SERRA, Luigi
SERRA, Luigi. ‒ Nacque a Bologna l’8 giugno 1846 da Federico, impiegato della legazione pontificia, e da Giulia Chichisioli.
Venne ammesso al collegio artistico Venturoli, creato per permettere a giovani di capacità artistiche brillanti, ma senza mezzi, di raggiungere un’ottima preparazione. Accanto alle discipline artistiche, nelle quali ebbe come insegnanti Gaetano Serrazanetti e Luigi Busi, studiò scienze, ortografia, italiano, francese, storia, geografia, latino e greco, acquisendo anche una notevole preparazione umanistica, che spiega la qualità della sua successiva attività di pubblicista.
Nel 1861 riportò un primo premio scolastico per la sua diligenza, e due anni dopo s’iscrisse all’Accademia di belle arti. Allievo di Giulio Cesare Ferrari (disegno), Antonio Puccinelli (pittura) e Salvino Salvini (scultura), frequentò per tre anni i corsi di anatomia e pittura, riportando nel 1864 il premio di seconda classe di pittura e l’anno successivo la medaglia accademica dello stesso corso. Compagno di questi anni fu Raffaele Faccioli, vincitore insieme a Serra nel 1866 del pensionato Angiolini, una borsa di studio del Venturoli che permetteva agli allievi migliori di risiedere per quattro anni fuori città. I due artisti si trasferirono subito a Firenze per approfondire la conoscenza del Quattrocento toscano, primo tra i requisiti richiesti ai borsisti, e aprirono insieme uno studio. Ricordato tra i frequentatori del caffè Michelangelo, Serra non venne tuttavia impressionato dai macchiaioli, ma piuttosto dalla purezza stilistica dei pittori rinascimentali, primo tra tutti Filippo Lippi, dalla cui Incoronazione della Vergine trasse un dettaglio, raffigurante due frati a mezza figura, che inviò a Bologna come prova di alunnato (Bologna, collegio artistico Venturoli). In questo periodo la sua figura di riferimento fu il pittore napoletano Francesco Saverio Altamura, autore dei giudizi periodici inviati al collegio per garantire il progresso e l’assiduità dello studio del borsista.
Partecipò al concorso Curlandese, bandito dall’Accademia di Bologna per l’anno accademico 1866-67, con un dipinto raffigurante Niccolò Machiavelli inviato commissario della Repubblica fiorentina a Cesare Borgia il Valentino, attualmente disperso. Nel 1867 la locale Società protettrice di belle arti acquistò due opere presentate all’annuale esposizione: la Vestale sepolta viva, di cui conosciamo solo alcuni disegni preparatori, e il Galeazzo Marescotti ed Emilia sua nuora, disperso. Il progresso artistico testimoniato dal Nudo d’accademia (Bologna, collegio Venturoli, firmato e datato 1868), saggio del secondo anno di pensionato, va di pari passo con l’Esilio di Maria de’ Medici (disperso), esposto alla Protettrice di Bologna e da questa acquistato.
Nel 1869 Serra si trasferì a Roma per proseguire il pensionato Angiolini e realizzò la prova finale dell’alunnato, Annibale Bentivoglio prigioniero nel castello di Varano (Bologna, collegio Venturoli), apprezzato per il taglio obliquo della composizione e per la forza espressiva dei personaggi. Rientrato a Bologna, ricevette l’incarico di dipingere le Virtù cardinali nei pennacchi della chiesa di S. Benedetto, opere perdute nella ristrutturazione del 1892. Nel frattempo l’Annibale Bentivoglio, presentato a Parma alla Seconda esposizione nazionale, gli fruttò la medaglia di bronzo per la classe di pittura.
Nel 1871 Serra vinse il concorso per realizzare il sipario del teatro di Fabriano, intitolato al pittore rinascimentale Gentile (1871-75). Il soggetto, La Pittura, la Storia e la Fama che, alla luce della ribalta, scoprono agli spettatori il Secolo d’oro, ottenne un grandissimo successo.
Nel 1872, alla morte del padre, si riversò sul pittore il peso del mantenimento della madre, donna apprensiva e ansiosa, che lo caricò di sensi di colpa, invitandolo a rientrare in città e a cercare un lavoro stabile, abbandonando i sogni di carriera artistica e sistemandosi con la fidanzata Tisa. Il pittore dovette lottare con questa situazione e con la propria natura, perfezionista e incline alla depressione, oltre che con gli oggettivi problemi di una carriera difficile per chi non accettava compromessi con un mercato che richiedeva rapidità esecutiva, brillante presenza sociale e maggiore aderenza alle mode del momento. Nel 1873, in compagnia dei pittori Raffaele Faccioli, Mario De Maria e Paolo Bedini, Serra partì per Vienna, dove si teneva l’Esposizione universale. I giovani artisti si fermarono due mesi all’estero, sostando anche a Monaco di Baviera durante il viaggio di ritorno.
Trasferitosi a Venezia nel gennaio 1874, Serra rimase affascinato dalla luce e dal colore della città, e decise di trattenervisi anche quando, alla fine dell’anno, vinse la pensione triennale delle accademie dell’Emilia, con il dipinto Michelangelo al letto del servo Urbino morente (Bologna, Pinacoteca nazionale). Nello stesso periodo, durante un viaggio a Torino, conobbe il pittore Marco Calderini. A questo momento risale l’abitudine di catalogare i numerosi disegni che realizzava, appuntandovi la data di esecuzione, e spesso anche l’ora. Successivamente applicati su grandi fogli di cartoncino in sequenze monografiche, gli studi, per lo più pagine di taccuino, realizzati con tecniche diverse, dalla penna alla matita all’acquerello, erano archiviati in cartelle, oggi conservate presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe della Pinacoteca nazionale di Bologna, le Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e la Galleria d’arte moderna di Roma. Al periodo veneziano appartengono anche dipinti, soprattutto di piccolo formato, su supporti diversi, tavola, carta, cartone e tela, conservati in raccolte private e alla Pinacoteca di Bologna. In questi anni Serra raggiunse una discreta fama grazie anche a vari dipinti, alcuni dei quali di soggetto contemporaneo (il Suonatore di flauto, il Bacio non restituito, il Conciastoviglie, il Novizio, la Veglia e la Distrazione, dispersi). La vendita del Bacio non restituito al mercante francese Adolphe Goupil sembrava l’inizio di un promettente successo.
Il soggiorno veneziano è segnato da alcune copie da maestri del ’500 (S. Marco e santi, da Tiziano, Bologna, Collezioni comunali d’arte, e L’anello trovato da un pescatore, da Paris Bordone, disperso) e dall’inizio dell’attività di pubblicista per il giornale L’Adriatico. Nell’ottobre 1877 Serra si trasferì a Roma, dopo aver brevemente sostato a Conegliano, Abano, Vittorio Veneto, Grosseto, Pisa e Viareggio. Il contatto con la Città Eterna, dove risiedette in via Frattina, in via Margutta e in via Quattro Fontane, trovando infine la sistemazione ideale nella villa Strohl Fern, vicino a piazza del Popolo, fu importantissimo. Fu chiamato a Roma dall’amico Calderini, al quale il principe Alessandro Torlonia aveva proposto di decorare il catino absidale della cappella maggiore di S. Maria della Vittoria, affinché lo aiutasse nell'impresa nella quale Serra poi subentrò completamente, componendo un grande dipinto murale, raffigurante l’Ingresso dell’esercito cattolico a Praga dopo la battaglia della Montagna Bianca (1877-80). Gli studi accurati per quest’opera, quasi maniacali nella resa dei minimi dettagli, sono conservati, assieme al cartone preparatorio, alla Pinacoteca nazionale di Bologna e alla Galleria d’arte moderna di Roma. Nel 1879 Serra venne richiamato a Fabriano per dipingere otto figure nel soffitto del teatro e per altri lavori minori. Nel 1881 partecipò al concorso romano per la decorazione della sala gialla del Senato, per la quale gli venne preferito Cesare Maccari.
Nell’agosto dello stesso anno i francescani riformati del Cestello di Bologna gli commissionarono una pala d’altare, la Madonna tra i ss. Francesco d’Assisi e Bonaventura. I numerosi studi per le singole figure della composizione e i loro dettagli, per il paesaggio e per le nature morte di fiori documentano l’attenzione compositiva dell’artista e il suo lento processo creativo. L’opera, più volte cancellata e ridipinta, fu infine inviata a Bologna nel 1882, venendo definitivamente rifiutata pochi anni dopo (1882-86), a detta dei committenti a causa della poca spiritualità. Acquistata dall’amico fraterno di Serra Enrico Guizzardi, commerciante bolognese, venne esposta nel 1892 a Palermo, e in questa occasione fu possibile mediarne l’acquisto per la Galleria d’arte moderna di Roma.
Dal 1882 Serra cominciò la collaborazione come cronista alla rivista Cronaca bizantina con lo pseudonimo «L’imbianchino» e come illustratore con altri giornali. Nel 1883 gli venne affidato l’allestimento dell’Esposizione artistica internazionale di Roma, alla quale decise di presentare il cartone per L’entrata dell’esercito cattolico in Praga dopo la battaglia della Montagna Bianca, che venne acquistato dallo Stato per la Galleria d’arte moderna di Roma. Un’ulteriore delusione derivò tuttavia dalla rinuncia da parte della chiesa torinese di S. Gioacchino di fargli completare le dieci stazioni mancanti della Via Crucis iniziata da Enrico Gamba, un incarico di modesto guadagno, ma molto stimolante dal punto di vista dello studio (1884). Un’altra commissione, il Ritratto della signora Deserti, venne rifiutato perché «disegnato male», un giudizio che s’impresse dolorosamente nella memoria dell’artista (1884). In questi anni di vita stentata e di continue delusioni gli furono vicini l’amico fraterno Enrico Barberi, scultore e compagno di studi all’Accademia, ed Enrico Guizzardi, che acquistò dipinti e disegni, anticipando denaro a lui e alla madre e ospitando il pittore nella sua villa di Paderno per brevi soggiorni.
Tra il 1884 e il 1885 Serra dipinse per il gallerista fiorentino Luigi Pisani I coronari davanti a S. Carlo ai Catinari (Firenze, Galleria d’arte moderna), uno spaccato di colore romano che ritrae mendicanti e venditori di rosari e oggetti sacri davanti a una chiesa, dove si servì molto probabilmente della fotografia per fermare alcuni momenti della scena. Rientrato a Bologna, ottenne l’incarico di realizzare il plafond per la sala del Consiglio provinciale, a quel tempo al primo piano di palazzo D’Accursio. Il lavoro, che doveva essere compiuto entro sei mesi (gennaio-giugno 1886), nella mente di Serra prese da subito la forma di una scena medievale di cui era protagonista il professore dello studio Irnerio. A una prima idea aulica con tre figure in azione subentrò presto quella definitiva in cui Irnerio, seduto in cattedra, postilla i codici di diritto e nello sfondo una Bologna turrita accoglie il rientro della milizie dalla battaglia di Fossalta (Bologna, palazzo D’Accursio). Il dettaglio in primo piano di un albero di alloro al quale si avvolge il cartiglio con la scritta gotica «Alma Mater Studiorum» colpì positivamente Giosuè Carducci e il comitato per le celebrazioni dell’ottavo centenario dell’Università, i quali coinvolsero Serra per l’Esposizione nazionale del 1888, che si teneva a Bologna. Lo stesso clima neomedievale e l’attenzione a una natura ritratta con esattezza botanica che pervade il dipinto, e sembra preannunciare il futuro sviluppo della stagione del liberty emiliano e dell’Aemilia Ars, impressionò il giovane Alfonso Rubbiani, il quale era già rimasto abbagliato dalla Madonna e santi del Cestello.
Il 1886 portò a Serra l’incarico per il Ritratto della signora Merlani (Bologna, Mambo, Collezioni storiche), e soprattutto la commissione del principe Torlonia per il S. Giovanni Nepomuceno, destinato alla cappella di famiglia nella basilica di S. Giovanni in Laterano. Il dipinto, mai realizzato, per il quale restano tre bozzetti e alcuni disegni, si evolve da uno stile realista a un’immagine che combina realtà e visione, dove l’angelo in primo piano è dipendente dalla conoscenza dei preraffaelliti inglesi, alcuni dei quali visti a Roma.
Gravemente ammalato, Serra morì a Bologna l’11 luglio 1888. La sua fortuna critica iniziò subito dopo, con le celebrazioni per l’ottavo centenario dell’Università. Una mostra nel 1898, lo studio di Corrado Ricci dedicato ai disegni nel 1909, la monografia di Luigi Sapori nel 1922 segnarono progressivamente il recupero consapevole del suo ruolo artistico, fino alla Mostra d’autunno del 1961 e alle due recenti monografiche (2008 e 2012) che ne hanno ricostruito, oltre al catalogo, la figura di dolente umanità, attraverso la lettura del quasi quotidiano carteggio con gli amici e con la madre.
Fonti e Bibl.: Bologna, Galleria d’arte moderna, Fondo Serra; Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Archivio del collegio; Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Fondo Luigi Serra.
Catalogo delle opere esposte nella mostra italiana d’arti belle in Parma, Parma 1870, p. 59; C. Parmeggiani, L’arte nuova a Bologna. L. S., in Pagine sparse, 15 ottobre 1877; G. Cantalamessa, in Stella d’Italia, 16 dicembre 1882; La Patria, 8-11 ottobre 1883; Gazzetta dell’Emilia, 27-31 luglio 1884; La Patria, 16 agosto 1885; L’Italia, V (1885), pp. 79-82; C. Parmeggiani, L’Irnerio di L. S., in Il Resto del Carlino, 7 novembre 1886; C. Ricci, Un dipinto di L. S., in La Tribuna, 9 novembre 1886; Arte e Storia, VII (1888), pp. 278 s.; M. Calderini, L. S. pittore bolognese, Firenze 1888; Gazzetta dell’Emilia, 12 luglio 1888; E. Panzacchi, L. S. pittore, Roma 1888; A. Baruffi, In memoriam - L. S., in Il Natale della Lira, dicembre 1898, pp. 5-8; Per L. S.: discorsi di Enrico Panzacchi e di Ugo Bassini commemorandosi nel giorno 28 dicembre 1898 il decimo anniversario della sua morte, Bologna 1899; E. Sandoni, Irnerio, pittura di L. S. nella Sala del Consiglio provinciale di Bologna: discorso tenuto nella Sala stessa, commemorante il Serra addì 29 dicembre 1898, Bologna 1899; Disegni di L. S., con prefazione di C. Ricci, Roma 1909; U. Ojetti, Ritratti di artisti italiani, Milano 1911, pp. 135-204; F. Sapori, L. S., pittore bolognese, Bologna 1922; A. Rubbiani, Su un quadro di L. S., in Id., Scritti vari. Editi e inediti, Bologna 1925, pp. 221-223; A. Foratti, Nuove note su L. S., Urbino 1936; Rassegna di Istruzione Artistica, VII (1936), pp. 12-18; Mostra dei pittori emiliani dell’Ottocento (catal), a cura di N. Bertocchi, Bologna 1955, p. 46; Mostra d’autunno: rassegna provinciale d’arte e retrospettiva di L. S. (1846-1888)(catal.), a cura di A. Borgonzoni - T. Vietri, Bologna 1961; Aspetti dell’arte a Roma dal 1870 al 1914 (catal.), a cura di D. Durbè, Roma 1972, pp. 10-14; F. Varignana, Le collezioni d’arte della Cassa di Risparmio di Bologna. I disegni. Dal paesaggio romantico alla veduta urbana, a cura di F. Varignana, Bologna 1973, pp. 435 s.; Artisti italiani dal XVI al XIX secolo. Mostra di 200 disegni della raccolta della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Gabinetto dei Disegni e delle Stampe (catal.), a cura di G. Gaeta Bertelà, Bologna 1976, pp. 61-63; C. Poppi, L. S., in Dall’Accademia al Vero. La pittura a Bologna prima e dopo l’Unità (catal.), a cura di R. Grandi, Bologna 1983, pp. 218-224; L’Ottocento ritrovato, Bologna 1988, pp. 11 s.; G. Martinelli Braglia, La Pittura dell’Ottocento in Emilia Romagna, e Biografia, in La Pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, Milano 1990, pp. 278-280; A.C. Faitrop-Porta, L. S. a Santa Maria della Vittoria, in Strenna dei Romanisti, LIII (1992), pp. 211-222; A. Zacchi - C. Pirani, in Figure. Disegni dal Cinquecento all’Ottocento nella Pinacoteca Nazionale di Bologna (catal., Bologna), a cura di M. Faietti - A. Zacchi, Milano 1998, pp. 390-403; M. Giumanini, Tra Disegno e Scienza. Gli studenti dell’Accademia di belle arti di Bologna (1803-1876), Bologna 2002, p. 333; Il segno e il colore: nell’atelier di L. S. (catal., Bologna), a cura di C. Poppi, Cinisello Balsamo (MI) 2003; L’artista e l’amico: ritorno a L. S. Opere e documenti dalla raccolta di Enrico Guizzardi (catal.), a cura di S. Pezzoli - O. Piraccini, Bologna 2008; Artisti a villa Strohl-Fern: luogo d’arte e di incontri a Roma tra il 1880 e il 1956 (catal.), Roma 2010, pp. 71-73, 177 s.; Catalogo generale. Pinacoteca Nazionale di Bologna, V, Ottocento e Novecento, a cura di G.P. Cammarota, Venezia 2013, pp. 227- 252, nn. 204-218.