LUSIGNANO
Famiglia comitale della Francia sudoccidentale, le cui origini leggendarie si fanno risalire a un tale Raimondo che avrebbe sposato la fata Melusina e costruito il castello di Lusignan (dip. Vienne).I L. dominarono tutta la regione meridionale del Poitou dal sec. 9° fino alla rivolta di Ugo XI contro il re di Francia Luigi IX (1242); questa potente famiglia signorile acquisì la contea della Marche e l'Angoumois, allacciando inoltre strette relazioni con i sovrani d'Inghilterra: due suoi membri ebbero un ruolo importante sotto il re Enrico III alla metà del 13° secolo.A seguito di una ribellione contro Enrico II Plantageneto (1154-1189), un cadetto della famiglia, Amalrico, partì per la Terra Santa, dove fu raggiunto da suo fratello Guido. Quest'ultimo sposò Sibilla (1180), erede del regno di Gerusalemme, e fu incoronato re nel 1186; Guido, sconfitto da Saladino nel 1187, perse la sua sposa nel momento in cui stava per intraprendere la riconquista del regno; nel 1192 giunse infine a riscattare dai Templari la signoria di Cipro, strappata in precedenza da Riccardo Cuor di Leone ai Comneni. Nel 1194 gli successe il fratello Amalrico, che si fece incoronare re di Cipro nel 1197; il suo matrimonio con Isabella, sorella di Sibilla, lo costituì re anche di Gerusalemme, ma alla sua morte, avvenuta nel 1205, i due regni si separarono. I discendenti di Amalrico, Ugo I (1205-1218), Enrico I (1218-1253) e Ugo II (1253-1267), si successero sul trono di Cipro ed Enrico I riuscì a liberarsi dalla sudditanza di Federico II di Svevia. Nel 1267 si estinse la discendenza diretta e il trono passò al ramo collaterale degli Antiochia-L.: Ugo III (1267-1284), i suoi figli Giovanni ed Enrico II (1285-1324), poi Ugo IV (1324-1359), Pietro I (1359-1369), Pietro II (1369-1382), Giacomo I (1382-1398), Giano I (1398-1432), Giovanni II (1432-1458), la cui figlia Carlotta, sposa di Luigi di Savoia, fu detronizzata (1460) dal fratello bastardo Giacomo II (m. nel 1473). La vedova di quest'ultimo, Caterina Cornaro, dovette cedere l'isola alla repubblica di Venezia nel 1489.La dinastia dei L. aveva acquisito nuovamente nel 1268 i diritti sul regno di Gerusalemme, mentre il ramo discendente da Amalrico, signore di Tiro, che un tempo aveva sottratto il potere a suo fratello Enrico II (1306-1310), ereditò il trono di Armenia, il cui ultimo titolare fu Leone VI di L. (1374-1375; m. nel 1393). I sovrani ciprioti si definivano dunque re di Gerusalemme, di Cipro e d'Armenia.I L. si resero celebri per la presa di Alessandria realizzata da Pietro I nel 1365, ma subirono altresì gravi sconfitte: la presa di Famagosta da parte dei Genovesi nel 1374 e lo sbarco dei Mamelucchi, che nel 1426 catturarono Giano I e lo condussero prigioniero al Cairo.
Cipro subì la colonizzazione franca durante il regno di Guido (1192-1194); Amalrico organizzò lo stato su base feudale, distribuendo ai suoi vassalli le terre che erano state confiscate ai signori bizantini. Alcune istituzioni della precedente amministrazione continuarono comunque a sopravvivere, in particolare la secreta che gestiva il patrimonio regio e l'amministrazione dei feudi; in questo organismo era presente un gran numero di personaggi originari della Siria, e siriaca era anche la maggioranza della popolazione urbana, in particolare quella di Famagosta: questi ricchi borghesi promossero la costruzione di chiese officiate con diversi riti, melchita, giacobita, nestoriano e armeno, le cui vestigia si conservano ancora in città. Accanto al gruppo etnico siriaco si formò una borghesia latina, in cui figuravano numerosi rifugiati della Terra Santa, e si costituirono colonie mercantili italiane e catalane: Cipro fu allora sede di un attivo traffico commerciale con l'Armenia, la Siria e l'Egitto.Scomparsa l'aristocrazia bizantina, sopravvivevano comunque una piccola nobiltà e una classe media di origine greca che conservavano le proprie tradizioni culturali; esse furono bacino di reclutamento di ufficiali, giudici e notai.La popolazione rurale era essenzialmente di etnia greca; essa era assoggettata a un regime signorile rigoroso, costruito sul modello bizantino; ma il numero dei parici ('servi') andò diminuendo in seguito alla politica di affrancamento. I signori franchi vivevano soprattutto in città, ma alcuni avevano residenze nei loro villaggi: è per questo che si può in qualche caso incontrare, come a Kiti, una cappella signorile latina affiancata a una chiesa greca (Panaghia Angheloktistos). Questi signori, d'altro canto, erano spesso i benefattori delle chiese greche e soprattutto dei monasteri, assai numerosi nell'isola, alcuni dei quali (per es. Mangana, Agro, Kikkos) avevano importanti possedimenti terrieri.@r#pLa Chiesa latina era stata costituita da Amalrico con un arcivescovo a Nicosia e tre vescovi suffraganei, ai quali corrispondevano altrettanti prelati greci cui faceva riferimento il clero di loro rito. I vescovi latini traevano la loro principale risorsa economica dalla decima sulle entrate dei signori e del sovrano. Alcuni monasteri maschili e femminili, molti dei quali trasferitisi a Cipro dalla Terra Santa, seguivano le regole benedettina, cistercense, premostratense, agostiniana e carmelitana; Domenicani e Francescani avevano i loro conventi nelle città.Il sovrano esercitava un controllo assai stretto sui feudi e godeva di notevoli risorse economiche; ciò gli consentì di mantenere una brillante vita di corte, testimoniata nelle cronache dei viaggiatori. Il principe Pietro - in seguito Pietro I - creò anche un ordine cavalleresco, l'ordine della Spada, il cui emblema era costituito da una spada avvolta da una banderuola a forma di S con il motto Pur leaulté maintenir. I L. distribuirono liberalmente le insegne di quest'ordine ai nobili che visitavano l'isola, tappa lungo la via di pellegrinaggio verso Gerusalemme. La fama cavalleresca della dinastia era ben riconosciuta; le gesta dei L. furono cantate da Guillaume de Machaut nella Prise d'Alexandrie e da Jean d'Arras nel Roman de Mélusine, mentre s. Tommaso d'Aquino e Giovanni Boccaccio scrissero per i re di Cipro, che ebbero un ruolo non secondario nella vita intellettuale dell'Occidente.
Lo stabilirsi dei L. a Cipro fece entrare l'isola mediterranea nell'orbita dell'arte gotica; Enlart (1899) credette di riconoscere elementi romanici in alcune chiese della Carpasia precedenti all'insediamento dei L., ipotesi questa che non ha trovato successive conferme.I Latini costruirono cattedrali, chiese parrocchiali e abbaziali. La cattedrale di Santa Sofia a Nicosia (od. moschea Selimiye), eretta da Teodorico ed Eustorgio di Montaigu al principio del sec. 13°, fu rimaneggiata da Giovanni di Polo, che intorno al 1340 fece edificare il grande portale ornato di sculture, restaurato dopo il terremoto del 1491. Quella di S. Nicola a Famagosta (od. moschea Lala Mustafa Paşa), patrocinata dal vescovo Baldovino, risale a primi decenni del sec. 14°; essa ha conservato la sua veste architettonica, vicina alle chiese della Champagne, e il suo arredo plastico. Sempre a Famagosta, altri edifici di culto - per es. i Ss. Pietro e Paolo (od. moschea Sinan Paşa) - vennero innalzati nel sec. 14° secondo forme gotiche che ispirarono anche i costruttori di chiese di rito greco, come per es. S. Giorgio dei Greci (Haghios Gherghios). A Nicosia rimangono anche le chiese gotiche di S. Caterina (od. moschea Haidar Paşa), degli Agostiniani e quella attualmente detta il Bedestan; esse erano comunque assai più numerose prima del 1571; pochi resti e soprattutto alcuni portali scolpiti ne sono le uniche tracce.I L. fecero ricostruire alcune fortezze bizantine, come quella di S. Ilarione (Dieudamour). Il castello delle Quaranta colonne di Pafo (Saranda Kolones) venne innalzato sopra un edificio bizantino agli inizi del sec. 13°, ma sembra che il fortilizio fosse stato abbattuto da un terremoto già intorno al 1220. Il bastione di Limassol è di dimensioni più modeste; i castelli di Kyrenia e Famagosta vennero in seguito inglobati in fabbriche di epoca veneziana, mentre la grande cinta muraria di Nicosia, di epoca più tarda, è totalmente scomparsa nel corso della costruzione della fortezza veneziana.Una delle principali testimonianze dell'architettura militare è la fortezza costruita a Kolossi nel sec. 15° dagli Ospedalieri di s. Giovanni; in linea generale la nobiltà franca non costruì castelli, eccezion fatta per alcune torri costiere destinate alla difesa contro la pirateria. A Nicosia i L. fecero edificare una residenza, distrutta dai Mamelucchi, di cui si vantava la magnificenza; un palazzo analogo esisteva anche a Famagosta. Numerose furono le residenze di piacere appartenute ai L.; a Pirga unica testimonianza ne è la cappella decorata di pitture murali. Il palazzo di Kuklia era invece piuttosto un centro di sfruttamento agricolo annesso a uno zuccherificio.Le fondazioni monastiche beneficiarono della liberalità delle grandi famiglie e della Corona. Al re Ugo IV si deve la ricostruzione del chiostro e degli edifici conventuali dell'abbazia premostratense di Bellapais (Episcopia), di cui è notevole la decorazione scultorea. Del convento dei Domenicani di Nicosia, prossimo al palazzo reale, rimane solo una magnifica finestra in stile gotico flamboyant.Tutte queste chiese ospitavano numerose lastre funerarie decorate con le effigi di nobili e prelati: la maggioranza di esse è purtroppo in condizioni frammentarie. È altresì scomparsa anche la maggior parte delle sculture figurative: un timpano da Larnaka (Londra, Vict. and Alb. Mus.) e le figure di re, regine e profeti che decorano gli intradossi del portale di Santa Sofia di Nicosia costituiscono i principali esempi di questa statuaria.Occorre ascrivere ai L. e ai loro vassalli anche la fondazione di monasteri di rito greco, nonché l'arricchimento patrimoniale di chiese e santuari venerati sia dai Greci sia dai Latini. Si arrivò così a dipingere icone di tradizione bizantina, alcune delle quali (per es. l'icona di S. Nicola da S. Nicola del Tetto, presso Kakopetria; Nicosia, Mus. of Byzantine Icons) recano l'effigie del committente; la bellissima icona dei Carmelitani (Nicosia, Mus. of Byzantine Icons) associa un'iconografia occidentale a un'esecuzione bizantina. La straordinaria ricchezza dell'isola in materia di pittura murale e di icone del tempo dei L. testimonia la prosperità che permise di realizzare tutte queste opere.
Bibl.: C. Enlart, L'art gothique et la Renaissance en Chypre, 2 voll., Paris 1899 (trad. ingl. Gothic Art and Renaissance in Cyprus, a cura di D. Hunt, London 1987); D. Talbot Rice, The Icons of Cyprus, London 1937; G.F. Hill, A History of Cyprus, II, The Frankish Period, Cambridge 1948; H.R. Hoppin, The Cypriot-French Repertory of the Manuscript Torino Biblioteca Nazionale J.II.9 (Corpus mensurabilis musicae, 21), 4 voll., Roma 1960-1963; A. Stylianu, J.A. Stylianu, The Painted Churches of Cyprus, [Nicosia] 1964 (rist. London 1985); General History of Cyprus, a cura di T. Papadopullos 3 voll., Nicosia (in corso di stampa).J. Richard