RUCELLAI, Luigi
RUCELLAI, Luigi. – Nacque a Firenze il 7 dicembre 1639 da Orazio Ricasoli Rucellai, letterato di buona fama, e da Maria Felice, figlia del senatore Luigi Altoviti.
Non si hanno notizie sulla sua giovinezza, se non che fu il padre a seguirlo e indirizzarlo negli studi.
Fu ascritto alla Crusca, dove veniva chiamato ‘il Rossino’, l’8 settembre 1661; scelse come impresa una vite piegata per «propagginarsi sopra la loppa, col motto, preso dal Petrarca: Onde tal frutto e simile si colga» (Firenze, Archivio dell’Accademia della Crusca, Carte Segni, 109, f. 54). Dal Diario di Agostino Nelli si apprende che vi fu eletto arciconsolo nella seduta del 23 agosto 1670; nella stessa occasione vennero rese note una lettera di ringraziamento del cardinale Jean-François Paul de Gondi, noto con il nome di cardinale di Retz, per la sua ammissione all’Accademia, e un’altra di Carlo Dati indirizzata al cardinale Giovanni Delfino «sopra la Fenice»; infine, furono presentate alcune voci tratte dall’opera Le origini della lingua italiana (Parigi 1669) di Gilles Ménage (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Fondo Nazionale, II.15, 1, cc. 340-341).
Fu autore di Dell’esequie di Anna Maria Maurizia d’Austria cristianissima regina di Francia (1666) e dell’Orazione funerale per la morte del Sereniss. Ferdinando II Granduca di Toscana (1671).
Lo stile delle Orazioni è generalmente lineare e chiaro, ma nell’orazione in onore della regina di Francia, dove Rucellai alterna l’italiano e il latino, appesantisce il testo riportando varie iscrizioni; quella per Ferdinando, invece, tutta in italiano, si presenta piana, più matura e penetrante.
Cavaliere di Santo Stefano dal 7 settembre 1672, all’interno dell’Ordine fu gran contestabile nel 1689 e priore nel 1694. Appartenne all’Arcadia (1691), con il nome di Clorideo Molossio, all’Accademia Fiorentina, all’Accademia delle Arti del disegno, dove fu nominato console il 18 aprile 1691, e a quella degli Apatisti, fondata da Agostino Coltellini, dove nel 1694 fu nominato, con Vincenzio da Filicaia, luogotenente del granduca, andando ad aggiungersi ad Alessandro Segni e Maria Mattias Bartolommei, già rappresentanti del sovrano (cfr. Firenze, Biblioteca Marucelliana, A 36, c. 17v).
Fu gentiluomo di Cosimo III e ambasciatore straordinario, nel novembre 1689, presso papa Alessandro VIII (Ottoboni), per congratularsi per la sua elezione e, nel 1690, presso Luigi XIV per le condoglianze in occasione della morte della delfina (Maria Anna Cristina Vittoria di Baviera, moglie di Luigi, il gran delfino, morta il 20 aprile 1690).
Nell’Archivio di Stato di Firenze sono conservate le direttive del granduca Cosimo III sul comportamento che Rucellai doveva tenere alla corte di Francia e con gli ambasciatori di altri principi (Mediceo del Principato, f. 2716, cc. 821r-841r; ff. 2663, 2745, cc. n. nn., copie).
Nell’Accademia della Crusca ricoprì varie cariche; in una lettera inviata al dotto francese François-Séraphin Régnier-Desmarais, Rucellai afferma: «Io sono al presente Censore dell’Accademia» (Archivio di Stato di Firenze, Magalotti, 179, copia di lettera del 1° maggio 1693); la lettera fu scritta per ringraziamento dell’Anacreonte ricevuto, alla quale il dotto francese rispose che le molti lodi riservate al suo studio erano solo segni dell’amicizia che li legava (179, copia di lettera datata Parigi 1° giugno 1693).
In seguito Rucellai fu censore nelle generali adunanze del 1696-97, 1698-99 e 1703-04; consigliere nel 1697-98. Fu membro della deputazione del Vocabolario dal gennaio 1697 e in precedenza aveva operato lo spoglio dei Saggi di naturali esperienze di Lorenzo Magalotti per varie lettere.
Fu amico di Folco Rinuccini, di Francesco Redi, di Lorenzo Magalotti e di Alessandro Segni. A quest’ultimo indirizzò alcune lettere quando si trovava in giro per l’Europa per accompagnare nel suo tour il marchese Francesco Riccardi, negli anni 1666-67.
Di un certo interesse doveva essere la corrispondenza con Lorenzo Magalotti, segnalata da Luigi Passerini (1861, p. 92), ma non è pervenuta (non è presente nel Fondo dell’Archivio Magalotti, confluito nell’Archivio di Stato di Firenze, mentre la biblioteca appartenuta allo scienziato fiorentino è andata dispersa). Al Sig.r Luigi Rucellai Prior di Firenze Magalotti dedicò una Canzone, in settenari, di 18 strofe, ognuna di nove versi che inizia: «Ier su l’esperio lito / Il grand’ufficio, e pio e termina: Provvedi al tuo, ch’è spento / In si vano alimento / Così mi disse, e sparve» (Archivio di Stato di Firenze, Magalotti, 178, ins. B, cc. n. n.).
Nella Biblioteca Medicea Laurenziana sono conservate due lettere indirizzate a Francesco Redi: una del 21 aprile 1673, per mezzo della quale Rucellai presentava al suo amico un cavaliere napoletano, il duca della Torre, che si trovava di passaggio a Firenze e l’altra del 17 novembre 1682, con la quale gli comunicava notizie di Paolo Falconieri e gli chiedeva altri favori.
Nelle adunanze dei cruscanti lesse molte cicalate rimaste tutte manoscritte, eccetto quella intitolata Delle lodi dell’Ipocondrìa, edita postuma nella parte terza, volume primo delle Prose fiorentine (1716).
Nel 1694, insieme a Vincenzio da Filicaia, Alessandro Segni, Mattias Maria Bartolommei, Anton Maria Salvini e Pier Andrea Forzoni Accolti, fece parte della commissione nominata da Cosimo III per il trasferimento di suppellettili e libri appartenuti all’Accademia degli Apatisti nei locali dello Studio fiorentino. Salvino Salvini nei Fasti consolari scrisse che il dotto francese Régnier-Desmarais esortò in vari modi Rucellai a pubblicare i Dialoghi filosofici compilati dal padre, ma senza esito, visto che in realtà l’opera vide la luce solo nel 1823, a cura di Domenico Moreni (Firenze): con Antonio Elea, Guido Trifonio, Raffaello Magiotti e l’Imperfetto (Orazio stesso), Luigi ne è uno degli interlocutori e rappresenta la gioventù.
Oltre alle opere segnalate, scrisse sonetti, uno dei quali (S. M. M. de’ Pazzi in estasi dipigne un Crocifisso) è conservato nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze (Ms. Magl., VII 621), e una breve poesia amorosa (Magalotti, f. 177, ins. 3).
Morì a Firenze il 21 aprile 1704 e fu sepolto in Santa Maria Novella il giorno successivo.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio dell’Accademia della Crusca, Carte Segni 109, f. 54; 110, f. 920; Archivio di Stato di Firenze, Accademia del Disegno, f. 17, c. 16r; 36, alla lettera “L”; 60, c. 92v; 152, c. 3v; Archivio Magalotti, f. 177; 178, ins. B; 179, doc. 32; Ufficiali della Grascia, f. 198; Mediceo del Principato, f. 2663, 2716, 2745; Firenze, Biblioteca dell’Accademia della Crusca, Mss., 81, cc. 12r-13v (Lettera autografa, s. d., ma databile al 1704, indirizzata all’arciconsolo Alamanno Salviati); Diario di Agostino Nelli dall’anno 1667 fino al 1684 (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Fondo Nazionale II.15, 1, c. 340; Magl. VII 621, c. 190r); Firenze, Biblioteca Marucelliana, A 36; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi 214, c. 187r, 216, c. 191rv.
Raccolta di prose fiorentine, I, Firenze 1716, 3, pp. 102-112; S. Salvini, Fasti consolari dell’Accademia Fiorentina, Firenze 1717; Id., R. L., in Notizie istoriche degli arcadi morti, t. 1, In Roma 1720, pp. 55-58; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 390; Saggio dei Dialoghi filosofici d’Orazio Rucellai. Testo di lingua inedito, Firenze 1823; F. Inghirami, Storia della Toscana, III, Fiesole 1844, p. 221; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Ricasoli, Firenze 1861, pp. 91 s.; M. Del Piazzo, Gli ambasciatori toscani del Principato, in Notizie degli Archivi di Stato, XII (1952), 1-3, pp. 62, 77, 104; A. Lazzeri, Intellettuali e consenso nella Toscana del Seicento. L’Accademia degli Apatisti, Milano 1983; Catalogo degli accademici dalla fondazione, a cura di S. Parodi, Firenze 1983, p. 109.