PALMERINI, Luigi Stefano
PALMERINI, Luigi Stefano. – Figlio di Petronio e di Rosalia Capponegri, nacque a Bologna il 26 dicembre 1768 nella parrocchia di S. Giovanni Battista dei Celestini.
Fra il 1786 e il 1790 studiò contrappunto con Stanislao Mattei (La Fage, 1840); studiò organo con Gianangelo Antonio Santelli (Bologna, Archivio della Fabbriceria di S. Petronio, Biografia degl’organisti).
Le scarse notizie biografiche localizzano interamente a Bologna l’attività di Palmerini, che tenne posizioni di prestigio nelle principali istituzioni musicali cittadine. Fu aggregato all’Accademia Filarmonica il 26 ottobre 1792. Nel 1798 fu sorteggiato una prima volta come ‘principe’ dell’Accademia; l’incombenza di presiedere l’assemblea dei Filarmonici e coordinarne le attività gli toccò ancora nel 1804, 1809, 1817, 1824, 1827, 1833, 1839; in virtù della sua riconosciuta autorevolezza di contrappuntista, gli furono inoltre assegnate a più riprese le mansioni tecniche di ‘definitore’ e censore dei compositori.
Nel 1809, morto l’organista di S. Petronio Antonio Bertalotti, i fabbricieri della basilica designarono Palmerini quale successore, con un salario mensile di 20 lire bolognesi; negli anni successivi Palmerini inoltrò diverse petizioni alla Fabbriceria perché gli fossero concessi aumenti di stipendio e gratifiche straordinarie. Tali richieste andarono di rado a buon fine, tuttavia nel 1820 egli ottenne il ripristino del forfait annuale aggiuntivo di 6 scudi già corrisposto ai predecessori «per suonare l’organo alla Messa e benedizione in tutte le feste dell’anno» (Ibid., Libri degli atti della Fabbrica, 34, p. 230). Nel 1832, dopo essere stati sollecitati a lungo e con una certa insistenza, i superiori aumentarono la retribuzione annua da 54 a 60 scudi. Nel marzo 1825 morì don Angelo Tesei, che sino ad allora aveva svolto le mansioni di coadiutore dell’anziano Mattei, maestro di cappella in S. Petronio dal 1817: la Fabbriceria stabilì di designare il sostituto per concorso; Mattei chiese e ottenne che Palmerini, suo antico discepolo, ricoprisse ad interim tale funzione fino alla nomina del nuovo coadiutore. Morto Mattei il 12 maggio dello stesso anno, l’organista fece ritorno alle responsabilità ordinarie, non senza ottenere un cospicuo emolumento di 20 scudi quale compenso per il lavoro svolto nei due mesi precedenti. Sempre nel marzo 1825 Palmerini si propose per il ruolo di maestro del canto gregoriano dei chierici, che fu però assegnato a don Francesco Grechi.
L’elezione del nuovo maestro di cappella, nella persona di Giuseppe Pilotti, innescò un’accesa controversia fra la Fabbriceria e il governo pontificio di Bologna, rappresentato dal cardinal legato Giuseppe Albani. Questi sosteneva che, in ottemperanza alle leggi in vigore nello Stato della Chiesa, la giurisdizione della Fabbriceria competesse alla legazione, e che fra le prerogative di quest’ultima rientrasse anche la selezione dei dipendenti. Dopo essersi appellato alla Segreteria di Stato, Albani ottenne che gli incarichi più importanti conferiti dall’assunteria di S. Petronio fossero vincolati alla sua approvazione. I Fabbricieri non tollerarono un’ingerenza considerata prevaricatoria: morto Pilotti il 12 giugno 1838, il successore non fu nominato, così da non dover sottostare ad alcuna ratifica esterna. Nei vent’anni seguenti la carica di maestro di cappella rimase vacante e le funzioni a essa associate furono affidate agli organisti, che si avvicendarono nella titolarità della basilica: negli ultimi quattro anni di vita Palmerini si trovò dunque investito di tutte le mansioni spettanti al maestro di cappella.
Palmerini fu inoltre insegnante di canto nelle Scuole Normali (Almanacco, 1813). Fra i suoi allievi di contrappunto si segnalano il bolognese Giuseppe Busi e il fanese Alessandro Nini.
Morì il 27 gennaio 1842 per colpo apoplettico.La notizia fu riportata in diverse gazzette e annuari, accompagnata dall’elogio di Palmerini, «maestro e compositore di musica, uno dei primi contrappuntisti che avesse oggi l’Italia» (Il Pirata, 1842). La Fabbriceria, su istanza del figlio ed erede Giovanni, corrispose alla famiglia una liquidazione di 40 scudi; contribuì poi con 15 scudi all’acquisto di una decorosa sepoltura.
Le attestazioni della fama raggiunta da Palmerini quale profondo conoscitore e autorevole didatta del contrappunto sono numerose. Fétis (1867) esprime una valutazione interessante riguardo alle sue doti di organista: «con lui si è estinta in Italia l’arte di suonare l’organo nel vero stile richiesto dalle peculiarità di questo strumento. Egli improvvisava fughe a tre e quattro parti che, per la condotta e l’esecuzione, sarebbero state degne dei più celebri maestri». La pratica dell’improvvisazione come forma esecutiva prevalente può forse giustificare l’esiguo numero di partiture che tramandano sue musiche per tastiera: una raccolta di brevi Sonate per cembalo o pianoforte è conservata nel Museo della musica di Bologna (PP.138), insieme con un Concerto per organo e orchestra (PP.139); la Biblioteca del conservatorio di Bologna custodisce altri brani organistici, fra i quali un volume di Pastorali (fondo Bertocchi, ms. X.78).
Gli archivi di S. Petronio e di S. Francesco, il Museo della musica e l’Accademia Filarmonica serbano diverse fonti di composizioni sacre di Palmerini; al di fuori dal territorio bolognese, due fondi cospicui si trovano nell’istituto musicale «L. Malerbi» di Lugo (7 partiture) e nel Monastero del Corpus Domini di Loro Piceno (16 partiture). La musica da chiesa di Palmerini, che formalmente aderisce alla distinzione tradizionale fra stile pieno e concertato, è caratterizzata da una certa linearità di scrittura; l’organico vocale si compone esclusivamente di voci maschili, soliste o, più spesso, disposte in terzetto (due tenori e basso); l’accompagnamento richiede il solo basso continuo nei brani più dimessi o severi, l’organo obbligato o l’intera orchestra in quelli di più ampio respiro.
Ben più significativi sono i documenti che testimoniano la dottrina tecnica e didattica di Palmerini, interamente consacrata al contrappunto e orientata principalmente verso due aspetti specifici della disciplina: la fuga e il cosiddetto «accompagnamento numerico» (pratica, quest’ultima, tipica dell’Ottocento italiano, derivata da quella del «partimento» diffusa nei due secoli precedenti: attraverso la realizzazione del basso numerato, addestrava i tastieristi all’accompagnamento della musica da chiesa e all’improvvisazione, e i compositori alla buona condotta armonica e polifonica). Oltre che nel fascicolo Primi elementi per l’accompagnamento numerico, unica opera data alle stampe (Bologna, 1840 circa), Palmerini trattò la materia in un monumentale Metodo manoscritto, perfezionato nel corso di oltre un decennio attraverso diverse stesure successive. Nella versione più tarda, datata 1841 e conservata nel Museo della musica di Bologna (PP.133), il trattato è strutturato in due parti: la prima illustra in modo progressivo i fondamenti dell’armonia e del contrappunto in rapporto alla tastiera; la seconda presenta una lunga serie di esercizi di difficoltà crescente (scale armonizzate, bassi numerati, versetti da elaborare in imitazione). A detta di Fétis (1867), molti musicisti bolognesi avrebbero giudicato il metodo di Palmerini superiore ai partimenti composti da Mattei. Nell’antiporta del volume è conservato un ritratto a matita dell’autore. L’opera di maggior impegno composta da Palmerini intorno al contrappunto fugato è conservata manoscritta nell’Accademia Filarmonica (FA1.2762): consiste in una ponderosa raccolta di fughe e di antifone su canto fermo, presentate anche in questo caso secondo un ideale percorso didattico che muove dal semplice contrappunto nota contro nota sulla scala maggiore per arrivare ai canoni artificiosi e alle fughe a otto voci.
Altre composizioni vocali e strumentali di Palmerini sono conservate a Berkeley (Music Library, University of California), Bologna (Biblioteca del Conservatorio, Museo della Musica, Biblioteca del convento di S. Francesco), Brescia (Biblioteca del Conservatorio), Città del Vaticano (Biblioteca apostolica vaticana), Evanston (Northwestern University Music Library), München (Bayerische Staatsbibliothek), Pesaro (Biblioteca del Conservatorio), Roma (Biblioteca nazionale centrale), Toronto (University of Toronto Music Library).
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della cattedrale, 221, c. 234r; Ibid., Archivio della Fabbriceria di S. Petronio, Libri degli atti della Fabbrica, 33-39; Albani Giuseppe cardinale, lett. 1, 1825, Lib. 412, 3, 1; Nota delle funzioni dell’anno 1841 che il mo Palmerini organista facendo le funzioni di mo di cappella faceva sonare l’organo dal mo Fabri, Lib. 412, 5, d; Biografia degl’organisti che hanno servito nella perinsigne basilica di S. Petronio di Bologna dal 1463 a tutto 1855 compilata dal mo Stefano Antonio Sarti [1855], Lib. 412, f. 6; C. Gervasoni, Nuova teoria di musica ricavata dall’odierna pratica, Parma 1812, p. 180; Almanacco del dipartimento del Reno per l’anno 1813, Bologna 1813, p. 117; P. Brighenti, Della musica rossiniana e del suo autore, Bologna 1830, p. 19 (ed. mod. in Rossiniana, a cura di C. Steffan, Pordenone 1992, p. 188); J.-A. de La Fage, Memoria intorno alla vita e alle opere di Stanislao Mattei, Bologna, 1840, p. 46; C. Frulli, Al padre maestro Stanislao Mattei in Almanacco statistico bolognese per l’anno 1840, Bologna 1840, pp. 160, 163, 172; Il Pirata. Giornale di letteratura, varietà e teatri, VII, n. 71, venerdì 4 marzo 1842, p. 287; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti e artisti melodrammatici, tragici e comici, maestri, concertisti ... che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, p. 361; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, VI, Paris 1867, II ed., p. 438; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, Leipzig 1902, p. 305; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio. Maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, pp. 39 s., 219-240, 288, 332; L. Callegari Hill, L’Accademia Filarmonica di Bologna, 1666-1800: statuti, indici degli aggregati e catalogo degli esperimenti d’esame nell’archivio, con un’introduzione storica, Bologna 1991, pp. 175, 225, 248, 250, 264, 277, 321 s., 328, 333; O. Gambassi, L’Accademia Filarmonica di Bologna. Fondazione, statuti e aggregazioni, Firenze 1992, p. 448; A.-L. Blondeau, Voyage d’un musicien en Italie (1809-1912), a cura di J.-M. Fauquet, Liège 1993, p. 198; L. Palmerini, Cabala con la quale si possono formare delle contraddanze con due dadi da raffa, a cura di B. Benatti - M. Pollastri, Bologna, 1994, in particolare pp. 3 s.