TITO, Luigi
TITO, Luigi (Gigetto). ‒ Nacque a Dolo, Venezia, il 6 dicembre 1907, secondogenito di Ettore (v. la voce in questo Dizionario), celebre pittore veneziano, e di Lucia Velluti, figlia di possidenti terrieri nella zona della Riviera del Brenta.
A quindici anni entrò all’Accademia di belle arti di Venezia sotto la guida del padre, maestro di pittura. Nel 1926 esordì artisticamente partecipando alla Mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti di Roma con un grande ritratto a figura intera dell’amico scultore Toni Lucarda (collezione Lucarda-Grimani, Venezia). Nel 1927 realizzò una pala d’altare per la chiesa veneziana di S. Maria dei Carmini. Dopo aver assolto gli obblighi di leva cominciò ad aiutare il padre Ettore nella progettazione e poi nella realizzazione della decorazione della volta della chiesa degli Scalzi. Il lavoro al soffitto si protrasse per alcuni anni, durante i quali Luigi ebbe modo di perfezionarsi anche nella tecnica dell’affresco grazie all’aiuto del pittore Giovanni Majoli (Pajusco, 2014, pp. 213-215).
Partì per un viaggio di formazione in Europa alla scoperta dei grandi artisti del passato ricercandoli nei musei francesi, olandesi e belgi. All’inizio del 1935, a Sanremo, partecipò a una mostra di bozzetti, e a maggio fu ammesso alla mostra celebrativa dei quarant’anni della Biennale con cinque dipinti e sette acqueforti. Tra le cinque opere di pittura il Ritratto del pittore Cagnaccio di San Pietro (Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, Venezia) dimostrò pubblicamente la raggiunta maturità artistica e il definitivo distacco di Luigi dai modi pittorici del padre. Nel 1936 partecipò per la prima volta a una delle mostre collettive della Fondazione Bevilacqua La Masa e, nello stesso anno, espose alla Biennale di Venezia, dove tornò nelle due edizioni successive, del 1938 e del 1940.
L’amicizia e la stima dello scultore Arturo Martini lo portarono a seguire le lezioni che il vecchio maestro tenne durante la seconda guerra mondiale all’Accademia di Venezia, fino a cimentarsi lui stesso con le tecniche plastiche.
Dal 1943 entrò nelle brigate partigiane, redasse documenti falsi utili alla Resistenza, e per questo venne ricercato dalla polizia nazifascista, ma riuscì a salvarsi nascondendosi per un lungo periodo nella casa dell’amico Cagnaccio di San Pietro. Al termine della guerra continuò il suo attivismo politico all’interno del partito della Democrazia cristiana.
Nel 1947 sposò Anna Maria Velluti, che lo convinse lentamente al ritorno alla pittura. I drammi della guerra furono tra i soggetti ricorrenti della pittura di Tito nel secondo Novecento, realizzati con uno stile espressivo affine alle Pitture nere di Francisco Goya. In questi anni Tito si cimentò anche nel mosaico parietale, realizzando un Figliol prodigo per la chiesa di Col de Draga presso Possagno e partecipando alla progettazione di un’analoga opera per la chiesa di Gesù Lavoratore a Marghera (Piccolo, 2009, p. 450).
Viste le sue indubbie capacità nella pittura di figura, e in particolare nel genere del ritratto, nel 1962 l’Accademia di belle arti di Venezia lo nominò insegnante della scuola libera del nudo, incarico che mantenne fino al suo congedo nel 1978.
Nel 1977 una grande mostra antologica al Centro d’arte S. Vidal di Venezia lo fece riscoprire al grande pubblico. Negli anni Ottanta molti furono gli eventi espositivi che gli furono dedicati in varie città d’Italia.
Morì a Venezia il 23 aprile 1991.
Nel 2007 il Museo d’arte di Rovereto (MART) gli ha dedicato un’importante mostra retrospettiva.
Fonti e Bibl.: R. Tassi, L. T. (catal., Venezia), Bologna 1987; E. Castellan, L. T., in La pittura in Italia. Il Novecento, 1900-1945, a cura di C. Pirovano, II, Milano 1992, pp. 1091 s.; E. Castellan, L. T., in La pittura in Italia. Il Novecento, 1945-1990, a cura di C. Pirovano, II, Milano 1993, pp. 886 s.; Gli anni della Resistenza. L. T. (catal.), a cura di M. De Micheli, Padova 1997; Omaggio ai Tito, II, Opere scelte di L. T. (catal., Stra), a cura di F. Luser - M. Mazzato, Dolo-Trieste 2003; C. Sant, L. T., in Venezia ’900, da Boccioni a Vedova, a cura di N. Stringa (catal., Treviso), Venezia 2006, pp. 381 s.; L. T. (1907-1991), a cura di F. Luser - M. de Pilati (catal., Rovereto), Trento 2007; M. Piccolo, L. T., in La pittura nel Veneto. Il Novecento. Dizionario degli artisti, a cura di N. Stringa, Milano 2009, pp. 449 s.; V. Pajusco, Ettore Tito e il nuovo soffitto degli Scalzi, in La chiesa di Santa Maria di Nazareth e la spiritualità dei carmelitani scalzi a Venezia, a cura di G. Bettini - M. Frank, Venezia 2014, pp. 209-218.