LULLIN, Aymon de Genève, barone di
Nacque dall'unione, celebrata con contratto dotale del 10 marzo 1464, tra Jean, cavaliere dell'Ordine della Ss. Annunziata e signore di Lullin presso Thonon - feudo ereditato con la maison-forte de Prissier dallo zio Guillaume de Genève - e Françoise de Blonay, figlia di François, signore di Saint-Paul. La famiglia dei Genève-Lullin era il ramo fondato da un discendente naturale della casa sovrana dei conti di Ginevra, tra le più illustri del Chiablese, legata da antica data con i Savoia.
Secondo Guichenon, dal matrimonio non sarebbero nati figli; De Foras sostiene invece che nacquero il L., Amédée e François. Le fonti, le date e le tappe dell'ascesa del L. confermano la tesi del De Foras: il L. è senza dubbio figlio del primo matrimonio del padre, il quale, rimasto vedovo, nel 1497 sposò Georgette de Viry, figlia di Amé e di Jeanne de Compey.
Erede con i fratelli del patrimonio di famiglia, alla morte del padre, avvenuta nel 1505, il L. divenne barone di Lullin, signore di Montfochiat, de la Batie-Choles, de Prissier, di Vulliens e di Draillans, acquistato il 18 giugno 1500 da François de Compey.
Sposò, con contratto dotale del 4 marzo 1505, Claudine de Montagny, dama di Saix, Rins, Frangette, figlia di Humbert, signore di Brissogne, e di Charlotte de Vergy, morta senza eredi. In seconde nozze, il 7 marzo 1514, si unì a Maria, figlia di Pierre de Dyun, signore di Valdisère, vedova di Janus du Saix e di Aymon de Rotorée. Dalla loro unione nacquero Georges, Guy e François Prosper.
Figura tra le principali della corte del duca di Savoia Carlo II, il L. intraprese la carriera diplomatica nel 1514, quando, insieme con Francesco di Gingins, signore di Châtelard e Luigi di Bonvillars, signore di Mezières, ebbe l'incarico di mediatore nelle trattative di pace tra il re di Francia, Luigi XII, e i Cantoni svizzeri. Successivamente, insieme con il collaterale Claudio Millet, fu deputato dal duca a trattare con la Contea di Borgogna e i Cantoni svizzeri l'annosa questione relativa ai confini territoriali.
Imprigionato dai Friburghesi venuti in aiuto del partito ginevrino detto degli eidguenots, accaniti sostenitori dell'indipendenza della città dall'egemonia sabauda, e rilasciato solo dopo il pagamento di una somma ingente, nel 1519 fu mandato, insieme con Luigi di Bonvillar, a Berna, Friburgo e Soletta, con l'incarico di convincere le Assemblee dei Cantoni che le accuse di sevizie mosse nei confronti del duca dai fuoriusciti ginevrini erano infondate. I due rappresentanti dovevano persuadere i vescovi di Ginevra e di Losanna a giurare fedeltà a Carlo II, quale vicario dell'Impero e rappresentante dell'autorità imperiale. Nonostante gli sforzi dei legati, l'egemonia su Ginevra durò solamente fino al 1525. In dicembre il duca abbandonò definitivamente la città, che si alleò apertamente con Berna e Friburgo; con il prevalere della riforma protestante i sostenitori di Carlo II, detti mamelucchi, furono allontanati.
Nel 1526, continuando la tradizione familiare, il duca insignì il L. dell'Ordine dell'Annunziata. Il 27 agosto lo nominò governatore, luogotenente e balivo del Vaud. Negli anni seguenti Carlo II tentò di riconquistare Ginevra con le armi, ma i Cantoni svizzeri dichiararono guerra e, il 16 genn. 1536, occuparono il Vaud, il Chiablese, i baliaggi di Ternier e Gaillard. Il L. rimase fedelmente accanto al duca anche dopo la perdita di gran parte dei territori.
Per i Savoia furono anni di crisi e di lotte intense. Nel 1536, in risposta alla concessione, avvenuta nel 1530, della contea di Asti e del Marchesato di Ceva da parte dell'imperatore Carlo V alla duchessa di Savoia Beatrice di Portogallo, l'esercito di Francesco I invase la Savoia e parte del Piemonte. Torino fu conquistata e i possedimenti sabaudi annessi alla Francia, mentre Carlo II, dopo aver abbandonato ogni pretesa sul Marchesato del Monferrato, si rifugiò a Vercelli, una delle poche città rimaste in suo possesso (oltre alla Valle d'Aosta, anche Cuneo, Fossano, Ivrea e Nizza). Nel 1535 era morto il secondogenito Ludovico; a soli otto anni Emanuele Filiberto, inizialmente destinato alla carriera ecclesiastica, divenne principe di Piemonte e unico erede del Ducato. La sua educazione cambiò radicalmente. Al precettore Claude Louis Allardet, abate di Filly, che ne aveva curato la prima educazione e alla madre Beatrice di Portogallo, Carlo II decise di affiancare Louis de Châtillon, signore di Musinens e di Chatelard, gran scudiere di Savoia e primo governatore del principe; Giovanni Battista Provana, signore di Leinì, canonico tesoriere della chiesa metropolitana di Torino, protonotario apostolico, gran elemosiniere del duca e vescovo di Nizza; e infine il L., "versatissimo nelle discipline istoriche e matematiche" al quale vuol riferirsi "toute la gloire de l'éducation de ce prince" (Emanuele Filiberto. Studi raccolti(, pp. 7, 46).
Nel 1538 le truppe di Francesco I tentarono la conquista delle piazze sabaude, tra cui Nizza, dove si era rifugiato Carlo II, con il figlio e la corte. La città doveva arrendersi e il castello con i suoi abitanti doveva essere consegnato al pontefice, giunto a Monaco per porre fine alle ostilità, o rimesso all'imperatore, a Villafranca. Ma gli abitanti, insieme con i soldati piemontesi e savoiardi, capeggiati da Grato Provana, decisero di difendere la città. Emanuele Filiberto, uscito dalla fortezza per andare incontro al papa Paolo III che si trovava in città, fu salvato dal L. che, incurante del pericolo, lo trasse in salvo riconducendolo indenne all'interno della fortezza. Per ricompensarlo, il duca lo nominò, con patenti del 31 luglio 1538, governatore di Vercelli e successivamente del Piemonte.
Nel corso degli anni l'importanza del L. aumentò in modo considerevole, avvalorata anche dalla scelta operata da Carlo II nel 1540, prima di partire per le Fiandre per raggiungere l'imperatore. Il duca infatti, nel testamento redatto il 27 febbraio, decise di istituire un Consiglio di reggenza a capo del quale mise il Provana di Leinì e stabilì che, in caso di sua morte, il figlio, sino a che non avesse raggiunto la maggiore età, avrebbe regnato con l'aiuto di tre consiglieri tra i quali il Lullin.
Nel 1543 le truppe francesi tentarono nuovamente la conquista di Nizza. Per preparare un'adeguata difesa Carlo II si recò nella città rimastagli fedele e incaricò il L. di una difficile missione diplomatica: si sarebbe dovuto recare alla Dieta di Spira e chiedere all'imperatore consistenti aiuti per difendere la città dagli assalti provenienti dal mare. Ma la missione non ebbe l'esito sperato; la città fu nuovamente assediata e saccheggiata, tranne il castello. Tra vittorie e sconfitte, il 18 sett. 1544 fu firmata la pace di Crépy. In teoria fu decisa la vicendevole restituzione delle piazze occupate, con la promessa della reintegrazione dei territori sabaudi, ma in realtà fu sancita l'occupazione permanente dei domini da parte degli uni e degli altri. Il 27 maggio 1545 Emanuele Filiberto, con il permesso del padre, lasciò Vercelli per recarsi da Carlo V, alla Dieta di Worms, dove presentò un lungo memoriale sulla situazione del Ducato. Il principe sperava di ottenere un appoggio per rientrare in possesso delle terre occupate dai Francesi. In questo viaggio fu accompagnato da un seguito di circa sessanta uomini, tra i quali Giacomo Bosio, precettore di latino, Guido Piovene, il Provana, e il fedele L. (ricompensati con uno stipendio di 90 scudi il Provana, di 60 il Lullin). Egli aggiornava Carlo II dei progressi compiuti dal figlio, delle sue condizioni di salute e dei successi militari e diplomatici: lo testimoniano le vivaci lettere indirizzate al duca, nelle quali parla del pupillo con ammirazione e sincero affetto. Pochi giorni dopo la battaglia di Ingolstadt, combattuta da Emanuele Filiberto nella guerra contro i protestanti, il L., che vi aveva preso parte, scrisse che il principe, al comando della cavalleria fiamminga e borgognona, aveva "de soy autant de prudance esperience des choses de valeur [(] et qui aussi bien le scais comprende sans aultre advis que le syen" (Emanuele Filiberto. Studi raccolti(, pp. 4 s.). Il L. rimase costantemente accanto al principe, di cui divenne uno dei principali sostegni, soprattutto dopo la morte del Provana (1548), seguendolo nelle diverse città dell'Impero, Ratisbona, Bruxelles, Worms, Colonia, mettendo sempre al corrente il duca anche delle notevoli spese sostenute per mantenere il principe e il suo seguito presso la sfarzosa corte imperiale.
Durante un soggiorno ad Augusta, il L. si ammalò e morì il 1( genn. 1551. Fu sepolto in quella città, nella chiesa di S. Francesco, con solenni onoranze funebri, ordinate dall'imperatore.
Il L. aveva dettato le sue disposizioni testamentarie nel giugno 1536. Voleva essere seppellito a Thonon nella chiesa di S. Agostino, dove riposavano i genitori e le sue due mogli. Lasciava cospicue somme al monastero di S. Chiara a Ginevra, alla chiesa di S. Ippolito a Thonon, a condizione che venissero celebrate, immediatamente dopo la sua morte, diverse centinaia di messe in suffragio della sua anima; alla chiesa di S. Giovanni Battista il L. destinò un legato per erigere una cappella con le insegne di famiglia e per l'acquisto di quadri a soggetto sacro. Il primogenito Georges, alla sua morte, ereditò la signoria di Lullin, di Montfochier e le sue dipendenze. Nominato al posto del padre governatore di Vercelli, lasciò tutti i suoi beni ai fratelli Guy, consigliere di Stato e commissario generale di guerra e fortificazioni in Savoia, e François Prosper, primo capitano della guardia del corpo nel 1559, cavaliere dell'Annunziata e nel 1568 luogotenente d'Asti.
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