SUALI, Luigi
Nacque a Bologna il 29 settembre 1881 da Vincenzo, maestro elementare, e da Genovieffa Zucchini, prendendo il nome del nonno paterno, già avvocato della Legazione delle Romagne. Perse il padre in giovane età, proprio mentre si avviava agli studi ginnasiali, che proseguì presso il R. Liceo Luigi Galvani diplomandosi nel 1899. In quegli anni si accostò pure, da autodidatta, allo studio dell’ebraico e del sanscrito. Frequentò quindi l’Università di Bologna, laureandosi in lettere il 24 giugno 1903 con una tesi su Il sistema buddhistico nel Compendio dei sistemi filosofici di Haribhadra con il commento di Guṇaratna, grazie alla quale gli fu attribuito il premio Vittorio Emanuele. Allievo tra i più brillanti dell’indianista Francesco Lorenzo Pullé, ancora studente sostituì il maestro, tra il novembre 1902 e il marzo 1903, nell’insegnamento universitario del sanscrito.
Vincitore della borsa di studio Bottrigari, poté in seguito perfezionarsi, dal novembre 1903 all’agosto 1905, presso l’Università di Bonn, dove approfondì lo studio della letteratura e della filosofia jaina sotto la guida benevola di Hermann Jacobi, che ne riconobbe il valore di filologo proponendo all’Asiatic Society of Bengal la pubblicazione nella prestigiosa Bibliotheca Indica dell’edizione integrale curata da Suali dello Ṣaḍdarśanasamuccaya con il commentario di Guṇaratna (Calcutta 1905-1909). È questo senz’altro uno dei lavori più rilevanti dell’indianista bolognese, che ebbe il merito di presentare al vasto pubblico di studiosi internazionali l’opera fondante del genere dossografico in India, composta nell’VIII secolo dal maestro jaina Haribhadra e ancor oggi studiata, nella stessa edizione della Bibliotheca Indica, come principale riferimento per la sistematizzazione del pensiero filosofico indiano medievale. Del testo di Haribhadra, già argomento della dissertazione di laurea, Suali pubblicò inoltre la traduzione in italiano della sezione introduttiva (I sistemi filosofici dell’India alla fine del secolo XIV, in Giornale della società asiatica italiana, 1904, vol. 17, pp. 243-271), e dei capitoli secondo e quinto sul sistema nyāya e vaiśeṣika rispettivamente (Contributi alla conoscenza della logica e della metafisica indiana, in Giornale della società asiatica italiana, 1906, vol. 19, pp. 283-369; 1907, vol. 20, pp. 33-64). Alla letteratura jaina continuò a dedicarsi durante il corso di perfezionamento, intrapreso grazie a una borsa di studio ottenuta nell’ottobre 1905, presso il R. Istituto di studi superiori di Firenze, dove pure ebbe modo di attendere allo studio del pāli con Paolo Emilio Pavolini, e del cinese e tibetano con Carlo Puini. La tesi discussa a Firenze nel 1906, costituita dall’edizione e analisi di un’altra opera di Haribhadra, il Dharmabindu, fu quindi pubblicata nel 1908 sul ventunesimo volume del Giornale della società asiatica italiana (La legge jainica, pp. 223-290), e successivamente, nel 1912, apparve a Calcutta nella Bibliotheca Indica, riveduta e ampliata con il commentario di Municandra. Di Haribhadra Suali curò inoltre l’edizione e traduzione in italiano del Lokatattvanirṇaya (in Giornale della società asiatica italiana, 1905, vol. 18, pp. 263-319), e le edizioni dello Yogabindu (Bhavnagar 1911) e dello Yogadṛṣṭisamuccaya (Ahmedabad 1912), apparse rispettivamente per la Śrī Jaina Dharma Prasāraka Sabhā e per lo Śreṣṭhī Devacandra Lālabhāī Jaina Pustakoddhāra. Per le medesime associazioni scientifiche di ambito jaina si occupò anche dell’edizione del Prameyaratnakośa (Bhavnagar 1912) attribuito a Candraprabha, e dei primi tre libri della sezione del Canone denominata Ṭhāṇaṁgasutta (Ahmedabad 1912). Sempre nell’ambito jaina, gli si deve inoltre un’analisi dell’Ādīśvaracaritra (in Studi italiani di filologia indo-iranica, 1911, vol. 7, pp. 3-24), primo libro del Triṣaṣṭiśalākāpuruṣacaritra, ossia le vite dei sessantatré santi composte da Hemacandra. Nella redazione di questi lavori si servì di manoscritti e testi a stampa che gli furono procurati dalle stesse comunità jaina, le quali pure fecero senza esito richiesta al governo italiano affinché Suali fosse inviato in India per condurre in prima persona la ricerca negli archivi.
Il 16 maggio 1908 ottenne l’abilitazione alla libera docenza presso l’Università di Bologna, e nello stesso anno pubblicò sulla rivista dell’Università di Lovanio uno studio in francese del Cārvākadarśana, la sezione sui lokāyata dello Ṣaḍdarśanasamuccaya (Matériaux pour servir à l’histoire du matérialisme indien, in Le Muséon, n.s. vol. 9, pp. 277-298). Entrò inoltre in contatto con Guido Villa e gli studiosi dell’Università di Pavia, i quali accolsero nella collana della Rivista filosofica la sua traduzione del Tarkāmṛta, compendio di logica composto da Jagadīśa (Un trattato elementare di filosofia indiana); mentre vano risultò il tentativo di far pubblicare un saggio di filosofia dell’India presso la casa editrice Laterza. Il 30 marzo 1909 Suali fu quindi trasferito come libero docente di grammatica sanscrita a Pavia, dove pure aveva assunto, nella lenta progressione della carriera accademica, una cattedra di materie letterarie nel ginnasio inferiore del liceo Ugo Foscolo. Nel primo periodo pavese, oltre a curare le edizioni dei testi jaina, si occupò di questioni di filologia (Esiste una filologia indiana?, in Scientia, 1911, vol. 10, f. 4, pp. 352-369), della traduzione dal tedesco del trattato di Paul Deussen Gli elementi della metafisica (Pavia 1912), e del teatro classico indiano (I drammi di Bhāsa, in Giornale della società asiatica italiana, 1912, vol. 25, pp. 85-116). In aggiunta, nel 1912, presentò con Jacobi il progetto di un dizionario di pracrito (On an intended Prākṛit dictionary, in Zeitschrift der Deutschen Morgenländischen Gesellschaft, vol. 66, f. 4, pp. 544-548), per il quale il 16 maggio dello stesso anno gli fu attribuita la borsa di finanziamento Franz Bopp dalla Preussische Akademie der Wissenschaften di Berlino, e inoltre il premio intitolato a Edmund Hardy della Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco. L’anno successivo, dopo che Suali risultò nella terna dei vincitori, insieme con altri due allievi di Pullé, ossia Ambrogio Ballini e Ferdinando Belloni Filippi, del concorso per la cattedra di sanscrito nell'Università di Padova, fu infine pubblicata a Pavia la corposa Introduzione allo studio della filosofia indiana. L'opera, nonostante l’accusa di mostrare un 'fossile' attraverso le 'summule' degli 'scolastici' mossa da La critica crociana (recensione di V. Fazio-Allmayer, 1913, vol. 11, pp. 385-389), valse a Suali il posto nell’Ateneo pavese, a partire dal gennaio del 1914, di professore straordinario, poi ordinario, dell’insegnamento di sanscrito – denominato indologia tra il 1926 e il 1928, e indologia ariana dal 1928 al 1935 –, al quale si aggiunsero nel tempo quelli da incaricato di storia comparata delle lingue classiche, di glottologia, e di religioni e filosofie dell’India e dell’Estremo Oriente.
La guerra, che gli strappò financo un fratello, deceduto sul Carso nel luglio del 1915, lo costrinse a interrompere bruscamente la densa attività di ricerca. Il dizionario di pracrito non vide mai la luce, e soltanto nel 1920 poté essere pubblicato il corollario in francese, composto nel luglio 1914, all’opera di introduzione alla filosofia indiana (Essai sur la théorie de la connaissance dans la philosophie indienne, in Isis, vol. 3, f. 2, pp. 219-254), apparso sulla stessa rivista che pure aveva accolto, nel 1913, la recensione entusiasta a firma di P. Masson-Oursel (vol. 1, f. 2, pp. 264-266). Con l’Introduzione, che combinava solidità scientifica e chiarezza dell’esposizione a beneficio dei non specialisti, Suali riuscì di fatto ad aprire al sistema nyāya e vaiśeṣika l’orizzonte della conoscenza del pensiero indiano, affrancandolo dalla prospettiva esclusivamente metafisica e soteriologica all’epoca comunemente accettata.
Negli anni seguenti, in un periodo particolarmente fecondo per l’Italia di ricerche sul buddhismo, si dedicò allo studio intenso e approfondito della vita del Buddha attraverso le fonti in pāli e in sanscrito: primo frutto fu L’illuminato (Milano 1925), suggestivo racconto biografico che, salutato con generale favore dai lettori europei, fu subito tradotto in francese da P.-E. Dumont (L’illuminé, Parigi) e, nel 1928, in tedesco da D. Mitzky (Der Erleuchtete, Francoforte). In seguito, nel 1934, apparve a Bologna Gotama Buddha, opera che attraverso le notizie sulla vita del Buddha ne illustrava la dottrina, alternando alle fonti primarie la letteratura scientifica prodotta in ambito europeo. Negli anni che intercorsero tra queste due pubblicazioni, Suali si occupò inoltre di redigere le voci dell’Enciclopedia Italiana relative alle religioni e filosofie indiane. Quindi, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, inaugurò la collaborazione con l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI): sempre più orientato verso lavori di storiografia e sistematizzazione dei campi del sapere, provò ad avviare con l’ISPI una collana di Studi asiatici ed africani e una Collezione linguistica, e pubblicò una monumentale Storia moderna dell’India (Milano 1941, 2 voll.) che, basata principalmente sulla Cambridge history of India (1923-1937), apparve ai censori dell’epoca troppo filo-inglese – tanto da essere ritirata dalla distribuzione fino al 1946 – e, d’altro canto, risulta oggi datata e ancora inquadrata in una prospettiva coloniale.
Finita la guerra, Suali continuò a insegnare nell’Università di Pavia – della cui facoltà di lettere e filosofia era stato preside tra il 1935 e il 1946 – fino al collocamento fuori ruolo nel 1951, quando fu affiancato sulla cattedra di sanscrito dall’allievo Piero Meriggi, già ordinario di glottologia e fondatore della scuola di anatolistica. Negli ultimi anni della sua vita collaborò al Dizionario di filosofia (Milano 1957) curato da A. Biraghi e al secondo volume de Le civiltà dell’Oriente (Roma 1957) curato da G. Tucci, per i quali redasse, rispettivamente, Il pensiero indiano e Letteratura dell’India antica.
A Pavia, il 9 marzo 1957, si spense improvvisamente.
Rimasto vedovo di Giulia Giovagnoli di Saludecio, insegnante di materie letterarie presso il locale istituto magistrale Adelaide Cairoli, lasciava l’unico figlio Mariano, poeta e filosofo, nato il 6 dicembre 1916. Non ebbe molti allievi e non fondò una vera e propria scuola, tanto che l’insegnamento di sanscrito nell’Ateneo pavese si spense con lui; eppure, oltre che da Meriggi, le sue lezioni furono apprezzate e seguite con vivo interesse, nel tempo, da Enrica Malcovati, Giacomo Devoto, Luigi Heilmann, Giulio Preti, Gianfranco Contini, Emanuele Severino.
Il fondo Luigi Suali, donato dagli eredi alla Biblioteca Patriarcale San Domenico di Bologna, contiene oltre duemila volumi in diverse lingue e una ricca corrispondenza; un fondo analogo è conservato presso la Biblioteca di Studi umanistici dell’Università di Pavia, i cui annuari sono pure un’utile fonte per la ricostruzione della carriera accademica e delle cariche e titoli onorifici; alcune lettere sono inoltre contenute nel fondo Plinio Fraccaro e nel carteggio Ireneo Sanesi della stessa Biblioteca universitaria di Pavia; altre lettere sono presenti nel Fondo Pettazzoni della Biblioteca comunale G.C. Croce di San Giovanni in Persiceto. Luigi Suali è destinatario di una missiva contenuta nella serie Copialettere dell’Archivio Gius. Laterza e Figli. Ulteriori informazioni sono ricavabili dai verbali (Sitzungsberichte) della Preussische Akademie der Wissenschaften di Berlino. A. Ballini, Lingue dell’India. Suali Luigi, in Rivista degli studi orientali, V (1913), pp. 263 s.; Suali Luigi, in Chi è? Dizionario degli italiani d’oggi, a cura di A.F. Formiggini, Roma 1928, pp. 449 s.; E. Malcovati, Luigi Suali. Cenno necrologico del m. e., in Rendiconti. Parte generale e atti ufficiali. Istituto lombardo di scienze e lettere, XCI (1957), pp. 95 s.; P. Meriggi, Luigi Suali (1881-1957), in Annuario per l’anno accademico. Università degli studi di Pavia, 1957-1958, pp. 383 s.; G.R. Franci, Luigi Suali, in Studi e materiali di storia delle religioni, XXIX (1958), pp. 159 s.; J. Bertolaso Stella, O indianista professor Luigi Suali, in Revista de história, XIX (1959), 39, pp. 173-180; E. Malcovati, Ricordo dell’indologo Luigi Suali, in Athenaeum, LXV (1987), pp. 5s.; L. Heilmann, La scuola indianistica di Bologna e il suo più illustre rappresentante. Luigi Suali, bolognese (1881-1957), in La benedizione di Babele. Contributi alla storia degli studi orientali e linguistici, e delle presenze orientali, a Bologna, a cura di G.R. Franci, Bologna 1991; R. Torella, Prefazione, in P. Dundas, Il jainismo. L’antica religione indiana della non-violenza, Roma 2005, pp. 7-16; M. Prayer, Italian Indologists and Modern India, 1913-1941, in In quest of the historian’s craft. Essays in honour of Professor B.B. Chaudhuri, I, a cura di A. Bandopadhyay - S. Das Gupta, New Delhi 2018, pp. 147-179; L. Villa, Pagine da Oriente. Tra scritti e memoria. La biblioteca di Luigi Suali in San Domenico a Bologna, in IBC, XXVII (2019), 4, online http://rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it/xw-201904 (5 marzo 2021).