Scaccianoce, Luigi
Scenografo cinematografico, nato a Venezia il 12 luglio 1914 e morto a Roma il 18 ottobre 1981. La solida preparazione culturale e tecnica lo portò a considerare la scenografia non una pedante ricostruzione storica, ma uno strumento espressivo fondamentale e spesso determinante per la resa formale del film. Pur non avendo partecipato alla stagione d'oro del Neorealismo, ne ereditò il gusto per le ambientazioni realistiche e per i set non ricostruiti in studio, come dimostrato nei numerosi lavori effettuati per grandi registi come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Pier Paolo Pasolini, Dino Risi. L'incontro con Federico Fellini gli offrì inoltre l'occasione più propizia per esprimere fantasia e creatività, reinventando una Roma da delirio onirico in Fellini Satyricon, diretto dal maestro riminese nel 1969.
Dopo essersi laureato a Venezia in architettura, frequentò a Roma il Centro sperimentale di cinematografia in anni in cui vi insegnavano Luigi Chiarini, Umberto Barbaro e Francesco Pasinetti, seguì i corsi di scenografia tenuti da Guido Fiorini e si diplomò nel 1942; ma le vicissitudini della guerra e la faticosa ripresa produttiva postbellica ritardarono il suo esordio. Ebbe poi la fortuna di collaborare, tra il 1949 e il 1952, con Alexander Trauner per Otello di Orson Welles (uscito soltanto nel 1955): le peripezie produttive del film causarono il protrarsi della lavorazione e la conseguente necessità di ricorrere a raccordi geniali di montaggio per raccordare riprese effettuate in luoghi diversi (da Venezia a Mogador, dal Marocco a Viterbo, da Perugia a Torcello), ma il tirocinio per S. fu comunque prezioso. La sua carriera rimase inoltre segnata dalla città di nascita, Venezia, della quale S. seppe individuare con sensibilità gli ambienti più suggestivi, come in La mano dello straniero (1954) di Mario Soldati, Eva (1962) di Joseph Losey, Anonimo veneziano (1970) di Enrico Maria Salerno, Dimenticare Venezia (1979) di Franco Brusati e Il viaggio (1974) di Vittorio De Sica. Altrettanto affascinante, al tempo stesso, appare la Trieste degli anni Venti ricostruita in Senilità (1962), tratto dal romanzo di I. Svevo e diretto da Mauro Bolognini. S. lavorò con alcuni grandi maestri del cinema italiano, da Roberto Rossellini (Vanina Vanini, 1961) ad Alberto Lattuada (La steppa, 1963; Così come sei, 1978), da Antonio Pietrangeli (La visita, 1963; La parmigiana, 1963) a Dino Risi (Operazione San Gennaro, 1966; Straziami, ma di baci saziami, 1968; In nome del popolo italiano, 1971; La stanza del vescovo, 1977), da Francesco Maselli (Gli indifferenti, 1964) a Luigi Comencini (Lo scopone scientifico, 1972), ancora a Bolognini (L'eredità Ferramonti, 1976).
Il periodo d'oro della sua attività si colloca tra il 1964 e il 1969, anni in cui curò le scenografie di tre film di Pier Paolo Pasolini: neppure in questa occasione poté realizzare creazioni scenografiche ex novo, ma assecondò con sensibilità e intelligenza le intenzioni del regista nel reperire ambientazioni esistenti, adatte a storie che affondano le loro radici nella favola, nel mito o nella religione. Per Il Vangelo secondo Matteo (1964), dopo i deludenti sopralluoghi in Palestina, furono i Sassi, le architetture senza tempo di Matera vecchia, Le Castella (allora in provincia di Catanzaro), il torrente Chia (in provincia di Viterbo); per Uccellacci e uccellini (1966) furono la campagna romana e pontina, le borgate romane di Torre Angela, Assisi, la Fiumara di Fiumicino; per Edipo re (1967), dopo il Veneto primi Novecento dell'inizio, immerso in una luce di favola straziante, furono le città d'argilla di Ouarzazate e Zagora (in Marocco), al tempo stesso materiali e oniriche, e la scalinata della chiesa di San Petronio a Bologna.
Per Fellini Satyricon S. collaborò con Danilo Donati (costumista anche dei tre film di Pasolini citati) e si avvalse dell'aiuto di Dante Ferretti. Nel film le invenzioni scenografiche sono continue, in sintonia con l'estro creativo e l'immaginazione visionaria del regista: da ricordare la sala del banchetto di Trimalcione, il labirinto dove si aggira il Minotauro e soprattutto la memorabile insula in cui vivono Encolpio e Ascilto, ispirata alla struttura funebre degli antichi colombari romani. Tra gli ultimi lavori di S. vanno citate le suggestive ambientazioni abruzzesi per Fontamara (1980) di Carlo Lizzani, tratto dal romanzo di I. Silone.
S. Masi, Costumisti e scenografi del cinema italiano, L'Aquila 1989, 1° vol., pp. 47-49.