lumera
Vocabolo frequente in tutta la lirica del Due-Trecento.
Vale " fonte luminosa ", in If IV 103 andammo infino a la lumera, dov'è sinonimo del foco / ch'emisperio di tenebre vincia (vv. 68-69). Così anche nelle attestazioni del Paradiso, in cui si riferisce alla luminosità che s'irradia dai beati, tale da nascondere agli occhi di D. l'immagine corporea di essi: Tu vuo' saper chi è in questa lumera / che qui appresso me così scintilla (IX 112).
Poiché nei dialoghi con D. la voce proviene da siffatto manto luminoso, esso tende a identificarsi con " beato ", come in Pd V 130 diritto a la lumera / che pria m'avea parlato, e XI 16 dentro a quella lumera / che pria m'avea parlato: qui però, pur essendo l. soggetto di m'avea parlato, non si perde la cognizione dell'involucro luminoso in cui si cela il beato.
In Rime LXIX 5 De'gli occhi suoi gittava una lumera, il termine vale propriamente " splendore ", e indica un attributo ancora soggettivo, anche se chiamato dagli schemi stilnovistici a essere attivo nei confronti dell'uomo innamorato. La medesima accezione si ha in Fiore XCVI 2 vergini beate / che davanti da Dio fanno lumera, dove il sintagma vale appunto " splendere " (lo splendore è espressione della beatitudine).