NAVA, Luigi
– Nacque a Torino l’11 giugno 1851 da Giacomo Antonio e da Elisabetta Salino.
Entrato all’Accademia militare il 22 settembre 1867, ne uscì sottotenente nello stato maggiore di artiglieria nel luglio 1870, nono della graduatoria, dopo tre anni di studi che non l’avevano mai visto realmente primeggiare – alla fine del secondo anno era sceso al 22° posto in graduatoria – e durante i quali comunque i suoi punti di forza erano state le materie letterarie e quelle pratico-applicative. Promosso tenente il 25 luglio 1872, prestò servizio nel 3° reggimento artiglieria da campagna, dove diventò aiutante maggiore in 2ª, per poi entrare nel 1874 alla Scuola di guerra. Capitano dall’agosto 1878, transitò nello stato maggiore e prestò servizio prima nella divisione di Alessandria e quindi nel comando del 3° corpo d’armata. Maggiore dall’ottobre 1885, svolse il prescritto servizio di comandante di battaglione di fanteria nel 4° reggimento di fanteria Piemonte e due anni dopo fu addetto al comando del corpo speciale, quale capo di stato maggiore delle truppe d’Africa. Qui comandò nel 1887 anche il battaglione bersaglieri del 1° reggimento Cacciatori d’Africa.
Tornò in Italia nel maggio 1888 e prestò servizio prima presso il 12°, poi presso il 9° corpo d’armata; venne nominato segretario della commissione per l’esame delle proposte di ricompensa al valor militare e transitò, alla fine dello stesso anno, al comando del corpo di stato maggiore. Nel novembre 1889 fu promosso tenente colonnello e destinato quale capo di stato maggiore alla divisione di Milano, ma ritornò in Africa Orientale per la campagna del 1890-91 (nella spedizione guidata da Alessandro Asinari di San Marzano), quale ufficiale addetto al governatore. Rientrato in Italia nell’aprile 1892 e promosso colonnello il 23 novembre 1893, assunse nel gennaio successivo il comando del 40° reggimento fanteria Bologna, allora di stanza a Milano. La colonia esercitava su di lui un forte richiamo e non mancò di partecipare alla campagna nel Corno d’Africa del 1895-96 (Brigata Ellena), giungendovi il 12 gennaio 1896, sempre quale comandante di reggimento, in tempo per prendere parte alla battaglia di Adua, dove cercò invano di sbarrare la strada all’avanzata avversaria con una compagnia di alpini e il 16° battaglione del 5° reggimento fanteria. Ferito da un colpo di lancia venne fatto prigioniero da ras Mangascià, che prima di rilasciarlo gli riservò un trattamento di favore. Per la sua azione ad Adua ottenne la croce di cavaliere dell’ordine militare di Savoia (regio decreto dell’11 marzo 1898).
Nel dicembre 1897 ricevette l’ambito riconoscimento di aiutante di campo onorario del re. Terminato il periodo di comando, tornò nello stato maggiore, prestando servizio per tre anni a Vienna quale addetto militare. Il 19 aprile 1900 ottenne la nomina a maggior generale e il mese successivo assunse il comando della brigata Acqui, che mantenne fino al settembre 1906. Passò quindi a comandare la Scuola militare di Modena, promosso il 10 aprile 1907 tenente generale. Nel biennio 1909-10 comandò la 15ª divisione a Firenze e in quello successivo, a partire dal 30 settembre 1910, l’11° corpo d’armata a Bari. Dal 17 dicembre 1911 al 1° ottobre 1914 venne destinato al comando del 6° corpo d'armata di Bologna, e il 30 agosto ricevette la designazione di eventuale comandante d’armata in guerra (a decorrere dal 1° ottobre successivo), forte della stima di Giovanni Giolitti – notoriamente non tenero nei confronti dei militari – che lo indicava come il solo generale degno di questa carica.
All’inizio del conflitto gli fu affidata la 4ª armata, che negli intenti di Luigi Cadorna avrebbe potuto svolgere un ruolo offensivo addirittura decisivo, con l’occupazione della Val Pusteria e l’interruzione di una delle principali linee di collegamento ferroviario austriache. Ma non solo mancò alle aspettative, si segnalò anche come il più attendista dei comandanti d’armata italiani, chiedendo a fine giugno 1915 l’esonero del sottoposto Pietro Marini, 'reo' di aver occupato 'imprudentemente' la selletta del Sasso di Stria. Cadorna, che non condivideva la stima di cui il suo sottoposto era pressoché unanimemente accreditato, accettò la richiesta, ma il 25 settembre successivo ne trasse spunto per esonerare anche Nava. Nel 1916 gli fu affidata la presidenza della commissione sanitaria centrale, che guidò fino al febbraio 1917. Dal 1° marzo successivo venne collocato nella posizione di servizio ausiliario e nell’aprile 1918 chiese invano ad Armando Diaz di essere riammesso al comando di un’unità mobilitata, cosa del resto pressoché impossibile visto l’incarico precedentemente svolto e la mancanza di armate a fronte della sovrabbondanza di aspiranti a guidarle.
L’anno successivo lasciò il servizio attivo, transitando nella riserva e dedicandosi alla stesura di due volumi (Contronote di guerra, Cherasco 1920, e Operazioni militari della 4ª Armata nei primi quattro mesi della campagna di guerra 1915, ibid. 1922), a cui affidò la difesa del proprio operato, in particolare contro le accuse mossegli dal generale Luigi Capello, che gli imputava l’eccessivo ritardo nelle operazioni d’attacco della 4ª armata e di non aver occupato la conca cortinese prima del 13° giorno di guerra. Nava rispondeva sottolineando il ritardo e l’insufficienza numerica del parco d’artiglieria d’assedio che era stato messo a disposizione della sua grande unità, senza il quale sarebbe stato «criminosamente velleitario» affrontare le opere permanenti e le difese campali approntate dagli austriaci in Cadore e nell’Ampezzano. I due volumi, che come altri scritti polemici di generali esonerati non ebbero particolare fortuna né diffusione, andarono ad aggiungersi ad altri studi di storia militare del Risorgimento, pubblicati da Nava in precedenza, fra i quali L’armata sarda nella giornata del 24 giugno 1859, Voghera 1907 (ristampato in ediz. anastatica, s.l. 2010); Il combattimento di Montebello, 20 maggio 1859, Modena 1909; Le giornate di Custoza. Campagna di guerra del 1848. Estratto da memorie storico-militari, Citta di Castello 1911.
Il 2 giugno 1921 fu collocato a riposo per anzianità di servizio e iscritto nei ruoli della riserva, dove nel novembre 1924 lo raggiunse la nomina a generale d’armata, con anzianità dal 1° febbraio dell’anno precedente. Due anni dopo ebbe anche la parziale revisione del suo provvedimento di esonero, che gli riconosceva il servizio attivo dal 1° marzo 1917 all’11 giugno 1919.
Morì ad Alessandria il 9 luglio 1928.
Oltre alla croce di grand’ufficiale dell’ordine della Corona d’Italia (1904), della croce di commendatore dell’ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1909) e di cavaliere di gran croce dell’ordine della Corona d’Italia (1913), ottenne anche la croce al merito di guerra, concessagli il 9 aprile 1919.
Fonti e Bibl.: Tra i comandanti che si succedettero alla guida delle varie armate nel primo conflitto mondiale Nava spicca per la singolare povertà delle fonti biografiche. Se si eccettua il sintetico profilo dell’Enc. Militare, V, s.v., mancano di fatto informazioni biografiche sufficientemente analitiche e dettagliate; lo stesso si può dire di quanto presente nell’attuale sitografia, dove un suo profilo biografico compare significativamente in una rassegna dal titolo Carneade chi era costui? È giocoforza rifarsi quindi alle osservazioni dei suoi critici e in particolare a L. Cadorna, Lettere familiari, a cura di R. Cadorna, Milano 1967, p. 125; L. Capello, Note di guerra, I, Dall’inizio alla presa di Gorizia, Milano 1921, p. 136; L. Segato, L’Italia nella guerra mondiale, I, Preparazione alla guerra durante il periodo della nostra neutralità ed operazioni belliche durante il 1915, Milano 1935, p. 180.