VALENTI GONZAGA, Luigi
– Nacque il 15 ottobre 1725 a Revere, nelle terre dell’ex Ducato di Mantova ormai accorpato alla Lombardia austriaca. Suo padre, il marchese Odoardo, era presidente del Senato di Mantova; sua madre era la contessa Francesca di Castelbarco.
La famiglia, storicamente legata al casato ducale mantovano, era di antica nobiltà. Il fratello Gaetano fu frate e balì dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Suo zio era Silvio Valenti Gonzaga, che sarebbe stato creato cardinale da Clemente XII nel 1738.
Colpito in tenera età da alcune gravi malattie che fecero temere per la sua sopravvivenza, studiò a Mantova fino all’età di quindici anni, per poi completare i suoi studi sotto la direzione dello zio Silvio e con il fratello Carlo a Roma al collegio Nazareno e all’Università della Sapienza, dove ottenne la licenza di dottore in utroque iure nell’agosto del 1751. Al 1750 si data una sua orazione Ab intimo pontificio cubiculo in funere Joannis V Lusitaniae regis (Romae), che fu recitata alla presenza di Benedetto XIV e di alcuni cardinali e ottenne ampio plauso.
Si avviò subito dopo alla carriera ecclesiastica, forte della protezione offertagli dallo zio cardinale, che intanto era diventato anche segretario di Stato, prefetto di Propaganda Fide e camerlengo. Fu nominato da Benedetto XIV suo cappellano privato soprannumerario, consultore della congregazione dei Riti e prelato della congregazione della Fabbrica di San Pietro, e fu inviato a Malta per una missione diplomatica presso il gran maestro dell’Ordine, Manuel Pinto de Fonseca. Fu anche presidente della Camera apostolica, controllata dallo zio Silvio in qualità di camerlengo; ne divenne in seguito chierico e infine decano. Nel 1756, alla morte di Silvio, ereditò le diverse migliaia di volumi che ne componevano la biblioteca, che provvide nel corso del tempo a ordinare con l’aiuto di monsignor Gaetano Marini e ad ampliare; ereditò anche gran parte della vasta collezione di oltre ottocento opere d’arte dello zio, di cui il pittore Giovanni Paolo Pannini aveva offerto una celebre rappresentazione. La scomparsa del suo protettore, tuttavia, probabilmente contribuì anche a rallentarne la carriera, così come le sue aperte simpatie per il partito gesuitico. Papa Clemente XIII lo nominò prelato della commissione dell’immunità ecclesiastica e referendario del tribunale della Segnatura apostolica. Ricevette successivamente dal cardinale Alessandro Albani il titolo di vicario della diaconia e della basilica di S. Maria in Cosmedin. Nel giugno del 1764, infine, fu ordinato in rapida successione suddiacono, diacono e prete.
Nominato arcivescovo titolare di Cesarea nel luglio 1764 e assistente al soglio pontificio, nell’agosto dello stesso anno fu inviato a Lucerna in qualità di nunzio presso la Confederazione Elvetica. Durante la sua residenza a Lucerna tentò con risultati alterni, ma in generale con minor vigore del suo predecessore Niccolò Oddi, di limitare le intraprese editoriali della tipografia luganese dei fratelli Agnelli, celebri diffusori di opere antigesuitiche e di tendenze giansenistiche. Si guadagnò, comunque, la stima dei cantoni cattolici e anche di alcuni protestanti. Nell’ottobre del 1771 fu inviato dal papa a Milano per le nozze del governatore di quella città, l’arciduca Ferdinando, con Maria Beatrice d’Este, e trascorse poi alcuni mesi a Mantova presso il fratello Carlo. Nel 1773 fu destinato da Clemente XIV alla nunziatura di Spagna, dove lo zio Silvio aveva prestato servizio tra il 1736 e il 1738. A Madrid, dove giunse nel dicembre del 1773, Valenti Gonzaga dimostrò particolare abilità diplomatica, nonostante le iniziali difficoltà che gli impedirono di prendere pieno possesso della carica fino al settembre del 1774.
Da un lato, Valenti Gonzaga assecondò l’ostilità di Carlo III per gli ex gesuiti, guadagnandosi così la sua fiducia; dall’altro si fece promotore dell’applicazione del breve Administrandae iustitiae zelus, promulgato da Clemente XIV nel 1771 e incorporato nell’ordinamento giuridico spagnolo proprio nel 1773, che sostituiva il vecchio tribunale del nunzio con il nuovo tribunale della Rota di Madrid. Sugli effetti del breve sulla sovranità del papa e della Rota romana, peraltro, non esitò a esprimere le proprie perplessità nella corrispondenza con il segretario di Stato Lazzaro Opizio Pallavicini.
Il nuovo papa Pio VI, favorevolmente colpito dalle capacità dimostrate da Valenti Gonzaga, decise di richiamarlo a Roma per elevarlo al rango di cardinale. Creato cardinale in pectore il 15 aprile 1776 e pubblicato nel successivo concistoro del 20 maggio, ricevette la berretta a Madrid tramite il nipote Cesare Guerrieri Gonzaga, all’epoca giovane monsignore e più tardi anch’egli cardinale. Rientrato a Roma, fu nominato membro di numerose congregazioni cardinalizie, tra cui il S. Uffizio e Propaganda Fide. Nel 1778 assunse il titolo di S. Agnese fuori le mura e il 1° giugno dello stesso anno fu nominato legato pontificio in Romagna; la carica, di durata triennale, gli fu rinnovata nel 1781. Durante la sua permanenza a Ravenna in qualità di legato si occupò, tra l’altro, di promuovere il restauro della tomba di Dante Alighieri. Strinse anche solidi rapporti epistolari e di amicizia con alcuni intellettuali, tra cui il bussetano Ireneo Affò, con il quale corrispose regolarmente dal 1778 fino alla morte di questi nel 1797, e con ex gesuiti come Luigi Mozzi, che gli dedicò la sua Vera idea del giansenismo (Bergamo 1781) e nel primo decennio del XIX secolo lo avrebbe coadiuvato nella gestione della diocesi di Albano.
Rientrato nuovamente a Roma nel 1783, Valenti Gonzaga fu nominato protettore della Congregazione dei canonici lateranensi nel 1787, prefetto dell’economia di Propaganda Fide nel 1788 e prefetto della congregazione dell’Immunità ecclesiastica nel 1793. Nel 1790 assunse il titolo dei Ss. Nereo e Achilleo e nel 1795, infine, il titolo vescovile di Albano. Tra il 1790 e il 1792 fu membro della congregazione cardinalizia creata in seno al S. Uffizio per l’esame dei decreti del sinodo convocato nel 1786 dal vescovo giansenista di Pistoia Scipione de’ Ricci; le attività della commissione avrebbero fornito le basi per la bolla di condanna del sinodo pistoiese, la Auctorem fidei, pubblicata nel 1794. Nello stesso periodo Valenti Gonzaga fu anche membro della congregazione particolare per gli affari di Francia, che era incaricata di coadiuvare il papa nell’elaborazione di una linea politica in risposta alla Rivoluzione francese, e le cui attività si svolgevano in parallelo con quelle della congregazione sul sinodo di Pistoia; in seno alla congregazione, Valenti Gonzaga fu tra coloro che immaginarono inizialmente una strategia cautamente conciliatoria. A quelle stesse date, peraltro, si espresse anche in favore della pubblicazione dei Diritti dell’uomo di Nicola Spedalieri, che tracciava un’ardita strategia di compromesso fra Roma e la Rivoluzione.
Dopo l’invasione francese e la creazione della Repubblica Romana nel 1798, Valenti Gonzaga fu tra i pochi cardinali che scelsero di rimanere in città, e l’unico, insieme a Carlo Rezzonico, che riuscì a evitare l’arresto nel marzo per via delle sue condizioni di salute. Una volta guarito, tuttavia, lasciò Roma per riparare a Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza), dove accolse più tardi Pio VI in viaggio verso il suo esilio in Francia. Dopo la morte di Pio VI si spostò a Venezia, dove tra il 1799 e l’inizio del 1800 prese parte al conclave che elesse Gregorio Barnaba Chiaramonti con il nome di Pio VII. Lo stesso Valenti Gonzaga era stato indicato dai rappresentanti dell’imperatore Francesco II come il candidato austriaco al soglio pontificio dopo il cardinale Alessandro Mattei, arcivescovo di Ferrara.
Rientrato a Roma nel marzo del 1800 al seguito di Pio VII, fu nominato cardinale bibliotecario e archivista il 12 gennaio 1802, e poco più tardi ottenne anche l’incarico di protettore del Collegio germanico, presso il quale fissò la sua residenza. Arricchì la Biblioteca Vaticana di alcuni preziosi manoscritti. Accompagnò Pio VII a Parigi nel 1804 in occasione dell’incoronazione di Napoleone quale imperatore dei francesi. Divenuto sottodecano del Sacro Collegio, nel 1807 assunse il titolo vescovile di Porto e S. Rufina; come già in precedenza nella sede di Albano, si occupò di promuovere le attività del seminario locale e delle pubbliche scuole, l’assistenza ai poveri, nonché il restauro di alcune chiese.
Morì a Roma il 29 dicembre 1808, all’età di 83 anni. Fu sepolto nella chiesa di S. Apollinare dopo aver ricevuto solenni onoranze funebri.
La sua biblioteca personale, con l’eccezione di alcuni codici che furono donati alla Biblioteca Vaticana, passò alla Compagnia di Gesù, da poco ristabilita in Sicilia, di cui Valenti Gonzaga era sempre stato un convinto sostenitore. Dopo la conquista italiana di Roma nel 1870, i libri del cardinale, assieme al resto della Biblioteca del Gesù, divennero parte della biblioteca Vittorio Emanuele II di Roma (l’attuale Biblioteca nazionale centrale) ai sensi delle leggi sulla liquidazione dell’asse ecclesiastico.
Fonti e Bibl.: G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXXXVII, Venezia 1858, pp. 249 s.; A. Neri, Lettere inedite di Ireneo Affò al Cardinale Valenti Gonzaga, in Archivio storico per le provincie parmensi, n.s., V (1905), pp. 129-225; G. Pignatelli, Aspetti della propaganda cattolica a Roma da Pio VI a Leone XII, Roma 1974, p. 159; Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), a cura di C. Weber, Roma 1994, pp. 358, 372; La bolla Auctorem fidei (1794) nella storia dell’ultramontanismo, a cura di P. Stella, Roma 1995, ad ind.; C. Caldelari, Bibliografia luganese del Settecento, Bellinzona 1999-2002, ad ind.; M. de la Puente Brunke, La naturaleza jurídica de la Rota española, in Cuadernos doctorales, XIX (2002), pp. 233-311 (in partic. pp. 236, 266-268); L. Fiorani - D. Rocciolo, Chiesa romana e Rivoluzione francese, 1789-1799, Rome 2004, ad ind.; G. Pelletier, Rome et la Révolution française. La théologie et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799), Rome 2004, ad ind.; La Legazione di Romagna e i suoi archivi. Secoli XVI-XVIII, a cura di A. Turchini, Cesena 2006, ad ind. (che contiene anche abbondanti riferimenti ai fondi archivistici relativi all’attività di legato papale di Valenti Gonzaga conservati nell’Archivio apostolico Vaticano e a Ravenna); V. Romani, La biblioteca di Silvio e Luigi Valenti Gonzaga: profilo storico e documentario, in Testo e immagine nell’editoria del Settecento. Atti del Convegno internazionale, Roma... 2007, a cura di M. Santoro - V. Sestini, Pisa 2008, pp. 71-95; E. Colombo, Jesuit at Heart: Luigi Mozzi de’ Capitani (1746-1813) between suppression and restoration, in Jesuit survival and restoration. A global history, 1773-1900, a cura di R.A. Maryks - J. Wright, Leiden 2014, pp. 212-228 (in partic. pp. 218, 223).