VOLTA, Luigi
– Nacque a Como il 27 luglio 1876 da Alessandro e da Ippolita dei marchesi Rovelli.
Il nonno Luigi era unico figlio del fisico Alessandro Volta (v. la voce in questo Dizionario) a continuare la discendenza maschile: Luigi, primogenito, ereditò dunque i titoli nobiliari di cui il bisnonno era insignito. Il padre era professore di fisica e chimica nel liceo di Pavia; nel 1884 ottenne il trasferimento all’appena istituito liceo Alessandro Manzoni di Milano, dove il figlio terminò gli studi medi. Nel 1894 Volta vinse una borsa di studio al collegio Borromeo di Pavia e nell’università della medesima città, dove insegnava il cugino Carlo Somigliana, conseguì la laurea in matematica nel 1898. Non è noto quando si accese in lui l’interesse per gli studi astronomici, ma subito dopo la laurea frequentò l’osservatorio di Milano ed ebbe da Giovanni Schiaparelli, che era il più celebre astronomo italiano dell’epoca, i primi incoraggiamenti. Dopo la pausa istituzionale del servizio militare, ebbe alla fine del 1899 l’incarico di assistente alla cattedra di meccanica razionale all’Università di Torino, tenuta da Vito Volterra. Frequentò tuttavia anche l’osservatorio; possiamo datare al 16 gennaio 1901, quando ebbe dal direttore Francesco Porro la nomina ad assistente, l’inizio ufficiale della sua carriera astronomica. Dalla primavera del 1902 trascorse un periodo di perfezionamento presso l’osservatorio di Heidelberg, allora una delle maggiori istituzioni mondiali nel campo dell’astronomia classica. Qui le sue qualità impressionarono così favorevolmente il direttore della divisione astrometrica Karl Wilhelm Valentiner che gli venne offerto un posto di assistente in quella istituzione. Volta preferì tornare in Italia; dal dicembre del 1902 ebbe da Giovanni Celoria, direttore dell’osservatorio di Milano e presidente della Commissione geodetica italiana, l’incarico di recarsi presso la nuova stazione di Carloforte sull’isola di San Pietro in Sardegna, prima come aiuto dei fondatori di quella stazione, Giuseppe Ciscato ed Emilio Bianchi, poi, dal 1903, alla partenza di questi, in collaborazione con Luigi Carnera. Dopo un successivo avvicendamento nel 1905 e l’arrivo di Giovanni Silva, tenne la direzione della stazione fino al novembre del 1908, quando passò a coprire anche fisicamente il posto di assistente all’osservatorio di Brera a Milano, posto a lui assegnato solo nominalmente.
La stazione di Carloforte non aveva allora personale di ruolo e agli osservatori veniva assegnata, nominalmente appunto, una posizione in uno degli osservatorii nazionali. Volta si distinse in questo periodo, oltre che per le sue qualità di osservatore riconosciute a livello internazionale, anche per le sue qualità umane e i colleghi Carnera e Silva, con i quali strinse una duratura amicizia, lo ricordarono sempre con affetto.
Nell’aprile del 1910 fu promosso, dopo concorso, astronomo aggiunto, ma la sua carriera astronomica, ormai felicemente avviata, subì un’interruzione allo scoppio della prima guerra mondiale. Fu infatti richiamato in servizio e, con il grado di tenente del genio, negli anni 1916-17 fu sul fronte dell’Isonzo a dirigere lavori di fortificazione e a istruire ufficiali in elementi di tiro e geodesia; trasferito poi (1917-18) in una sezione dirigibili all’aeroporto di Baggio, riuscì tuttavia a conseguire, nell’agosto del 1918, la libera docenza. Rientrato all’osservatorio, nel 1924 fu promosso astronomo e finalmente l’anno successivo riuscì vincitore del concorso a cattedra di astronomia all’Università di Torino. Assunse la direzione di quell’osservatorio che lo aveva visto assistente nella vecchia sede di palazzo Madama e che ora, trasferito nella nuova sede di Pino Torinese, stava rinnovando la dotazione strumentale.
Durante la sua direzione dell’osservatorio di Torino, ci fu, nel 1938, la deprecata entrata in vigore delle leggi razziali che esclusero da tutte le posizioni pubbliche il personale di ascendenza ebraica. Dovette quindi procedere, secondo le disposizioni ministeriali, all’allontanamento dell’astronomo Giulio Bemporad. Quanto è stato possibile evincere su questo episodio dalle carte ancora esistenti nell’archivio storico dell’osservatorio, è stato già incluso in un esteso lavoro di Luisa Schiavone (2015).
A Pino Torinese rimase per diciassette anni, fino a quando, in seguito alla morte di Emilio Bianchi, alla fine del 1941, ottenne di essere trasferito a Milano come direttore della sede storica di Brera, della nuova sede di Merate e, dal 1947, del nuovo Centro di studi di fisica stellare del Consiglio nazionale delle ricerche. Tenne la direzione fino al suo collocamento fuori ruolo nel 1948; rimase attivo collaboratore fino al 1951, quando cominciarono a manifestarsi i primi sintomi della malattia che lo avrebbe portato alla morte.
L’attività scientifica di Volta, come per la maggior parte degli astronomi italiani all’epoca, era indirizzata nel campo dell’astronomia classica e geodetica; non mancò tuttavia, in più di una occasione, e specialmente negli anni della maturità, l’interesse verso i nuovi sviluppi dell’astrofisica. I suoi primi saggi, con la strumentazione ormai obsoleta della sede storica dell’osservatorio di Torino a palazzo Madama, mostrano già un’abilità e una scrupolosità non comuni nell’esecuzione di osservazioni di astronomia di posizione (V. Balbi - L. Volta, Passaggi dei lembi della Luna e determinazione dell’ascensione retta del cratere Moesting A osservati al circolo meridiano dell’osservatorio di Torino negli anni 1901 e 1902, in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, XXXVIII (1903),155, pp. 241-275). Gli anni trascorsi a Carloforte consolidarono queste sue qualità: il lavoro alla stazione internazionale di latitudine, anche se ripetitivo secondo un criterio moderno, era però in quegli anni estremamente attuale. Il fenomeno che si voleva indagare con la stazione di Carloforte e altre posizionate sullo stesso parallelo di latitudine +38°, era la variazione delle latitudini causata dallo spostamento dell’asse di rotazione terrestre. Si trattava di un problema critico per la definizione e il mantenimento del sistema di riferimento fondamentale delle coordinate astronomiche, riferimento utilizzato anche per le misure geodetiche.
Le qualità di Volta di osservatore scrupoloso e minuzioso analista delle osservazioni risaltano ancora visionando le sue carte che si conservano nell’archivio storico dell’osservatorio di Torino. La limpida calligrafia, il nitore con cui sono impostati i calcoli numerici sui grandi fogli a quadretti che si usavano a quel tempo, l’ordine con cui sono sviluppati gli argomenti nelle sue discussioni dei dati delle osservazioni, riescono oggi veramente ammirevoli.
Volta non si occupò solo di astronomia generale e di geodetica: con la morte nel 1908 del padre, che stava curando la raccolta e il riordino degli scritti del bisnonno Alessandro di cui l’Istituto lombardo di scienze e lettere stava per iniziare la pubblicazione, venne a mancare la persona chiave che avrebbe seguito l’opera. Fu quindi chiamato a far parte della commissione appositamente costituita per curare la pubblicazione; dedicò buona parte del suo tempo alla preparazione dei primi volumi, continuando anche in seguito a occuparsene attivamente (Presentazione del primo volume dell’Edizione nazionale delle opere di Alessandro Volta, in Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di scienze e lettere, L (1917), 703; Presentazione del quinto volume dell’Edizione nazionale delle opere di Alessandro Volta, ibid., LX (1927), 753). Quasi antesignani di problemi come variazioni climatiche e riscaldamento globale potrebbero apparire alcuni poderosi lavori (Dati e raffronti sul regime di tre laghi lombardi con riguardo all’influenza dei fenomeni di gelo e disgelo, ibid., LIII (1920), 561; Il regime dei laghi Maggiore, di Lugano e di Como durante il quindicennio 1902-16 in rapporto alla determinazione del contributo glaciale, in Bollettino del Comitato glaciologico italiano, IV (1921), pp. 3-116) sul regime dei laghi lombardi, dove, utilizzando un quindicennio di osservazioni, cercò di mettere in evidenza gli effetti del gelo e del disgelo sul regime delle acque di questi bacini, nonché uno studio sui ghiacciai del Lys compiuto in collaborazione con Carlo Somigliana. L’elenco completo dei suoi lavori, una settantina, è stato pubblicato da Silva (1953).
Gli anni trascorsi alla direzione dell’osservatorio di Torino lo videro organizzatore della nuova sede a Pino Torinese e coordinatore di alcune imprese nazionali per la determinazione delle differenze di longitudine fra vari osservatori con le nuove tecniche della radiotelegrafia; la disponibilità del nuovo astrografo Zeiss, donato all’osservatorio nel 1922 grazie a una sottoscrizione pubblica del quotidiano La Stampa, gli permise di condurre un proficuo programma di osservazioni di comete e piccoli pianeti, scoprendone cinque nuovi.
Gli ultimi anni lo videro sempre più nel ruolo riconosciuto di guida e maestro: ricoprì, tra l’altro, la carica di presidente della Società astronomica italiana. Fu membro dell’Istituto lombardo di scienze e lettere dal 1910; membro corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1946; socio nazionale residente dell’Accademia delle scienze di Torino dal 5 maggio 1937; per un decennio fu anche sindaco del Comune, ora inglobato in Como, di Camnago Volta.
Morì a Milano il 7 ottobre 1952.
Fonti e Bibl.: L. Carnera, L. V., in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti della cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 8, XIV (1953); G. Silva, L. V. (1876-1952), in Memorie della Società astronomica italiana, XXIV (1953), 107, pp. 107-120; V. Calabrese, I direttori dell’osservatorio, in Osservar le stelle. 250 anni di astronomia a Torino (catal., Torino), Milano 2009, pp. 51-71; L. Schiavone, Oltre l’astronomia, la vita: Giulio Bemporad e l’assistenza ai profughi ebrei, in Giornale di astronomia, XLI (2015), 2, pp. 25-41.