Trenker, Luis
Regista e attore cinematografico austriaco, nato a St. Ulrich (Tirolo, poi Ortisei, Alto Adige) il 4 ottobre 1892 e morto a Bolzano il 12 aprile 1990. Grande amante della montagna (fu anche abile sciatore e guida alpina), girò i suoi film prevalentemente in esterni, caratterizzandoli con immagini naturalistiche di forte impatto ‒ famosa la dissolvenza delle alte vette che lasciano il posto ai grattacieli di New York ‒ destinate a incorniciare storie di impianto drammatico. Dotato di un fisico prestante e sportivo, fu anche attore di quasi tutte le sue opere, il cui tema portante è il grande amore per la sua terra d'origine, rappresentata poeticamente con entusiasmo a volte eccessivo. Fu anche scrittore di diversi romanzi dai quali prese spunto per la sceneggiatura di alcuni suoi film.
Dopo un'infanzia trascorsa tra le Dolomiti, divenne nel 1912 guida alpina e nello stesso tempo si iscrisse alla facoltà di Architettura al Politecnico di Vienna, ma dovette interrompere gli studi nel 1914 quando, allo scoppio della guerra, fu richiamato alle armi e inviato dapprima sul fronte russo in Galizia r successivamente sulle Dolomiti, grazie alla sua esperienza come alpinista. Dopo la guerra, nel 1920, riprese gli studi e si laureò in architettura al Politecnico di Graz.
Scoperto dal regista tedesco Arnold Fank ‒ inventore del genere dei film di montagna ‒ fu dapprima consulente alpinista quindi aiuto regista; il suo debutto come attore avvenne con Der Berg des Schicksals (1924), girato sulle Dolomiti e diretto da Fank, seguito da un altro film del regista, Der heilige Berg (1926; La montagna dell'amore), un dramma passionale che vede due amici alpinisti (uno dei quali interpretato proprio da T.) morire per amore di una ballerina (Leni Riefensthal), e da Der grosse Sprung (1927; Il grande salto) ancora di Fank e di nuovo con la Riefensthal, alla quale T. fu legato sentimentalmente per un breve periodo.
Nel 1927 il governo fascista non riconobbe la laurea di T. conseguita in Austria ed egli fu costretto a chiudere il suo studio professionale di Bolzano e a trasferirsi a Berlino. La sua attività cinematografica continuò con Der Kumpf ums Matterhorn (1928; La grande conquista) di Mario Bonnard e Der Ruf des Nordens (1929; Legione bianca) di Nunzio Malasomma. Intanto intraprendeva anche una carriera di scrittore con il suo primo romanzo Berge in Flammen che, pubblicato nel 1931, ottenne nel 1933 il premio Città di Vienna. Da quest'opera, che ripercorre l'esperienza di T. come soldato, ma la cui vera protagonista è la montagna in quanto simbolo di fratellanza tra gli uomini pur appartenenti a eserciti in guerra, fu tratto il film omonimo (1931; Montagne in fiamme), sua prima regia, che riscosse un discreto successo.
Nel 1932, finanziato da capitali statunitensi, diresse e interpretò Der Rebell (Il grande agguato), ambientato nel 1809 durante la rivolta del Tirolo contro le truppe napoleoniche, che venne apprezzato per la fotografia in esterni dei suggestivi paesaggi. Parte della critica però ne ha in seguito sottolineato i chiari segnali di forte nazionalismo anticipatori dell'apparato ideologico di molte opere del cinema nazista. Del film venne anche realizzata nello stesso anno una versione americana, The rebel, diretta da Curtis Bernhardt. Girò quindi Der verlorene Sohn (1934; Il figliol prodigo) ritagliandosi la parte del protagonista, un bavarese che con la speranza di un lavoro ben pagato decide di emigrare negli Stati Uniti, ma dopo aver affrontato molte difficoltà, torna nel suo paese, ritrovando il fondamentale legame con la terra d'origine. Due anni dopo, T. vinse la coppa Mussolini alla Mostra del cinema di Venezia per la regia di Der Kaiser von Kalifornien (L'imperatore della California), considerato miglior film straniero, in cui interpreta ancora il protagonista, l'austriaco Johan Suter emigrato in America nel periodo della grande corsa all'oro della prima metà del 19° sec., ma la cui speranza di riscatto in terra straniera risulta infine disillusa.
Nel grandioso sforzo produttivo italo-tedesco Condottieri (1937) T., oltre a occuparsi della regia, impersonò Giovanni de' Medici, personaggio storico che nelle sue intenzioni prefigura e adombra il presente. Infatti dietro il capitano di ventura al servizio di un'Italia unita affiora l'immagine di Mussolini, e nell'organizzazione e nelle imprese delle Bande nere ricostruite da T. appare evidente un'allusione allo squadrismo fascista. D'altra parte numerosi sono i riferimenti più tipici all'universo del regista (il paesaggio, l'iconografia più propriamente montana), mentre l'omaggio reso al Papa da Giovanni, coerente con l'impostazione cattolica di T., suscitò la violenta reazione di Hitler.
Dopo Der Berg ruft (1938; La grande conquista), in cui T. racconta la prima ascensione al Cervino avvenuta nel 1865, riservandosi il ruolo della guida alpina Antonio Carrel (già da lui interpretato in Der Kumpf ums Matterhorn), si cimentò nella regia di una commedia sentimentale, Liebesbriefe aus dem Engadin (1938; Lettere d'amore dall'Engadina), in cui è il protagonista Tony, aitante maestro di sci conteso dalle sue allieve. Proprio il suo legame intenso con il Tirolo, che aveva animato il sentimento nazionalista presente in alcuni dei suoi film, fu tra le cause che gli alienarono il favore del regime nazista. Infatti con il film Der Feuerteufel (1940) si schierò contro il trasferimento forzato dei sudtirolesi nel Terzo Reich deciso nel 1939 da Hitler e Mussolini, e di conseguenza gli venne impedita l'attività cinematografica in Germania. A seguito di ciò si trasferì a Roma. Ancora una volta poetiche riprese di cime innevate valorizzano Monte Miracolo (una produzione italiana del 1943, uscita dopo la guerra nel 1945 e di nuovo nel 1948) che ruota intorno a una languida vicenda sentimentale.
Dopo la guerra T. si trasferì con la famiglia a Bolzano e se anche realizzò e interpretò il drammatico Flucht in die Dolomiten (1956; Il prigioniero della montagna) dal romanzo La fuga di Giovanni Testa di G.K. Bienak, sceneggiato insieme a Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini, la sua attività fu incentrata sulla realizzazione di opere documentarie, spesso riguardanti le Dolomiti.
Collaboratore di quasi tutti i suoi film fu il compositore Giuseppe Becce, che contribuì a sottolineare le atmosfere suggestive della natura più impervia cercate da Trenker. A partire dagli anni Sessanta fu consulente di oltre cinquanta trasmissioni radiofoniche e televisive in Germania, Austria e Svizzera, al servizio delle quali pose la sua competenza di esperto di montagna.
G. Zoellner, Luis Trenker als mensch und regisseur, Berlino 1937.
S. Kracauer, From Caligari to Hitler. A psychological history of the German film, Princeton (NJ) 1947 (trad. it. Da Caligari a Hitler, nuova ed. a cura di L. Quaresima, Torino 2001, pp. 162-65, pp. 321-24).
A. Barbera, P. Crivellaro, G. Spagnoletti, Il cinema di Luis Trenker, Torino 1982.
R. Nottembohm, H.J. Panitz, Fast ein jahrhundert, Luis Trenker, Monaco-Berlino 1987.