RANGONI, Luigi
RANGONI, Luigi. – Nacque a Modena il 17 settembre 1775, primogenito del marchese Lottario Alfonso e della sua seconda moglie, Teresa Zambeccari.
Ebbe cinque fratelli: Clara, Giuseppe, Isabella, Giovanna e Giambattista. Quest’ultimo nel 1793 ricevette in eredità i beni del prozio Giovanni Battista Rangoni Machiavelli (o Macchiavelli), con l’obbligo di aggiungere al cognome quello dei Machiavelli, come egli fece, mentre Luigi non lo usò mai.
Fu istruito fin dall’adolescenza nelle belle lettere, nell’eloquenza, nella filosofia razionale, nei primi elementi di matematica e fisica da Giambattista Tomaselli. Si perfezionò nelle scienze fisico-matematiche con Giambattista Venturi e studiò giurisprudenza sotto la guida di Biagio Casoli. Fu uomo di vasta cultura, capace di padroneggiare più lingue (latino, greco, francese, tedesco, inglese, spagnolo e portoghese), esperto di storia, numismatica e epigrafia. Si dedicò alla musica, alla pittura e soprattutto alla matematica.
Durante il periodo rivoluzionario e napoleonico ricoprì diversi incarichi: presidente del patrimonio degli studi e direttore delle pubbliche scuole (1797-99), amministratore del Dipartimento del Panaro, deputato alla Consulta di Lione (1802). Napoleone lo nominò membro del Corpo legislativo del Regno d’Italia (1805-1814) e cavaliere dell’Ordine della Corona di ferro (1806). Quando Pio VII fu imprigionato, si ritirò a vita privata e accolse il ritorno del duca scrivendo la prefazione e un sonetto per la raccolta celebrativa Per l’avvenimento di Francesco IV al solio estense (Modena 1814). A sua volta, il duca lo nominò ministro di Pubblica economia e istruzione.
Con la Restaurazione riprese a pieno l’attività della locale Accademia dei Dissonanti, cui Rangoni era ascritto fin dal 1807, diventandone poi presidente a vita (1814-44).
L’istituzione aveva avuto e aveva tra i membri più insigni altri esponenti della sua famiglia: Bonifazio Rangoni (1633-1696), socio fondatore e primo «principe» (dal 1684), e Gherardo Aldobrandino Rangone Terzi (1744-1815), discendente di un altro ramo e zio di Luigi per il matrimonio contratto con una sorella di suo padre.
Nel 1817 Luigi Rangoni trasformò l’Accademia dei Dissonanti in Reale Accademia di scienze, lettere ed arti, suddivisa in tre sezioni: scienze fisiche, matematiche e naturali; scienze morali, giuridiche e sociali; storia, lettere e arti.
Partecipò attivamente alla vita dell’istituzione tenendovi dal 1808 al 1828 oltre venti comunicazioni su vari temi, tra cui diversi elogi di soci. Ne promosse la stampa delle Memorie che videro la luce nel 1833 (1ª e 2ª parte del tomo I), aprendosi con il suo lavoro Cenni storici intorno all’Accademia Ducale de’ Dissonanti ed alla presente R. Accademia di Scienze, di Lettere e d’Arti… (I, 1ª parte, 1833, pp. III-XXXII). Il completamento della pubblicazione del tomo I (3ª e 4ª parte), con la Continuazione dei cenni storici… (I, 3ª parte, 1858, pp. V-XLVII), si ebbe solo nel 1858, quand’egli era già morto. Poi la stampa delle Memorie continuò con regolarità, assumendo il titolo di Atti e Memorie dal 1926.
Avvalendosi del suo ruolo di ministro, dal 1816 Rangoni si adoperò perché fossero elargiti i finanziamenti necessari alla Società italiana delle scienze detta dei XL, che, dopo una profonda crisi a seguito della caduta di Napoleone, era divenuta Società italiana delle scienze residente in Modena, sotto il patronato del duca e con la presidenza di Paolo Ruffini. Rangoni ne fu nominato socio onorario (1817), quindi effettivo (1821) e, alla morte di Ruffini nel 1822, ne divenne presidente, confermato fino agli ultimi suoi giorni. Non essendo la Società dotata di una sede specifica, ne ospitò le riunioni nella sua casa (il palazzo Rangoni dell’attuale via Farini) e qui raccolse la Biblioteca sociale, costituitasi con i volumi inviati da studiosi per averne un parere o in cambio delle Memorie della Società, assai numerosi per l’intensificarsi – durante la sua presidenza – dei rapporti con scienziati e società di tutta Europa.
Stimolato dalla passione per la pittura e le arti, riorganizzò la locale Accademia Atestina di belle arti.
Fu socio delle accademie di scienze, lettere e arti delle città di Pistoia, Padova, Lucca, Bologna, Palermo, Arezzo, ma anche dell’Ateneo di Brescia, della Società dei Calobibliofili di Imola, dell’Accademia del Buon Gusto di Palermo, dell’Accademia dei Filomati di Lucca, dell’Accademia di agricoltura, commercio ed arti di Verona.
Nel 1835 perse la vista da un occhio e in seguito fu minacciato da totale cecità. Nel 1837 dettò il testamento, con cui lasciava alla locale Reale Accademia di scienze, lettere ed arti i suoi libri e il suo ricco medagliere, a eccezione di pochi esemplari rimasti alla famiglia.
Morì celibe a Modena il 27 giugno 1844.
Per il rito funebre il fratello Giuseppe (podestà della città) fece erigere un’enorme stele su disegno del pittore locale Luigi Manzini. A quest’ultimo è attribuito anche un ritratto di Luigi Rangoni oggi conservato presso l’Accademia nazionale di scienze, lettere e arti di Modena. L’eredità lasciata all’Accademia di Modena (5486 volumi e 6681 tra monete e medaglie) vi fu trasferita soltanto nel 1857. I libri donati (opere scientifiche, letterarie, di arti, atti di altre accademie, edizioni antiche) costituiscono ancora oggi il nucleo portante della sezione antica della biblioteca dell’Accademia. Il medagliere, riordinato e classificato da più studiosi, si può suddividere in: monete greche (59), romane della repubblica (343), romane dell’impero (1653), dell’impero di Bisanzio (76), medioevali e moderne (2579), estere (936), false e indecifrabili (544), medaglie e placchette (491).
Rangoni fu autore di cinque memorie di matematica, da porsi in relazione con la Théorie analytique des probabilités e l’Essai philosophique (1814) di Pierre Simon de Laplace, opere la cui pubblicazione suscitò una vivace discussione in ambito modenese. In due comunicazioni tenute all’Accademia, Dissertazione sugli erronei risultati derivanti dal calcolo ove s’impieghi a rilevare i gradi di probabilità dell’innocenza d’un imputato criminale sulla scorta di supposti indicii e in generale ove si applichi a casi di probabilità morale (1817) e Ancora sull’abuso del calcolo delle probabilità applicato al morale e al criminale (1819), egli anticipò tesi ribadite da Paolo Ruffini nelle Riflessioni critiche sopra il saggio filosofico intorno alla probabilità del signor conte Laplace (Modena 1821). Nelle Nuove considerazioni intorno ad un problema di probabilità (in Memorie della Società italiana delle scienze, 1820, vol. 18, pp. 518-554) si soffermò sul problema di determinare la probabilità che si trovi un certo numero di palline nere nella seconda di due urne, partendo dalla situazione in cui ognuna di esse contenga n palline – la prima bianche, la seconda nere – e dopo un certo numero di scambi contemporanei di una pallina tra le due urne; problema già trattato da diversi autori e ripreso da Pietro Abbati Marescotti, consultore del ministro Rangoni (Sopra un problema dei signori Daniele Bernoulli e De La Grange, ibid., 1824, vol. 19, pp. 385-480).
Con lo studio Sulle funzioni generatrici (Modena 1824) approfondì la teoria di queste funzioni introdotte da Pierre-Simon Laplace, illustrandone diverse applicazioni mediante l’integrazione di equazioni lineari alle differenze finite con coefficienti costanti e ordinarie nel caso di una variabile (Memoria I, pp. 241-307), parziali nel caso di due o più variabili (Memoria II, pp. 659-737). Tema trattato anche in Estratto di due memorie sulle funzioni generatrici (in Giornale di Fisica [...] di Pavia, bimestre VI, 1826, pp. 1-16).
Mostrò come decomporre il quoziente di due polinomi a coefficienti reali, con numeratore di grado minore del denominatore, nella somma di frazioni aventi per denominatore i binomi di primo grado, a coefficienti reali o complessi, o una loro potenza, ottenuti dalla scomposizione del denominatore. Risolse la questione con l’uso delle funzioni generatrici (Sulla decomposizione e trasformazione delle funzioni algebriche frazionarie, in Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena, I, 1ª parte, 1833, pp. 254-318) e poi con metodi puramente algebrici (Sulla decomposizione e trasformazione della frazione algebrica razionale della forma..., in Memorie della Società italiana delle scienze, 1836, vol. 21, pp. 65-154).
Fonti e Bibl.: Modena, Accademia nazionale di scienze, lettere e arti, Eredità dell’Accademia, Armadio D, filza S.1/a; Archivio Ruffini, filza 8/32; Roma, Archivio istituzionale dell’Accademia nazionale delle scienze detta dei XL, scatola 3, f. 4a; scatola 9, f. 4g; scatola 20, f. 20; Biblioteca Estense, Autografoteca Campori, Rangoni, Luigi; Manoscritti Italiani, It. 1089, It. 1776; Archivio di Stato di Modena, Archivio austro-estense, Ministero di Pubblica Economia e Istruzione; Inoltre: L. Rangoni, Elogio del cav. Michele Araldi, in Memorie della Società italiana delle scienze, 1823, vol. 19, pp. CXXIII - CXL; Id., Elogio del consigliere Paolo Cassiani, in Memorie della R. Accademia di scienze, lettere e arti di Modena, I, 3ª parte, 1833, pp. 156-172; A. Lombardi, Elogio storico del marchese L. R., ibid., XX, 3ª parte, 1846, pp. 119-132.
L. Rangoni Machiavelli, Piccolo sunto storico della famiglia Rangoni di Modena, Roma 1908, p. 73; Id. Notizie sulla famiglia Rangoni di Modena, Roma 1909, passim; G. Cavazzuti, I duecentosettantacinque anni della Accademia di scienze, lettere ed arti - Modena, Modena 1958, passim; G. Penso, Scienziati italiani e unità d’Italia. Storia dell’Accademia nazionale dei XL, Roma 1978, pp. 226-262; T. Bayard de Volo, Marchese L. R. in Id., Vita di Francesco V duca di Modena (1819-1875), IV, Modena 1983, pp. 113-119; G. Boccolari - G. Missere, La raccolta numismatica dell’Accademia nazionale di scienze, lettere ed arti di Modena, in Atti e Memorie dell’Accademia nazionale di scienze, lettere ed arti di Modena, VII (1990-1991), 8, pp. XXXIX-XLIV; F. Missere Fontana, La biblioteca dell’Accademia nazionale di scienze, lettere e arti (sec. XVIII-XX). Contributo alla storia della bibliofilia modenese, Firenze 2002, ad indicem.