LUNGRO (A. T., 27-28-29)
Paese italo-albanese della provincia di Cosenza, a 620 m. s. m., sulle pendici meridionali del Monte Caramolo (catena dolomitica del Cozzo Pellegrino). Secondo alcuni ebbe origine e nome da una colonia di Ungheri assoldati dai Bizantini contro i Longobardi. Fu ripopolato fra il 1478 e il 1501 dagli Albanesi, che lo chiamano tuttora Ungr e vi conservano il linguaggio originario e il tradizionale costume femminile. Lungro è sede di vescovato cattolico-greco con giurisdizione sugli Albanesi di Calabria e di Basilicata. La popolazione del comune era di 3407 ab. nel 1818; di 5088 nel 1861; di 3545 nel 1921 (in seguito all'emigrazione), dei quali 3448 nel capoluogo; di 3529 nel 1931. Il territorio (39,33 kmq.) è coltivato a grano, ulivi, gelsi, vigneti, ma la popolazione trova in gran parte lavoro nella R. Miniera di salgemma, una delle più vaste d'Italia, a circa 4 km. a sud del paese, sfruttata sin dall'età romana, e che dà attualmente una media annua di 100.000 quintali, in massima parte consumati nella regione. Stazione ferroviaria di Spezzano Albanese sulla Sibari-Cosenza a 22 km., con servizio automobilistico pubblico.
Bibl.: D. De Marchis, Breve cenno monogr. del comune di Lungro, Napoli 1858; T. Taramelli, Sul deposito di salgemma a Lungro, ecc., in Atti d. R. Acc. dei Lincei. Mem., 3ª s., V (1880); U. Tegani, Una miniera millenaria, in Vie d'Italia, ottobre 1927.