PORTOCARRERO, Luis Manuel Fernández de
Nacque l'8 gennaio del 1635 e morì il 14 settembre del 1709. Alto prelato spagnolo, il 5 agosto del 1669 fu nominato cardinale, poi, nel 1677-78 tenne per interim la carica di viceré del regno di Sicilia; e finalmente, il 28 gennaio del 1678, ebbe l'arcivescovato di Toledo. Ma egli deve la propria fama alla parte che ebbe nelle vicende della sua patria negli ultimi anni del Seicento e nei primi del secolo seguente. Dapprima fu tra coloro che sostennero la necessità di una pace sollecita con la Francia e l'opportunità di scegliere come erede di Carlo II d'Austria il principe elettore di Baviera. Poi, alla morte di quest'ultimo, si schierò decisamente in favore del partito francese che patrocinava il passaggio della corona sulla testa di Filippo d'Angiò; ed alla causa diede il fortissimo appoggio della sua autorità e delle rendite del suo arcivescovato. Infatti, approfittando della disgrazia di Oropesa, ottenne che dal Consiglio di stato fossero scacciati tutti i suoi avversarî, e prese a dominare sull'animo del monarca, il quale, per suo consiglio, dopo avere interpellato i maggiori giuristi del regno e il papa, che furono tutti d'accordo nel consigliare quanto aveva proposto il P., designò come suo erede il principe francese (1700). Uomo coraggioso e risoluto, all'unione con l'Austria aveva preferito quella con la Francia perché sembrava dovesse assicurare l'unità e l'integrità dello stato e ancora un sicuro e forte alleato, ben necessario nella decadenza politica della Spagna. Ma per altro non aveva i talenti richiesti dalla difficile posizione del paese. Messo alla testa del governo alla morte di Carlo II e nell'attesa di Filippo V e poi consigliere di quest'ultimo, con la sua politica partigiana e con le sue poco accorte riforme economiche creò gravi disordini, alienò molte simpatie al nuovo sovrano, e nel 1703 cadde in disgrazia. Allora piegò verso i sostenitori di casa d'Austria e, quando Carlo entrò in Toledo, giunse a consigliare ai suoi fedeli di schierarsi in favore di questo principe. A vittoria ottenuta dall'Angioino ebbe il perdono soltanto in grazia dei precedenti servizî resi alla Francia.
Sulla sua tomba volle che si scrivesse soltanto: Hic iacet pulvis, cinis et nihil.
Bibl.: A. Baudrillart, Philippe V et la Cour de France, Parigi 1890.