Luigi XIV re di Francia
Il simbolo dell’assolutismo monarchico
Tra 17° e 18° secolo la Francia di Luigi XIV, detto il Grande o il Re Sole, divenne la maggiore potenza europea. Grandi ambizioni di Luigi XIV furono di fare della Francia un paese fortemente unito sotto il controllo della corona e di ridurre l’Europa sotto la sua egemonia. Riuscì parzialmente nel primo scopo e fallì nel secondo. Fu chiamato Re Sole per il suo splendore regale e per aver incarnato in forma estrema l’assolutismo monarchico
Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria, nacque a Saint-Germain-en Laye nel 1638. Elevato al trono a soli cinque anni nel 1643, rimase fino alla maggiore età sotto la tutela della madre e del cardinale Mazzarino, e nel 1654 venne formalmente incoronato a Reims. Il cardinale, che aveva retto le sorti della Francia (v. anche Francia, storia della) in un periodo in cui i grandi aristocratici avevano cercato di indebolire fortemente la corona a proprio vantaggio, fu il suo più fidato e ascoltato consigliere ed esortò il giovane sovrano a stroncare inflessibilmente la nobiltà riottosa e ad affermare il proprio potere assoluto. Luigi imparò la lezione, e alla morte di Mazzarino nel 1661 rinunciò a nominare un primo ministro, costituì dei consigli con compiti specifici sottoposti alle sue direttive e si avvalse della collaborazione di due grandi ministri: Jean-Baptiste Colbert per le materie economiche e finanziarie e Michel Le Tellier per quelle militari. In tal modo il re pose le basi del proprio potere assoluto.
Al fine di contenere l’influenza politica della grande nobiltà, Luigi favorì l’impiego al proprio servizio di elementi tratti dalla borghesia. Un aspetto essenziale dell’opera di accentramento fu il costante rafforzamento del ceto politico-burocratico costituito dagli intendenti di giustizia, polizia e finanze, funzionari aventi come compito di stabilire nelle province una rete di controllori sulle autorità locali, tenuti a rispondere unicamente alla corona (assolutismo).
Colbert pose su basi più solide ed efficaci l’amministrazione, le finanze e il sistema produttivo della Francia. Gli affari civili, criminali, commerciali, agrari, marittimi e coloniali vennero regolati tra il 1667 e il 1681 da sei codici. La polizia fu riorganizzata; le finanze vennero rese più efficienti, col risultato di portare al pareggio del bilancio; le manifatture nazionali ricevettero un vigoroso impulso e adeguata protezione dalla concorrenza estera; la creazione di varie compagnie commerciali valse a incrementare i traffici. La corona pose una cura particolare nella creazione di un grande e potente esercito, che arrivò a oltre 400.000 uomini, divenendo il primo d’Europa. Imponenti furono le opere di fortificazione. La flotta militare ebbe anch’essa un forte incremento, sino a comprendere circa 250 navi da guerra.
Luigi XIV era anche ben consapevole dell’importanza della cultura, e ne favorì lo sviluppo: l’Accademia delle scienze, creata nel 1666, e altre accademie godettero della costante protezione dello Stato e furono da esso finanziate. Scopo essenziale della monarchia era però di stabilire sulle istituzioni culturali il proprio controllo, facendone uno strumento di glorificazione del potere: la censura provvide a soffocare le idee sgradite e giudicate pericolose, e l’architettura divenne oggetto di una particolare attenzione, in quanto essa dava la massima visibilità alla potenza della corona. Il re fece costruire una magnifica reggia a Versailles, dove si trasferì nel 1682 con la corte, facendone il centro mondano della grande nobiltà, che così venne distratta dagli affari politici.
Luigi XIV era intenzionato ad assumere inoltre il pieno controllo della vita religiosa, stroncando il protestantesimo e sottoponendo la Chiesa cattolica francese alle direttive delle Stato. Da un lato, perciò, nel 1685 abolì l’editto di Nantes, privando così della libertà di culto gli ugonotti (i calvinisti francesi), dei quali circa 300.000 emigrarono con grave danno per il paese; dall’altro si adoperò con fermezza per dare al cattolicesimo di Francia, sottraendolo all’autorità del papa in campo civile e politico, un carattere gallicano, ossia tipicamente francese, e affermare, così, la piena autonomia del potere civile da quello ecclesiastico. Inoltre, con il deciso appoggio dei gesuiti e l’approvazione di Roma, la corona prese a perseguitare il giansenismo (una corrente rigorista cattolica, influenzata per certi aspetti dal protestantesimo, che prendeva nome dal vescovo olandese Cornelio Giansenio) in quanto inaccettabile manifestazione di dissenso. Nel 1710 il re ordinò che il convento di Port-Royal, centro del giansenismo, venisse raso al suolo.
Nei primi anni del Settecento riesplose la questione protestante, quando i contadini ugonotti del Vernais e della Linguadoca, spinti dalla miseria ed esasperati dalla persecuzione religiosa, si rivoltarono. Luigi XIV ordinò la conversione forzata al cattolicesimo degli ugonotti, ma la repressione non impedì ai giansenisti e agli ugonotti, entrati in clandestinità, di continuare a praticare il loro culto.
Inorgoglito dalla potenza della Francia, nell’ultimo quarantennio della sua vita Luigi XIV condusse una serie di guerre che alla fine stremarono il paese e videro fallire il progetto di sottomettere il continente all’egemonia francese. La prima guerra (1666-67), condotta contro la Spagna, si concluse con l’acquisizione di una parte dei Paesi Bassi spagnoli. La seconda guerra (1672-78) fu diretta contro l’Olanda (le Province Unite), dei cui successi commerciali la Francia era gelosa. L’Olanda resistette con estrema determinazione e riuscì a mantenere intatto il suo territorio. Il trattato di Nimega assegnò alla Francia la Franca Contea e ulteriori allargamenti nei Paesi Bassi spagnoli.
Nel 1680-81 Luigi XIV procedette con arroganza ad annettere Strasburgo e altri territori dell’Alsazia. La terza guerra (1688-97), provocata dall’indignazione dei paesi protestanti per la revoca dell’Editto di Nantes e dalle spinte espansionistiche francesi, fu quella detta della Lega d’Augusta (che unì l’Inghilterra, l’Impero, l’Olanda e la Spagna) e si concluse con la pace di Rijswijk senza mutamenti territoriali sostanziali.
La quarta guerra (1701-14) – detta guerra di Successione spagnola – oppose alla Francia, nella coalizione dell’Aia, Inghilterra, Olanda, Impero, Prussia e in un secondo tempo anche il ducato di Savoia. Essa fu causata dalla pretesa di Luigi XIV di veder salire sul trono di Spagna, dopo la morte di Carlo II, il proprio nipote Filippo d’Angiò, al fine di vedere unite la potenza spagnola e quella francese. Gli eserciti francesi si batterono con grande vigore, ma la guerra stremò infine economicamente il loro paese. Dopo che già nel 1693-94 una terribile carestia aveva colpito la Francia, una nuova tremenda carestia, accompagnata da epidemie, infuriò nel 1709-10, e seminò la morte così da ridurre di un quarto circa la popolazione. Le spese di guerra salirono a cifre astronomiche.
Le paci di Utrecht (1713) e di Rastadt (1714) lasciarono sul trono spagnolo Filippo, ma al prezzo del passaggio all’Impero asburgico dei possedimenti spagnoli in Italia e nei Paesi Bassi spagnoli e di rilevanti ingrandimenti coloniali e vantaggi commerciali a beneficio dell’Inghilterra.
Nel 1715 Luigi XIV morì, lasciando una Francia esausta e avendo visto crollare la sua ambizione di sottoporre l’Europa al primato francese. Un segno del deterioramento creatosi nell’ultimo periodo tra il sovrano e il suo popolo fu che le spoglie del Re Sole, che aveva detto di sé «lo Stato sono io», vennero depositate nella basilica di Saint-Denis senza grande pompa e solennità.
Nella reggia di Versailles Luigi XIV viveva circondato dalla sua corte. La sua vita era scandita da cerimonie e rituali precisi. Alle 8 del mattino il re veniva svegliato dal suo cameriere particolare che dormiva ai piedi del letto regale: una volta spalancate le porte della stanza potevano entrare, rispettando un ordine preciso, prima i familiari più stretti, poi i nobili cui il re concedeva tale privilegio.
Il re li riceveva ancora a letto. Poi, aiutato dai suoi servitori, iniziava a vestirsi: un cameriere gli sfilava la manica destra della camicia da notte, un altro quella sinistra. E così, tutte le mattine, iniziava la giornata del re di Francia Luigi XIV.