LUSSEMBURGO (Luxembourg; A. T., 44)
Il granducato di Lussemburgo è uno degli stati più piccoli d'Europa: confina a N. e a O. con il Belgio, a S. con la Francia, a E. con la Germania. Misura complessivamente 2586 kmq. di superficie e ha una lunghezza da N. a S. di 95 km. e una larghezza di 65 km. da O. a E.: nel 1930 contava 299.993 ab. (116 per kmq.).
- Geografia: Caratteristiche fisiche (p. 681); Popolazione e sua distribuzione (p. 681); Etnografia (p. 682); Condizioni economiche (p. 682); Vie di comunicazione e commercio (p. 683); Ordinamento, istruzione pubblica, finanze, culti (p. 683). - Storia (p. 683). - Arte (p. 685).
Caratteristiche fisiche. - Dal punto di vista morfologico e geologico il paese appartiene agli altipiani lorenesi e delle Ardenne, con caratteristiche differenziali abbastanza accentuate tra la sezione settentrionale (Eisling) e quella meridionale (Gutland); presenta un'altezza media notevole, intorno ai 500 m. nel N., sui 330 nella parte S., e di conseguenza un clima tipicamente continentale (inverni freddi, gelo abbondante, estati calde), clima che peraltro va mitigandosi nella sezione meridionale (media invernale sui 2° nel S; intorno a 0° nel N.). L'Eisling (kmq. 828), comprendente per intero i cantoni di Clervaux e Wiltz e parzialmente quelli di Vianden, Diekirch, Redange, fa parte dell'altipiano delle Ardenne ed è una terra magra, ove poco sviluppata è l'agricoltura, a grandi estensioni boscose, e di conseguenza scarsamente popolata. Caratteristiche diverse offre il Gutland (kmq. 1758), che incomincia là dove, scomparse in profondità le rocce paleozoiche delle Ardenne, i rilievi si abbassano, le vallate si allargano e il terreno si fa più spesso e più facilmente lavorabile. Il passaggio dall'Eisling al Gutland è segnato da una serie di piccole cittadine quali Redange, Ettelbrück, Diekirch, Vianden. La potente formazione delle arenarie del Liassico penetra nel granducato, proveniente da Arlon, e chiude l'orizzonte a S. di Redange, Mersch, Diekirch: in queste potenti assise le vallate si presentano assai pittoresche, con scarpate alle volte verticali (come nella zona ove attualmente sorge la città di Lussemburgo), offrendo un paesaggio interessantissimo. A S. di queste formazioni il paesaggio cambia ancora aspetto, trasformandosi in un grande penepiano ondulato, alto in media 300 m., con vallate ampie, soleggiate, ricche di coltivazioni, intensamente abitate.
Dal punto di vista idrografico il Lussemburgo appartiene al bacino della Mosella, che per 34 km. segna il confine di stato con la Germania: esso raccoglie le acque del territorio mediante il fiume Sure (Sauer), arricchito da numerosi affiuenti quali l'Alzette, che proviene dalla sezione meridionale metallifera e passa per la capitale; l'Our, che serve per un lungo tratto da confine con la Germania; i fiumi Clerf e Wiltz, che raccolgono le acque del Lussemburgo settentrionale. Giova ricordare come i bacini sorgentiferi di quasi tutti questi corsi d'acqua siano fuori del granducato, per cui, anche dal punto di vista idrografico, esso non si presenta come un'unità ben definita.
Popolazione e sua distribuzione. - La popolazione è salita da 169.700 ab. nel 1840 a 299.993 nel 1930. In quell'anno, come si è detto, la densità era di 116 ab. per kmq. I tredici cantoni, nei quali si divide il granducato, presentano notevoli differenze nella densità della popolazione, come può vedersi dalla tabella che segue:
Omettendo per ovvie ragioni il cantone di Lussemburgo città, osserviamo come le più alte densità siano offerte dai cantoni industriali: eccelle quello di Esch con 432 ab. per kmq.; dei 14 comuni costituenti l'unità cantonale ben 9 presentano più di 100 ab. per kmq.: sono i comuni dell'industria pesante lussemburghese, nei quali anche si notano tra un censimento e l'altro i maggiori aumenti demografici. Cifre elevate presentano anche i cantoni che si affacciano alla Mosella, in ottime condizioni ambientali e agricole: Remich con 85 ab. per kmq; Grevenmacher con 73. Il Lussemburgo settentrionale è invece ben lontano dal presentare cifre così elevate: quasi senza eccezione l'Eisling (per intero i cantoni di Clervaux e Wiltz e parzialmente quelli di Vianden, Diekirch e Redange) presenta densità inferiori ai 100 ab. per kmq.: dei 52 comuni costituenti i 5 predetti cantoni, soltanto 4 hanno più di 100 ab. per kmq. Anche per il piccolo stato adunque le relazioni tra ambiente fisico-economico da una parte e demografico dall'altra sono chiaramente dimostrate.
Nel Lussemburgo mancano i grandi agglomerati urbani, anche perché le industrie si sono disseminate in un grande numero di piccoli stabilimenti. Su 126 comuni, nel 1930 solo 2 superavano i 20.000 ab. e contavano complessivamente 83.618 ab., cioè quasi il 28% della popolazione totale; altri 3 avevano una popolazione tra i 10 e i 20.000 ab. e 4 tra i 5 e i 10.000; ben 97 centri invece presentavano da 500 a 2000 ab. ciascuno, raccogliendo il 34,5% della popolazione totale. I due comuni superanti i 20.000 ab. sono quelli di Esch (29.369 ab. nel 1930) e di Lussemburgo città (v.), con 54.249 ab. Il primo è il più importante centro industriale del paese, sorto nella zona del ferro, a contatto con i grossi agglomerati urbani lorenesi. Tutti gli altri centri lussemburghesi presentano poche migliaia di abitanti ciascuno: i più importanti sono nella zona del ferro e dell'industria pesante, quali Rumelange (5209 ab.), Differdange (9197 ab.), Dudelange (13.782 ab.), Petingen (11.000 ab.). Sulla Mosella, nella regione a vigneto, ricorderemo Remich (1751 ab.), Grevenmacher (2819 ab.), e più a nord, sulla Sure, Echternach (3092 ab.), fondata intorno a un'abbazia benedettina del secolo VII; pure sulla Sure, Diekirch (3835 ab.), in mezzo a boschi e fmtteti, ed Ettelbruck (4620 ab.); poi Vianden (1104 ab.), dominante la Our; Wiltz (4134 ab.), centro dell'industria laniera; Clervaux (Clerf, 1717 ab.), sul fiume omonimo, dominato dal vecchio imponente castello dei conti di Lannoy.
Per quanto riguarda il sesso, nel 1930 su 299.993 persone 154.405 erano maschi e 145.588 femmine col rapporto percentuale di 51,47 e 48,53 rispettivamente.
L'elemento straniero ha grande importanza: esso è salito da 5895 individui nel 1875 (2,9% dell'intera popolazione) a 55.831 nel 1930 (18,6% della popolazione totale). La distribuzione per cantoni è quanto mai diversa. Nel 1930 si andava da un minimo di 629 stranieri nel cantone di Redange a un massimo di 34.094 in quello di Esch (32,5% dell'intera popolazione del cantone): i cantoni di Lussemburgo città, Diekirch, Vianden, Echternach, Grevenmacher presentano ciascuno dal 10 al 20% della popolazione costituita da elemento straniero. Le nazionalità con più di 1000 individui ciascuna erano in ordine decrescente: Tedeschi 22.948 (7,6% dell'intera popolazione); Italiani 14.050 (4,7%); Francesi 4669 (1,6%); Belgi 4080 (1,4%); Polacchi 2607; Iugoslavi 1238. Per quanto riguarda la distribuzione per cantoni degl'Italiani, si può dire che per la massima parte essi vivono nel cantone di Esch (12.616), seguito a grandissima distanza da Lussemburgo città (793), dal cantone di Diekirch (172), da quello di Lussemburgo campagna (106) e da quello di Capellen (104). Nell'assoluta maggioranza gl'Italiani sono impiegati nei lavori delle miniere. Notevole è però anehe il numero dei Lussemburghesi censiti all'estero: 28.270 in Francia; 9726 nel Belgio; 2578 in Germania. Negli Stati Uniti poi vivono 43.109 individui di origine lussemburghese.
Anche nel Lussemburgo il problema della natalità si presenta preoccupante nel senso che si avverte nel decorso degli anni una diminuzione costante, non compensata dal progressivo regresso dell'indice di mortalità. La natalita scende da 30,64‰ nel 1901-1905 a 20,96‰ nel 1926-1930; contemporaneamente per i morti si ha un regresso dal 19,18‰ a 14,23‰. Ne consegue che l'eccedenza dei nati, mentre era dell'11,46‰ nel periodo 1901-1905, si restringe a solo 6,74‰ nel 1926-30.
Etnografia. - Il Lussemburgo ha, fin da antichi tempi, popolazione francone. In seguito però nel piccolo territorio avvennero anche emigrazioni da paesì prossimi e lontani. Già nel sec. XVII vi giunsero proprietarî d'alti forni e operai d'origine romanica; i carbonai sono in maggior parte valloni. L'insediamento è caratterizzato da villaggi disposti sui due lati delle strade, con fattorie di forma allungata in quella guisa che corrisponde in gran parte all'antica maniera germanica, in cui abitazione, fienile e stalla sono costruiti insieme, uno dietro l'altro, intorno a una lunga corte. Gli antichi costumi popolari sono scomparsi. I Lussemburghesi hanno tra le loro caratteristiche uno sviluppato senso di unione della famiglia. La comunità dei giovani conosceva e conosce tuttora tribunali di biasimo; le feste annuali somigliano a quelle delle regioni vicine. A S. Uberto, nel Lussemburgo belga, si fanno pellegrinaggi per immunizzarsi contro i morsi di cani idrofobi. Celebre soprattutto è la processione danzante al convento benedettino di Echternach. La processione comincia la domenica di Pentecoste di buon mattino; centinaia di cantori procedono in lunga fila doppia, facendo tre passi innanzi e due indietro, e cantando in gruppi la litania: S. Willibrord, prega per noi, S. Willibrord! Il ritmo è accompagnato da musica. Intervengono infermi d'ogni genere. La processione dura ore intere fino all'esaurimento.
Condizioni economiche. - Agricoltura e allevamento. - Il catasto agricolo offre le seguenti cifre di superficie: terre arabili 123.770 ha.; foreste 81.891 ha., vigneti 1548 ha.; prati 27.355 ha.; pascoli 14.202 ha. La superficie coperta da foreste rappresenta il 32% del territorio del granducato (Italia 18%). Un tempo la superficie boscosa era più estesa, toccando i 101.330 ha. nel 1830, ma l'impiego della legna come combustibile fondente nella grande industria del ferro aveva arrecato una notevole diminuzione del patrimonio forestale (76.320 ha. nel 1875). L'introduzione del carbone fossile ha salvato la foresta, la quale è costituita per oltre la metà da querceti, diffusi principalmente nel Nord, ove hanno favorito l'industria dell'estrazione del tannino Che sussiste ancora, non vinta dall'industria chimica, a Ettelbrück (cantone di Diekirch), a Echternach, a Mersch, ma soprattutto a Clervaux e a Wiltz.
L'agricoltura è specialmente diffusa nel Gutland, date le migliori condizioni morfologiche, geologiche e climatiche. Tra i cereali prevale in maniera assoluta l'avena (30.324 ha. nel 1931 e circa 400.000 q.), seguita dal frumento invernale (in media 9-10.000 ha. e 100-150.000 q.) e dalla segala (6-7000 ha.; 80-90.000 quintali). Di notevole importanza sono anche le patate (15-16.000 ha. e in media 2 milioni di q.) e le barbabietole (8-10.000 ha. e 2-3 milioni di q.). Nel Gutland, soprattutto nella sezione sud-orientale, dalle ampie vallate, prosperano bene coltivazioni che esigono una notevole quantità di sole; la frutticoltura si diffonde (meli, peri, prugni e soprattutto ciliegi): nei dintorni di Beaufort a O. di Echternach e di Trintange, a O. di Remich, i contadini distillano un kirsch famoso. Una coltura a carattere intensivo industriale è quella dei rosai, che si trovano specialmente nei dintorni di Lussemburgo a Strassen, Eich, Walferdange, Steinsel, Heisdorf; e poi a Bofferdange (Mersch), Schieren (Diekirch), Vichten (Redange) e Frisange (Esch): il numero dei rosai è intomo ai 2 milioni e dà luogo a una notevole esportazione. Lungo la valle della Mosella prospera il vigneto: la sua superficie è mi 1500 ettari; esso forma la fonte economica principale di alcuni villaggi, quali Wormeldange (Grevenmacher), Wellenstein (Remich), Remerschen (Remich). Il raccolto presenta sbalzi straordinarî fra un anno e l'altro.
Di notevole importanza è anche l'allevamento, reso possibile dalla larga estensione prativa (25-30.000 ha. e 1-2 milioni di q. di fieno): le specie più diffuse sono i suini (194.000) e i bovini (circa 100.000 nel 1931, di cui la metà vacche lattifere). Fiorente è l'industria dei latticinî. Le latterie sommano a oltre 240 con una produzione di burro di oltre 2 milioni di kg.
Industria. - Ma la vera importanza economica del granducato consiste nella grande industria del ferro. Il minerale si trova in gran copia nella sezione meridionale dello stato, lungo la frontiera della Lorena francese. La sua estrazione, favorita anche dalla disposizione e natura dei giacimenti, ha fatto passi giganteschi. È stata di 1.368.000 tonn. annue nel periodo 1871-1880; sale a 2.708.000 nel decennio 1881-1890; a 4.544.000 nel periodo 1891-1900; a 6.112.000 nel 1901-1910; scende a 5.205.000 nel 1911-1920 per risalire a 6-7 milioni di tonn. negli anni successivi. In tal maniera il piccolo Lussemburgo rientra tra i grandi paesi produttori di minerali di ferro (al sesto posto, dopo gli Stati Uniti, la Francia, la Russia, la Gran Bretagna e la Svezia): circa la metà viene fusa sul posto; il resto è esportato principalmente verso il Belgio, con il quale il Lussemburgo è unito doganalmente a partire dal 1922. Il numero dei minatori è di circa 5-6000, in maggioranza italiani. Presso i giacimenti ferriferi si è sviluppata la grande industria pesante lussemburghese, che forma un tutto unico economico con il distretto della Lorena francese.
Il numero degli alti forni sale da 28 nel 1900 a 45 nel 1930. Per comprendere l'importanza dell'industria mineraria e siderurgica basta pensare che nel 1913 su 32.000 persone impiegate nelle varie industrie, ben 19.000 erano in quella pesante; nel periodo 1928-1931 su circa 42.000 persone 27.000 lavoravano nelle miniere e nell'industria siderurgica. Tra gli operai stranieri il primo posto è sempre occupato dagl'Italiani. La produzione del ferro greggio sale da 971.000 tonn. nel 1913 a 2-2,5 milioni nel 1930-31, dopo una sensibilissima restrizione durante la guerra e nell'immediato periodo postbellico (617.000 tonn. nel 1919). Le acciaierie hanno fatto passi giganteschi: nel 1886 si trasformò in acciaio 1/15 della materia prima; si sale a 1/5 nel 1891; alla metà nel 1913; attualmente se ne trasforma quasi la totalità. Questa ascesa la si deve agli sforzi della metallurgia tedesca, che portò la produzione dell'acciaio lussemburghese da 68.000 tonn. nel periodo 1886-1890 a 1.020.000 nel periodo 1910-18: attualmente si superano i 2 milioni annui, cifra enorme se paragonata con l'esiguità del territorio e alla scarsa popolazione assoluta. L'industria metallurgica si concentra in 7 gruppi di stabilimenti: accanto a Steinfort (cantone di Capellen), e il gruppo Eich-Hollerich in quello di Lussemburgo città, il distretto più importante è quello meridionale con gli stabilimenti di Rodange, Differdange, Esch, Rumelange e Dudelange. Per la mancanza di carbone l'industria pesante lussemburghese è tributaria della Germania e del Belgio per il combustibile, come per vivere ha bisogno di una larghissima esportazione verso l'estero.
Vie di comunicazione e commercio. - Data la sua posizione geografica il Lussemburgo ha notevole importanza dal punto di vista ferroviario: la lunghezza complessiva delle reti principale e secondaria è di circa 542 km., con la densità di 19 km. di strade ferrate per ogni 100 kmq. di superficie. L'amministrazione è quasi totalmente privata. Il nodo ferroviario più importante è Lussemburgo città, dalla quale le linee partono a raggiera, raggiungendo le frontiere: a O. per Arlon (Belgio) con 19 km. sino al confine di stato; a E. per Treviri (Germania) con km. 37,4; a N. per Liegi (Belgio) con km. 76,8; a S. per Thionville (Francia) con km. 16,7; a SO. per Longwy (Francia), ecc. Per il granducato passa la linea più breve unente l'Italia con il Belgio, via Berna, Strasburgo, Metz, Lussemburgo.
Chiuso a occidente e a oriente da grandi potenze, il piccolo granducato non poté mai godere di una perfetta indipendenza economica: a partire dal 1842 il Lussemburgo apparteneva all'unione doganale tedesca (Zollverein), per cui la penetrazione economica della potenza centrale si era fatta di anno in anno più profonda. La vittoria degli alleati alla fine della guerra mondiale ha spezzato questi vincoli economici doganali fra i due stati: l'economia lussemburghese è stata attratta nell'orbita delle potenze occidentali e si stipulava l'unione economica belga-lussemburghese. In tal maniera al commercio lussemburghese si è aperto un mercato fittamente popolato e attraverso il grande porto di Anversa gli è possibile una maggiore espansione verso l'estero.
Alle importazioni si ha principalmente il carbone (esso forma come peso e come valore il principale articolo del commercio con la Germania), seguito dai prodotti dell'industria meccanica e tessile, dai prodotti alimentari e coloniali, mentre all'esportazione primeggiano i prodotti delle miniere (ferro) e della siderurgia (ferro greggio, acciaio, scorie Thomas, ecc.); trovano anche largo posto i prodotti dell'agricoltura specializzata (rose) e dell'allevamento (bestiame vivo, pellami, cuoio, ecc.), come pure i prodotti agricoli varî (cereali, patate, vini, conserve alimentari) e delle foreste. L'Italia importa dal granducato principalmente prodotti della siderurgia.
Ordinamento, istruzione pubblica, finanze, culti. - Politicamente il Lussemburgo è un granducato, retto da una monarchia ereditaria nella casa di Nassau. La Corona nomina il Consiglio di stato di 15 membri; il potere legislativo spetta alla Camera dei deputati, composta di 54 membri. Il Lussemburgo possiede rappresentanti diplomatici soltanto a Berlino, Bruxelles, L'Aia, Parigi, Londra e Washington: negli altri stati il granducato è rappresentato dall'Olanda, secondo la convenzione del 6-7 gennaio 1880.
L'istruzione primaria è obbligatoria per tutti i ragazzi fra i 6 e i 13 anni. Le scuole primarie pubbliche sono quasi un migliaio con un complesso di circa 30.000 allievi. L'istruzione media è impartita in diversi tipi di scuole e istituti: nei ginnasî di Lussemburgo, Diekirch, Echternach, nei licei femminili di Lussemburgo e di Esch, nelle scuole per l'istruzione tecnica (scuole industriali e commerciali di Lussemburgo e di Esch), nelle scuole per le miniere, localizzate queste ultime nella zona industriale meridionale (a Rumelange, Pétange, Differdange, Dudelange, Esch); esistono poi una scuola di agricoltura a Ettelbrück; una scuola per artigiani a Lussemburgo e alcune scuole normali.
Le entrate e le spese ordinarie previste per gli ultimi quattro esercizî finanziarî sono le seguenti:
Al 31 dicembre 1931 il debito pubblico ammontava a 551 milioni di franchi. L'unità monetaria (legge 19 dicembre 1929) è íl franco contenente lo stesso peso in oro fino del franco belga. In seguito all'entrata in vigore dell'accordo per l'unione economica con il Belgio, le monete e le banconote belghe hanno libero corso nel granducato.
Secondo il censimento del 1930 il 96% degli abitanti è cattolico. I protestanti sono 4549 (1,52% dell'intera popolazione), gli ebrei 2242 (0,75%) della popolazione. Nel complesso questi tre culti rappresentano il 98,27% di tutti gli abitanti del granducato. Per quanto concerne la distribuzione geografica dei diversi culti è interessante notare come l'assoluta maggioranaa dell'elemento ebraico viva nel cantone di Lussemburgo città (1395 individui su un totale di 2242), mentre l'elemento protestante è diffuso soprattutto nel cantone di Esch (2467 persone). I cattolici dipendono dal vescovo di Lussemburgo (vicariato apostolico istituito nel 1833; diocesi nel 1870).
Bibl.: A. Herchen, Géographie nationale. Le grand duché de Luxembourg, Lussemburgo 1902; D. M. Nepper, Die landwirtschaftliche Benutzung des Grunds und Bodens in dem Grossherzogtum Luxemburg, Bonn 1904; P. Sixemonts, Le grand duché de Luxembourg, Parigi 1912; J. Anders, le grand duché de Luxembourg, Bruxelles 1919; J. Wagner, La sidérurgie luxembourgeoise avant la découverte du gisement des minettes, Diekirch 1921; W. O. Maynard, The Grand Duchy of Luxemburg, in The National Geographic Magazine, novembre 1924; A. Chaix, La situation de la ville de Luxembourg, in Le Globe, Mémoires, LXV, 1926; N. Welter, Le grand duché de Luxembourg après l'armistice, in Revue de Paris, 1926; A. Demangeon, Belgique-Pays-Bas-Luxembourg, in Géographie Universelle, II, Parigi 1927; J. Vannérus, À propos de noms de lieux luxembourgeois en -ing ou en -ingen, in Bull. Commission de toponymie et de dialectologie, 1928; A. Hegenscheidt, Captures possibles dans la vallée de la Wark, in Bull. Soc. Belge d'Études géogr., Lovanio 1931; J. Hess, Luxemburger Volkkunde, Lussemburgo 1929. Si vedano inoltre le numerose pubblicazioni dell'Ufficio di statistica, tra cui l'Annuaire Officiel (annuale).
Storia.
Il Lussemburgo trae la sua origine da un complesso territoriale costituito nella seconda metà del sec. X dal conte di Bidgau, Sigefredo I, attorno al castello di questo nome (Lucilinburhuc, Lützelburg), che egli aveva acquistato nel 963 dall'abbazia di S. Massimino di Treviri. Questo complesso comprendeva i territorî, soggetti a lui sia come conte, sia come abate secolare di Echternach, sia come advocatvs di S. Massimino di Treviri, come anche i territorî nella regione della Mosella, nei dintorni di Thionville e nelle Ardenne, la vallata dell'Alzette, al sud, e il paese di Salm, al nord.
I discendenti di Sigefredo I conservarono questo territorio salvo che essi non erano più abati, ma advocati di Echternach. Appoggiandosi sui loro importanti possessi, essi furono nell'Alta Lorena fra i più fedeli sostenitori degl'imperatori della casa di Sassonia. Verso la fine del sec. XI, sotto i conti Enrico III e Guglielmo, il titolo di contea cominciò a essere applicato al castello di Lussemburgo.
Dopo la morte del conte Gisleberto, poco dopo il 1056, i territorî della casa di Lussemburgo subirono un frazionamento; mentre il figlio maggiore, Corrado I, ereditò il territorio principale, il minore, Ermanno, ebbe i possessi a nord dell'Ardenne, che costituirono da allora la contea di Salm (v. lussemburgo, casa di).
Nel 1136, all'estinguersi dei discendenti diretti di Sigefredo, il Lussemburgo passò a un discendente collaterale, il conte di Namur Enrico, detto il Cieco, ma alla morte di questo (1196) l'unione del territorio di Namur col Lussemburgo ebbe fine. Tuttavia Tibaldo di Bar, sposo di Ermesinda figlia del conte di Namur, riuscì a strappare a Filippo il Nobile, marchese di Namur, la contea di Laroche nell'Ardenne e la contea di Durbuy nel Condroz. Questa estensione del Lussemburgo verso il nord fu completata con l'acquisto di Thionville, nel sud. Il secondo matrimonio di Ermesinda con Valerano III, figlio di Enrico III, conte di Limburgo e marchese di Arlon, ebbe per risultato la riunione di questo marchesato col Lussemburgo.
Da allora la contea di Lussemburgo, che aveva avuto fino a quel momento un carattere completamente germanico, acquistò un carattere misto: alla popolazione tedesca si affiancò, verso occidente, una popolazione vallone. Ma il governo di Ermesinda (1196-1247) è importante anche sotto altri rapporti. Essa prese misure per assicurare alla contea un'amministrazione territoriale, creando dei prevosti, funzionarî nominati e revocati da essa, agenti del governo migliori che non gli antichi advocati di Lussemburgo e di Arlon, che tenevano in feudo le loro cariche. A quest'epoca pure cominciarono a diffondersi le franchige accordate a molte piccole città e villaggi, sia per estensione della Legge di Beaumont nell'Argonne, sia per concessione di una carta particolare fatta dalla contessa, come fu il caso di Echternach (1236), di Thionville (1239), e di Lussemburg0 (1244).
L'elezione del duca Enrico IV (1288-1313), alla dignità di re dei Romani nel 1308 (Enrico VII), apre una fase nuova nella storia del Lussemburgo. Nel 1310 egli lo cedette infatti a suo figlio, il re di Boemia Giovanni, detto il Cieco. Costui, pur avendo unito l'Ivoy, sullo Chiers, al Lussemburgo, si occupò però relativamente poco della sua contea. Questa fu innalzata a ducato nel 1354 da suo figlio, l'imperatore Carlo IV, a favore di suo fratello Venceslao I, divenuto duca di Brabante e di Limburgo nel 1355, in seguito al suo matrimonio con la duchessa Giovanna. Venceslao completò la formazione territoriale del ducato, acquistando nel 1364 la contea di Chiny, situata a occidente dei suoi possessi. Dopo la sua morte, nel 1383, l'unione personale col Brabante e il Limburgo ebbe fine: il Lussemburgo passò a Venceslao II, nipote del precedente, che lo cedette nel 1388 a suo nipote Jost di Moravia.
Il duca d'Orléans, in lotta col duca di Borgogna per l'egemonia in Francia, tentò di fare del Lussemburgo un punto d'appoggio contro il suo avversario; fin dal 1397 egli cominciò a costituirsi un partito fra i nobili, sotto la direzione di Huart d'Autel e nel 1403 riscattò i diritti di Jost di Moravia. Ma nel 1407 il duca di Borgogna, Giovanni Senzapaura, allontanò il pericolo: Luigi d'Orléans fu assassinato. Nel 1409 Elisabetta di Görlitz, nipote di Venceslao ed erede del ducato, sposò Antonio, duca di Brabante e di Limburgo, fratello di Giovanni Senzapaura; e Antonio, a cui il ducato era stato ipotecato nel 1411, ebbe le più grandi difficoltà a far riconoscere la sua autorità e quella di sua moglie nel Lussemburgo. Dovette allestire quattro operazioni militari (1412-1414) contro Huart d'Autel e i membri dell'antico partito orleanista sostenuto dall'imperatore Sigismondo - un Lussemburgo - che cercava d'impedire ai duchi di Borgogna d'estendere il loro potere sui Paesi Bassi e di rendervi vano il suo tentativo di restaurare l'autorità imperiale. La morte di Antonio, avvenuta nel 1418, pose un'altra volta fine all'unione col Brabante. Nel 1435 e nel 1441 il duca di Borgogna Filippo il Buono riscattò i diritti di Elisabetta di Görlitz. L'imperatore Alberto II d'Asburgo cercò invano di sostenere contro di lui il duca Guglielmo di Sassonia. Nel 1451 gli stati del ducato prestarono giuramento di fedeltà a Filippo. Da quel momento il Lussemburgo seguì la sorte delle altre provincie dei Paesi Bassi (v. belgio; paesi bassi).
Il Lussemburgo era un paese rurale, con poche città e non una grande e importante. Perciò la nobiltà vi aveva conservato un'influenza preponderante. Ma anche dal lato agricolo, era un paese povero: solo lo sfruttamento dei boschi forniva risorse un po' serie. Solo dal sec. XVI - e soprattutto nei secoli XVII e XVIII - la possibilità di produrre il carbone di legna e la presenza del ferro nella parte meridionale permisero lo sviluppo dell'industria metallurgica rurale. La costruzione nel 1770 di una strada lastricata che lo allacciava a Namur e a Lovanio fece poi profittare il ducato di un considerevole commercio di transito.
Fino alla fine dell'antico regime, le istituzioni centrali del ducato consistevano in un consiglio del Lussemburgo, corte superiore di giustizia e autorità amministrativa superiore. Creato da Carlo V nel 1531, questo consiglio ha forse rapporti, nelle sue origini, col consiglio del governo istituito da Filippo il Buono. Gli "stati" del Lussemburgo erano composti dai rappresentanti della nobiltà, dagli abati dei grandi monasteri e dai magistrati della città. Essi apparvero fin dal sec. XIV.
Molti i danni che il paese dovette soffrire nei secoli XVI e XVII dalle guerre in cui erano coinvolti i Paesi Bassi: esso perdette una parte del suo territorio. Con la pace dei Pirenei (1659) la parte meridionale, cioè le prevosture di Thionville, di Montmédy, di Damvillers, di Ivoy, di Chauvency e Marville, fu ceduta a Luigi XIV (1659). Nel 1711, il re di Spagna Filippo V, avendo ceduto, durante la guerra di successione spagnola, i Paesi Bassi all'elettore Massimiliano di Baviera, il ducato di Lussemburgo, che non fu occupato dagli alleati, passò effettivamente sotto la sua autorità fino al trattato di Rastadt del 1714.
Insieme col resto dei Paesi Bassi Austriaci, il Lussemburgo, conquistato dalle truppe francesi nel 1749, fu annesso alla Repubblica nel 1795. Nel 1815 ritornò ad esistere, ma sotto altra forma; il trattato di Vienna lo amputò, a vantaggio della Prussia, di varî cantoni orientali (soprattutto di Saint-Vith e di Bitburg). La maggior parte del territorio dell'antico ducato fu costituita in un granducato di Lussemburgo, a favore del re dei Paesi Bassi, e chiamata a far parte della Confederazione germanica. Effettivamente, il Lussemburgo divise in tutto l'esistenza dei Paesi Bassi, non altrimenti che le vere e proprie provincie del regno. Nel 1830 esso prese parte alla rivoluzione belga, eccettuata la città di Lussemburgo (v.) che la guarnigione prussiana mantenne nell'obbedienza al re-granduca.
Il Lussemburgo fu associato alla vita del Belgio durante i primi anni della sua indipendenza. Ma i trattati del 19 aprile 1839, che regolarono definitivamente lo statuto internazionale del Belgio, determinarono un'altra divisione territoriale. Solo la parte occidentale del granducato, in gran parte vallone, rimase unita al nuovo regno e costituì, con Arlon capoluogo, la provincia di Lussemburgo (v.). La parte orientale, in maggioranza di lingua tedesca, continuò a costituire, sotto la sovranità del re dei Paesi Bassi, un granducato, membro della Confederazione germanica.
I rapporti fra il granducato e il regno dei Paesi Bassi presero poi un carattere sempre più di semplice unione personale. Il Lussemburgo aveva una propria vita. Nel 1841 il re-granduca Guglielmo II gli accordò una costituzione, il cui carattere liberale fu accentuato nel 1848, diminuito nel 1856, per riapparire nel 1868 ed essere accentuato di nuovo nel 1919.
Dal 1842 il granducato entrò nell'unione doganale tedesca (Zollverein). Invece ruppe tutti i rapporti di diritto pubblico con la Germania nel 1866, in seguito allo scioglimento della Confederazione germanica. Napoleone III propose in questo momento al re-granduca, Guglielmo III, di ricomprargli il Lussemburgo. La Prussia vi si oppose e si corse il rischio di una guerra. Le potenze riunite a Londra nel 1867 decisero la neutralizzazione del granducato. Ciononostante questo fu invaso, il i° agosto 1914, dalle truppe tedesche e occupato da esse per tutta la durata della guerra. Finita la guerra il granducato uscì dallo Zollverein e concluse il 22 dicembre 1921 un'unione doganale col Belgio (andata in vigore il 1° maggio 1922).
Dopo l'estinzione, nel 1890, della discendenza maschile della casa di Orange-Nassau, il Lussemburgo ha rotto gli ultimi legami che lo univano al regno dei Paesi Bassi. Salì sul trono un altro ramo della famiglia Nassau, rappresentato dal granduca Adolfo, ultimo duca dei Nassau, detronizzato nel 1866. La sua discendenza occupa il trono ancora oggi.
Bibl.: É. Bernays e J. Vannérus, Histoire numismatique du comté, puis duché de Luxembourg et de ses fiefs, Bruxelles 1910; J. Grob e J. Vannérus, Dénombrement des feux des duché de Luxembourg et Comté de Chiny, Bruxelles 1921; A. Herchen, Le grand duché de Luxembourg, Lussemburgo 1922; G. Kurth, La Loi de Beaumont en Belgique, Bruxelles 1881; Pirenne, Histoire de Belgique (v. belgio); Quicke, L'intérêt... du troisième compte des expéditions militaires d'Antoine de Bourgogne... dans le duché de Luxembourg (Pubblic. della Soc. hist. de l'Institut grand-ducal de Luxembourg, 1930); F. Rousseau, Henri l'Aveugle, Liegi 1921; J. Schötter, Gesch. d. Luxemburger Landes, ivi 1882; Vander Essen ecc., Atlas de géographie historique de la Belgique (v. belgio); Vanderkindere, Histoire de la formation territoriale... (v. belgio); J. Vannérus, Sigefroid, in Biographie Nationale... de Belgique, XXII, Bruxelles 1914-1920; Les avoués de Luxembourg et de Chiny, in Annales de l'Institut Archéologique du Luxembourg, Arlon 1909; Les avoués d'Arlon, in Mélanges G. Kurth, Liegi 1908; N. Van Werveke, Beiträge z. Gesch. d. Luxemburgerlandes, Lussemburgo 1886-87, voll. 3; Kulturgeschichte d. Luxemburgerlandes, ivi 1924, voll. 2; Die Erwerbung d. Luxemburgerlandes durch Anton v. Burgund, ivi 1891; Definitive Erwerbung d. Luxemburgerlandes durch Philipp, Herzog von Burgund, ivi 1886; Les villes luxembourgeoises et leurs affranchissements, ivi 1908.
Arte.
Il Lussemburgo servì per venti secoli di arena ai popoli europei, e conserva i segni delle successive civiltà venute dalla Gallia. Tracce celtiche (dolmen in Diekirsch, Herthslei in Altlinster), gallo-romane e romane (via per Treviri, vicino a Martelange e a Mondorf-les Bois); are iscritte e scolpite a Berdorf e al museo di Lussemburgo; campo romano a Dalheim; mosaici a Madernach e Nennig, avanzi di torri a Haesdorf e Christnach; bassorilievi a Bettendorf, avanzi di ponte (sec. IV) a Echternach. Le razze barbariche lasciarono tombe franche a Dalheim, Schandel, Emmering e Waldwies; furono convertite nel sec. VIII, da San Willibrord, e risentirono della civiltà carolingia diffondentesi da Aquisgrana. Quando con il trattato di Verdun (843) fu costituita la Lotaringia, il Lussemburgo vi fu compreso: ed ebbe anch'esso un'arte ottoniana, sottoposta alle influenze del sud e dell'est, della Lombardia e del Reno, detta per la posizione geografica reno-mosana. Ebbero una certa importanza per la scuola d'architettura renana e per le arti industriali di tradizione carolingia e bizantina, tanto l'abbazia d'Echternach (evangeliarî e "codex aureus" dei secoli VIII e X-XI), quanto Treviri (smalti bizantini sec. X, miniature secoli X-XI), Metz (miniature e avorî secoli IX-X), Liegi (avorî secoli X-XI) e Colonia (smalti sec. XII). Durante i disordini generati dalle guerre feudali, il Lussemburgo, orientato verso la Germania, si coprì sin dal sec. X di fortezze di cui rimangono imponenti rovine: cinte, torri e mastî quadrati a Lussemburgo (secoli X-XIV), a Larochette (sec. XII?), torre quadrata a Niederwiltz (sec. X), a Brandeburgo (sec. XII sino al 1668). Numerosi ne sono gli avanzi nell'Our: a Vianden (secoli XIII-XVI) si trova anche una cappella romanica a pianta decagona; nell'Esch, a Schœnfels vi è un enorme mastio a quattro piani a vòlte, a Hollenfels un mastio quadrato del sec. XIII, a Septfontaines una formidabile rocca con cinta e torri dei secoli IX-X; nella Sure possono venire ricordati Beaufort fondato nel sec. XIII, Bourscheid con parti romaniche del sec. XII, Esch fondato nel sec. XI.
Durante l'epoca gotica il Lussemburgo aderì allo stile francese; riunito poi alla Borgogna (1444), ne seguì i principî artistici: il realismo gotico (sepolcro a Septfontaines; tombe a Junglinster), l'indirizzo italianeggiante, sotto i regni di Carlo V e Filippo II (palazzo granducale in Lussemburgo, 1563; camini di stile Rinascimento dei sec. XVI nel castello di Erpelding; tombe del sec. XVI in Junglinster), il Barocco nel sec. XVII (tramezzo di stile fiorito e portali, 1621, della cattedrale in Lussemburgo). Prese il sopravvento sotto Luigi XIV e Luigi XV l'influenza francese (abbazia del 1732 e padiglione Luigi XV a Echternach). Si deve ad artisti francesi il Parco, il ponte Adolfo (1903) e il moderno palazzo dell'"Arbed" (1919-22) in Lussemburgo.
A Lussemburgo, la cattedrale (1613), di uno stile ibrido che riunisce elementi gotici, moreschi e del Rinascimento, ha un portale del 1621, un tramezzo barocco e un interessante Tesoro. La cappella di S. Quirino, in parte gallo-romana, scavata nella roccia, ha nell'altare sculture romaniche e la facciata è del sec. XIV. La chiesa di S. Michele, che risale in parte al sec. XIII, ha una bella Assunta del de Crayer (sec. XVII). La chiesa di S. Cunegonda s'innalza sul sito già occupato dal castello (1563-65) di Mansfeld, ormai quasi completamente scomparso; conserva alcune sculture romaniche e un bel parco. Il massiccio palazzo del governo è l'antico rifugio dell'abbazia di S. Massimino di Treviri (sec. XVIII); ha l'interno decorato in stile Luigi XV. Il palazzo di giustizia (1565) fu rimaneggiato nel sec. XIX. Nel palazzo comunale (1830) è il Museo Pescatore, con dipinti di scuola fiamminga, francese e olandese. Il palazzo granducale, costruito nel 1563 da Ernesto di Mansfeld, conserva antichi arazzi. Rimangono le rovine del castello dei conti di Lussemburgo eretto sul Bock su cui era già sito l'oppidum celtico e il castellum (sec. III) di Gallieno. Si vuole che la torre diruta e il "pozzo di Melusina" siano dovuti a Sigefredo (sec. X); vi sono anche antiche casamatte scavate nella roccia (il Ponte del Bock [1735] sta a sostituire l'antico ponte levatoio). Delle antiche fortificazioni restano la Porta di Pfaffenthal, con tre torri della vecchia cinta (1050-80), la Porta di Treviri (1398), tre torri sul Rham (1393-1400), il sotterraneo Berlaymont (sec. XIV) sotto il Palazzo Pescatore. Del vecchio convento di Altmünster fondato nel 1086, distrutto nel 1451 e 1684, rimangono delle rovine; il convento nuovo fu addossato (sec. XVII) alla chiesa di S. Giovanni, ove si conservano le tombe dei conti del Lussemburgo; l'ospizio del convento è del 1624.
Nel Museo storico sono raccolti interessanti monumenti romani e franchi.
Ricordiamo inoltre il forte dei "3 glands" (1732), due torri dovute al Vauban (1686), i monumenti di Guglielmo II dei Paesi Bassi eseguito dal Mercié (1884), della principessa Amalia opera del Petre, dei poeti Diks e Lenk opera del Federspiel (1903); vecchie case al Mercato del pesce e sull'Alzette.
A Diekirch sono notevoli un'antica chiesa, che risale in parte al sec. X e il Dolmen celtico de la Hart, restaurato.
A Vianden si trova un castello dei secoli XII-XVII, che costituisce il più bel complesso feudale del Lussemburgo, con la sua cinta, la sala dei cavalieri e la curiosa cappella a pianta decagonale, con portico romanico e cripta (inizî sec. XIII). Il cosiddetto Hockelsturm è un antico corpo di guardia. Nella cappella del convento della Trinità (1248) sono antichi sepolcri (secoli XV-XVI).
A Clervaux c'è un vecchio castello (secoli XII-XIII sino al XVII) con massicce torri; l'abbazia benedettina di S. Maurizio elevata nel 1909-1912 in un severo stile neo-romanico contiene qualche bella pala d'altare tedesca del sec. XV. Il nuovo castello è stato costruito nell'antico parco dei cervi del sec. XVIII.
A Echternach, il monastero benedettino, istituito nel 698 da S. Willibrord, risale nella sua attuale struttura al 1732, mentre la chiesa abbaziale del sec. XI (1017-1031), restaurata, è una basilica romanica con aggiunte gotiche del secolo XIII, con cripta e torri; ha nell'interno pilastri alternati a colonne. Il vecchio Palazzo comunale è del 1530; ricordiamo inoltre la cinta con cinque torri (sec. XI), il ponte con sottostrutture romane (sec. IV), il grazioso padiglione in stile Luigi XV e la pittoresca chiesa di S. Pietro (1220).
Bibl.: E. Glaesener, Le grand duché de Luxembourg historique et pittoresque, Lussemburgo 1885; A. Goldschmidt, Die Elfenbeinskulpturen aus der Zeit der Karolingischen und Sächsischen Kaiser, Berlino 1914-1923, voll. 3; id., Die Deutsche Buchmalerei, Firenze-Monaco 1928, voll. 2; J. Remisch, Le grand duché de Luxembourg, Bruxelles s. a.; M. Laurent, Esquisse de l'art ancien au Pays de Liége, in Le catalogue de l'exposition de l'art ancien au Pays de Liége, Parigi 1924; id., L'architecture et la sculpture en Belgique, Parigi-Bruxelles 1928; Van Werveke, Kulturgeschichte des Luxemburgerlandes, Lussemburgo 1926.