RAFFANELLI (Rafanelli), Luigi
RAFFANELLI (Rafanelli), Luigi - Nacque il 21 marzo 1752, probabilmente a Pistoia; esordì come basso buffo nel 1774 in teatri toscani di provincia. Nel 1784 debuttò nel teatro alla Scala di Milano con Le gelosie villane di Giuseppe Sarti; nello stesso anno sposò la cantante Giulia Moroni. Non ancora trentenne, era già una stella di prima grandezza. Dal 1789 al 1792 fu presenza fissa al Théâtre de Monsieur di Parigi come ‘primo buffo caricato’, assieme alla moglie, che interpretava ruoli da comprimaria. Come attestano le numerose recensioni entusiastiche (e l’alta paga: Di Profio, 2003, pp. 55, 60), Raffanelli fu una delle principali attrazioni per i parigini che avevano la possibilità, e la voglia, di divertirsi a teatro nei primi anni della Rivoluzione. Dall’elogio del Mercure de France del 21 marzo 1789trapelapure il consueto campanilismo francese, fomentato dalla (pacifica) invasione di cantanti italiani, ritenuti, anche in Francia, i migliori in circolazione:«M. Raffanelli devra peut-être à son séjour à Paris la réputation du premier Buffo de l’Europe» (Di Profio, 2003, p. 297).
Le cronache di questi anni, come invero anche dei successivi, esaltano le doti istrioniche di Raffanelli, tanto più rilevanti in un cantante non dotato di bella voce: «Sa voix n’est pas excellente, mais elle a bien le caractère de ses rôles; il chante avec beaucoup d’adresse, de précision, et de la manière qui convient à une basse» (Mercure de France, 14 febbraio 1789, in Di Profio, 2003, p. 291, recensione alle Vicende amorose di Giacomo Tritto); «Quel acteur, Monsieur! Comme il est profond dans son art! Comme il est attentif aux plus petits détails! Rien ne lui échappe ... Je sais bien qu’il n’a la voix ni belle, ni forte, ni bien déterminée; que n’étant pas du diapason de ses rôles, il supplée souvent à la note écrite, par d’autres notes de l’harmonie, ce qui laisse du vague dans ses sons et nuit à l’effet de ses airs. Je sais enfin que ce n’est pas un chanteur; mais au lieu de m’en plaindre, j’aime mieux admirer l’adresse avec laquelle il répare ce que la nature a oublié de faire pour lui» (Moniteur universel, 10 gennaio 1790, in Di Profio, 2003, p. 327; Raffanelli interpretava Bartolo nel Barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello).
Le sue notevoli qualità sceniche lo fecero accostare a Pierre-Louis Dubus-Préville, grande attore della Comédie-Française, anche perché costui era tornato in scena nel 1791 a 70 anni (aveva creato la parte di Figaro nel Barbier de Séville di Beaumarchais, 1775), sicché in quel periodo i parigini poterono ammirarli entrambi, seppur su palcoscenici diversi. Raffanelli fece pubblicare alcune stances libres da lui firmate dedicate a Préville, nelle quali emerge l’ammirazione per il collega non meno che l’orgoglio per il proprio talento di italiano trapiantato in Francia (La Feuille du jour,19 dicembre 1791, in Di Profio, 2003, pp. 425 s.).
Nel biennio 1793-1794 Raffanelli fu a Vienna, indi per due anni in giro per l’Italia. Tornò a Parigi dal 1801 al 1803, al Théâtre Italien, dove rinverdì i trionfi di dieci anni prima in opere italiane di repertorio di Cimarosa, Paer, Paisiello, Portogallo e altri meno noti. I periodici coevi lodano il «jeu inimitable de Raffanelli» (Le Courrier des spectacles ou Journal des théâtres, 12 giugno 1801, in Mongrédien, II, p. 34); «ce comédien a une pantomime si vraie et si naturelle qu’on n’a besoin de savoir l’italien pour le comprendre» (Le Publiciste, ibid.). Fu definito «le Préville de l’Italie» (La Semaine, journal dramatique et littéraire, 22 maggio 1803, inMongrédien, II, p. 202) e «le premier Bouffe de l’Italie» (Le Courrier des spectacles ou Journal des théâtres,30 giugno 1803, in Mongrédien, II, p. 229). Anche musicografi inglesi di stanza a Parigi lasciarono testimonianze entusiastiche: «He seizes the spirit of the composer with perfect discrimination» (7 gennaio 1802, in Paris as it was, p. 114). Dopo che Raffanelli ebbe lasciata Parigi, la stampa locale continuò a lungo a rimpiangerlo e ad evocarlo come un cantante comico ineguagliato, persino molti anni dopo la morte (cfr. le numerose occorrenze in Mongrédien, II-VIII, ad ind.).
Dal 1796 al 1799 e dal 1806 al 1813 Raffanelli fu un pilastro del teatro di S. Moisè di Venezia, specializzato nell’allestimento di farse (opere comiche o sentimentali in un atto); un teatro che, per le sue piccole dimensioni, permetteva di valorizzare al massimo le doti attoriali degli interpreti. Proprio al S. Moisè il vecchio Raffanelli incrociò il giovane Gioachino Rossini, che contribuì alla sua fama postuma come creatore di tre ruoli di rilievo: Tobia Mill nella Cambiale di matrimonio (1810), Tarabotto nell’Inganno felice (1812), Bruschino padre nel Signor Bruschino (1813). In quest’ultima farsa, secondo un celebre aneddoto riportato da Francesco Regli, Raffanelli avrebbe «dettato melodie» al giovane e svogliato pesarese. Si tratta evidentemente di un’invenzione faceta (cfr. Il signor Bruschino, p. xxiii), per quanto non si possa escludere che Raffanelli abbia concorso al processo creativo in modo più discreto, come del resto spesso facevano i grandi cantanti dell’epoca.
Questi alcuni giudizi degli anni veneziani, in sintonia con quelli d’oltralpe, attribuibili ad Antonio Caminer (riportati in Paissa, pp. 573-575): «vero consummato maestro nella più fina, espressiva ed ingegnosa arte mimica» (Quotidiano veneto, 22 ottobre 1804); «l’immortal Raffanelli ... «non ebbe, né avrà sì agevolmente chi lo eguagli nell’espressione; egli è un perfetto e raro modello a’ suoi comprofessori» (Quotidiano veneto, 2 novembre 1811); è «maestro d’arte e d’intelligenza» (Giornale dipartimentale dell’Adriatico, 27 settembre 1813); la perizia mimica è «scevra d’ogni trivialità buffonesca» (Giornale dipartimentale dell’Adriatico, 26 maggio 1812).
In alcune farse sentimentali nate al S. Moisè, allora fortunatissime, Raffanelli dimostrò di saper anche commuovere (a far ridere ci pensavano altri buffi di primo livello come NicolaDe Grecis e NicolaBassi). Riguardo alla Roccia di Frauenstein di Giovanni Simone Mayr, libretto di Gaetano Rossi, così si espresse il Quotidiano veneto del 28 ottobre 1805: «L’insigne caratterista, il papà dell’arte ... sortendo dal proprio carattere giocoso, si addattò ad una parte del tutto grave» (quella di Rollando; Paissa, p. 576). Nell’Adelina di Pietro Generali, ancora libretto di Rossi, egli fu il primo Varner, padre prima benevolo, indi disperato, che arriva a rinnegare la figlia per averlo reso nonno senz’essere sposata. Per il Quotidiano veneto del 14 settembre 1810 Raffanelli non avrebbe potuto recitare «con più verità, con maggiore commozione» (Paissa, pp. 578 s.). Forse alla memoria di queste prestazioni dobbiamo il giudizio di Francesco Regli (1860), sorprendente per un ‘buffo caricato’ (ruolo comunque di gran lunga prevalente nella carriera di Raffanelli): «fu un attore melodrammatico insuperabile ... poiché ... possedeva ad un tempo l’arte di far ridere e piangere».
La voce di Raffanelli era baritonale, e dotata d’un registro non amplissimo. Come tutti i buffi, sua specialità non era certo il canto ornato e di agilità, ma quello sillabato. Chiuse la carriera nel 1815 dopo aver interpretato centinaia di opere, e più di 80 in prima assoluta (Paissa, p. 567). Negli ultimi anni di vita fu direttore di scena alla Scala.
Morì nel 1821.
Fonti e bibl.: Paris as it was and as it is: or a sketchof the French capital, illustrative of the effects of the revolution ..., London 1803; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici ... che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, p. 432; M. G. Rospigliosi, Notizie dei maestri ed artisti di musica pistoiesi, Pistoia 1878, p. 12; Il signor Bruschino, ossia Il figlio per azzardo, ed. critica a cura di A. Gazzaniga, Pesaro 1986; R. Paissa, La carriera di un cantante di farsa: L. R., in I vicini di Mozart, II: La farsa musicale veneziana, 1750-1810, a cura di D. Bryant, Firenze 1989, pp. 567-596 (con cronologia parziale delle opere e delle parti cantate); M. G. Miggiani, Il teatro di San Moisè (1793-1818), in Bollettino del Centro rossiniano di studi, XXX (1990), ad ind.; G. Appolonia, Le voci di Rossini, Torino 1992, pp. 45-53; Un almanacco drammatico: l'Indice de’ teatrali spettacoli 1764-1823, I, a cura di R. Verti, Pesaro 1996, passim; A. Di Profio, La révolution des Bouffons. L’opéra italien au Théâtre de Monsieur 1789-1792, Paris 2003, ad ind.; J. Mongrédien, Le Théâtre-Italien de Paris (1801-1831): chronologie et documents, 8 voll., Lyon 2008, ad ind. (nel vol. I).