SERRA, Luigi Ottavio.
– Nacque a Genova il 31 marzo 1774 da Domenico e da Maria Arduino.
La famiglia paterna, originaria di Bonassola, presso La Spezia, aveva lunghe tradizioni marinare, e anche il giovanissimo Serra, nel 1788, fu imbarcato come novizio su piccole navi della Marina mercantile genovese che facevano vela verso il Levante e il Nordafrica, nelle quali acquisì via via i gradi di pilota e capitano.
Nel 1800, al tempo dell’assedio di Genova da parte degli austriaci e degli inglesi, tornò in patria e fu al servizio del corsaro Giuseppe Bavastro, che per conto dei francesi combatteva le navi britanniche nel mar Ligure. Caduta Genova, Serra seguì Bavastro sulla nave che trasportò in Francia un gran numero di ufficiali transalpini e di esuli italiani.
Nel maggio del 1801 fu inquadrato nella Marina da guerra della Repubblica Ligure con il grado di tenente e imbarcato sullo sciabecco N. S. del Belvedere, comandato da Nicolò Bavastro, cugino di Giuseppe, che condusse per tre anni un’intensa attività di corsa e controcorsa. Nel marzo del 1804 Serra era a Istanbul, dove si imbarcò come pilota sul brigantino russo Caterina II, con il quale poté giungere a Marsiglia schivando le navi inglesi. Di lì, con la nave genovese N. S. del Rosario, poté tornare in patria, dove il governo ligure gli affidò il comando di una feluca dello stuolo pubblico, che il 28 novembre 1804 sostenne un combattimento vittorioso contro un corsaro inglese.
Nel giugno del 1805, allorché la Liguria fu annessa alla Francia, Serra entrò nella Marina militare napoleonica e il 4 agosto fu imbarcato sulla fregata Incorruptible, facente parte della squadra che in quel mese partecipò a una spedizione contro Algeri. Il 2 aprile 1806 fu destinato come secondo di bordo al brick La Ligurie che – dopo la conquista del Regno di Napoli da parte francese – doveva contrastare gli inglesi in quei mari. Il 17 aprile, a Capo d’Anzio, La Ligurie si scontrò con la fregata britannica Sirius e Serra fu gravemente ferito dopo essersi segnalato in combattimento, tanto che il ministro della Marina volle conoscere «son âge, le grade qu’il occupait et les services qu’il a rendu dans la marine ligurienne» (Grosso, 1933, p. 588).
Guarito dalle ferite, il 12 settembre 1806 fu trasferito alla Marina del Regno di Napoli e comandato su una cannoniera di stanza a Gaeta che prestava servizio di scorta ai mercantili. Nel gennaio del 1807 fu richiamato a Genova e il 22 febbraio riprese servizio su La Ligurie, della quale l’anno dopo assunse il comando. Il 16 aprile 1813, in seguito al disarmo di quella unità, fu trasferito a Livorno come secondo di bordo sul brick Zéphir; quindi nel 1814 passò a Tolone e infine, dopo la caduta dell’Impero napoleonico, fu licenziato dal governo restaurato della Francia e tornò a Genova, dove venne pensionato dall’effimero governo repubblicano.
Annessa la Liguria al Regno di Sardegna, l’ammiraglio piemontese Giorgio Des Geneys ebbe l’incarico di riorganizzarne la Marina militare, e fra i suoi primi atti vi fu la scelta dei migliori elementi che avevano combattuto sotto le insegne francesi, tra i quali Serra, di cui Des Geneys scriveva già il 2 marzo 1815: «C’est un bon marin, j’ai lieu d’être satisfait de son zèle et du dévoument qu’il témoigne au service de S. M.» (Grosso, 1933, p. 746). Entrò così a far parte della Marina sarda come tenente di vascello e il 1° settembre partecipò all’occupazione dell’isola di Capraia al comando della mezza galera Liguria, quindi passò in Sardegna per farvi crociere contro i barbareschi.
Nel gennaio del 1817 seguì l’armamento della fregata Maria Teresa che si stava allestendo a Genova e che fu ultimata nel 1818, anno in cui venne allestito anche il brick Nereide, di cui Serra assunse il comando il 6 maggio 1819, passando poi nel 1820 a comandare la corvetta Tritone. Con quest’ultima compì delicate missioni ed ebbe a fronteggiare due forti tempeste, tenendo una condotta tale da meritare i maggiori elogi di Des Geneys. Sempre nel 1820, recatosi a Napoli durante i moti in quel Regno per imbarcarvi l’ambasciatore sardo, sventò un tentativo dei rivoltosi di impadronirsi della sua nave, cosa per cui fu decorato da Vittorio Emanuele I con una medaglia d’oro. Anche durante i moti del 1821 la sua condotta fu improntata al massimo lealismo verso la monarchia, il che in seguito gli valse il collare dell’Ordine mauriziano. Sempre nel 1821 fu protagonista, nel porto di Genova agitato da una furiosa burrasca, del salvataggio del brick Zeffiro da lui comandato, un’azione ancora una volta pubblicamente elogiata da Des Geneys.
Nel marzo del 1822 tornò al comando del Tritone, con cui partecipò alla crociera della squadra sarda nel Maghreb che mirava a far conoscere alle reggenze barbaresche la forza della Regia Marina e, nel contempo, a celebrare il nuovo trattato commerciale tra il Regno sabaudo e il Marocco. A un’analoga spedizione, estesa però sino a Istanbul, partecipò tra il marzo e il dicembre del 1823, al comando della fregata Cristina, con la quale l’anno successivo compì un’altra crociera che aveva anzitutto lo scopo di istruire i giovani guardiamarina. Nel contempo a Serra fu più volte affidato il compito di trasportare via mare diversi membri della Casa reale o ambasciatori presso potenze estere.
Nel 1825, in seguito alla rottura dei rapporti con il bey di Tripoli, Serra partecipò con la Cristina alla spedizione contro quella reggenza e si distinse in un combattimento del 27 agosto. L’anno successivo, il 1° febbraio, grazie anche a questa condotta fu promosso da capitano di fregata a capitano di vascello. Con tale grado il 6 giugno seguente fu messo a capo di una squadra composta dalla Cristina, dal Tritone e dalla Nereide, con l’incarico di scortare i mercantili sardi tra la Crimea e Istanbul, per i quali si temeva l’assalto dei corsari greci: un compito particolarmente delicato perché infuriava a quel tempo la guerra greco-turca. Tornata la squadra a Genova nell’autunno di quell’anno, ne ripartì il 12 marzo 1827 per una nuova campagna in Levante, e poi di nuovo il 23 maggio 1828, sempre sotto la direzione di Serra, che in quest’ultima occasione comandava la fregata Beroldo. Nella campagna del 1827 Serra dovette compiere anche una delicata missione a favore della Porta, perché l’interesse del governo sardo richiedeva questo atto contrario alla neutralità che pure esso ufficialmente professava.
Il 26 marzo 1829 assunse il comando della nuova fregata Haute-Combe per traghettare in Sardegna il principe di Carignano, poi nel maggio del 1830 partecipò, al comando della Maria Teresa, a una spedizione diretta a Tunisi per appianare il contrasto fra il bey locale e il console sardo. L’anno successivo fu incaricato di presidiare il porto di Genova, per contrastare eventuali tentativi rivoluzionari. Nel 1832 comandò una nuova crociera, durata oltre sette mesi e finalizzata alla protezione della navigazione nazionale nei mari del Nordafrica e del Levante, a tenere i contatti con i consoli sardi in quei porti e ad addestrare i giovani ufficiali.
Restò a terra tra il gennaio del 1833 e l’aprile del 1834, quando riprese il mare sul Beroldo per una missione diplomatica presso il governo della Grecia, di cui si voleva sollecitare la protezione dei negozianti e naviganti sardi operanti in quel Paese: missione che comportava anche la raccolta di informazioni economiche e militari sia nella stessa Grecia, sia nel Maghreb.
Nel 1835 fu nominato presidente onorario della Société générale des naufrages e l’anno successivo fu proposto per la nomina a decurione della città di Genova, che rifiutò ritenendola incompatibile con i suoi doveri militari. Riprese invece il mare l’11 novembre di quell’anno, al comando di una forte squadra che doveva vigilare in un momento di pericolose tensioni tra il Marocco e il Portogallo che potevano sfociare in un intervento del Regno di Sardegna contro lo Stato lusitano. Scongiurata questa evenienza, la crociera si risolse in un’occasione per addestrare ufficiali ed equipaggi, anche tramite una finta battaglia navale combattuta il 21 novembre al largo di Genova.
Con regie patenti del 23 marzo 1838 Carlo Alberto insignì Serra del titolo di conte, trasmissibile ai suoi discendenti. Contemporaneamente fu promosso al grado di contrammiraglio, con cui era ora inquadrato nello Stato maggiore generale della Regia Marina, alle dirette dipendenze di Des Geneys, che di lui aveva la massima stima. Morto quest’ultimo l’8 gennaio 1839, Serra assunse ad interim la sua carica e la tenne per cinque mesi, al termine dei quali il re gli accordò la croce di commendatore dell’Ordine mauriziano e lo nominò ispettore di Marina e vicepresidente del Consiglio superiore dell’Ammiragliato, di cui gli fu in seguito affidata la presidenza. Il 12 dicembre 1840 ebbe la direzione della scuola nautica presso la Regia Marina, mentre il 14 luglio 1843 fu chiamato a presiedere l’Ammiragliato mercantile, che era stato istituito due mesi prima. Infine il 12 aprile 1848 il principe Eugenio di Savoia-Carignano, dovendo lasciare il comando generale della Marina per assumere la luogotenenza generale del re, chiamò Serra a sostituirlo provvisoriamente, facendogli poi avere, il 20 marzo 1849, la promozione a viceammiraglio.
Le tragiche vicende di quell’anno, con la sconfitta di Novara e la sanguinosa insurrezione di Genova, lo convinsero a chiedere il collocamento a riposo, che ottenne il 30 maggio 1849.
Morì a Genova il successivo 25 ottobre, e la sua eredità nella Marina fu raccolta dal nipote Francesco (1801-1877), futuro ammiraglio e senatore del Regno d’Italia, la cui brillante carriera si era svolta all’ombra dello zio e prevalentemente sulle navi comandate da quest’ultimo.
Fonti e Bibl.: Calendario generale pe’ regii Stati, I, Torino 1824, p. 280; XVI, Torino 1839, p. 334; A. Nichelini, Storia della marina militare del cessato Regno di Sardegna dal 1814 sino alla metà del 1861, Torino 1863, p. 9; E. Prasca, La marina da guerra di casa Savoia dalle sue origini in poi, Roma 1892, pp. 103, 106, 109, 115; Id., L’ammiraglio Giorgio Des Geneys e i suoi tempi, Pinerolo 1926, pp. 214-217, 311, 326, 336-339, 348; O. Grosso, L’ammiraglio L. S., in Genova. Rivista municipale, XIII (1933), pp. 581-591, 746-762; V. Ilari - P. Crociani, Le marine italiane di Napoleone. Le marine ligure, toscana e romana, 1797-1814, Milano 2014, pp. 118 s.