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Il Granducato di Lussemburgo è un piccolo paese dell’Europa centrale, ma è stato allo stesso tempo un attore importante nella storia del processo di integrazione europea. Già nel 1944, infatti, il paese diede vita a un’unione doganale assieme a Belgio e Paesi Bassi, sfociata poi nell’Unione economica del Benelux nel 1960. Questi tre stati, assieme a Germania Occidentale, Francia e Italia, furono poi i membri fondatori della Comunità economica europea (1958) e delle istituzioni che hanno precorso l’attuale Unione Europea.
Proprio grazie al suo ruolo di fondatore delle istituzioni europee così come a un incessante lavorio diplomatico in altri consessi, l’influenza esercitata attualmente dal Lussemburgo all’interno delle organizzazioni internazionali è di gran lunga maggiore rispetto alle dimensioni e alle risorse del paese. Inoltre, diverse sono le organizzazioni internazionali che hanno stabilito la propria sede nella capitale lussemburghese (tra di esse, la Corte di giustizia europea e la Banca europea degli investimenti). Nonostante le velleità del primo ministro Jean-Claude Juncker di ottenere la presidenza del Consiglio europeo siano state frustrate, la prossima battaglia diplomatica lussemburghese punterà probabilmente all’assegnazione di un seggio non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2013-14.
Il Lussemburgo è stato un paese neutralizzato tra il 1867 e il 1949, da quando, cioè, Francia e Prussia pervennero a una soluzione di compromesso (Trattato di Londra, 1967) per regolare il suo status che prevedeva, oltre alla neutralità permanente, lo smantellamento della fortezza del Lussemburgo e l’evacuazione delle truppe prussiane che vi stazionavano. Vittima dell’occupazione tedesca durante entrambe le guerre mondiali, nel secondo dopoguerra il paese ha abbandonato la politica di neutralità ed è entrato a far parte della Nato, adottando così una politica estera marcatamente atlantista.
Il Lussemburgo ha un assetto istituzionale di tipo monarchico, nel quale tuttavia il Granduca detiene poteri esclusivamente di carattere cerimoniale. Titolare del potere esecutivo è infatti il governo, che gode della fiducia parlamentare. Il sistema politico del paese è caratterizzato da un elevatissimo grado di stabilità, favorito da un consenso diffuso attorno ai temi più importanti del dibattito politico e, parallelamente, dagli alti standard di vita di cui godono i cittadini lussemburghesi. Con un’unica parentesi nel corso degli anni Settanta, il Partito cristiano-sociale (Chrëschtlech Sozial Vollekspartei, Csv) del primo ministro Juncker (a capo del governo dal 1995) è sempre stato parte della coalizione di governo e mantiene tuttora saldamente le redini del paese. Le ultime elezioni, tenutesi nel giugno 2009, hanno infatti confermato questa tendenza, portando alla formazione di una grande coalizione tra Partito cristiano-sociale e Partito socialista (Lëtzebuerger Sozialistesch Arbechterpartei, Lsap), configurazione tipica del governo del paese sin dal secondo dopoguerra.
Negli scorsi decenni l’economia lussemburghese – che in termini di pil pro capite è seconda al mondo dietro a quella del Liechtenstein – ha vissuto un periodo di crescita costante, con una tendenza media di crescita del 5% a partire dal 2000. Tale crescita è stata interrotta solo nel 2009, sebbene i dati del 2010 indichino una pronta ripresa, grazie alla decisa crescita del settore terziario.
Il Lussemburgo, infatti, con un’elevata concentrazione di banche è destinazione privilegiata per i fondi di investimento, attratti da un sistema socio-economico stabile e da una vantaggiosa normativa in materia di segreto bancario. Le entrate fiscali derivanti dal settore finanziario si aggirano non a caso attorno al 20% del totale.