Lullo
Lullo Raimondo, nome italianizzato di Ramón Llull (Palma de Mallorca 1235 - 1315) teologo, filosofo e logico catalano. Nominato nel 1247 paggio del re e successivamente siniscalco e maggiordomo dell’infante, nel 1263, in seguito a una crisi religiosa, vendette tutti i suoi beni e, convertitosi al cristianesimo, dedicò la sua vita alla conversione al cristianesimo dei musulmani e degli ebrei. A questo fine, con l’aiuto di un servo saraceno, studiò la lingua e la cultura araba, utile per convertire i “miscredenti”, e si impegnò per la fondazione di collegi missionari. Dopo un pellegrinaggio a Santiago de Compostela cominciò gli studi di teologia, filosofia e medicina e, oltre all’arabo, imparò il provenzale e il latino, assimilando così le opere di Aristotele, Platone e dei filosofi arabi. Viaggiò in Europa e in Oriente e insegnò in varie università (Parigi, Montpellier e Napoli). Scrisse molte opere su svariati argomenti: teologia, mistica, logica, astronomia, medicina, matematica, pedagogia. In campo logico la sua opera principale è l’Ars compendiosa inveniendi veritatem (1274), successivamente rielaborata in altre opere, dall’Ars demonstrativa (1275) fino all’Ars generalis ultima (1305-08) e all’Ars brevis (1308). Richiamandosi alla tradizione agostiniana, Lullo sostiene la subordinazione della filosofia alla teologia. Gli errori della filosofia dipendono dall’ignoranza delle verità di fede, alla cui luce va interpretato e organizzato tutto il sapere mondano. Lullo pensa che se il sapere fosse presentato in modo unitario, con caratteri di rigorosa evidenza e in stretta relazione con i contenuti della fede, chiunque ne rimarrebbe convinto, anche gli infedeli. A questo scopo egli elabora un’«arte generale», basata su principi tali da contenere i fondamenti di tutte le scienze. Tali principi generalissimi sono elementi semplici, cui si possono ridurre i termini di tutte le proposizioni. Lullo ne indica diciotto: nove sono gli attributi divini («dignità»), ricavati attribuendo a Dio in grado superlativo le perfezioni che si riscontrano negli esseri finiti, ossia bontà, grandezza, eternità, potenza, saggezza, volontà, virtù, verità e gloria; nove sono i termini che indicano le relazioni tra gli esseri contingenti: differenza, concordanza, contrarietà, principio, mezzo, fine, maggioranza, eguaglianza e minoranza. Questi elementi primi vengono indicati da Lullo con lettere dell’alfabeto o altri simboli e sono combinati tra loro per mezzo di cerchi concentrici o altre figure mobili. Attraverso tutte le possibili combinazioni si otterranno i ragionamenti tipici per risolvere tutti i problemi; si troveranno così i principi delle scienze particolari e si proveranno i contenuti essenziali della religione. Lullo ritiene infatti che la sua sia un’arte «inveniendi veritatem», capace cioè non solo di ordinare verità già note, ma anche di trovarne di nuove. Gli elementi semplici sono, per Lullo, i fondamenti stessi della realtà; logica e metafisica dunque coincidono. L’universo si presenta quindi, secondo la tradizione agostiniana, come lo specchio del divino, come «un libro in cui si impara a conoscere Dio»; l’esito finale del processo conoscitivo è conseguentemente indicato da Lullo nella mistica: l’unione con Dio nella contemplazione.
Alla morte di Lullo si erano già costituiti a Parigi, Montpellier e Valencia gruppi di suoi seguaci e, nel corso del sec. xiv, un segno della fortuna di Lullo fu l’attribuzione al suo nome di molte opere di magia, astrologia e, soprattutto, di alchimia; la diffusione delle sue dottrine provocò vivaci reazioni, tanto che nel 1390 la facoltà di teologia di Parigi vietò il loro insegnamento. Ma il Quattrocento segnò l’inizio di una grandissima fortuna del lullismo, che penetrò in tutta la cultura europea, come appare dalle opere, per esempio, di N. Cusano, di Pico, di G. Bruno ecc. L’aspirazione enciclopedica del rinascimento era naturalmente attratta dall’«arte» lulliana, che si presentava come scienza capace di unificare tutto il sapere. D’altra parte, la combinatoria e la mnemotecnica lulliane offrivano soluzioni valide alla ricerca – connessa a ogni ideale enciclopedico – di tecniche della memoria. Contro la tradizione lulliana della mnemotecnica, che si era andata sempre più legando a un’interpretazione dell’universo in chiave magico-simbolica, polemizzarono F. Bacone e Cartesio, nei quali è comunque ravvisabile un’eco della tradizione lullista, attraverso la ripresa dell’immagine dell’albero della scienza. La stretta connessione tra i due aspetti – tecnica della memoria e unità del sapere – sotto i quali si realizzò la diffusione del lullismo sta al centro dell’ideale enciclopedico che dominò tutto il sec. xvii, fino a Leibniz, il quale riprese il concetto di un’arte combinatoria (→ ars combinatoria) posta a fondamento della logica inventiva.