SICILIANI, Luigi
Scrittore, nato a Cirò (Catanzaro) il 18 febbraio 1881; morto a Roma il 24 maggio 1925. Laureatosi a Roma nel 1903 in legge e nel 1904 in lettere, si trasferì nel 1907 a Milano, dove esercitò per molti anni un'attiva propaganda patriottica, con scritti, discorsi, e il settimanale Il tricolore da lui fondato. La convinzione politica ravvivandosi in lui dalla cultura classica, fu nel 1910 tra i fondatori dell'Associazione nazionalista. Partecipò come capitano alla guerra mondiale; dal 1919 alla morte deputato, fu sottosegretario alle Belle arti dal 16 agosto 1922 alla soppressione di quel sottosegretariato (29 aprile 1923).
Come poeta (Sogni pagani, 1906; Rime della lontananza, 1906; Corona, 1907; Arida nutrix, 1909; Poesie per ridere, 1909; L'amore oltre la morte, 1912; Per consolare l'anima mia, 1920; L'altare del fauno, 1923), il S. non oltrepassò un assai personale, malinconico alessandrinismo. Tutta la sua produzione in versi si può dire laboriosamente coltivata all'ombra dell'Anthologia greca e degli elegiaci ed epigrammisti latini. Ma, romanziere d'un solo romanzo, in Giovanni Francica (Milano 1910) fornì uno dei migliori libri italiani dell'immediato anteguerra; e al quale, oltre che per la felicità d'alcuni caratteri e pagine, dovrà ritornare chi voglia seguire il formarsi di nuovi spiriti nella generazione che, educata, ma anche aduggiata, dalla grandezza di Carducci, D'Annunzio e Pascoli, versò le sue migliori energie, nel conflitto europeo. Nettamente autobiografico, e fra l'artista e il dilettante, fra il filosofo e il mistico, Giovanni Francica ha d'un Andrea Sperelli o d'un Giorgio Aurispa uscito dalla piccola borghesia provinciale. Ma invece di perdersi negli estetismi o nelle lussurie, trova infine salvezza nell'azione politica e sociale, comunque modesta; nella fedeltà alla sua gente e alla terra. La tenuissima trama è sostenuta da un tono affettuoso, venato d'onestà, cordiale ironia. Fu, per quegli anni, una qualità piuttosto nuova di tradizionalismo, senza pompa, senza intenti ornamentali. Con un senso di civica grecità, vi si realizza un classicismo più vitale e profondo di quello che il S. aveva cercato d'affermare nella lirica spiegata.
Oltre che di letterature classiche (v. soprattutto la traduzione degli Erotici dell'Anthologia, 1922), il S. fu studioso di letteratura inglese; in questo campo il frutto più curato sono le traduzioni metriche da Keats a Kipling (Poeti inglesi moderni, 1924). Anche tradusse le Lettere d'amore d'una monaca portoghese (Mariana Alcoforado, 1909). E cfr. anche gli Studi e saggi, 1913.
Bibl.: G. A. Borgese, La vita e il libro, Torino 1912; E. Cecchi, Studi critici, Ancona 1912, ecc.