuova Enc. Italiana, ovvero Diz. generale di scienze, lettere ed arti, a cura di G. Boccardo, Torino 1882, VI, ad vocem; XIV, pp. 57 s.
E. Capanna
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