lump sum tax
Espressione inglese («imposta in somma fissa») usata per indicare un sistema di imposizione fiscale forfettario non strettamente legato alla base imponibile (➔). In altri termini, con la l. s. t. si identifica una forma di tassazione che prevede il pagamento di un ammontare fisso, senza alcuna corrispondenza con variabili controllabili, come le caratteristiche e le dimensioni dell’oggetto da tassare.
Secondo un approccio teorico consolidato, il prelievo fiscale, contribuendo a spostare la domanda e l’offerta di mercato, determina conseguenze sull’andamento dei prezzi, influenzando inevitabilmente la struttura allocativa delle risorse (➔ allocazione). La distorsione provocata da una tassa comporta che i prezzi non riflettano simultaneamente i costi e i benefici marginali di beni e servizi. Ne consegue che il prelievo fiscale stesso può essere all’origine di una perdita di efficienza nell’uso privato del reddito e delle risorse. Tuttavia, contrariamente alle forme di tassazione indiretta e diretta, si ritiene che una l. s. t. non comporti tali tipi di distorsione degli schemi di allocazione delle risorse, rispondendo dunque in maniera diretta ai canoni dell’efficienza economica (➔). In sintesi, dato che il soggetto non è in grado di poter modificare l’ammontare del prelievo con i propri comportamenti, una l. s. t. si riflette sul suo meccanismo di scelta unicamente attraverso un effetto reddito (➔ reddito, effetto di), senza che vi sia alcun effetto di sostituzione (➔ sostituzione, effetto di). Secondo molti, il principio della tassazione l. s. è quello che, sotto opportune condizioni, approssima meglio i meccanismi di un sistema fiscale ottimale.
Un classico esempio di imposta in somma fissa è la poll tax (ingl. per testatico); che nel 1381 fu imposta in Inghilterra a tutti gli abitanti sopra i 15 anni (escluso clero e nobiltà) indipendentemente da reddito e ricchezza. Tuttavia nel mondo reale sono ormai scarsissimi i casi di applicazione di tale principio fiscale. La ragione principale è che questo non risponderebbe ai più elementari paradigmi della giustizia distributiva. Alcuni emblematici esempi sono rintracciabili nella storia della Gran Bretagna. Nella seconda metà del Trecento, re Riccardo II si rese protagonista dell’imposizione di una serie di tasse in ammontare fisso per finanziare le proprie operazioni militari. Queste decisioni, giudicate profondamene inique, esasperarono ulteriormente il malcontento della popolazione, già minata da una profonda crisi economica e sociale, a tal punto da sfociare nella rivolta dei contadini del 1381. Un esempio recente di tassazione l. s. è rappresentato dal community charge, la contribuzione locale imposta in Gran Bretagna dal governo di M. Thatcher nel 1989. Il governo impose alle autorità locali di sostituire il vecchio sistema di prelievo basato sulla proprietà con una contribuzione, dovuta da ogni individuo adulto, in un ammontare stabilito da ciascuna municipalità. Facevano eccezione gli studenti, i pensionati e i disoccupati, per i quali era prevista una riduzione dell’80%. L’amministrazione era persuasa che tale scelta avrebbe generato maggiori effetti positivi rispetto al regime fiscale precedente, sia dal punto di vista dell’efficienza sia dell’equità. Tuttavia, anche in questo caso la riforma fiscale fu accompagnata da un profondo disappunto da parte dell’opinione pubblica, causando, in alcune città inglesi, furibonde reazioni, soprattutto da parte dei ceti svantaggiati. Per queste ragioni, la tassa fu rapidamente revocata.
Entrambi gli episodi riportati suggeriscono come il prelievo fiscale, in accordo al principio l. s., seppure basato su una somma fissa, rischi di essere largamente arbitrario. Non avendo alcun legame con l’inevitabile eterogeneità nell’abilità a pagare dei contribuenti, esso tende a colpire nella stessa misura tanto i soggetti ad alto reddito che quelli a basso reddito. Per i primi, un ammontare fisso può rappresentare un prelievo insignificante, mentre per i secondi uno sforzo difficilmente sopportabile, contribuendo a un ulteriore aumento del divario tra ricchi e poveri; inoltre, a fronte di uno sforzo relativo diseguale, entrambe le categorie beneficerebbero comunque dei medesimi servizi pubblici.