VESTRI, Luigi
Attore drammatico, nato a Firenze il 23 aprile 1781, morto a Bologna il 19 agosto 1841. Figlio di un cancelliere di tribunale, abbandonò la professione legale e gli studî di chirurgia cui si sentiva attratto. Filodrammatico appassionato, fu scelto da Vittorio Alfieri per sostenere la parte di Gomez nel Filippo, recitato nel palazzo Gianfigliazzi, essendo protagonista l'autore stesso. Tentò di riprendere gli studî di medicina a Milano, ma nel 1804 finì in un'accolta di guitti. Attrasse tuttavia l'attenzione dei capocomici Consoli e Zuccato che lo scritturarono (1805) come padre e tiranno, e riuscì a farsi distinguere accanto a G. A. Canova. Nello stesso ruolo passò in compagnia di A. Bianchi, affermandosi artista di vero merito vicino al De Marini. Poi assunse il ruolo di "caratterista" e nel 1807, a Venezia, destò fanatismo specie nelle commedie di Goldoni: La bottega del Caffè, Il burbero benefico, Il poeta fanatico, ecc. Affermatasi la sua fama, il V. tolse al nome la s finale che si era aggiunta per fruire un poco della celebrità d'un suo parente, grande ballerino a Parigi. Nel 1809 si unì in società con Giacomo Dorati, poi con Paolo Belli-Blanes, salendo sempre più nella stima del pubblico. Nel 1816, socio di Angelo Venier e di Carolina Internari, fu scritturato (1818) per tre anni e tre stagioni ogni anno al teatro Valle di Roma dal principe Torlonia: vi ottenne clamorosi successi come "promiscuo", ruolo che gli permetteva di affermarsi grande in ogni genere drammatico e comico. Nel 1822 volle assumersi, in Roma, l'impresa dei balli e fu un disastro finanziario. La situazione si aggravò con la perdita della Internari e la morte di Teresa Fini. Si salvō alla meglio scritturandosi con S. Fabbrichesi al Fiorentini di Napoli, per sostituire il Pertica (1822). Il pubblico napoletano, tenace nelle sue predilezioni, non l'accolse molto bene. Ma il V. se lo conquistò a poco a poco fino a trascinarlo all'entusiasmo nell'Odio ereditario del Cosenza. Alla costituzione della Compagnia Reale Sarda fu chiamato a farne parte come il più celebre "caratterista" del tempo. Vi rimase, ammirato da tutti i pubblici, fino al 1841, quando gli fu offerta la direzione della compagnia permanente in formazione a Milano. Quasi subito si manifestarono i sintomi del male che lo uccise. Il V. fu un meraviglioso artista, giudicato superiore ai migliori di Francia. Intelligente, studioso, fine, di grande semplicità e di potente efficacia in ogni genere, entusiasmò in Berretto nero come in Don Desiderio disperato per eccesso di buon cuore, in Malvina come in La leggitrice. Sommo nella commedia goldoniana. Il Tommaseo lo disse "artista consumato e schietto". Il Bartolini scolpì un suo ritratto che da un lato piange e dall'altro ride, eternando la mobilità della fisionomia e la potenza nell'esprimere le più varie sensazioni. Byron e Platen ebbero per lui grandi elogi. F. Scifoni scrisse di lui una breve biografia.
Al teatro si dedicarono, con varia fortuna ma senza successi speciali, suo figlio Gaetano (1825-62), morto pazzo; Luigia V.- Robotti, moglie del precedente; Laura V.-Marsoni, figlia di Gaetano; Pietro, fratello di Gaetano e l'altro fratello Angelo (1828-89), il migliore dei figli di Luigi. A 15 anni entrò nella compagnia Modena-Battaglia, passò poi con Bellotti-Bon. Come "brillante" al Fiorentini di Napoli (1847) seppe farsi apprezzare. Fu con Morelli, poi capocomico, e come "caratterista" si fece una piccola celebrità, che confermò nella famosa Compagnia Nazionale e poi con G. B. Marini. Ingegno pronto, attore semplice e corretto, mostrò sempre di possedere un vero senso d'arte. La moglie, Annetta V.-Michelli, nata nel 1840 ad Aiello (Palmanova), si ritirò dalle scene nel 1882 e divenne insegnante di declamazione nel liceo musicale di Pesaro. Fu buona e diligente attrice.
Leopoldo, ultimo dei fratelli Vestri (1832-1913), studiò a Parma. Esordì nella compagnia Solmi e Pisenti e passò poi con la famosa compagnia di pantomime Chiarini, rivelandosi ottimo mimo e buon ballerino, sostenendo le parti ora di Arlecchino, ora di Pierrot. Unitosi col fratello Gaetano, riuscì un vivace brillante e tale si confermò con Romagnoli, E. Rossi, Andò, la Pezzana, ecc.