lunare
lunare [agg. Der. del lat. lunaris] [LSF] Della Luna, concernente la Luna: anno l., l'intervallo di tempo corrispondente a 12 mesi sinodici l.; disco l.; fasi l.; mari e terre l., le apparenze della Luna sulla volta celeste (→ Luna: Apparenze della superficie della L.); mese l., la durata di una lunazione (←); ecc. ◆ [ASF] Cartografia l.: prima dell'invenzione galileiana del cannocchiale, gli antichi osservatori vedevano sulla Luna differenti figure: una irregolare faccia d'uomo (Caino) ai tempi di Dante, un dragone presso i popoli asiatici, la lepre o il coniglio presso i Messicani e i Giapponesi, un uomo decapitato fra gli Svedesi, un cane presso i Tedeschi e gli Indiani. Con il cannocchiale (1610) Galilei poté rivelare la vera costituzione del suolo lunare, scoprendo le montagne, misurandone l'altezza, chiamando mari (maria) le regioni piane della sua superficie (le cosiddette macchie lunari) e delineandone i primi disegni. A questi semplici abbozzi di Galilei seguirono carte progressivamente migliori (di C. Scheiner, 1615; C. Mellan, 1636; Langrennus, 1645, cui si deve gran parte dell'attuale nomenclatura delle "terre" e dei "mari" lunari), fino a quella di J. Hevelius (1647), dove sono segnati 250 punti che furono da lui indicati con i nomi della geografia terrestre e della mitologia classica. Successiv. G.B. Riccioli, in una carta di F.M. Grimaldi, introdusse il sistema ora vigente di denomin. della topografia lunare, designando i crateri della Luna con i nomi di eminenti astronomi e pensatori antichi e medievali (Platone, Archimede, Ticone, Copernico, Keplero, Gassendi, ecc.), lasciando per le catene montuose le denomin. di Hevelius (Caucaso, Alpi, Appennini, ecc.) e designando i mari con nomi derivati dalla credenza che la L. abbia una particolare influenza sulle condizioni meteorologiche e sugli umori degli uomini (Oceanus Procellarum, Mare Humorum, Mare Crisium, Mare Tranquillitatis, ecc.). Altre buone carte furono quelle di G. Montanari (1662), che effettuò le prime misurazioni con il cannocchiale micrometrico, di G.D. Cassini (1680), di J.H. Schroter (1784), e altri. Con l'introduzione della fotografia (la prima fotografia della Luna è di W.C. Bond, 1850), si ebbero carte l. e atlanti fotografici l., come quelli del-l'Osservatorio Lick, le bellissime tavole fotografiche dell'osservatorio di Parigi (M. Loewy e P. Puiseux, 1900), l'atlante dell'Osservatorio di Harvard (W.H. Pickering, 1909), e i recenti Photographic Lunar Atlas di G.P. Kuyper, realizzato in collaborazione dagli Osservatori Lick, Mount Wilson, Pic du Midi, Yerkes, in scala 1:1 370 000, e la grande e dettagliata mappa realizzata dall'Aeronautical Chart and Information Center delle Forze armate statunitensi, che con 144 fogli copre tutta la superficie l. con scale di 1:500 000, 1:1 000 000, 1:2 000 000. Infine, vanno menzionati il primo atlante della faccia opposta della Luna, pubblicato dall'Accademia delle Scienze dell'URSS, con le fotografie riprese dalla sonda Lunik III (1959), e i 3 atlanti editi dalla NASA, con le fotografie riprese dalle sonde Ranger VII, VIII e IX (1964-65). La nomenclatura delle formazioni della faccia visibile della Luna era stata già definita nel 1935 con il Named Lunar Formations, edito a cura dell'Unione astronomica internazionale (→ Luna: Fig. 1). Sulla faccia opposta della L. sono già state individuate circa 5000 formazioni, in gran parte crateri e piccoli mari, che una commissione internazionale di scienziati ha avuto il compito di denominare (un elenco provvisorio, insieme a una mappa per l'identificazione delle località, fu pubblicato dagli astronomi sovietici). ◆ [ASF] Ciclo l.: lo stesso che ciclo di Metone (→ Metone). ◆ [ASF] Geologia l.: dalla superficie terrestre non è possibile eseguire investigazioni dirette sulla struttura fine e sulla natura del suolo l., e ciò in parte per la limitatezza dei mezzi ottici e in parte per la presenza dell'atmosfera terrestre, che limita ancor più e deteriora le osservazioni; informazioni si possono tuttavia ottenere con mezzi indiretti, quali lo studio della polarizzazione della luce l. e rilievi compiuti con radar o, più recentemente, con lidar. In base a tali osservazioni s'era potuto stabilire, prima dell'esplorazione diretta, che il suolo della Luna, per uno spessore di 20 o 30 cm, è composto di granuli opachi, molto assorbenti e fortemente aderenti l'uno all'altro e al suolo sottostante. S'era pure trovato che il suolo l. è quasi levigato, con irregolarità sparse dell'ordine di qualche decimetro, com'era chiaramente visibile già nelle fotografie della sonda Lunik IX (1966), che mostrano la struttura finegranulare della zona di atterraggio, ovviamente a parte la presenza di massi sparsi. Tutte le osservazioni compiute dagli altri mezzi spaziali giunti sulla superficie lunare hanno sostanzialmente confermato tali vedute. I saggi compiuti dalle sonde Surveyor I (1966) e Lunik XIII (1966) hanno permesso di accertare che il terreno lunare ha una sufficiente resistenza alla penetrazione ed è in grado di sopportare, senza affondamento notevole, la pressione esercitata da un astronauta e dalle attrezzature di viaggio e scientifiche. Nel luglio 1969, gli astronauti della missione Apollo XI portarono a terra i primi campioni di rocce lunari; altri campioni furono portati da altri astronauti e anche da sonde astronautiche. I campioni finora analizzati possono essere suddivisi in tre gruppi principali. Il primo gruppo è costituito da rocce derivanti da magmi silicatici, un tempo fusi (a non meno di 1200 °C), con tessitura ora molto fine, ora con cristalli che superano i 2 cm. Esse contengono, per citare solo i minerali principali, feldspati, tridimite, cristobalite, pirosseni, olivina, ilmenite, troilite e ferro metallico (che indica condizioni molto più riducenti rispetto a quelle degli analoghi ambienti terrestri). Manca qualsiasi materiale idratato e vi sono chiare indicazioni di segregazioni magmatiche con frazionamento verticale. Vi sono notevoli affinità con alcune nostre rocce basaltiche e con le meteoriti non metalliche, note come condriti e acondriti. Il contenuto in titanio è in genere molto più elevato di quello delle nostre rocce più affini; mancano inoltre gli elementi in traccia facilmente volatili. Il contenuto in carbonio è in media di sole 50 parti per milione. La presenza di piccole cavità, sulle rocce, con orlo vetroso e di spruzzi di materiale vetrificato per impatti, conferma che il bombardamento meteoritico è in gran parte responsabile della morfologia lunare. Il secondo gruppo di rocce è dato da brecce, con frammenti angolosi di rocce cristalline inglobati in una matrice di suolo lunare, che possono essersi formate per l'urto di meteoriti, con pressioni d'impatto elevatissime. Vi è poi (terzo gruppo) il suolo l., classificato come una regolite, formato da polvere, da particelle degli stessi minerali presenti nelle rocce e da frammenti di meteoriti. Contiene parti vetrose in quantità varia (dal 15 al 50 %), in pezzetti ora angolosi, ora in forma di sferule con diametro inferiore al mm; queste si sono formate per la vetrificazione di rocce silicatiche sotto l'impatto di meteoriti, sono diffuse anche nello spazio interplanetario e presenti nei sedimenti terrestri. Lo spessore del suolo l. è funzione della maturità geologica dell'area. Le ricerche radiometriche eseguite su vari campioni hanno dato età comprese fra 3.3 e 3.7 miliardi di anni, ma la "roccia 13" raccolta dall'Apollo XII ha rivelato un'età di 4.6 miliardi di anni.