PAGANI, Luigi
PAGANI, Luigi. – Figlio di Bortolo e di Barbara Monticelli, nacque a Bergamo il 19 dicembre 1829 nella parrocchia di S. Alessandro in Colonna, dove venne battezzato il 21 dicembre dello stesso anno con il nome Amadio Luigi.
Nel 1850 chiese di essere ammesso alle classi di disegno a figura presso l’Accademia Carrara di Bergamo. Nel 1852 espose presso l’Accademia una serie di lavori in qualità di plasticatore. Nel 1853 presentò richiesta di ammissione all’anno scolastico 1853-54 come studente soprannumerario di figura presso la stessa istituzione; tra il 1853 e il 1855 realizzò diverse opere scultoree per gli altari e il coro della chiesa di S. Anna a Bergamo.
Dal 1854 è documentata la sua presenza all’Accademia di belle arti di Brera, dove frequentò la scuola di scultura di Benedetto Cacciatori. A conclusione del primo anno di studi vinse il premio Sanquirico per la Scuola degli elementi di figura. Sempre nel 1854 espose all’Accademia Carrara alcune opere di modellato. Nel 1856 conseguì l’accessit al concorso di seconda classe per la ‘statua isolata in plastica’ (il primo premio venne vinto da Francesco Barzaghi) e continuò la sua attività di scultore a Bergamo, dove collaborò ai lavori di ripristino del battistero della cattedrale di S. Maria Maggiore condotti dall’architetto Raffaele Dalpino, con alcune statue di marmo bianco in sostituzione di quelle andate perdute, eseguì un busto dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, acquisito dall’Accademia Carrara (ov’è tuttora conservato), ed espose presso la stessa Accademia il bassorilievo Rosa mistica. Fu premiato nuovamente a Brera nel 1857 per i concorsi relativi alla ‘copia di panneggiamenti in plastica’, a pari merito con Barzaghi, e per la ‘statua isolata in plastica’. Nello stesso anno espose numerose opere (statue e bassorilievi) all’Accademia Carrara: un Redentore, commissionatogli per la chiesa di Entratico, un S. Cristoforo, il busto di Francesco Giuseppe, Rosa mistica.
Partecipò all’esposizione di Brera del 1859 con Il serpente di bronzo, un bassorilievo «di gran merito» (Il Cicerone nelle sale di Brera, 1859, p. 43). Nel 1861 vinse il primo premio del concorso di istituzione governativa per la scultura con il gesso Gesù nell’orto, depositato alla Galleria di arte moderna di Milano nel 1902.
Nel 1863 presentò a Brera quattro figure modellate a bassorilievo rappresentanti le tre Virtù teologali e la Temperanza, eseguite per il tamburo della chiesa delle Grazie di Bergamo, e il bassorilievo raffigurante la Istoria commissionatogli per il cenotafio del cardinale Angelo Mai nella chiesa parrocchiale di Schilpario.
Allo stesso monumento lavorarono gli scultori Giovanni Benzoni, per il busto del cardinale, e il bergamasco Andrea Galletti, per le parti ornamentali; con quest’ultimo Pagani aveva già collaborato durante i lavori per la chiesa di S. Anna a Bergamo.
L’anno successivo espose a Brera «quattordici bassorilievi [in stucco] per la stazione della Via Crucis da collocarsi nella cappella del Ss. Crocifisso che si sta costruendo attigua al duomo di Bergamo» (Esposizione, 1864, p. 79) e un busto del colonnello Francesco Nullo, conservato oggi al Museo storico di Bergamo.
Nel 1865 presentò a Brera la statua in marmo Torquato Tasso alla corte del duca di Ferrara e all’Esposizione internazionale di Oporto il gruppo L’esilio e la figura Mosè fanciullo, rientrando nel novero degli scultori italiani che ricevettero un premio di prima classe. Nel 1866 fu incaricato dalla Fabbriceria del duomo di Milano dell’esecuzione della statua di S. Claudio scalpellino, destinata al quarto ordine del finestrone rivolto a sud della sacrestia meridionale, dove ancor’oggi si trova.
Dell’opera, giudicata nel 1867 dalla commissione di collaudo come «lodevolmente eseguita» (Milano, Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Lavori duomo. Scultura, 1866-67, cartella n. 44) e pagata 1500 lire italiane, è conservato il modello in gesso nel Museo del duomo.
Sempre nel 1867 eseguì un angelo a dimensioni maggiori del naturale per la chiesa di Caprino, quattro angeli in scagliola per la chiesa delle Grazie di Bergamo e la statuetta Le pauvre fornaretto, presentata all’Esposizione universale di Parigi. Nello stesso anno fu tra gli scultori invitati alla realizzazione delle statue in gesso destinate a ornare l’interno della erigenda galleria Vittorio Emanuele (presto rimosse a causa del loro rapido ammaloramento); la figura assegnata a Pagani fu quella di Marco Polo.
Pagani continuò a partecipare sistematicamente alle esposizioni di Brera, con le opere: Sposa contadina dei contorni di Bergamo (1866, busto); Eleonora duchessa d’Este (1867, busto); Mosè nelle acque (1868, putto a grandezza naturale); La prima comunione (1868, busto dal vero); Pegno d’amore (1869, figura muliebre); La toilette della maschera (1870, busto); Fiori di maggio (1870, busto); Luisa Sanfelice di Napoli (1870, busto; soggetto riproposto nel 1871 e nel 1872; quest’ultima versione, firmata e datata, è oggi conservata alla Galleria d’arte moderna di Milano); Selika e Nelusko (1871, busti in marmo e bronzo, personaggi dell’opera L’africaine); Luciano Manara (1872, busto in gesso, modello per una scultura in marmo poi realizzata da Pagani e inaugurata ad Antignate nel 1873); La vivandiera di Marina (1873, busto; una scultura di tale soggetto entrò nel 1889 nelle collezioni del Museo di Troyes); Le bolle di sapone, gruppo di putti al vero. Idillio pompeiano (1874); È morta!!! (1874, figura di bimba dal vero); Amore in agguato, che posa sui fiori (1875, figura al naturale, soggetto riproposto nel 1881); busto di don Francesco Novi (1875, commissionato dalla cittadinanza di Chiavenna); Psiche che contempla Cupido (1875, figura dal vero); La Peri (1876, statua a grandezza naturale, ispirata al componimento Paradise and the Peri del poeta Thomas Moore); La sposa (costume genovese) (1876, busto); S. Filippo e s. Giacomo (1876, statue a dimensioni maggiori del vero per il duomo di Bergamo); modello in gesso del monumento funebre per la famiglia Bertolla (1879; l’opera fu realizzata nello stesso anno e collocata nel cimitero di Staglieno a Genova); modello in gesso del monumento agli eroici bresciani caduti nelle Dieci giornate del 1849 e nelle battaglie di Solferino e San Martino del 1859 (1879; nello stesso anno il monumento in marmo e bronzo venne inaugurato nel cimitero vantiniano di Brescia); Costume orientale (1880, busto, riproposto nel 1881); Il primo amico (1881, statuetta); I modelli dell’artista (1881, gruppetto, già proposto nel 1878 all’Esposizione universale di Parigi); S.M. Vittorio Emanuele (1881, busto); Contadina lombarda (1881, busto); Ritratto del maestro Donizetti (1887, statua in gesso).
A partire dal 1870 si intensificò la sua partecipazione ad altri eventi espositivi italiani ed esteri, con soggetti già presentati alle esposizioni milanesi; opere inedite presentò invece all’Accademia Carrara (La modestia, 1870), a Napoli (La Sibilla e Impressioni di una triste pagina, 1877) e nuovamente a Bergamo (Giovanni Morelli, busto in gesso, e Il concittadino Paleocapa, modello di monumento, 1892). All’estero espose, oltre ai già citati eventi di Oporto del 1865 e di Parigi del 1867 e 1878, alla Royal Academy di Londra nel 1872, al Royal Glasgow Institute of the fine arts annual exhibition nel 1876, al Salon de la Société des artistes français a Parigi nel 1883 e all’Esposizione internazionale di Nizza del 1884.
Realizzò il monumento funebre del vescovo di Bergamo Luigi Speranza (deceduto nel 1879), destinato al cimitero di Valtesse e poi trasferito nello scurolo del duomo di Bergamo, e il busto per il cenotafio del vescovo nel cimitero di Piario. Negli anni Ottanta collaborò con Barzaghi alla realizzazione dei monumenti a Vittorio Emanuele II: a Lodi (il modello in gesso del sovrano, di Barzaghi, è oggi conservato alla Galleria d’arte moderna di Milano), a Bergamo e a Genova; i primi due monumenti furono inaugurati nel 1884, il terzo nel 1886.
L. Chirtani (pseudonimo di Luigi Archinti, in L’illustrazione italiana, 1886, pp. 44 s.), in occasione dell’inaugurazione del monumento di Genova, indica Pagani come principale artefice della «modellazione del cavallo».
Dai cataloghi delle esposizioni di Brera Pagani risulta cavaliere della Corona del Regno di Italia almeno dal 1880; dallo stesso anno fu socio onorario dell’Accademia milanese, fino ad almeno il 1892. Nel 1890 fu nominato socio dell’Ateneo di scienze, lettere e arti di Bergamo.
Nel 1888 l’Accademia Carrara di Bergamo acquistò direttamente dall’artista i busti dei pittori Enrico Scuri e Francesco Coghetti, tuttora conservati presso tale istituzione. Nel 1891 eseguì il busto di Vittore Tasca, ora al Museo storico di Bergamo. Per l’attuale facciata della chiesa di S. Bartolomeo, nella stessa città, realizzata a partire dal 1897, realizzò due bassorilievi raffiguranti il martirio di S. Bartolomeo e quello di S. Stefano.
Nel giugno 1904 Pagani, celibe, fece richiesta di ammissione al Pio Albergo Trivulzio di Milano, allora in via Signora 10, dove entrò il 19 settembre e dove morì il 21 ottobre 1905. Tre giorni dopo ne venne data notizia nelle pagine del Corriere della sera.
Pochi sono i riferimenti critici all’opera di Pagani. Rossi (1996, p. 173) riconosce nello scultore una presenza centrale «alla comprensione degli sviluppi culturali dell’Accademia Carrara nell’Ottocento», presso la quale non fu mai istituita una scuola di scultura. In Nicodemi e Bezzola (1938, p. 188) viene sottolineata la fedeltà allo stile del maestro Benedetto Cacciatori, definito da Zanchetti (1995, p. 50) «estremo rappresentante di una cultura artistica ormai al tramonto», quella dell’accademia classicista di primo Ottocento. Bossaglia e Di Giovanni (1977, pp. 40 s.) osservano il persistere di un «accademismo scolastico», con riferimento alla citata statua di S. Claudio scalpellino, ma sottolineano anche, in una visione più generale del percorso artistico di Pagani, la buona capacità di ritrattista e l’attenzione al dato reale, aspetto che viene ribadito anche da Vicario (1994, p. 776; 1995, p. 121), unitamente al grande virtuosismo tecnico. Questi ultimi elementi, insieme alla predilezione per una certa tipologia di soggetti, consentono di collocarlo a pieno titolo tra i rappresentanti di quella che fu definita dai suoi contemporanei la ‘Scuola di Milano’ (Tedeschi, 1995).
Fonti e Bibl.: Bergamo, Accademia Carrara, Archivio, Carriere scolastiche, f. personale di Luigi Pagani, 1850-53; Milano, Museo Martinitt e Stelline, Archivio storico, PAT-Uomini 1893/1909, Registro degliaspiranti al ricovero nel Pio Albergo Trivulzio di Milano, n. 1356; Il Cicerone nelle sale di Brera ovvero breve illustrazione delle opere esposte nelle sale della Reale Accademia di Milano l’anno 1859, Milano 1859, p. 43; Esposizione delle opere di belle arti nelle gallerie del Palazzo nazionale di Brera nell’anno 1864, Milano 1864, p. 79; V. Pagnoncelli, Bergamo o sia Notizie patrie, Almanacco storico-artistico-letterario per l’anno 1864, Bergamo 1864, pp. 145 s.; Id., Bergamo o sia Notizie patrie, Almanacco storico-artistico-letterario per l’anno 1867, Bergamo 1867, pp. 97 s.; Gazzetta provinciale di Bergamo, 22 novembre 1884; Ibid., 24 novembre 1884; L’illustrazione italiana, 18 luglio 1886, pp. 42-45, 56; P. Locatelli, Illustri bergamaschi. Studi critico-biografici, III, Intarsiatori, architetti e scultori, Bergamo 1879, pp. 208 s.; Il Corriere della sera, 24 ottobre 1905; A. De Gubernatis,Dizionario degli artisti italiani viventi. Pittori, scultori e architetti, Milano 1906, p. 341;G. Nicodemi - M. Bezzola, La galleria d’arte moderna, III, Le sculture, Milano 1938, p. 188; L. Caramel - C. Pirovano, Galleria d’arte moderna. Opere dell’Ottocento, Milano 1975, pp. 21, 654 s.; A. Gualandris, Monumenti e colonne di Bergamo, Bergamo 1976, p. 43; Scultura romantica e floreale nel duomo di Milano, a cura di R. Bossaglia - M. Di Giovanni (catal.), Milano 1977, pp. 40 s.; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, VIII, Bergamo 1989, p. 226; A. Panzetta, P. L., in Dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, I, Torino 1994, p. 202; V. Vicario, P. L., in Gli scultori italiani. Dal neoclassicismo al liberty, II, Lodi 1994, pp. 773-776 ; F. Rossi, Accademia Carrara, IV, Catalogo dei dipinti sec. 19, Cinisello Balsamo 1995, pp. 86 s.; F. Tedeschi, La scultura della “Scuola di Milano” attraverso le esposizioni internazionali (1851-1878) e la critica, in Due secoli di scultura, Milano 1995, pp. 64-80 passim; G. Zanchetti, Benedetto Cacciatori e il declino del classicismo accademico, pp. 50-63 passim; V. Vicario, La scultura bresciana dell’Ottocento e del primo Novecento, Spino d’Adda 1995, p. 121; F. Rea, L. P., in Maestri e artisti. 200 anni della Accademia Carrara, a cura di F. Rossi (catal., Bergamo), Milano 1996, p. 312; F. Rossi, In ricordo di Daniele Riva, ibid., pp. 172-195, in partic. pp. 173 s.;Vado a Brera. Artisti, opere, generi, acquirenti nelle esposizioni dell’800 dell’Accademia di Brera, a cura di R. Ferrari, Brescia 2008; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 138.