lungare (lungiare)
Forme riprodotte dal Parodi dall'unico manoscritto, per il Fiore e il Detto, contro ‛ allungare ' (v.) adottato dagli editori per le opere sicuramente dantesche. Sono peraltro presenti nella lingua del tempo, accanto ad ‛ alungiare ', ‛ alongiare ' e simili, evidenti gallicismi: cfr. Guittone Onne vogliosa 6, De valoroso voler 5, Tanto sovente 72, Poi male tutto 7 (e anche nella prosa delle Lettere [ediz. Meriano, Bologna 1923] IV 55, X 150, XXXVI 138); Chiaro Non già per gioia ch'aggia mi conforto 54.
L'area semantica presenta qualche variazione: in Fiore IX 2 del villano / che sì vilmente dal fior m'ha lungiato, ha il normale significato di " allontanare ", mentre in XXXIII 8 (quel mal tempo... / che dal buon porto mi facea lungiare) non può che corrispondere a " star lontano ". In Detto 96 (Or taglia ' geti, e lunga / da lui) ha il valore neutro di " allontanarsi ", come " alungiando " di Chiaro (Nesuna gioia 48) e qualcuno dei riscontri sopra citati.
In tutte e tre le occorrenze è in rima (equivoca nel Detto).