RIVA, Luigi (Gigi)
Italia. Leggiuno (Varese), 7 novembre 1944 • Ruolo: centravanti • Esordio in serie A: 13 settembre 1964 (Roma-Cagliari, 2-1) • Squadre di appartenenza: 1962-63: Legnano; 1963-77: Cagliari • In nazionale: 42 presenze e 35 reti (esordio: 27 giugno 1965, Ungheria-Italia, 2-1) • Vittorie: 1 Campionato italiano (1969-70), 1 Campionato d'Europa (1968)
È stato il più forte attaccante italiano del dopoguerra e sicuramente uno dei più forti di tutti i tempi. La sua carriera, pur brillantissima, è stata però condizionata da due fattori: gli incidenti (entrambi in nazionale, entrambi gravissimi, nel 1967 contro il Portogallo e nel 1970 contro l'Austria), che gli hanno tolto almeno due anni di attività ai massimi livelli, e la sua orgogliosissima scelta di non lasciare mai né il 'suo' Cagliari, né la 'sua' Sardegna. Invano i più grandi presidenti degli anni Sessanta e Settanta lo hanno corteggiato: non riuscirono a ingaggiarlo né Moratti per l'Inter, né Boniperti per la Juventus che, nel 1973, offrì Bettega e altri tre giocatori più una somma enorme per convincerlo. All'inizio della sua carriera 'Gigi' Riva (già nazionale juniores) sembrava destinato al Bologna, poi prevalse il Cagliari del presidente Arrica, che se lo aggiudicò per 37 milioni. In Sardegna, Riva trovò l'habitat ideale per vivere al meglio la sua riservatezza, il suo disinteresse per i clamori e per gli effetti distorti della popolarità. A Cagliari trovò anche una squadra ambiziosa e un grande maestro, Manlio Scopigno, che più di tutti lo capì e lo valorizzò assecondandone indole e qualità. Gianni Brera lo ribattezzò con grande efficacia 'rombo di tuono' per sottolinearne le devastanti capacità agonistiche. Fortissimo di testa, calciava praticamente solo con il piede sinistro, ma con quello, al volo, da fermo o in acrobazia, ha segnato gol che sono passati alla storia del calcio italiano. Fu Edmondo Fabbri a lanciarlo in nazionale, ma non lo inserì fra i ventidue convocati per i Mondiali del 1966, aggregandolo al gruppo solo come turista. Probabilmente, con lui in campo, non ci sarebbe mai stata l'umiliante eliminazione a opera della Corea del Nord. Due anni dopo, invece, la conquista del titolo europeo fu in buona parte agevolata da un suo gol nella finale-bis contro la Iugoslavia (nella prima, ripetuta perché finita 1-1, gli era stato preferito il milanista Prati). Anche lo scudetto del Cagliari fu ovviamente frutto dei suoi gol: purtroppo il successivo infortunio in nazionale impedì alla squadra di battersi con decoro in Coppa dei Campioni e precluse a Riva quella visibilità internazionale ottenuta solo in maglia azzurra. I Mondiali del 1970 furono la sua ultima impresa: benché frenato da problemi personali, segnò tre gol decisivi che però non bastarono all'Italia per vincere la Coppa Rimet. Nei Mondiali successivi lasciò malinconicamente la nazionale sconfitta insieme a Rivera e Mazzola, gli altri due grandi protagonisti della sua epoca. Dal 1988 è accompagnatore ufficiale della nazionale.