Poeta (Venosa 1510 - Teano 1568). Fu al servizio del viceré di Napoli don Pedro di Toledo; col figlio di questo combatté contro i Turchi e i pirati; infine fu capitano di giustizia a Gaeta. Lasciò un'egloga drammatica, I due pellegrini (1527, rifatta e rappresentata nel 1538) e poemetti tutti variamente notevoli: Il vendemmiatore (1532), in ottave, in cui rivive con grande libertà di linguaggio l'allegria chiassosa della vendemmia; le Stanze a Bernardino Martirano (1540), in cui descrive la sua dura vita di mare; la Clorida (1547), pure in ottave, modellata sull'Aretusa di B. Martirano; Le lagrime di San Pietro (iniziato nel 1539, ripreso nel 1559 e rimasto incompiuto); i poemetti didascalici in terzine La balia (1552) e Il podere (1560), che è considerato il suo capolavoro, in cui espone a un amico le norme per la scelta e la coltivazione d'una villa, in versi pieni di schietto amore per la casa e la famiglia. I Capitoli trattano delle sue esperienze di vita con discorsiva amabilità. Ma la cosa migliore di T. sono forse le liriche (raccolte nel Canzoniere, post., 1711), che ne fanno uno dei più eminenti poeti del petrarchismo meridionale; in esse cantò una donna dell'alta nobiltà, Maria d'Aragona d'Ávalos, riuscendo spesso a infondere un tono personale a vecchi motivi d'amore, di dolore, d'idillica contemplazione della natura.