BARRACANO, Luigi Vincenzo Francesco
Noto come Luigi, nacque a Salerno il 24 febbr. 1860, da Carmine e Raffaela Pagliasco, in una famiglia di piccoli commercianti. Compiuti gli studi, venne chiamato, nel 1883, dalla Camera di commercio a far parte, come ragioniere, del primo ruolo dei curatori di fallimento della città. Nel contempo, si dedicò con successo all'attività commerciale, accompagata da un costante impegno culturale e civile che avrebbe manifestato in ogni carica pubblica ricoperta, da quella di presidente del fiorente sodalizio della Società tra commercianti (nel 1895) a quella di presidente del Collegio dei ragionieri delle province di Salerno, Avellino e Matera.
Negli ultimi anni del secolo il B. era riuscito a far approdare a Salerno le prime navi mercantili e ad attivare uno scambio diretto con l'Oriente, con immenso beneficio suo e di tutto il ceto commerciale. Agli inizi del Novecento poteva essere annoverato tra i più ricchi e intelligenti industriali e commercianti della città, pur restando economicamente inferiore ai più potenti Scaramella, B. Canto, Wenner, Caterina, Schlaepfer, con molti dei quali collaborò alla istituzione e alla direzione delle stesse aziende.
Nel corso della prima guerra mondiale riuscì a risollevare, con la sua presidenza, la SALID, una importante fabbrica di laterizi, da una crisi molto grave; alcuni anni prima, nel 1909, aveva partecipato alla costituzione della Società anonima cementi, che avrebbe diretto fino al 1926, allorché fu incorporata nell'Italcementi. Nel 1918 fu tra i promotori della Conceria salernitana, società anonima per la lavorazione dei cuoiami, e della Società industriale meridionale, che si accingeva ad impiantare un grande stabilimento frigorifero per la conservazione dei generi alimentari. Nel 1920 promosse la Società anonima per l'incremento edilizio del Mezzogiorno, con sede a Napoli, che dopo un anno aveva in avanzata costruzione cinque grandi fabbricati. Nello stesso anno diede un contributo essenziale alla costituzione della Cooperativa saccarifera salernitana, fra i fabbricanti di dolciumi e prodotti zuccherati della provincia. Proprio nel settore alimentare aveva una notevole esperienza in quanto presidente e amministratore unico della Società molini e pastifici meridionali, operante a Nocera Inferiore, e presidente della società anonima La Meridionale, produttrice di paste alimentari.
Nel 1924 venne chiamato alla presidenza della Banca del Mezzogiorno, nella speranza che la sua esperienza e le sue molteplici relazioni potessero imprimerle "quell'impulso necessario per avviarla a destini più fulgidi", dopo le difficoltà dei primi due anni di vita (Il Risorgimento salernitano, 25 febbr. 1924). Era già stato sindaco della Banca di Salerno, nata nel 1916 e travolta dopo pochi anni da uno scandalo finanziario e politico.
Erano, ricordava il B., iniziative "dovute tutte ai lodevoli sforzi" dei privati e incoraggiate dalla considerazione che gli ingenti capitali locali potessero essere vantaggiosamente indirizzati allo sviluppo industriale della zona. In gran parte quelle imprese, pur non rappresentando grossi complessi, costituivano per il Mezzogiorno "una ricchezza cospicua di produzione e di occupazioni" (La Frusta, 16 ott. 1924). Esse però sarebbero state condannate al fallimento o a una vita grama se il governo non fosse intervenuto con adeguate agevolazioni e non avesse mutato il suo indirizzo di politica economica e finanziaria.
Eletto nel 1908 alla vicepresidenza della Camera di commercio di Salerno, dopo esserne stato consigliere per diversi anni, difese con costanza e passione gli interessi dell'industria e del commercio salernitani, ma non mancò di farsi carico anche di quelli dell'agricoltura, favorendo, per citare un solo esempio, l'impianto del grande frutteto sperimentale di Battipaglia. Consapevole dell'importanza nazionale assunta dal problema dell'arretratezza dell'agricoltura meridionale, riteneva necessario un massiccio intervento dello Stato che non si risolvesse, come per il passato, nel favorire le regioni agricole più sviluppate.
Razionalizzazione e meccanizzazione del settore, che potevano aumentarne la produttività e migliorare le condizioni economiche e sociali dei contadini, necessitavano di urgenti e speciali provvedimenti governativi. Per il B. però il problema fondamentale era "quello dell'industria e dei commerci, che avevano sempre rappresentato la maggiore ricchezza delle nazioni" e, con Arturo Labriola, ripeteva che "se il Mezzogiorno non si industrializzava, la sua situazione sarebbe peggiorata sempre più" (Il Giornale della provincia, 23 dic. 1916). Per la provincia di Salerno, poi, "il problema industriale era essenziale, tanto più che molte di quelle industrie avevano attinenza con il miglioramento dell'agricoltura, quali quelle dei prodotti conservati, dei concimi, delle macchine e attrezzi" (ibid.). Per decenni rivendicò l'estensione alla sua provincia della legge per Napoli del 1904, l'ampliamento e l'ammodernamento della rete viaria e ferroviaria, la sistemazione del porto e una legislazione adeguata a garantirne la necessaria importanza economica, l'incremento edilizio, l'istituzione di scuole professionali all'altezza delle esigenze.
Allo stesso scopo utilizzò le numerose cariche ricoperte, da quella di presidente del gruppo del Mezzogiorno della Federazione nazionale cavalieri del lavoro a quella di commissario del Comitato provinciale del turismo. I suoi sforzi, certo, furono solo raramente e parzialmente coronati da successo; la sua azione fu, forse, condizionata dalle decisioni di forze economiche e politiche più influenti, ma senza dubbio la sua opera, esplicatasi per più di un cinquantennio, non fu inutile e sicuramente fu espressione dei bisogni, degli sforzi, delle speranze (ma anche delle delusioni e delle impotenze) della borghesia salernitana.
Aveva tentato, ma con poco successo, anche l'attività politica, nella convinzione "che rappresentasse un alto dovere civico, per ognuno, prestare la propria opera - anche se modesta - pel bene della cosa pubblica" (Salerno nuova, 10 ott. 1912). Fu consigliere comunale di Salerno dal 1905 al 1912 e, pur esplicando "le maggiori energie nel campo industriale e commerciale", non mancò di intervenire sui più importanti problemi, da quello fiscale a quello del porto, a quelli gravissimi dell'igiene e dell'edilizia abitativa e scolastica. Alle elezioni politiche del 1919 accettò la candidatura nella lista ministeriale del giolittiano e massone Giovanni Camera, "cedendo alle premure di molti della classe industriale e commerciale, i quali convenivano che, nel momento nel quale occorreva provvedere alla ricostruzione della ricchezza nazionale, fosse, non pure opportuno, ma necessario che la Camera avesse un'adeguata rappresentanza di quelli che erano i fattori primi di tale ricchezza" (La Frusta, 26 apr. 1921). Gli mancò, come nelle comunali del 1912, il consenso degli elettori e raggiunse solo 794 suffragi.
Nell'inquieto primo dopoguerra aveva proclamato la necessità di provvedere al miglioramento della "sorte dell'operaio, fattore indispensabile del benessere sociale" e l'opportunità di "rendere le masse lavoratrici partecipi agli utili delle aziende" (Il Giornale di Salerno, 15 febbr. 1919). Gli era sembrato che l'interessamento dell'operaio alle sorti dell'impresa potesse costituire il mezzo più efficace per evitare scioperi e garantire l'avvenire industriale dell'Italia. L'imperativo dell'ora, secondo il B., doveva essere uno solo: produrre per vincere la concorrenza estera; e il mezzo più efficace era l'organizzazione.
Fu questo lo scopo della Federazione meridionale commerciale e industriale, fondata dal B. nel 1919 e trasformatasi, qualche anno più tardi, in Unione industriale commerciale agricola, con il programma di organizzare "industriali e commercianti ed in genere tutti quelli che, comunque, esplicavano la loro attività nel lavoro" e "formare una unione salda, pronta ad ogni sacrificio per il bene della collettività e per il progresso ed incremento economico della regione, in armonia con quello generale della nazione" (Il Giornale di Salerno, 2 ag. 1919). Collaborazionismo di classe e produttivismo, populismo e nazionalismo sorreggevano la visione del B. e spiegano la sua adesione al fascismo sin dalla marcia su Roma. Nel febbraio 1923 convinse la sezione commerciale dell'Unione, da lui diretta dalla nascita, all'adesione alla Confederazione nazionale corporazioni fasciste, "confutando e superando non poche reticenze" degli associati (lettera al segretario federale conservata nell'Archivio di Stato di Salerno).
Presidente della Confederazione provinciale fascista dei commercianti, prese solo nel 1926 la tessera del Partito nazionale fascista, ma sempre rivendicò di aver sostanzialmente aderito al fascismo sin dagli inizi, avendo favorito apertamente e "con prove tangibili il movimento dei Fasci di Combattimento" (ibid.). Il regime lo confermò negli incarichi pubblici ricoperti, altri gliene assegnò e lo insignì di ulteriori titoli onorifici come la commenda dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1932). Nel 1929 fu chiamato alla vicepresidenza del Consiglio provinciale dell'economia, carica conservata fino alla caduta del fascismo (luglio 1943), allorché si ritirò dalla vita pubblica.
Il B. morì a Salerno il 2 giugno 1950.
Del B. si ricordano numerosi articoli sulla questione meridionale e, più ancora, sulla politica economica e finanziaria del governo, apparsi su settimanali salernitani: Il Giornale della Provincia (1916), Il Giornale di Salerno (1918-1919), La Frusta (1919-1923), Idea fascista (1927), Il Setaccio (1948).
Fonti e Bibl.: Salerno, Archivio del Comune, Consigli comunali, 1905-1912; Archivio di Stato di Salerno, Gabinetto Prefettura, b. 227, fasc. Cambiamento data tessera; b. 449, fasc. Settimana salernitana; b. 226, fasc. Comitato intersindacale; Società tra commercianti, in Il Bersagliere, 18. apr. 1895; Una nobile lettera del cav. Barracano, in Salerno nuova, 10 ott. 1912; Meritata onorificenza, in Corriere della Provincia, 14 dic. 1912; I nostri industriali ed il prestito, in Il Giornale di Salerno, 9 marzo 1918; L'assemblea della Banca di Salerno, in Il Risorgimento salernitano, 27 apr. 1918; L'assemblea generale della Società anonima cementi, in Il Giornale di Salerno, 12 apr. 1919; Ordine e lavoro, ibid., 2 ag. 1919; Il comm. L. B. rinunzia alla candidatura politica, in La Frusta, 26 apr. 1921; Sviluppo e consolidamento della Banca del Mezzogiorno, in Il Risorgimento salernitano, 25 febbr. 1924; Federazione nazionale cavalieri del lavoro, Icavalieri del lavoro1901-1926, Roma 1926, ad vocem; Consiglio provinciale dell'economia, Relazioni sull'andamento economico della provincia nell'anno 1928, Salerno 1929, pp. 4 s.; E. Savino, La nazione operante. Profili e figure, Milano 1934, pp. 828 s.; Artefici del lavoro italiano, Roma 1956, p. 66; G. De Crescenzo, Dizionario salernitano di storia e cultura, Salerno 1960, p. 454; Salerno operosa, Salerno 1962, pp. 201 s., 205; G. Santoro, L'economia della provincia di Salerno nell'opera della Camera di commercio (1862-1962), Salerno 1966, pp. 76 s., 97, 110, 115, 120 ss., 141, 150-159, 162-177.