OSIO, Luigi
OSIO, Luigi. – Nacque a Milano il 29 o il 30 dicembre 1803, terzogenito di Giuseppe e di Marianna Belvisi.
Muoni (1976, p. 223) e Natale (L’Archivio di Stato ..., 1976, p. 55) indicano il giorno 29, ma i Ruoli generali della popolazione del 1811 e del 1835 riportano il 30. La famiglia, facoltosa grazie al patrimonio ereditato dal nonno Ignazio, un ricco mercante di seta e altri tessuti, comprendeva almeno cinque fratelli – Nicola, Luigi, Francesco, Carlo e Benedetto – e due sorelle: Rosa, la primogenita, e Angiola, che divenne monaca.
Compiuto il corso di studi legali dopo un periodo di alunnato gratuito, il 17 ottobre 1822 prestò giuramento e intraprese la carriera nell’Amministrazione del Lombardo-Veneto come praticante presso la cancelleria del Comando generale militare della Lombardia. Dopo la morte del padre, nel 1825, le condizioni economiche della famiglia peggiorarono e Osio chiese di insegnare privatamente la lingua tedesca per incrementare il proprio stipendio. Intorno al 1828 sposò Teresa Paleari e dal matrimonio nacque, nel 1829, il figlio Giacomo. Rimasto vedovo, sposò, l’11 dicembre 1832, Amalia Songa, di Treviglio (Bergamo), dalla quale ebbe due figli, Giovanna, nata nel 1835, e Guglielmo, nel 1836.
Impiegato fedele, tranquillo, con «cognizioni e zelo non comuni» (Archivio di Stato di Milano, Atti di governo, Studi p. m., b. 456), nel 1834 ottenne l’importante incarico di commissario di polizia, ma lo rifiutò preferendo la carriera nella Cancelleria del vicerè, l’arciduca Giuseppe Ranieri d’Asburgo Lorena. Nel 1844 fu nominato araldo del Lombardo Veneto, con decreto del gran maggiordomo di Corte e, nel 1845, segretario aulico. Secondo Natale, la fedeltà al governo austriaco lo spinse a seguire il vicerè in fuga da Milano in seguito ai moti del 1848. Al ritorno degli austriaci, dopo la breve parentesi del governo provvisorio del 1848, fu confermato nel prestigioso incarico di segretario aulico, presso il commissario imperiale Franz von Hartig e in seguito presso il commissario plenipotenziario Alberto Montecuccoli-Laderchi. A coronamento della carriera e della fedeltà dimostrata al governo austriaco, nel 1851 il governatore generale del Regno Lombardo Veneto Josef Radetzky lo nominò direttore generale degli Archivi di Lombardia, come successore di Giuseppe Viglezzi, conservandogli il rango di segretario aulico.
La direzione generale degli Archivi lombardi aveva sede a Milano, nell’edificio del soppresso Collegio dei gesuiti di S. Fedele, e aveva giurisdizione, oltre che sull’Archivio governativo in S. Fedele, anche sugli altri archivi in diverse sedi in città e sugli archivi governativi di Mantova e Brescia. L’Archivio mantovano in particolare «piacque a preferenza degl’altri» all’autorevole sovrintendente degli Archivi toscani Francesco Bonaini, in visita in Lombardia nel 1857 (Archivio di Stato di Mantova, Archivio della Direzione, b. 53, f. 523).
Considerata la distanza da Milano, la direzione dell’Archivio governativo di Mantova fu delegata a Giovanni Zucchetti, ma Osio si riservò di compiere visite annuali.
Il direttore generale aveva ereditato una situazione complessa. Soprattutto gli archivi concentrati a S. Fedele erano stati in gran parte riorganizzati con un metodo adottato dal XVIII secolo, chiamato peroniano dal nome dell’archivista Luca Peroni che operò tra il XVIII e il XIX secolo. Il metodo considerava l’archivio secondo il punto di vista enciclopedico e, per questo, gli atti delle diverse magistrature, riuniti in depositi generali, furono estratti dagli archivi originari e ridistribuiti in base all’oggetto trattato. Nel corso del XIX secolo a metodi per materia come il peroniano si contrapposero nuovi procedimenti, che prevedevano il rispetto della struttura originaria data ai fondi documentari dagli enti produttori e vietavano il rimaneggiamento o lo smembramento degli archivi in fase di riordinamento e la creazione di serie artificiose o collezioni, costruite in funzione della ricerca del documento ma che del documento spezzavano i vincoli.
Nonostante le critiche e il diffondersi delle nuove metodologie, Osio continuò a difendere e applicare il metodo peroniano e, dal 1852, con il consenso del governo, cominciò a costituire una «grandiosa raccolta di preziosissimi autografi», riuniti nella Sezione storico diplomatica (ibid., b. 41, 4.01.1856). La Sezione era formata da collezioni di documenti create per «appagare la curiosità degli amatori di cose storiche», quindi per giovare alle esigenze di tipo scientifico letterario (Documenti diplomatici tratti dagli Archivi milanesi, I, 1, Milano 1864, ristampa anastatica 1970, p. XII). Faceva parte della Sezione storica una collezione di sigilli da cui derivò, nel 1860, la pubblicazione di un catalogo dal titolo Impronte di sigilli pubblici e privati cavate quasi per intero dal carteggio ducale dei secoli XV e seguenti esistente presso i Regi Archivi di Milano.
Negli anni in cui fu creata la Sezione storica, il diplomatista tedesco Theodor Sickel frequentò l’Archivio di Milano per eseguire l’incarico assegnatogli dal governo francese di cercare in Italia fonti archivistiche per la storia politica della Francia nel secolo XV. Il diplomatista raccontò la sua esperienza milanese in cinque articoli, pubblicati sul Wiener Zeitung nel maggio 1858, intitolati Scienza, arte, vita pubblica negli archivi di Milano. Sickel, confrontata la situazione milanese con quella veneziana, sostenne che gli archivi milanesi fossero disordinati e di fatto inconsultabili, e mise in discussione i metodi utilizzati per ordinarli. Osio rispose alle critiche sulle pagine della Gazzetta ufficiale di Milano (20, 31 luglio, 30 settembre 1858), nell’articolo Gli archivi di Milano. Osservazioni critiche, ribadendo l’utilità del metodo utilizzato.
Dopo l’unificazione nazionale, dal 31 dicembre 1860, gli archivi lombardi ed emiliani furono posti alle dipendenze della direzione generale degli Archivi del Regno, con sede a Torino, affidata al senatore Michelangelo Castelli. Osio fu confermato nell’incarico alla direzione degli Archivi governativi di Milano con uno stipendio superiore al previsto, di 6000 lire, a risarcimento del mancato compenso, dal 1859, per la carica di araldo del Regno Lombardo Veneto. I lavori nella Sezione storico diplomatica continuarono e, nel 1864, Osio pubblicò la corrispondenza diplomatica dal XV secolo fino al 1535 nei Documenti diplomatici tratti dagli archivi milanesi.
Pochi anni dopo, fece parte della Commissione istituita dai ministeri della Pubblica Istruzione e dell’Interno per discutere dell’organizzazione dell’Amministrazione archivistica italiana. La Commissione, detta Cibrario dal nome del presidente, il ministro Giovanni Cibrario, comprese politici (lo stesso Cibrario, i senatori Castelli e Diodato Pallieri), il bibliotecario della Biblioteca nazionale di Firenze Giuseppe Canestrini, e con Osio i direttori dei maggiori archivi: il soprintendente degli Archivi toscani Francesco Bonaini, il direttore dell’Archivio di Napoli Francesco Trinchera, il direttore dell’Archivio di Venezia Tommaso Gar, Cesare Guasti di Firenze e Amadio Ronchini di Parma. I pareri della Commissione furono recepiti dal r.d. 5 marzo 1874, n. 1852, promosso dal ministro Girolamo Cantelli, che pose gli archivi di Stato alle dipendenze del ministero dell’Interno.
Negli anni della sua direzione Osio affrontò anche il problema della mancanza di spazio e di condizioni idonee alla conservazione dei documenti nel deposito di S. Fedele. Già nel 1860, in una lettera al senatore Castelli, riferì che durante una visita effettuata agli Archivi in S. Fedele, Cavour si era dimostrato soddisfatto dell’ordine dei documenti ma non degli «infelicissimi» locali in cui si trovavano (Archivio di Stato di Milano, Miscellanea storica, b. 112, 16.02.1860). Tra i fabbricati demaniali disponibili Osio individuò nel palazzo un tempo sede del Collegio elvetico e, per qualche anno, del Senato napoleonico, il luogo adatto ad accogliere i diversi archivi sparsi in città. Il trasferimento ebbe inizio nel 1871.
Nel 1871 diede nuovo avvio all’attività della Scuola di istituzioni diplomatico-paleografiche, annessa agli Archivi governativi in S. Fedele, sospesa dal 1863, ed emanò il Regolamento per l’Archivio di Stato di Milano (in L’Archivio di Stato di Milano. Manuale storico-archivistico, a cura di A.R. Natale, I, Guide e cronache dell’800, s.l. 1976, pp. 184-195), col quale la documentazione fu organizzata in due sezioni, quella storico-diplomatica, comprendente carte che a prescindere dall’epoca si potevano considerare come eminentemente storiche, e quella amministrativa, in cui furono inclusi gli atti moderni e d’interesse amministrativo.
Con l’aggravamento delle sue condizioni di salute, precarie già dal 1859, Osio fu costretto a lunghi periodi di riposo in campagna presso Besana Brianza.
Morì il 3 marzo 1873 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano.
Ebbe varie onorificenze: cavaliere dell’Ordine di Danebrog di Danimarca (1860); ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1865); cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia (1870); membro della Deputazione di storia patria e socio dell’Ateneo di Milano.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Archivio dell’archivio, mazzi 21; 23; 26, ff. 93-94; 27; 51, f. 189; 52, ff. 190, 192; reg. 86; Archivio di Stato di Mantova, Archivio della Direzione, bb. 41, 42, f. 261; 43, ff. 559, 617; 48, ff. 351, 353; 53, ff. 425, 523; Archivio di Stato di Firenze, Soprintendenza generale agli Archivi toscani, Affari, filze 15, 17, 50, 53, 82, 102 (corrispondenza con Francesco Bonaini); Archivio di Stato di Milano, Miscellanea storica, b. 112 (carteggio); Atti di governo, Studi p. m., b. 456, f. Osio Luigi, per essere autorizzato all’insegnamento della lingua tedesca, 1828; ibid., Popolazione p. m., b. 194: Elenco delle persone morte in città dal giorno 1 al giorno 8 marzo 1873; Notarile, f. 50470; Genio civile, bb. 6298, 6328; Ufficio del registro di Milano, Successioni, b. 56, n. 113/35; Milano, Archivio storico civico, Ruoli generali della popolazione, anni 1811, 1835; ibid., Famiglie, b. 1092. L’Archivio di Stato di Milano. Manuale storico-archivistico, a cura di A.R. Natale, I, Guide e cronache dell’800, s.l. 1976, pp. 55-66; D. Muoni, Archivi di Stato in Milano. Prefetti o direttori (1468-1874). Note sull’origine formazione e concentramento, ibid., pp. 219-223; A.R. Natale, Teoria e pratica archivistica dell’800 nella polemica Sickel-Osio(1858), Milano 1976; A. Bazzi, Contributi allo studio dei sigilli in Lombardia. Il catalogo di L. O. e la collezione di sigilli staccati dell’Archivio di Stato di Milano, in Arte lombarda, 1978, n. 49, pp. 105-111; C. Paganini, La Scuola archivistica milanese, in Archivi per la storia, II (1989), pp. 235-250; G. Cagliari Poli, L’Archivio di Stato di Milano, in L’Archivio di Stato di Milano, a cura di G. Cagliari Poli, Firenze 1992, pp. 11-24; C. Paganini, Il Collegio elvetico, ibid. pp. 139-149; E. Lodolini, Storia dell’archivistica italiana, Milano 2001, ad indicem.