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PELLEGRIN, Luigi

di Roberto Dulio - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)
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PELLEGRIN, Luigi

Roberto Dulio

– Nacque il 21 aprile 1925 a Courcelette (Somme), da Paolo, falegname e carpentiere di origini friulane, che si era trasferito in Francia per lavoro, e da Brigida Fornasier.

Alla fine degli anni Venti la famiglia rientrò in Italia: il padre trovò occupazione a Roma nella costruzione del complesso religioso del Buon Pastore (1929-34), progettato dall’architetto Armando Brasini. Il giovanissimo Pellegrin accompagnò spesso il genitore sul cantiere del monumentale edificio baroccheggiante che stava sorgendo nella periferia romana, la cui attrattiva finì probabilmente per contribuire alla decisione di compiere gli studi di architettura, intrapresi immediatamente dopo la fine della Grande Guerra.

Nel 1946 Luigi Pellegrin si iscrisse così alla facoltà di architettura di Roma, dove fu allievo di Mario De Renzi, Enrico Del Debbio, Vincenzo Fasolo, Arnaldo Foschini, Saverio Muratori, Pier Luigi Nervi, Marcello Piacentini. Si laureò nel 1953, dopo una serie di brevi interruzioni degli studi, e nello stesso anno si trasferì negli Stati Uniti, a New Orleans, dove lavorò per l’architetto William R. Burk, specializzato nella progettazione di edifici scolastici. Con uno dei giovani collaboratori di Burk, James Lamantia, conosciuto probabilmente in Italia (dove quest’ultimo aveva beneficiato di una borsa Fulbright nel 1949), Pellegrin partecipò ad alcuni concorsi.

Nell’estate del 1954 visitò alcune opere degli architetti della Scuola di Chicago e di Frank Lloyd Wright, l’interesse verso i quali era quasi certamente stato sollecitato, prima della partenza dall’Italia, dall’attività critica di Bruno Zevi, infaticabile animatore dell’Associazione per l’architettura organica (APAO). Dopo il rientro in Italia alla fine del 1954, Pellegrin si legò infatti a Zevi: per L’architettura: cronache e storia, la neonata rivista da questi diretta, Pellegrin scrisse, tra il 1956 e il 1957 (sui numeri 6, 8-10, 14-18), una serie di nove articoli su Louis Henry Sullivan, Wright, John Wellborn Root e George Grant Elmslie.

Nella stessa rivista di Zevi trovarono spazio i progetti di Pellegrin, a testimonianza di un’iniziale ed esplicita adesione al linguaggio wrightiano, seppure autonomamente rielaborato, come negli Uffici postali di Saronno e di Suzzara (1958). Nel corso del decennio successivo, la matrice organicista trovò una ancor più originale declinazione espressiva e articolata relazione tra gli spazi, sia nei progetti dei vari quartieri INA-Casa (1957-62), tutti eseguiti, tra gli altri, con Ciro Cicconcelli, con il quale Pellegrin collaborò ripetutamente, sia nei progetti di edifici per abitazioni, sia nei numerosi progetti di scuole, la cui pratica, affinata nello studio di Burk, venne poi ricondotta in Italia al programma di sperimentazione del ministero della Pubblica Istruzione.

Nel 1962 Pellegrin sposò Luciana Menozzi, pure architetto: dal matrimonio nacquero Paolo (1964) e Chiara (1966). Negli anni Sessanta partecipò a una serie di concorsi, tra i quali quello per la ricostruzione del teatro Paganini a Parma, vinto nel dicembre 1965 pur non avendo esito, e nel 1967 quello per i nuovi uffici della Camera dei deputati a Roma; parallelamente continuò l’attività legata all’edilizia scolastica. In tutti questi campi l’interesse dell’architetto, sempre caratterizzato da un linguaggio articolato e composito, si spostò sull’utilizzo di nuovi materiali e tecniche costruttive, in special modo la prefabbricazione, oltre che verso nuovi modelli di aggregazione urbana e sociale, tali da veicolare gradatamente l’avanguardistico immaginario espressivo di Pellegrin al limite del futuribile.

A partire dal decennio successivo le concrete occasioni dell’edilizia scolastica cedettero gradatamente il passo a progetti di macrostrutture da sviluppare sul territorio, come gli studi di città lineari del 1970, memori delle avanguardie costruttiviste piuttosto che lecorbusieriane, ma anche di alcune visionarie proposte di Wright (Broadacre City, del 1934, o il piano per Baghdad, del 1957), consapevoli delle ricerche degli Archigram, e certo prossime anche ad altre esperienze italiane, come il progetto dell’Asse attrezzato per Roma di Bruno Zevi e dei suoi sodali, del 1967-70. L’idealizzazione di questi progetti si concretizzò anche in un parallelo percorso artistico che dalla fine degli anni Sessanta, fino all’inizio dei Novanta, portò Pellegrin a realizzare grandi disegni, densi di suggestioni oniriche e surreali, al tempo stesso arcaiche e fantascientifiche. Questa esperienza contribuì a emancipare l’architetto dalle influenze formali più esplicite, permettendogli la messa a punto di un linguaggio sempre più autonomo e personale.

L’impegno professionale si affiancò a quello accademico e didattico quando nel 1971 Pellegrin ottenne la cattedra di Composizione architettonica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove continuò la sua ricerca in equilibrio sui diversi fronti del progetto. Il passaggio dalla grande alla piccola scala, senza sacrificare la componente utopistica, portò infatti alla realizzazione di un prototipo di cellula abitativa in materiali sintetici e forme plastiche per il SAIE (Salone Internazionale dell’industrializzazione edilizia) di Bologna del 1975, mentre la carica ideale venne nuovamente confermata da un’altra serie di progetti per concorsi, come quelli per il Parco de la Villette a Parigi, del 1979; per il recupero della FIAT Lingotto a Torino, del 1983, per l’Opéra Bastille a Parigi, dello stesso anno.

L’ultima fase dell’attività di Pellegrin, dalla metà degli anni Ottanta alla metà dei Novanta, non si concretizzò in quasi nessuna realizzazione, ma vide l’architetto impegnato in una serie di piani di sviluppo e sistemazione urbana e territoriale per la città di Roma: da quelli legati a specifiche zone, alla messa a punto di un sistema di collegamenti ed estese infrastrutture architettoniche che parvero declinare l’utopia del ventennio precedente nelle concrete e urgenti necessità della capitale. Sul finire degli anni Novanta l’architetto rinsaldò la collaborazione con la rivista L’architettura: cronache e storia, sempre attenta alla sua produzione anche negli anni precedenti, pubblicando una serie di brevi articoli sulla gran parte dei numeri del 2001 (543-552).

Opere principali: Edificio d’abitazione in via Mengotti a Roma, 1955; Edificio d’abitazione in via Casetta Mattei a Roma, 1957; Scuola media e liceo a Urbino, 1957, con Ciro Cicconcelli; Quartiere INA-Casa ad Ascoli Piceno, 1957, con Cicconcelli, Angelo Cecchini, Mario Roggero; Uffici postali a Saronno (Varese) e a Suzzara (Mantova), 1958, con Giorgio Carini; Quartiere INA-Casa a Galatina (Lecce), 1958, con Cicconcelli, Cecchini, Roggero; Scuola media a Fabriano (Ancona), 1959, con Cicconcelli; Edifici d’abitazione in piazzale Clodio e in via Bravetta a Roma, 1959; Albergo a Giulianova Lido (Teramo), 1959; Scuole elementari a Scerne (Teramo) e a Collemarino (Ancona), 1960, con Cicconcelli; Scuola media a Montichiari (Brescia), 1960, C. Cicconcelli; Edificio d’abitazione in via Bodio a Roma, 1961; Edificio d’abitazione a Giulianova Lido (Teramo), 1962; Quartiere INA-Casa a Gaeta (Latina), 1962, con Cicconcelli, Cecchini, Roggero; Villa in via Aurelia a Roma, 1964; Progetto di concorso per il teatro Paganini a Parma, 1965, con Carini; Scuola media a Pistoia, 1965, con Carini; Concorso per la Camera dei deputati a Roma, 1967, con Carini; Scuola media a Cutro (Catanzaro), 1968, con Carlo Cesana, Marta Daretti; Biblioteca provinciale di Foggia, 1969; Concorso per l’Università autonoma di Barcellona, 1969, con Cicconcelli, Carini, Cesana; Centro polifunzionale a Piacenza, 1969, con E. Righi, Alberto Mambriani; Istituto tecnico a Vicenza, 1970, con Carini e Cesana; Concorso per il quartiere Zen a Palermo, 1970, con Carini, Cesana, Tommaso Valle, Gilberto Valle, Sergio Musmeci; Progetti di città lineari, 1970; Istituto tecnico e liceo a Pisa, 1971, con Cesana e la Daretti; Istituto tecnico e liceo “Buon Pastore” a Roma, 1974, con Cesana e la Daretti; Prototipo di cellula abitativa per il SAIE di Bologna, 1975; Scuola elementare a Matera, 1979; Concorso per il Parc de la Villette a Parigi, 1979; Istituto professionale a Rifredi (Firenze), 1980; Complesso scolastico a Pontedera (Pisa), 1980; Concorso per il recupero della FIAT Lingotto a Torino, 1983; Concorso per l’Opéra Bastille a Parigi, 1983; Progetto di sistemazione urbana dell’EUR a Roma, 1985; Progetto di sistemazione urbana del quartiere Ostiense a Roma, 1990; Studio per le stazioni ferroviarie ad alta velocità a Roma, 1994; Studi di sistemazione urbana per il Giubileo del 2000 a Roma, 1995; Progetto di sistemazione museale del parco archeologico dell’Appia antica a Roma, 1996.

Oltre agli scritti di Pellegrin citati nel testo, si ricordano anche Verso il progetto, a cura di M. Riposati, Roma 1997; Un percorso nel potenziare il mestiere del costruire, Cinisello Balsamo 2003.

Pellegrin morì a Roma il 15 settembre 2001.

In seguito alla morte di Pellegrin, dopo la chiusura dello studio professionale di via dei Lucchesi 26 a Roma, l’archivio dell’architetto, tempestivamente dichiarato di notevole interesse storico (2001) fu trasferito al Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma, dove negli anni Ottanta era già stato depositato, donato dallo stesso Pellegrin, un nucleo consistente di disegni ed elaborati grafici (Guccione - Pesce - Reale, 2007).

Fonti e Bibl.: L. P.: poli e itinerari della materia nello spazio, a cura di R. Pedio, numero monografico di L’architettura. Cronache e storia, n. 300 (ottobre 1980); L. P. Alle porte dell’architettura, Roma 1992; L. Zevi, Maniera di pensare la metropoli. Proposte per Roma di L. P., in L’architettura. Cronache e storia, n. 438 (aprile 1992), pp. 254-282; L. P. Il mestiere di architetto, Roma 2001; Guida agli archivi di architettura a Roma e nel Lazio, a cura di M. Guccione - D. Pesce - E. Reale, Roma 2007, p. 162.

Vedi anche
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