TAPARELLI d'AZEGLIO, Luigi
Nato a Torino dal marchese Cesare e da Cristina dei conti Morozzo di Bianzé il 24 novembre 1793, morto a Roma il 21 settembre 1862. Studiò a Siena nel collegio Tolomei diretto dagli scolopî, e voltosi allo stato ecclesiastico ricevette i primi ordini sacri dall'arcivescovo di Torino, finché, trasferitosi nel 1814 con parte della famiglia a Roma, entrò il 12 novembre dello stesso anno nella Compagnia di Gesù, mutando il suo nome originario di Prospero in quello di Luigi. Compiuto il noviziato, fu dal 1814 al '24 nel collegio di Novara, successivamente procuratore, ministro e rettore, e là il 25 marzo 1820 venne ordinato prete; dal 1824 al 1829 a Roma rettore del Collegio Romano; dal 1829 al 1833 a Napoli preposito della provincia; dal 1833 al 1850 a Palermo insegnante nel collegio Massimo; dal 1850 fino alla morte redattore della Civiltà Cattolica (v.), prima a Napoli e dal settembre del '50 a Roma.
Il suo nome cominciò a essere conosciuto per il Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto (Palermo 1841-1843, in 5 volumi; rifatto nell'edizione definitiva di Roma, 1855, in 2 volumi): libro che offre un intero e saldamente congegnato sistema di filosofia sociale, dove le trattazioni particolari della società, del potere, del diritto hanno per presupposto la trattazione generale dell'operare umano, che si rifià alla sua volta da Dio e dalla creazione. L'autore, non estraneo all'influenza della restaurazione filosofica di V. Cousin e della scuola controrivoluzionaria del De Bonald, di J. De Maistre, di C. L. Haller, in fondo riproduce ammodernate le dottrine più ortodosse della filosofia scolastica. E ai ricordi della cristianità medievale si riporta, quando, precorrendo, in un certo modo, la Società delle nazioni, si eleva alla visione di una società etnarchica, organizzazione internazionale degli stati che protegga la loro indipendenza, limiti le guerre e sviluppi la cooperazione comune in tutto ciò che attiene al bene universale.
Fratello di Roberto e di Massimo, che nelle vicende del Risorgimento spiegarono un'azione diretta e talora decisiva, il T. nel periodo del neoguelfismo non fu del tutto alieno dai sentimenti ond'era accesa la parte migliore degl'Italiani, quantunque il suo opuscolo Della nazionalità (Genova 1847) fosse interpretato dai più in senso avverso. Ma dopo la tempesta del 1848-49, che rivelò l'inconciliabilità delle aspirazioni nazionali della Penisola con le posizioni storiche della S. Sede, egli si diede a combattere il liberalismo, le sue premesse, anche remote, i suoi postulati, le sue applicazioni, i suoi istituti politici, e a sostenere in tutti i campi del pensiero e della prassi la tradizione cattolica e l'autorità e i diritti della Chiesa. In tale arringo esercitò una vera dittatura morale nel mondo clericale, trattando di diritto pubblico, di economia politica, di filosofia. L'Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna (Roma 1854, volumi 2), l'altra delle due sue opere fondamentali, nacque dagli articoli con i quali egli bolla gli ordini rappresentativi per il loro spirito informatore da lui ricondotto al protestantesimo e all'individualismo razionalistico. I suoi articoli di filosofia rappresentano la condanna del pensiero moderno dall'Umanesimo in poi e il ritorno al tomismo, alla cui restaurazione nelle scuole ecclesiastiche il T. contribuì molto.
Opere: L'elenco completo degli scritti editi e inediti è dato nella introduzione ai Carteggi del P. L. T. d'A. della Compagnia di Gesù pubblicati per cura di P. Pirri, Torino 1932, pp. 31-56.
Bibl.: Alla rassegna della letteratura data da P. Pirri aggiungiamo: A. Falchi, Le moderne dottrine teocratiche, Torino 1908, pp. 445-63; C. Gray, Rosmini e T. d'A., Città di Castello 1920; A. A. Monti, I grandi atleti del trono e dell'altare, Brescia 1929, pp. 127-37; P. Pirri, Il T. e il Risorgimento, introd. ai Carteggi cit., pp. 7-23.