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GIACONI, Luisa

di Rossella Certini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)
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GIACONI, Luisa

Rossella Certini

Nacque a Firenze il 18 giugno 1870 da Carlo e da Emma Guarducci. Di famiglia di origini nobili, ma non ricca, ebbe un'infanzia disagiata, costellata di rinunce e privazioni. Dopo una prima educazione ricevuta presso un istituto fiorentino, abbandonò la città natale a seguito degli spostamenti in molte zone dell'Italia centrale del padre, professore di matematica negli istituti tecnici. Dopo la morte di questo la G. poté rientrare a Firenze e terminarvi gli studi conseguendo il diploma dell'Accademia di belle arti. La sua principale attività lavorativa, che le permise di condurre una vita dignitosa, anche se modesta, fu quella di copista di quadri famosi presso i musei e le gallerie fiorentine dove trascorreva le sue "taciturne giornate" (così definite da uno degli amici più devoti, Angiolo Orvieto) nella contemplazione dei pittori antichi: attraverso l'ammirazione rispettosa ed entusiasta dei capolavori dell'arte e della cultura mondiale, si andava affinando la sua anima di poetessa e pittrice sensibile e inquieta. Indicata da più voci come pittrice di mediocre spessore, fu nella sua produzione poetica (pubblicata in maniera discontinua dalla rivista letteraria fiorentina Il Marzocco) che la G. raggiunse l'apice della propria sensibilità artistica e della propria creatività.

La G. per prima ebbe a dire che la sua formazione letteraria era stata insufficiente: tuttavia, nelle sue composizioni poetiche sono evidenti gli insegnamenti delle scuole parnassiane e simboliste francesi e dei preraffaelliti inglesi, che aveva imparato ad amare e apprezzare grazie soprattutto alla frequentazione dei salotti di alcune famiglie inglesi stabilitesi da tempo nel capoluogo toscano. La sua poesia, pur non ricorrendo mai ai toni troppo forti e risolvendosi anzi in occasioni di intima e privata riflessione, si legava in maniera esemplare e definitiva al lirismo pascoliano e dannunziano. Assai vicina agli intellettuali del Marzocco (Orvieto, G.S. Gargano ed E. Nencioni, del quale si definì sempre allieva), la G. risentì sicuramente della teoria estetica di matrice schopenhaueriana che poneva in primo piano e dava gran risalto al rapporto tra pittura, poesia e musica. L'amore per i metri classici e la riproposta che ne aveva offerto G. Carducci la condussero, inoltre, a curare particolarmente l'assetto metrico e l'aspetto lessicale delle sue composizioni, senza tuttavia mai riuscire a raggiungere la perfezione formale.

Colpita in età giovanissima da una grave malattia, la G. morì a Fiesole il 18 luglio 1908.

L'anno successivo alla morte le sue poesie furono riunite in volume a cura di G.S. Gargano nella raccolta intitolata Tebaide, pubblicata a Bologna da Zanichelli; nel 1912, sempre presso Zanichelli, fu approntata una seconda edizione con una più ampia e puntuale introduzione storico-critica dello stesso Gargano.

Le liriche che ne fanno parte (la più famosa, Dianora, fu poi inserita per errore nell'edizione dei Canti orfici di D. Campana a cura di B. Binazzi, Firenze 1928) sono caratterizzate da una metrica abbastanza costante (costituita prevalentemente dall'unione di senari, settenari e novenari) che la G. utilizza per ottenere una musicalità interiore (in cui è possibile cogliere una derivazione dalla poetica del puer pascoliano, e che sfocia nella totale compenetrazione tra il simbolo e la cosa rappresentata) e nello stesso tempo colorita e sonante, "suggestiva e sospirosa" (in cui si esprime il versante sensuale ed estetizzante della sua ispirazione).

Altre otto poesie scritte tra il 1895 e gli inizi del nuovo secolo (conservate in originale presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze) sono state pubblicate da Caterina Del Vivo nel 1983: A te che nella chiusa ombra romita (febbraio 1895); Le rose della morte- nei claustri (maggio 1896); Ad un salcio (gennaio 1897); Rosei fiori… (13 febbr. 1897); Vento d'autunno (senza firma né data come le tre seguenti); Sorrisi; Canto di giovinezza - "O dell'arida vita unico fiore!"; Una voce nel tempo. Essendo la G. solita distruggere tutto il materiale che non considerava completo e degno di essere letto, il fatto che questi versi siano stati salvati deve essere visto come un indizio del valore poetico-letterario che l'autrice riconosceva loro. Di una breve prosa, intitolata Il biancospino (l'unico scritto in prosa della G.), sono stati citati solo brevissimi passi all'interno del già ricordato studio della Del Vivo (1983): essa risulta quindi per la maggior parte inedita (l'originale è conservato presso l'archivio del Gabinetto Vieusseux). È un racconto autobiografico in cui la protagonista, una giovane e sognante poetessa, racconta della propria passione amorosa e delle delusioni quotidiane legate alla finitezza e alla caducità delle cose e dei sentimenti.

Fonti e Bibl.: Nel Fondo Orvieto, Or.1.1114.1-56, presso il Gabinetto scientifico letterario "G.P. Vieusseux" di Firenze, Arch. contemporaneo "A. Bonsanti", sono conservati: 39 lettere (11 delle quali biglietti e cartoline postali) indirizzate dalla G. ad A. Orvieto e alla di lui famiglia, il testo de Il biancospino e di 14 poesie (due delle quali non autografe) e un autoritratto della G. (un acquerello), utilizzato come missiva per la famiglia Orvieto. Per notizie di carattere prevalentemente biografico cfr. A. Orvieto, Un poeta del silenzio: L. G., in Il Marzocco, 26 luglio 1908; G.S. Gargano, Le poesie di L. G., ibid., 22 nov. 1908; Id., Marginalia, ibid., 20 ag. 1916 (con un giudizio di G. Gozzano); G. Cuchetti, La poetessa L. G., Venezia 1928; G. Annesi Palieri, Una poetessa dimenticata, in Paese sera, 9 maggio 1953; C. Del Vivo, L. G., otto poesie, una prosa, in Antologia Vieusseux, XVIII (1983), 70, pp. 54-64. Cfr. inoltre C. Villani, G. L., in Stelle femminili, Roma 1915. Per una riflessione critica sul lavoro poetico della G. cfr. inoltre G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1913, ad indicem; A. Sorani, La poesia di L. G., in Il Marzocco, 7 genn. 1912; Poeti minori dell'Ottocento, a cura di E. Janni, IV, Da un secolo all'altro, Milano 1958, p. 151; A. Galletti, Il Novecento, Milano 1967, pp. 351 s.; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III, ad vocem; G. Viazzi - V. Scheiwiller, Poeti simbolisti e liberty in Italia, Milano 1972, pp. 100-105; Diz. generale degli autori ital. contemporanei, I, Movimenti letterari, Firenze 1974, p. 592; Letteratura italiana (Einaudi), Diz. bio-bibliogr., I, Torino 1990, pp. 885 s.

Vedi anche
Orvièto, Angiolo Orvièto, Angiolo. - Poeta italiano (Firenze 1869 - ivi 1967). Giornalista, critico letterario, librettista, attivissimo promotore di cultura, instancabile nelle sue iniziative culturali, incise con continuità, se pure non in termini eclatanti e clamorosi, nella vita letteraria e artistica della Firenze ... Négri, Ada Négri, Ada. - Poetessa (Lodi 1870 - Milano 1945); per varî anni insegnante elementare nella scuola di Motta Visconti (Pavia), in seguito nominata ad honorem prof. di scuole medie a Milano, dove visse dal 1893. Fece parte dell'Accademia d'Italia dal 1940. La sua poesia attinge l'ispirazione soprattutto ... Firenze Comune della Toscana (102,4 km2 con 364.710 ab. nel 2008), capoluogo di provincia e della regione, situato a un’altezza media di 50 m s.l.m., all’estremità sud-orientale di un bacino intermontano, percorso dall’Arno, nel quale sorgono altre due importanti città: Prato e Pistoia. Il fiume, che divide ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ...
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lüiṡa
luisa lüiṡa (o lüìgia) agg. [dal nome proprio femm.]. – Erba l.: altro nome della cedrina, pianta aromatica.
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