lunare
Si registra, nel senso di " lunazione ", " mese ", in Pg XXII 36, dove Stazio dice che la sua prodigalità è stata punita da migliaia di lunari trascorsi in penitenza (cfr. XXI 67-68 son giaciuto a questa doglia / cinquecent'anni e più, vale a dire oltre seimila mesi, essendo il periodo lunare calcolato a ventinove giorni e mezzo, come già chiosano, in genere, i commentatori trecenteschi: cfr. per es. Lana e Ottimo).
Il vocabolo è attestato nel volgarizzamento dei Faits des Romains: " sopra tutto ciò iij lunari erano stati pioveginosi " (Schiaffini, Testi 203).