LUPUS (XXI, p. 672)
Un grande progresso ha segnato negli ultimi anni la cura del lupus volgare con la vitamina D2 a forti dosi. Il primo dermatologo a battere questa nuova strada è stato il francese M. J. Charpy (1943), e dopo la guerra il metodo si è rapidamente diffuso. Gli effetti di tale terapia non tardano a manifestarsi, e sono tanto più sorprendenti quando si raffrontino con i precedenti metodi di cura, talora difficili e dolorosi, e molto spesso seguiti da risultati assai poco soddisfacenti. La terapia vitaminica non è tuttavia esente da pericoli e va praticata sotto sorveglianza medica, d'altra parte non esclude l'uso di altri mezzi terapeutici, specialmente fisici (raggi ultravioletti, raggi X, diatermocoagulazione, ecc.).
Il lupus eritematoso non si giova invece della terapia con vitamina D2 a dosi urto; alcuni nuovi metodi terapeutici ad esso applicati con qualche successo fanno piuttosto pensare ad una connessione di tale dermatosi con le affezioni reumatiche e streptococciche. Miglioramenti sono stati ottenuti infatti con il salicilato di sodio (L. Tommasi) e con la penicillina (J. Stone); i risultati sono però abitualmente parziali e transitorî.