LUSITANIA
Provincia romana. Con questo nome, o con quello più proprio di Lusitania et Vettonia, si designò la parte occidentale della provincia repubblicana dell'Hispania ulterior, costituita da Augusto in provincia autonoma dopo la fine delle guerre cantabriche.
I confini primitivi di questa nuova circoscrizione furono dettati da motivi strategici e di funzionalità amministrativa: vi fu compresa tutta la parte occidentale della penisola iberica, dal mare Gallaicum (mar Cantabrico) al golfo di Cadice (Tartessius sinus), con quelle popolazioni di ceppo e cultura iberica - ovvero, come i Vettones, assai superficialmente celtizzate - che avevano opposto la più strenua resistenza alla penetrazione romana sino all'età di Cesare, come i Lusitani, e ancora in piena età augustea, come gli Astures e i Gallaici. La difficoltà di sottoporre queste ultime due popolazioni, presso le quali perdurò sino a tarda epoca la primitiva organizzazione cantonale e tribale, alla struttura politica e civile dei Romani, deve avere indotto Augusto, negli ultimi anni prima dell'èra volgare, a separarne i territori dalla provincia lusitana per riattaccarli alla Hispania Tarraconensis: in questa provincia, e segnatamente nella Asturia et Gailaecia poi eretta a provincia autonoma con la riforma tetrarchica - stazionarono cospicui contingenti militari, laddove nella L. - la sola provincia dell'Impero sottratta a minacce esterne (la vicina Baetica ebbe a soffrire di scorrerie dei Mauri dall'Africa), e internamente del tutto pacificata - restò solo un esiguo distaccamento nella capitale, Emerita Augusta (Mérida), assieme a qualche coorte ausiliaria nell'interno del paese.
I confini della provincia, nella sua estensione definitiva, furono pertanto il corso del Durius (Douro, Duero), a settentrione dal mare sino alla influenza dell'Astura (Esla) - lasciando quindi in territorio tarraconense le attuali province portoghesi del Minho e del Tras os Montes -, a levante una linea, di incerta definizione, comprendente tutto il territorio dei Vettones e il medio bacino del Tagus (Tejo, Tajo) con i distretti delle città di Saimantica (Salamanca), Aveia (Avila), Augustobriga (Talavera de la Reina) e della capitale Emerita. Il confine, dalle pendici occidentali della Sierra de Guadarrama (Iuga Garpetana), scendeva tosto a toccare il corso dell'Anas (Guadiana), che seguiva sino al mare, distaccandosene verso levante, di fronte a Emerita, di alcune decine di miglia. Restava così in territorio lusitano, assieme alla maggior parte dell'attuale Portogallo, pressoché tutta l'attuale provincia spagnola dell'Estremadura, assieme a parte del Leòn e delle due Castiglie. Il mare circondava la L. per più di un terzo del suo perimetro: ad esso - già tentato dai traffici fenici e greci - tornò a gravitare, nel fiore del periodo romano, l'economia della provincia.
Ad una prima fase di urbanizzazione strettamente continentale, attuata nel corso del I sec. a. C. e per parte del secolo seguente, seguì, particolarmente nel Il sec., il considerevole sviluppo dei porti, quali Olisipo (Lisbona), il solo municipio di diritto romano, Scallabis (Santarém), fiorente scalo fluviale sul Tago - già colonizzata da Cesare o dai triumviri (Praesidium Iulium), e degli scali minon: Lacobriga (Lagos) e Portus Gaie (Oporto) alla foce del Durius. Lo sviluppo dei centri costieri seguì alla completa valorizzazione dei complessi minerarî, che formavano la più cospicua fonte economica della provincia; in particolare si estraevano argento e rame: la lex metalli Vipascensis (C. I. L., ii, 5181) è il documento perspicuo di tale attività. Notevoli infine erano i proventi della pesca.
Nell'interno del paese il sistema poleografico romano si impiantò in parte sui castellieri iberici, soprattutto nel territorio dei Vettones: così Saimantica, Gapera (Caparra), Mirobriga (Ciudad Rodrigo), in parte si costituì come rete coloniale con Sertorio e con l'avversario Metello (così Metellinum, Medellin): l'aver combattuto per lungo tempo nelle file sertoriane conferì uno spirito particolare al processo di romanizzazione dei Lusitani, i quali videro volentieri in Sertorio il continuatore della tradizione di Viriato, lo sfortunato condottiero lusitano animatore della ribellione contro i Romani (147-139 a. C.). Questo particolare presupposto nella romanizzazione dei Lusitani (Sertorio concesse altresì, specie negli anni prima del 76 a. C., diritti cittadini a persone e a comunità indigene), come l'appartenenza a un ceppo esente o comunque non fortemente inficiato di celtismo, spiegano l'unità culturale della provincia più occidentale dell'Europa romana: tra le conseguenze, vi furono la sopravvivenza di culti e di centri sacrali indigeni, ai quali peraltro si sovrappose fortemente il culto imperiale e la scarsa diffusione dell'ordinamento municipale romano; i Lusitani, assai più dei Vettones, conservarono a lungo un'organizzazione tribale gentilizia. La colonizzazione cesariana (talvolta presumibilmente su precedenti deduzioni pompeiane) e quella augustea costituiscono gli apporti successivi più evidenti all'urbanizzazione dell'interno del paese. Alla prima colonizzazione appartennero Norba Caesarina (Caceres), Scallabis e Pax Iulia (Beja), alla seconda la capitale Emerita. Tra i municipî di diritto latino (assieme al resto della penisola iberica, tutta la provincia conseguì la latinità con Vespasiano), va menzionato Ebora (Evora), anche per i cospicui resti monumentali.
Le strade si possono raggruppare in tre assi di comunicazione: due longitudinali e uno latitudinale; quest'ultimo comprende le vie che da Scallabis, da Olisipo e dalle saline presso Maiateca (Marateca) si congiungevano a Budua (Badajoz), per continuare su Emerita, donde si irradiavano le vie per la Baetica e la Tarraconensis. Le comunicazioni longitudinali comprendevano un fascio di vie prossime alla costa atlantica (in particolare la strada che, partendo dalla foce dell'Anas, raggiungeva Pax Iulia e Olisipo, seguiva il Tagus sino a Scallabis, donde proseguiva su Portus Cale e su Bracara Augusta (Braga, nella Galizia), ed uno del tutto continentale dalla Betica (Gades e Hispalis) su Emerita e Norba, donde un ramo varcava il Tago e poi il Duero verso Bracara, un altro raggiungeva Salmantica e le Asturie.
Probabilmente per il controllo delle miniere, la provincia fu sempre retta da un legato imperiale di rango pretorio; la sua circoscrizione restò immutata con la riforma tetrarchica. Tra le migrazioni barbariche quella dei Visigoti diede il colpo decisivo alla organizzazione provinciale romana, determinando anche il temporaneo passaggio dei Lusitani alla fede ariana.
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