PICCINATO, Luigi
(App. II, II, p. 545)
Architetto e urbanista italiano, morto a Roma il 29 luglio 1984. Incaricato di Urbanistica dalla facoltà di Architettura di Napoli (1937-50), fu titolare della cattedra di Urbanistica dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia (1950-63), poi della facoltà di Architettura di Roma (1963-74). Svolse attività didattica anche all'estero: in Argentina, in Turchia e in Libano, presso l'Università Americana di Beirut (1962). Nel 1975 l'università di Roma gli conferì il titolo di Professore emerito e ricevette la medaglia d'oro per l'Educazione nazionale; nel 1980 ottenne il Grand Prix de l'Association Internationale des Urbanistes e nel 1983 il premio Antonio Feltrinelli dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Una consistente documentazione relativa a suoi progetti e piani è ordinata nella Donazione P. presso l'università di Roma.
Le considerevoli testimonianze di architettura, progetti e realizzazioni, prodotte soprattutto dagli anni Trenta al periodo della ricostruzione postbellica, vengono spesso oscurate dal ruolo decisivo svolto da P. nelle vicende urbanistiche italiane e internazionali. Per P., che fu tra i fondatori dell'Associazione per l'Architettura Organica, la città è ''organismo vivente'', alla stregua di entità biologica; come tale, può essere compresa solo a partire dallo studio delle sue vicende storiche, per poi procedere alla costituzione di una metodologia di interpretazione delle dinamiche urbane e sociali. La vitalità e la mutevolezza degli assetti urbani non si lasciano ingessare da sistemi di norme; è necessario pensare a strumenti di pianificazione sensibili, capaci di interpretare le istanze culturali, sociali ed economiche che sono alla base delle trasformazioni urbane. Prende corpo così l'ipotesi di ''piano aperto'' che P. espose nel corso dei lavori per il piano regolatore di Roma, e che avrebbe continuato in seguito a sostenere, nonostante forti opposizioni. Le controverse vicende del PRG di Roma lo costrinsero a misurarsi con la durezza dello scontro politico tutto racchiuso nello schematico ambito degli assetti normativi. Nello stesso ambito si verificarono i fallimenti dei tentativi di riformare la legislazione urbanistica operati dai ministri B. Zaccagnini (1961) e F. Sullo (1962), ai quali P., con G. Astengo e G. Samonà, aveva collaborato in qualità di esperto del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici. Non meraviglia, dunque, che P. apparisse poi lacerato tra istanze culturali rivolte verso una concezione organica della città e impegno politico governato dal potere della norma. La crisi maturata negli ultimi anni sollecita la riconsiderazione dell'ipotesi di ''piano aperto'' e dell'intera imponente produzione urbanistica di Piccinato.
Tra le prime opere di architettura si segnalano: la proposta per lo spostamento della Stazione Termini di Roma (1925), elaborata con il Gruppo Urbanisti Romani; la partecipazione alla prima Esposizione italiana di architettura razionale (1928); la partecipazione alla v Triennale di Milano con il progetto di una casa coloniale (1933); i giardini della Mostra triennale delle terre d'Oltremare a Napoli, con C. Cocchia (1938); ancora a Napoli, il teatro Mediterraneo (1939). A Roma realizzò la Villa Guerra ai Colli Parioli (1922), gli appartamenti-studio in via Nicotera (1938), i teatri Eliseo (1938) e Quirino (1942), le case dell'INCIS, con E. Montuori e G. Viola (1941) e un edificio per abitazioni ai Monti Parioli, con B. Zevi e S. Radiconcini (1948). L'esperienza più conosciuta tra quelle di questa prima fase, che vede concezioni architettoniche e urbanistiche strettamente intrecciate in una unitaria poetica ''moderna'', è costituita dal piano di Sabaudia e dalla realizzazione degli edifici principali, progettati con G. Cancellotti, Montuori, A. Scalpelli (1934). Svolse poi un'intensa attività nel campo dell'edilizia popolare attestata dai numerosi quartieri progettati per molte città: l'Ina-Casa di S. Giuliano a Mestre, con G. Samonà e altri (1951), Borgo Venusio e Serra Venerdì a Matera (1954), il Bellavista a Ivrea (1957), Altichiero a Padova (1958), i quartieri Santa Chiara e Nepi (1960), Pietriccio (1961) e Vico Alto (1966) a Siena; il quartiere Rotolo a Catania (1962); fu consulente per il progetto del quartiere Valmelaina a Roma (1979). Tra le opere pubbliche più recenti si ricordano: lo stadio di Pescara (1955); il nuovo Centro universitario a Catania (1959-70); la Stazione centrale di Napoli, con C. Cocchia (1959); gli edifici per uffici a Roma in via C. Colombo (1960) e in via G. Magni (1965); i centri commerciali e direzionali a Monza, a Lignano sud (1961), a Bolzano in via Alto Adige (1965), a Grosseto (1966), a Taranto (1969-72); il Mercato di Carrara (1963); il plesso scolastico di Ponte Galeria a Roma (1964).
Per quanto attiene alla pianificazione urbanistica P. curò la Prima mostra nazionale dei Piani regolatori a Roma (1929) e partecipò al gruppo diretto da M. Piacentini per il piano dell'E 42 a Roma (1937-42). Partecipò con progetti premiati ai concorsi per piani regolatori banditi da molte città italiane: Brescia (1927), Foggia (1928), Arezzo (1929), Pisa (1930), Cagliari (1931), Perugia (1931), Catania (1932), Aprilia (1935), Palermo (1940); fu autore di numerosi altri piani, tra i quali si ricordano quelli di Padova (1926 e poi 1932 e 1943), La Spezia (1932), Benevento (1933, poi 1959), Ivrea (1938-43), Campobasso (1942-50), Matera (1953), Siena (1954), Carrara (1956-60), Macerata (1956), Latina (1960-68), Pisa (1963-68), Monza (1964), Grosseto (1966), Orvieto (1966), e di altri centri minori. Diresse il gruppo di esperti per lo studio del piano regolatore di Napoli (1936-39); partecipò ai lavori per l'inquadramento territoriale del PRG di Roma (1941) e, successivamente, fu chiamato tra i membri del CET (Comitato di Elaborazione Tecnica) che affiancarono la commissione per il PRG di Roma (1954). Elaborò piani paesaggistici per il Monte Faito (1941), per il comprensorio dell'Appia Antica a Roma (1953) e per quello di Cortina d'Ampezzo (1953). Fu autore dei piani intercomunali di Bolzano (1963-66), Catania (1963-65) e Monfalcone (1971). Fuori d'Italia diresse programmi di pianificazione e urbanizzazione in Argentina (studi per il piano regolatore di Buenos Aires, 1947, e piano regolatore di Ciudad Ezeiza 1948-49); in Israele (piano regolatore di Eilat, 1956-60 e 1960-65, e piano di sistemazione della costa di Tel Aviv-Yafo, 1965); in Turchia (piano di sistemazione di Ataköy, 1956-59, piani regolatori di Istanbul, 1956-59 e 1967-68, e di Bursa, 1958, e studi per l'area metropolitana di Istanbul, 1976); in Algeria (piani regolatori comunali di Blida, di Hadjout, di Larba, di Bouira, di Médéa, 1978-81). Partecipò ai concorsi internazionali per la City di Berlino (1958) e per la ricostruzione di Skopjie in Iugoslavia (1964).
Membro della redazione di Architettura e arti decorative (1927-32) e dal 1944 membro del comitato direttivo di Urbanistica, fu tra i redattori del Manuale dell'architetto del CNR (1946). Fra i suoi numerosi saggi e articoli ricordiamo: Idee e linee fondamentali per un Piano Regolatore di Roma, in Atti del I Congresso Nazionale di Studi Romani, vol. ii (1929); Sabaudia, in Urbanistica, 1 (1934); Risanamento, ibid., 4 (1934); Urbanistica medioevale, in AA.VV., L'urbanistica dall'antichità ad oggi (1943); Urbanistica (1947); Urbanistica ed edilizia in Italia (1948); curò infine Prospettiva della pianificazione nell'Europa Comunitaria (1981).
Bibl.: R. Mariani, Fascismo e città nuove, Milano 1976; C. Doglio, P. Venturi, La pianificazione organica come piano per la vita? Gli architetti della pianificazione organica in Italia, Padova 1979; Colloquio con Luigi Piccinato, a cura di S. Stenti, in Aura, 1 (1983); Accademia Nazionale dei Lincei, Luigi Piccinato, motivazioni del Premio Internazionale per l'architettura, ''Premio Antonio Feltrinelli 1983'', Roma 1983; AA.VV., La scomparsa di Luigi Piccinato. Un anticipatore per 50 anni, in Urbanistica Informazioni, 70 (1983); B. Secchi, L'urbanistica felice. Luigi Piccinato, in Casabella, 496 (1983); G. Astengo, In memoria di Luigi Piccinato, in Urbanistica, 75 (1984); C. De Seta, Luigi Piccinato architetto, Bari 1985; F. Malusardi, Luigi Piccinato e l'urbanistica moderna, Roma 1993.