PICHLER, Luigi (anche Pickler, Piccheri)
Nato a Roma il 31 gennaio 1773, appartenne alla più illustre e celebre famiglia di incisori di gemme del sec. XVIII.
Il padre Antonio, originario di Bressanone, si era infatti trasferito a Roma, dove esercitò l'arte dell'incisione e ad essa indirizzò i figli Giovanni, Luigi e Giuseppe. Fra essi fu Luigi, insieme al fratello maggiore Giovanni, ad eccellere e ad acquistarsi fama negli ambienti artistici d'Europa. Accademico di S. Luca, socio delle Accademie di Firenze, Milano e Venezia, fu dal 1818 al 1850 insegnante di arte dell'incisione all'Accademia di Vienna, e qui trasse, dalle gemme del gabinetto reale, copie in vetro che furono offerte in dono dall'imperatore Francesco I a Papa Pio VII. Morì a Roma nel 1854. Vissuto nel periodo della massima fioritura dell'arte dell'incisione, vi contribuì attivamente con la sua abbondante produzione, che rientra pienamente nel gusto classicistico imperante all'epoca sua. Le sue opere, anche se non sono sempre copie di gemme antiche, dall'arte del mondo classico traggono normalmente ispirazione, e si distinguono per la raffinata eleganza del tratto e la morbidezza del modellato.
Seguendo anche in questo il gusto del tempo, firmò spesso le sue opere in caratteri greci (v. Furtwängler, Gemmen, tav. lxvii, 26-29; v. anche pazalias).
Bibl.: P. Mugna, I tre Pichler maestri di glittica, Vienna 1844; H. Rollett, Die 3 Meister der Gemmoglyptik, Antonio, Giovanni u. Luigi Pichler, Vienna 1874; A. Furtwängler, Gemmen, III, p. 380 ss.; E. Forrer, Dict. of Medall., 4, 1909, pp. 507-30; 8, 1930, pp. 126-128; G. Lippold, Gemmen und Kameen des Altertums und der Neuzeit, Stoccarda 1922, p. XII e tavv. 105 ss.; E. Knis, Meister und Meisterwerke der Steinschneidekunst, 2 voll., Vienna 1929; Thieme-Becker, XXVI, 1932, p. 585 s.; C. G. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, I, 2, Roma 1959, p. 273 ss.