ROLLA, Luigi
– Nacque a Genova il 21 maggio 1882, da Giovanni e da Giuditta Boggiano. A Genova compì gli studi universitari, laureandosi in chimica il 15 luglio 1905.
Dal novembre 1906 fu assistente e poi aiuto presso l’istituto chimico dell’Università ligure diretto da Guido Pellizzari, con il quale pubblicò le sue prime ricerche su proprietà di composti organici. Parallelamente collaborò con Antonio Garbasso, professore di fisica sperimentale, occupandosi della messa a punto di esperienze su fenomeni fisici (Esperienze illustrative per la teoria del Volterra su l’equilibrio dei corpi elastici più volte connessi, in Atti della R. Accademia dei Lincei, s. 5, XVI (1907), pp. 101-108; Sulla riproduzione sperimentale del miraggio, in Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino, LVIII (1907), pp. 363-374).
A partire da questa duplice formazione rapidamente gli interessi scientifici di Rolla confluirono nel campo della chimica-fisica, settore in cui si perfezionò grazie anche al periodo passato tra il 1908 e il 1909 presso il Physikalisch-chemisches Institut di Berlino diretto da Walther Nernst.
Questi aveva da poco enunciato il cosiddetto teorema del calore, poi indicato come terzo principio della termodinamica, attraverso il quale era possibile assegnare un valore assoluto all’entropia delle sostanze. Per dare basi sperimentali al teorema era necessario misurare a bassissime temperature calori specifici e pressioni di vapore. Rolla si dedicò a queste misure e, tornato in Italia, pubblicò quanto studiato nei suoi mesi berlinesi (Tensioni di vapore a bassa temperatura, in Atti della R. Accademia dei Lincei, s. 5, XVIII (1909), pp. 265-373).
In chimica-fisica Rolla conseguì la libera docenza nel giugno del 1910. Poté quindi, negli anni successivi, insegnare questa disciplina come corso libero.
Prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria nel servizio fonotelemetrico sorto per iniziativa di Garbasso. Al termine del conflitto riprese il proprio ruolo di aiuto presso l’Università di Genova. Nel 1920 vinse il concorso come professore straordinario di chimica generale presso l’Università di Sassari, dove restò solo un anno, perché con l’anno accademico 1921-22 fu trasferito alla cattedra di chimica generale e inorganica della facoltà di scienze del regio Istituto di studi superiori di Firenze.
Nel capoluogo toscano Rolla si impegnò subito per riorganizzare e rimodernare l’istituto chimico. Con sussidi statali straordinari ed elargizioni di privati riuscì a renderlo «uno dei centri più attivi della produzione chimica italiana» come lo definì Raffaello Nasini, presidente della commissione ministeriale che nel 1924 lo ritenne ampiamente idoneo per la promozione a ordinario (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, Fascicoli Personali dei professori ordinari, ad nomen). Nella relazione la commissione definì «vasta, complessa e importante» la produzione scientifica di Rolla e degli allievi che aveva formato e diretto nei primi tre anni fiorentini. Venivano in particolare lodate le ricerche sulle relazioni tra proprietà fisiche e costituzione di leghe metalliche e quelle, appena iniziate, «nel campo difficile della chimica delle terre rare».
Lo studio di questi elementi, compresi tra il lantanio (numero atomico 57) e il lutezio (numero atomico 72), costituiva un problema assai complesso in quanto le loro proprietà chimiche e fisiche e quelle dei loro rispettivi composti erano molto simili; ciò rendeva ardua la loro separazione e la loro stessa individuazione. Solo nel 1913, con l’enunciazione da parte di Henry G.J. Moseley, della legge empirica che da lui prese il nome, in base alla quale esisteva una dipendenza tra la radice quadrata della frequenza delle righe delle serie spettrali dei raggi X caratteristici emessi da un certo elemento e il suo numero atomico, divenne possibile stabilire che tra le cosiddette terre rare risultava mancante solo l’elemento a numero atomico 61. Fu questo il motivo per cui tanti scienziati in varie parti del mondo si occuparono del problema e tra essi appunto Rolla.
Egli cercò l’elemento 61 da sabbie monazitiche brasiliane che contenevano gli altri elementi delle terre rare. Il metodo di separazione usato fu la cristallizzazione frazionata, basata su piccole differenze di solubilità dei sali analoghi dei vari componenti il gruppo. Era un processo estremamente lungo e difficile, essendo a volte necessarie migliaia di cristallizzazioni successive per ottenere una separazione degli elementi. La purificazione era controllata tramite gli spettri di assorbimento delle varie frazioni. Proprio a causa dell’andamento anomalo delle righe che si accentuavano o si indebolivano in tali spettri, Rolla ipotizzò di aver trovato almeno in tracce l’elemento cercato. Diede da esaminare i campioni in cui esso avrebbe dovuto essere presente a una fisica allieva di Garbasso, Rita Brunetti, affinché questa compisse l’analisi ai raggi X per confermare tale presenza. Il verdetto della scienziata non fu negativo ma le quantità troppo piccole di campione analizzato non consentivano una risposta sicura. Rolla non pubblicò immediatamente i risultati ottenuti ma nel giugno del 1924 depositò alla reale Accademia dei Lincei un plico suggellato, per garantirsi una priorità nella scoperta in caso di analoghe rivendicazioni da parte di altri scienziati.
Nei due anni successivi Rolla riprese l’opera utilizzando notevoli quantità di monazite che gli consentirono di avere come prodotto di partenza da separare circa una tonnellata di un miscuglio di elementi delle terre rare. Nemmeno in questo caso però si arrivò all’isolamento dell’elemento cercato, ma solo a frazioni in cui l’analisi spettrale poteva far ritenere che esso vi fosse contenuto. Anche la risposta dell’analisi ai raggi X stavolta appariva più promettente ma non definitiva. Nel giugno del 1926 comparve un lavoro di un gruppo di scienziati americani che dichiarava di aver scoperto l’elemento 61 e proponeva per esso il nome di illinium (J. Allen Harris - B. Smith Hopkins, Observations on the Rare Earths, XXIII. Element no. 61, in Journal of American Chemical Society, XLVIII (1926), pp. 1585-1594). Rolla ruppe allora ogni indugio e decise di pubblicare i risultati sino allora ottenuti, rivendicando la priorità della scoperta (Sopra l’elemento di numero atomico 61, in Rendiconti della R. Accademia nazionale dei Lincei, s. 6, IV (1926), 6, pp. 181-184, con L. Fernandes). Venne subito dopo reso noto il contenuto del plico depositato nel 1924, in cui per l’elemento si era proposto il nome di florenzio (Sopra un nuovo elemento: il Florenzio (numero atomico 61), ibid., pp. 498 s., con L. Fernandes).
Negli anni successivi nacque quindi una disputa accesa. In realtà nessuno dei due gruppi aveva realmente scoperto l’elemento, come Rolla più tardi ammise. L’elemento 61 infatti non appare essere presente in natura e di esso solo parecchi anni dopo furono per la prima volta isolati due isotopi instabili tra i prodotti di fissione dell’uranio (J.A. Marinsky - L.E. Glendenin - C.D. Coryell, The chemical identification of radioisotopes of Neodymium and of Element 61, in Journal of American Chemical Society, LXIX (1947), 11, pp. 2781-2785). L’enorme quantità di materiali utilizzati e di procedure di separazione condotte portarono quanto meno a ottenere notevoli quantità di elementi delle terre rare di elevata purezza, consentendo un ampio studio su di essi che si tradusse in molte pubblicazioni, tra cui un libro che all’epoca ebbe grande rilevanza (L. Rolla - L. Fernandes, Le terre rare, Bologna 1929).
Nel 1935 Rolla lasciò Firenze per tornare a Genova. Negli anni in cui la presunta scoperta dell’elemento 61 gli aveva dato fama aveva ottenuto premi ed era stato nominato socio di varie accademie nazionali. Conservò sempre il suo prestigio, ottenendo negli anni della seconda guerra mondiale la nomina ad aggregato della reale Accademia d’Italia e a membro dei XL. In genere moderato nelle esternazioni politiche, fu tuttavia nel ventennio fascista del tutto allineato con il regime. Anche nel dopoguerra ebbe riconoscimenti quali la nomina a socio nazionale della ricostituita Accademia dei Lincei dal 1946 e la nomina a professore emerito dell’Università di Genova, all’atto del suo collocamento a riposo nel 1957.
Morì dopo breve malattia nella città natale l’8 novembre 1960.
Opere. Luigi Rolla ha pubblicato circa un centinaio di opere, delle quali sono state qui indicate le più significative. Un elenco da lui stesso compilato si trova in Roma, Archivio della Accademia nazionale dei Lincei, Luigi Rolla, Fascicolo personale.
Fonti e Bibl.: Genova, Archivio storico del-l’Università, Personale docente, ad nomen.
L. Mazza, L. R., in La chimica e l’industria, XLIII (1961), pp. 947 s.; M. Fontani - M.V. Orna - M. Costa, Chimica e chimici a Firenze, Firenze 2015, pp. 89-116.